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"Morti bianche, sottostimate le cifre ufficiali"

fonte La Repubblica / Sicurezza sul lavoro

13/04/2010 - «FIRENZE, la più grande città della Toscana, registra 8 casi di infortuni sul lavoro, mentre si tratterà di almeno 300». L'allarme sulla sottovalutazione della questione«salute e sicurezza sui luoghi di lavoro» è stato lanciato dal procuratore generale (pg) di Firenze Beniamino Deidda il 24 febbraio davanti alla Commissione pari amentare di inchiesta sulle morti bianche. Gli atti della audizione sono ora consultabii sul sito del Senato. ll pg ha spiegato che è oggi «nessuno è in grado di dare i numeri esatti», perché i reati vengono iscritti genericamente come lesioni oppure omicidi colposi, senzadistinzione fra incidenti stradali, errori medici, infortuni e malattie professionali. Uno dei motivi per cui il fenomeno è largamente sottovalutato dipende dal mancato invio dei referti. «La grande maggioraiza dei medici e delle strutture di diagnosi e cura ha dichiarato il pg si sottrae all'obbligo diinviare alle procure il referto medico che certifica la malattia professionale o l'infortunio». Il magistrato ha proposto i senatori di inasprire le pene per il reato di omissione di referto, prevedendo anche la sospensione dalla professione. D'altraparte occorre «insistere fin dalla formazione universitaria sulla delicatezza e sull'importanza dell'invio del referto». Oltre che sul fronte medico, le falle esistono su quello dei servizidiprevenzione e sicurezzadelle Aziende sanitarie e all'interno della stessa magistratura. Quanto alle Asl, Deidda ha segnalato che in alcune regioni come Toscana ed Emilia Romagnai servizi funzionano ma altrove vi sono «situazioni in cuil'inadeguatezza delle forze in campo è davvero imbarazzante», «territori in cui non viene esercitata nessuna sostanziale azione divigilanza e zone in cui neanche una malattia professionale arriva sui tavoli della procura». Quanto alla magistratura, il pg ha rilevato che af ronte di 900 mila infortuni e 3000 malattie professionali all'anno, cioè a una quantità di reati inferiore soltanto ai furti, per anni la formazione dei pubblici ministeri e dei giudici si è soffermata più su altri reati, gravi o gravissimi, ma certamente meno frequenti. Solo di recente il Csm ha varato programmi di formazione specifici. La strada da percorrere è ancora lunga: sul 65procuresoltanto 18 hanno istituito gruppi di lavoro specialistici in materia di lavoro. Risultato: «Nella situazione attuale sono pochissime le procure che riescono a portare avanti indagini tempestive in materia, e pochissimi i processi che si concludono con una condanna». Secondo Deidda, però, la falla più grande riguarda le imprese: il tasso di legalità nei luoghi di lavoro italiani è bassissimo». Per 50 anni le leggi sulla sicurezza «sono state sistematicamente ignorate dalle aziende: un fenomeno tutto italiano». «Credo che l'Italia sia l'unico paese europeo che consente di diventare imprenditori senza dimostrare di possedere alcuna preparazione sulla sicurezza». Il magistrato ha proposto che chiunque svolga funzioni di datore di lavoro sia obbligato a frequentare corsi in materia di sicurezza, che le pene vengano inasprite (nel 2009 si sono verificati 1500 infortuni mortali senza che i responsabili si siano fatti neppure un giorno di carcere), che sia prevista la sospensione dalle funzioni, che vengano impediti riti abbreviati o patteggiamentise non vi è stato integrale risarcimento del danno, e che per contro vengano premiate e agevolate le aziende che rispettano le norme sulla salute dei lavoratori.

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