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"Rischio radon e prevenzione nei luoghi di lavoro"
fonte PuntoSicuro / Sicurezza sul lavoro
07/09/2011 - Benché non sia il primo articolo che PuntoSicuro dedica al radon, è
bene tornare periodicamente sui rischi dell’esposizione a questo gas: infatti
il radon, elemento
chimico radioattivo, ha caratteristiche chimico-fisiche - inodore, incolore ed insapore - che lo
rendono più pericoloso, specialmente quando il gas viene a concentrarsi in
ambienti chiusi, abitativi o di lavoro.
Riprendiamo
dunque a parlare di radon attraverso un gruppo di relazioni che si sono tenute
al 73° Congresso Nazionale SIMLII
(Società Italiana di Medicina del Lavoro ed Igiene Industriale) dal titolo “
La Medicina del Lavoro quale elemento
migliorativo per la tutela e sicurezza del Lavoratore e delle attività
dell’Impresa” (Roma 1-4 dicembre 2010).
Le
relazioni sono state pubblicate nel primo supplemento del numero di ottobre/dicembre 2010 del Giornale Italiano di Medicina del Lavoro ed
Ergonomia e raccolte insieme nella sezione dedicata a “
Il
radon negli ambienti di lavoro”.
In
“
Rischio radon e prevenzione” - a
cura di T. Caciari, F. Tomei, M. Fiaschetti, R. Giubilati, B.G. Ponticiello, S.
De Sio, F. Naro, A. Sancini (“Sapienza” Università di Roma, Unità Operativa di
Medicina del Lavoro) e G. Tomei (Dipartimento Neurologia e Psichiatria,
Università Roma Sapienza) – si ricorda che il radon, elemento chimico
radioattivo, “rappresenta per l’uomo la più importante fonte di radiazioni
ionizzanti di origine naturale”. In particolare “è responsabile di una
serie di patologie, tra cui il
tumore
del polmone”.
Se
“in Italia il valore medio della distribuzione della concentrazione
di radon nelle abitazioni
è di 70-75 Bq/m3” (Becquerel per metro cubo, che indica il numero di
trasformazioni al secondo che avvengono in un metro cubo d’aria, ndr), negli ambienti
di lavoro, “il tema è normato da alcuni decreti legislativi finalizzati
alla protezione dei lavoratori esposti a sorgenti naturali di radiazioni”.
In particolare “la misurazione dei livelli di esposizione, effettuabile
attraverso una strumentazione attiva o passiva, è necessaria al fine di attuare
azioni correttive in caso di superamento dei livelli di azione. Le attuali
conoscenze sul radon e sui suoi effetti ci esortano comunque ad adottare, fin
da adesso, una serie di provvedimenti di natura preventiva in grado di ridurre
al minimo l’esposizione, salvaguardando così il benessere della popolazione”.
La
relazione ha affrontato anche le
possibili
misure di prevenzione e
protezione.
Infatti
“anche se non è possibile eliminare del tutto il radon dagli ambienti in cui si
vive, ci sono diversi modi, con diversa efficacia, per
ridurne la concentrazione nei luoghi chiusi:
-
depressurizzazione del suolo:
consiste nel realizzare sotto o accanto la superficie dell’edificio un pozzetto
per la raccolta del radon,
collegato a un ventilatore. In questo modo, si crea una depressione che
raccoglie il gas
e lo espelle all’esterno dell’edificio;
-
pressurizzazione dell’edificio:
consiste nell’incrementare la pressione interna dell’edificio, in modo da
contrastare la risalita del radon dal suolo; l’aria interna spinge così, con
l’ausilio di un ventilatore, il radon fuori dall’edificio;
-
ventilazione dell’edificio e del vespaio
(camera d'aria che si realizza nelle costruzioni, ndr) al fine di diluire il
radon presente;
-
sigillatura delle vie di ingresso:
parziale (utilizzando materiali polimerici), cioè a livello delle fessure,
delle giunzioni pavimento-pareti, dei passaggi dei servizi, (idraulici,
termici, delle utenze ecc.), o totale su tutta la superficie di contatto con il
suolo (utilizzando fogli di materiale impermeabile al radon)”.
Nel
documento sono indicati anche i criteri anti-radon per le nuove costruzioni.
In
“
Studio sperimentale sull’influenza
della ventilazione naturale e artificiale sulla concentrazione di radon indoor”
– a cura di R. Remetti e G.E. Gigante (Sapienza, Università di Roma,
Dipartimento di Scienze di Base e Applicate per l’Ingegneria) – sono presentati
i risultati sperimentali di una
campagna
di misura della concentrazione giornaliera di radon condotta utilizzando
uno spettrometro Genitron AlphaGuard.
