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"Indagini sullo stress senza stress"

fonte Italia Oggi, Carla De Lellis / Sicurezza sul lavoro

31/05/2010 - Parla «inglese» la guida Ispesl sulla valutazione del rischio stress lavoro-correlato. Una metodologia di gruppo (coinvolge, oltre al datore di lavoro, i dirigenti, i preposti, il medico competente ove previsto, il Rspp, gli Aspp, i Rls e i lavoratori), in sei fasi, basata su principi della letteratura scientifica, in linea con quanto previsto dell`Accordo europeo dell`8 ottobre 2004. Si chiama «metodo Ispesl-Hse», è stato appena pubblicato dall`Ispesl e attende una validazione in Italia dalla sperimentazione in corso su circa 6 mila lavoratori di aziende afferenti a diversi settori produttivi. Il rischio stress. Il rischio stress da lavoro-correlato ha fatto ufficiale esordio in occasione della prima stesura del Tu sulla sicurezza lavoro, approvato con il dlgs n. 81/2008. Tuttavia già rientrava nell`operazione di valutazione e prevenzione fin dall`entrata in vigore del dlgs n. 626/1994, che considerava l`esigenza di valutare anche i rischi di natura psicosociale. Con il Tu sicurezza è stato esplicitato il riferimento, per quanto riguarda lo stress, ai principi dell`accordo europeo 8 ottobre 2004 e, con le modifiche del dlgs n. 106/2009, è stato stabilito che la valutazione deve essere effettuata nel rispetto delle indicazioni elaborate dalla Commissione consultiva permanente e che il relativo obbligo decorre dalla data di tale elaborazione e comunque dal l° agosto 2010. La metodologia. La guida dell`Ispesl consiste in una vera e propria metodologia (detta Ispesl-Hse) di valutazione del rischio stress lavoro-correlato, basata sui Management standards britannici pubblicati, validati e implementati con successo su alcune centinaia di migliaia di lavoratori, provenienti da aziende di vari settori produttivi pubblici e privati nel Regno Unito e nella Repubblica d`Irlanda. Ovviamente, la meteodologia è il risultato di una traduzione e contestualizzazione dell`esperienza inglese alla luce del T.u. sicurezza (dlgs n. 81/2008), in attesa del completamento della validazione in corso su un`ampia casistica di aziende e lavoratori provenienti da un campione rappresentativo secondo criteri geografici, di settore produttivo e di dimensioni aziendali (circa 6 mila i lavoratori che sono coinvolti). Il modello si propone di fornire a datore di lavoro, al medico competente, al responsabile del servizio prevenzione e protezione (Rspp), agli addetti del servizio prevenzione e protezione (Aspp), al rappresentante dei lavoratori per la sicurezza (Rls) il sostegno necessario per la valutazione del rischio stress lavoro-correlato, basato su principi solidamente supportati dalla letteratura scientifica e in linea con quanto previsto dall`Accordo europeo dell`8 ottobre 2004, attraverso un valido percorso utilizzabile dal datore di lavoro, dalle figure della prevenzione e dai lavoratori in maniera partecipata, coordinata ed integrata. Il modello consiste in un approccio per fasi al processo di valutazione, basato sulle sei dimensioni organizzative chiave, riconosciute in letteratura scientifica come potenziali fattori di rischio stress lavoro-correlato, che sono: 1) domanda; 2) controllo; 3) supporto; 4) relazioni; 5) ruolo; 6) cambiamento. Le fasi sono in tutto sei. Quali raccomandazioni, l`Ispesl evidenzia che il modello basato sui Management standards britannici, come qualsiasi altro modello di valutazione dei rischi, è concepito per apportare regolari miglioramenti alla gestione dello stress lavoro-correlato. E che è fondamentale che il datore di lavoro si impegni, in maniera continuativa, a collaborare con i lavoratori, al fine di identificare e risolvere ogni problema riscontrato nell`ambiente di lavoro in grado di compromettere lo stato di salute del lavoratore e le prestazioni dell`organizzazione. Le singole fasi. La prima fase è quella della «preparazione dell`organizzazione». In questa fase è necessario, prima di iniziare