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"Etichettatura del latte: Zaia, siamo sulla buona strada"
fonte Newsfood.com / Agroalimentare
24/11/2009 - Ci spiace che qualcuno si preoccupi del fatto che nel provvedimento per l'obbligo di indicare l'origine in etichetta per il latte e gli altri prodotti lattiero caseari ci sia il divieto di aggiungere proteine e nella lavorazione del latte. Ma noi crediamo che i nostri formaggi e gli altri derivati del latte debbano trasformarsi secondo le procedure naturali e tradizionali che da sempre consentono ai nostri casari di produrre il buon formaggio del nostro Paese. Quanto all'obiezione che il sistema delle quote non consenta al nostro Paese di coprire l'intero fabbisogno nazionale con la produzione, in linea di principio nessuno può essere più d'accordo di noi. Infatti, una delle battaglie che più ha caratterizzato la nostra politica agricola in Europa è stata proprio quella per aumentare la quota italiana, che abbiamo peraltro condotto con successo, ottenendo un aumento del 5 per cento. Ciò detto, non riesco a capire perché chi va a comprare latte o prodotti lattiero caseari non debba sapere da dove viene quel latte. Vorrei che fosse chiaro una volta per tutte che la filiera corta non comincia con le industrie agroalimentari per finire con la grande distribuzione, ma parte dai produttori e arriva fino ai cittadini consumatori. Prima di tutto vengono la trasparenza e la tutela della salute dei consumatori che, per quel che riguarda il latte e i formaggi di largo consumo, sono spesso i bambini. È vero anche che a noi stanno particolarmente a cuore i produttori di latte italiano, i quali hanno diritto di poter far valere l'identità e la qualità che ogni mattina con il loro lavoro garantiscono ai consumatori. Questo è possibile solo se i primi sanno degli altri. Ciò non toglie che tutti potranno continuare a produrre con il latte che preferiscono, purché lo comunichino in modo trasparente.
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