“Le
misure hanno avuto lo scopo di evidenziare la variabilità della concentrazione
di radon nell’arco delle 24 ore, allo scopo di cercare una correlazione con
parametri ambientali, quali temperatura e pressione, o con condizioni locali,
quali la presenza o meno di un sistema di ventilazione forzata”.
In
particolare i “risultati ottenuti senza ventilazione forzata e con porte e
finestre chiuse mostrano una
rapida
crescita della concentrazione di radon durante la notte. Al mattino, dopo
l’apertura di porte e finestre, la concentrazione diminuisce bruscamente. Con
il sistema di ventilazione
forzata in funzione la concentrazione di radon non ha raggiunto mai valori
significativi”.
In
“
Valutazione della concentrazione media
annua di radon negli ambienti di lavoro del settore bancario in Puglia” – a
cura di N. L’Abbate, C. Di Pierri (Sezione di Medicina del Lavoro, Dipartimento
di Scienze Mediche e del Lavoro, Università degli Studi di Foggia), V.
Martucci, G. Cianciaruso, M. Ragone (ARPA Puglia) – sono stati riportati i risultati di una valutazione delle
concentrazioni medie annue del radon nelle filiali
bancarie pugliesi.
La
concentrazione rilevata, di 94,11 Bq/m3, ha “superato il valore rilevato negli
edifici, sia a livello nazionale (75 Bq/m3) che a livello regionale (51 Bq/m3),
da un’indagine nazionale dell’Istituto Superiore di Sanità ma è risultata
inferiore a quella media annuale di 157 Bq/m3 rilevata recentemente in un
analogo studio condotto su 134 istituti di un gruppo bancario di rilevanza
nazionale”.
In particolare “le
concentrazioni più elevate, al di sopra della soglia di azione o di
quella di attenzione previste dal D.Lgs 241/2000, sono state riscontrate in ambienti
frequentati sicuramente in maniera molto saltuaria e per brevi periodi di tempo
dai lavoratori addetti (archivi, caveau,
riserva idrica, disimpegno, locale impianti), permanendo, comunque, l’obbligo
di ricorrere ad azioni di rimedio idonee a ridurre la concentrazione di radon
prescritte dalla suddetta normativa”.
Inoltre
i valori più elevati sono stati rilevati in prevalenza nel territorio salentino
ove era già stata evidenziata nelle abitazioni
“una concentrazione media annua di radon superiore al valore medio nazionale
con un proporzionale incremento di rischio di sviluppare un tumore polmonare”.
In
“
Radon nei luoghi di lavoro, una
panoramica” – a cura di G. Di Loreto
(Dirigente Medico di II° livello, Medico competente coordinatore Inps,
Roma), A. Sacco (Dirigente medico
Responsabile dell’Unità operativa Medico Competente e Radioprotezione Medica,
Azienda Usl Roma) e G. Felicioli (Funzionario amministrativo, struttura del
Medico competente coordinatore Inps, Roma) – si ricorda che il “gas radon
proveniente da sorgenti naturali può accumularsi negli edifici, soprattutto in aree
confinate; in Italia, alti livelli di radon si possono trovare in
spazi sotterranei come cantine, piani
bassi, palazzi storici, sorgenti d’acqua calda o fungaie, ecc. In tutti
questi luoghi anche di lavoro rappresenta un rischio rilevante per la salute
delle persone, specie per i fumatori”.
Riguardo
ai
luoghi di lavoro “l’azione del Medico
competente è basilare: egli può sensibilizzare il datore di lavoro a
prendere in considerazione la problematica, dare corrette informazioni ai
lavoratori, renderli edotti su questo specifico fenomeno, stabilire piani di
misurazione e proporre misure di miglioramento della sicurezza. Inoltre, per
una corretta informazione è necessario conoscere le principali metodiche per
ridurre la concentrazione di radon nei luoghi chiusi. In primo luogo bisogna
migliorare la ventilazione dell’edificio; è possibile inoltre impedire la
risalita del radon dal suolo tramite una pressurizzazione dell’edificio
aumentando la pressione interna. Si può inoltre ricorrere ad una depressione
capace di raccogliere il gas ed espellerlo nell’aria esterna tramite un
ventilatore posizionato in un pozzetto realizzato accanto o sotto la superficie
dell’ edificio”.
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