la valutazione del rischio stress lavoro-correlato, che il datore di lavoro garantisca anche il coinvolgimento dei dirigenti, dei preposti, del medico competente ove previsto, del Rspp, degli Aspp, dei Rls e dei lavoratori anche attraverso la costituzione di: - gruppo di coordinamento (composto da: datore di lavoro o dirigente ad hoc delegato in raccordo con preposti, Rls, Rspp, Aspp e medico competente); - sviluppo di un piano di progetto, con garanzia sia di risorse adeguate, sia della disponibilità temporale del personale; - sviluppo di una strategia comunicativa e di coinvolgimento del personale. La seconda fase è della «identificazione dei fattori di rischio stress: conoscenza dei Management standards». Questi ultimi (i Management standards), spiega la guida, fanno riferimento alle sei dimensioni organizzative chiave: domanda, controllo, supporto, relazioni, ruolo e cambiamento. É importante che i membri del gruppo di coordinamento, unitamente a tutti i soggetti coinvolti nel processo di valutazione del rischio, siano a conoscenza, anche attraverso percorsi informativi/ formativi ad hoc, delle modalità della procedura valutativa. La terza fase è quella della «raccolta dati: valutazione oggettiva e soggettiva». In pratica, la fase si sostanzia in una raccolta dati che deve avvenire mediante: tecniche di valutazione oggettiva (fonti di informazioni e dati già disponibili all`interno dell`azienda, ad esempio i dati su assenze, infortuni, turnover, indicatori emergenti dal contributo del medico competente alla valutazione del rischio, ecc.); - tecniche di valutazione soggettiva dello stress lavorocorrelato da parte dei lavoratori (somministrazione del questionario di valutazione della percezione soggettiva dello stress lavoro-correlato modello IspeslHse - questionario indicatore per la valutazione soggettiva dello stress lavoro-correlato). Secondo la guida, i punti di forza del questionario indicatore sono rappresentati dalla facile somministrabilità; dalla validazione effettuata, nella versione originale inglese, su oltre 26 mila lavoratori ed in corso di completamento quella in Italia; sull`autosufficienza delle figure della prevenzione presenti in azienda; sulla capacità di fornire informazioni di confronto con gruppi omogenei nella stessa azienda, nel corso di valutazioni successive o in aziende analoghe per dimensione o settore produttivo. In alternativa o in approfondimento o in aggiunta al questionario indicatore, possono inoltre essere utilizzate altre tecniche per la raccolta di informazioni tra cui focus group, interviste e altri questionari. Indipendentemente dal modello di valutazione scelto, è importante avvalersi di varie fonti di informazioni, al fine di avere un quadro più preciso e completo della propria azienda. La fase 4 è quella della «valutazione del rischio: esplorare problemi e sviluppare soluzioni». Una volta raccolte le informazioni iniziali, il datore di lavoro deve confermare i risultati ottenuti dalle fasi precedenti, analizzandone il significato anche in relazione a gruppi omogenei di lavoratori/specifici settori produttivi/reparti e sviluppare possibili soluzioni tramite costituzione di un focus group ad hoc con il coinvolgimento di un gruppo di lavoratori. La fase 5 è relativa alla «formalizzazione dei risultati: sviluppare e implementare piano/i d`azione». Giunti a questa fase del processo valutativo, i lavoratori sono stati già consultati, sono state esplorate le aree di intervento ed è stato individuato un percorso per l`adozione di eventuali misure preventive e correttive, utilizzando anche specifici piani d`azione in settori dell`azienda dove sono emerse criticità dall`analisi delle fasi precedenti. La fase 6 è del «monitoraggio e controllo del/i piano/i d`azione e valutazione della loro efficacia». Spiega l`Ispesl che è essenziale monitorare nel tempo ogni provvedimento adottato per verificarne l`efficacia, con particolare riguardo alle criticità emerse nelle fasi precedenti.

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