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" Amianto, per un processo che si chiude se ne apre un altro"
fonte Redazione Ambiente & Sicurezza sul Lavoro / Salute
30/09/2011 - Due importanti processi in materia di amianto sono sotto l’occhio della cronaca.
Si chiude con una sentenza di condanna il processo che ha riguardato la morte per mesotelioma di un addetto alla manutenzione della centrale termica nell'impianto di Cuneo della Michelin.
La Corte di Cassazione con la sentenza 33734/2011, ha confermato la colpevolezza dei due dirigenti per violazione delle norme sulla sicurezza, e ha disposto il risarcimento a favore dei parenti della vittima.
L’addetto aveva infatti respirato senza alcuna protezione le polveri tossiche alla base dello sviluppo del tumore che lo ha poi ucciso. In tal modo la Corte ha accolto la ricostruzione del fatto proposta dal Tribunale di Como, escludendo che l’intossicazione potesse essere causata da una precedente occupazione svolta dalla vittima presso una cartiera.
Per i due ex dirigenti è stata formalizzata la condanna per diverse ragioni: “per aver cagionato la morte del lavoratore avendo omesso di sottoporlo ad adeguato controllo sanitario mirato sul rischio specifico dell'amianto, di informarsi e di informare il lavoratore sui rischi derivanti dall'esposizione all'amianto e sulle misure da adottare per ovviarvi, di disporre o di sollecitare i vertici della Michelin ad adottare le misure necessarie a contenere i rischi di tale esposizione, di curare o sollecitare la fornitura e l'effettivo impiego di mezzi personali di protezione".
Un nuovo processo che vede l’INAIL come parte civile si è aperto in questi giorni a Milano e riguarda 11 ex dirigenti della Pirelli, in servizio tra il 1979 e il 1988, accusati di omicidio colposo aggravato e lesioni nei confronti di 24 operai, morti o gravemente malati per mesotelioma e forme tumorali legati all'amianto.
Il processo accerterà se i responsabili dell'azienda abbiamo omesso le misure di sicurezza che avrebbero permesso di tutelare la salute dei lavoratori.
Il rinvio a giudizio deciso dal GUP passa attraverso una lunga inchiesta condotta dal PM Maurizio Ascione, che ha provato le "massicce e ripetute" esposizioni all'amianto presente, in varie forme, nel talco, negli scambiatori di calore, nelle postazioni di lavoro, nei locali di servizio", e utilizzato spesso anche per le mescole delle gomme e per "le tubazioni" dei serbatoi. La Pirelli che ha escluso l’utilizzo di amianto nella produzione di pneumatici, ha ribadito l’impegno per la tutela della salute e sicurezza dei dipendenti, in base alle tecniche conosciute al tempo delle presunte violazioni.
Si chiude con una sentenza di condanna il processo che ha riguardato la morte per mesotelioma di un addetto alla manutenzione della centrale termica nell'impianto di Cuneo della Michelin.
La Corte di Cassazione con la sentenza 33734/2011, ha confermato la colpevolezza dei due dirigenti per violazione delle norme sulla sicurezza, e ha disposto il risarcimento a favore dei parenti della vittima.
L’addetto aveva infatti respirato senza alcuna protezione le polveri tossiche alla base dello sviluppo del tumore che lo ha poi ucciso. In tal modo la Corte ha accolto la ricostruzione del fatto proposta dal Tribunale di Como, escludendo che l’intossicazione potesse essere causata da una precedente occupazione svolta dalla vittima presso una cartiera.
Per i due ex dirigenti è stata formalizzata la condanna per diverse ragioni: “per aver cagionato la morte del lavoratore avendo omesso di sottoporlo ad adeguato controllo sanitario mirato sul rischio specifico dell'amianto, di informarsi e di informare il lavoratore sui rischi derivanti dall'esposizione all'amianto e sulle misure da adottare per ovviarvi, di disporre o di sollecitare i vertici della Michelin ad adottare le misure necessarie a contenere i rischi di tale esposizione, di curare o sollecitare la fornitura e l'effettivo impiego di mezzi personali di protezione".
Un nuovo processo che vede l’INAIL come parte civile si è aperto in questi giorni a Milano e riguarda 11 ex dirigenti della Pirelli, in servizio tra il 1979 e il 1988, accusati di omicidio colposo aggravato e lesioni nei confronti di 24 operai, morti o gravemente malati per mesotelioma e forme tumorali legati all'amianto.
Il processo accerterà se i responsabili dell'azienda abbiamo omesso le misure di sicurezza che avrebbero permesso di tutelare la salute dei lavoratori.
Il rinvio a giudizio deciso dal GUP passa attraverso una lunga inchiesta condotta dal PM Maurizio Ascione, che ha provato le "massicce e ripetute" esposizioni all'amianto presente, in varie forme, nel talco, negli scambiatori di calore, nelle postazioni di lavoro, nei locali di servizio", e utilizzato spesso anche per le mescole delle gomme e per "le tubazioni" dei serbatoi. La Pirelli che ha escluso l’utilizzo di amianto nella produzione di pneumatici, ha ribadito l’impegno per la tutela della salute e sicurezza dei dipendenti, in base alle tecniche conosciute al tempo delle presunte violazioni.
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