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"SecuFood: studio europeo sulla sicurezza alimentare e il terrorismo "

fonte rivista Alimenti&Bevande / Sicurezza alimentare

24/04/2010 - Nell’epoca del terrorismo globale, mentre più spesso ci si interroga sulla sicurezza contro attentati chimici e nucleari, un altro genere di attacchi criminali potrebbe minacciare la tranquillità di cittadini e imprese: quelli contro la catena di produzione, fornitura e distribuzione degli alimenti. I risultati del progetto di ricerca europeo SecuFood (Security of European Food supply chain), che verranno presentati nel dettaglio il prossimo 27 aprile presso il Ministero della Salute, alla presenza del Ministro Ferruccio Fazio, hanno evidenziato i punti deboli del sistema di controllo e prevenzione da attacchi terroristici lungo i circuiti di produzione, fornitura e distribuzione degli alimenti. L’indagine, cofinanziata dal Direttorato Generale per la Giustizia, la Libertà e la Sicurezza della Commissione Europea, è stata coordinata dal Prof. Roberto Setola, Direttore del Laboratorio Sistemi Complessi e Sicurezza dell’Università Campus Bio-Medico di Roma. Partner delle ricerche, durate un anno, sono stati il Comando Carabinieri per la Tutela della Salute (NAS), l’Istituto Superiore di Sanità (ISS), la TECNUN dell’Università di Navarra e la European Business Associates (EBA). Attraverso quali sostanze, in quali fasi produttive e per quali motivi la filiera alimentare può mostrarsi particolarmente fragile, è stato il tema di studio del progetto. Tre i percorsi di analisi attuati. Innanzitutto, uno studio su oltre mille casi “sospetti” di adulterazione del cibo verificatisi nel mondo dal 1950 al 2008, che ha permesso di individuare le modalità di contaminazione e le principali vulnerabilità della filiera alimentare. La ricerca ha riscontrato almeno 450 episodi conclamati di attacchi criminali alla filiera alimentare, che sono andati crescendo nel corso degli ultimi anni. I ricercatori hanno poi somministrato questionari ad oltre 50 tra aziende e istituzioni, per comprendere come è percepito il rischio. Infine, è stata fatta passare sotto la lente d’ingrandimento la catena produttiva di otto generi alimentari tra i più diffusi, aventi allo stesso tempo caratteristiche diverse di preparazione, conservazione e distribuzione: latte, yogurt, succhi di frutta, pane, olio, insalata in busta (la cosiddetta quarta gamma), pesce e alimenti per l’infanzia. I dati hanno indicato che nel 58% dei casi, gli episodi di contaminazione dolosa degli alimenti avvengono a livello del consumatore, mentre nel 38% delle circostanze a essere coinvolti sono la grande distribuzione (supermercati e mercati all’ingrosso), i ristoranti, le mense e i locali pubblici. Il restante 4% delle manomissioni risulta invece causato in ambito produttivo, ad opera di personale interno “infedele” e a livello di allevamento e agricoltura. Di contro, proprio il passaggio dalla produzione all’imballaggio del prodotto rappresenta, a giudizio dei ricercatori di SecuFood, una fase molto sensibile agli aspetti di sicurezza, essendo il momento nel quale la contaminazione del prodotto può raggiungere gli effetti più estesi in termini di diffusione. La ricognizione di SecuFood ha fatto il punto anche sui sistemi di tutela esistenti e sulla legislazione europea in materia di prevenzione, contrasto e repressione di azioni dolose commesse ai danni della catena produttiva del cibo. Ad oggi, in Europa, la quasi totalità dei controlli nel campo alimentare è infatti orientata alla cosiddetta food safety, ovvero al contrasto delle frodi perpetrate dalle aziende allo scopo di trarre un illecito profitto. Poca attenzione è, invece, posta verso le minacce alla filiera alimentare e ai suoi operatori, soprattutto per quel che riguarda le azioni “dimostrative”, quelle tese, cioè, a creare panico, sfiducia o ad alterare le abitudini alimentari dei consumatori. Particolarmente rilevante il tema per l’Italia, se accanto al problema della sicurezza delle persone si considera quello del danno economico. Infatti, Paesi come il nostro, ricchi di prodotti “tipici”, sono esposti al rischio di vedere i danni di fiducia verso il prodotto moltiplicarsi automaticamente dalla singola partita di merce a tutti gli alimenti contrassegnati dalla medesima denominazione. Attentati di questo tipo possono così mettere in ginocchio intere fette di mercato del settore agroalimentare, decisivo per il Made in Italy e che occupa complessivamente 2,5 milioni di addetti. Con SecuFood si sono delineate delle linee guida per migliorare, a livello organizzativo, tecnologico e culturale, la sicurezza alimentare, attraverso l’individuazione dei metodi oggi in uso e con un’analisi volta a evidenziare l’efficacia e l’adeguatezza delle contromisure adottate. In particolare: l’istituzione di panel di discussione con industrie e pubbliche autorità per condividere le soluzioni; la creazione, da parte delle autorità europee e nazionali, di database degli eventi terroristici agroalimentari, disponibili a tutte le realtà coinvolte nel settore; il raggiungimento, a livello di Unione Europea, di un accordo sui requisiti minimi di sicurezza da attacchi criminali per ogni singola fase produttiva; l’incorporazione nelle procedure dei sistemi di qualità di una sezione specifica riguardante la sicurezza alimentare contro attacchi esterni, in particolare nella fase di passaggio dei prodotti dal livello produttivo a quello della distribuzione; infine, la realizzazione di piani operativi in difesa dei prodotti alimentari mediante nuove tecnologie, soprattutto attraverso il miglioramento dei dispositivi esistenti. Tra gli interventi in programma nel corso della Conferenza, quelli del Prof. Romano Marabelli, Direttore Generale del Dipartimento per la sanità pubblica veterinaria, la nutrizione e la sicurezza degli alimenti, del Prof. Enrico Garaci, Presidente dell’ISS, del Generale Cosimo Piccinno, Comandante dei NAS, e di rappresentanti della FAO, dell’Agenzia Europea per la Sicurezza Alimentare (EFSA) e delle aziende della filiera alimentare.

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