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"Stress lavoro-correlato: prevenire il rischio con una formazione ad hoc"
fonte Inail / Formazione ed informazione
18/10/2011 - Una ricognizione a tutto campo sul rischio da stress
lavoro-correlato - storica, scientifica, legislativa e metodologica - per fare
il punto della situazione e definire una 'bussola' a disposizione di tutta la
comunità legata alla ricerca e ai temi della prevenzione: il congresso
"Strumenti per la gestione e l'implementazione della valutazione dello stress
lavoro correlato" - organizzato dall'INAIL mercoledì scorso presso la
sede centrale di piazzale Pastore, a Roma - ha rappresentato un momento di
sintesi essenziale grazie alla presenza di alcuni dei più stimati esperti della
materia, sia nazionali che internazionali, e al successivo confronto tra le
parti sociali.
Rischio
psicosociale:
gli sviluppi in Europa. Ad aprire la prima sessione della giornata - moderata
da Flaminio Galli, responsabile della direzione centrale Prevenzione dell'INAIL
e da Sergio Iavicoli, direttore dei dipartimenti di Medicina del lavoro e di
igiene dell'Istituto (ex Ispesl) - è stata Stavroula Leka, professore associato
in Occupational health psychology presso l'Università di Nottingham. Oggetto
della dissertazione: i più recenti sviluppi del progetto europeo PRIMA-eT
(Psychosocial Risk Management - Vocational Education and Training) focalizzati sul rischio psicosociale e
disponibili all'interno di una piattaforma dedicata alla formazione a distanza.
Il progetto PRIMA-eT: una piattaforma
online per la formazione
a distanza. "Il progetto PRIMA-eT è stato finanziato dalla Commissione
europea, coinvolge una serie di partner di diversi paesi ed è sostenuto in
maniera molto attiva dell'Organizzazione mondiale della sanità", ha detto
Leka. "Le finalità del progetto sono sviluppare e sensibilizzare
competenze nell'ambito della gestione del rischio psicosociale. Già con il
progetto PRIMA-eF
avevamo elaborato un quadro di riferimento che si potesse applicare a tutti i
paesi europei e riconoscesse quelle che sono le fasi fondamentali e i principi
chiave delle buone pratiche. Il piano di riferimento, ora, è una guida online,
che consente di sviluppare nuovi metodi e convalidare quelli passati. Abbiamo
così pensato di realizzare una piattaforma interattiva, nella quale diffondere
in maniera più ampia e user-friendly i risultati scientifici raggiunti".
Un patrimonio di
buone prassi accessibile a tutti. Si è giunti così alla definizione di
interventi che costituiscono un patrimonio di 'buone prassi' da diffondere,
successivamente rielaborato e definito da esperti in materia di prevenzione e
sicurezza. "Abbiamo, poi, esaminato la formazione erogata da 20 paesi
europei, concentrandoci in particolare sugli sviluppi accademici, coinvolgendo
una serie di esperti e individuando 200 percorsi rilevanti", ha
sottolineato Leka. "Sulla piattaforma, così, è presente una serie di
moduli che descrivono quali sono i rischi e le azioni per la promozione della
salute psichica: moduli orientati a figure precise - manager, consulenti,
sindacati e dipendenti - e fruibili attraverso dei link insieme a tutte le
linee guida a livello europeo ed internazionale".
Fantini:
"INAIL soggetto strategico per l'attuazione delle normative". A riassumere,
invece, l'iter che ha portato il legislatore a stabilire nel dlgs
81/2008 (e s.m.i.) l'obbligo del datore di lavoro a provvedere alla
valutazione del rischio da stress e l'interesse nei confronti degli sviluppi
metodologici operati dalla comunità scientifica è stato Lorenzo Fantini,
responsabile della divisione III - Promozione della salute e sicurezza sui
luoghi di lavoro - del ministero del Lavoro. "La materia è senza dubbio
calda", ha affermato, "e l'INAIL rappresenta il soggetto sul quale
facciamo maggiore affidamento, sia per quanto riguarda la piena attuazione
delle direttive comunitarie che dei successivi recepimenti del Testo unico
della sicurezza e delle indicazioni della Commissione consultiva permanente
emanate nella circolare del 17 novembre scorso".
"Monitorare
l'impatto normativo sul mondo del lavoro". Riconoscendo - per diversi aspetti
- il potenziale disorientamento del mondo datoriale, ma anche degli stessi operatori
della sicurezza, nei confronti di un ambito che proprio per lo start-up della
fase valutativa non può ancora attribuire un valore di obbligatorietà a
particolari strumenti di rilevazione, Fantini ha annunciato "l'avvio da
parte del dicastero di un processo di monitoraggio riguardante l'impatto della
normativa sul mondo del lavoro, proprio per cercare di comprendere con
chiarezza se la strada intrapresa è giusta o se necessita di specifici
correttivi, nel rispetto di un processo equilibrato e di continuo miglioramento
che faccia di quest'ambito un patrimonio comune a tutti i soggetti che, a
diverso titolo, agiscono nel welfare, nella salute e nelle realtà
produttive".
Iavicoli:
"Valutazione dello stress un investimento per le aziende". "La valutazione
relativa allo stress
lavoro correlato è senza dubbio un buon investimento per l'azienda, e
questo perché ha conseguenze sulla produttività dell'impresa e un impatto sulla
salute e sicurezza del lavoratore, sia diretto che indiretto", ha valutato
Sergio Iavicoli. "Rimane ovviamente difficile 'calare' il test in alcune
realtà industriali e in quei sistemi dove la gestione dei rischi continua ad
avvenire seguendo un modello aziendale ormai superato" Riguardo al metodo
integrato per l'analisi e la gestione del rischio, specificatamente elaborato
dal dipartimento Medicina del lavoro dell'INAIL, in conformità alle recenti
indicazioni di legge in materia e a disposizione gratuita delle imprese sul
portale dell'Istituto, "abbiamo cercato di fornire risposte concrete,
rispondenti alle indicazioni della Commissione consultiva, seguendo una
prospettiva di applicabilità su basi scientifiche", ha affermato Iavicoli.
"Era un dovere dare delle indicazioni coerenti, soprattutto per quelle
piccole e medie imprese, sotto i 200 dipendenti, che hanno all'interno risorse
limitate".
Puntare sulla
formazione per promuovere competenze specifiche. A oggi sono ben
19 paesi su 27 della Ue che hanno adottato azioni concrete, sia pure con fasi e
modalità diverse. "Noi abbiamo scelto un approccio normativo, attraverso
la redazione del cosiddetto Testo unico per la salute e la sicurezza dei
lavoratori, mentre altri hanno scelto la via degli accordi collettivi", ha
specificato Iavicoli. "E' dalla fine degli anni Novanta che si è realmente
iniziato a parlare del problema. Oggi quello che è mutato è l'approccio
culturale nei confronti di questa tematica e la sua percezione. Siamo in una
fase successiva, nella quale è
necessario puntare sulla formazione per creare profili con competenze specifiche".
Ballottin:
criticità per le pmi nell'adozione del modello di valutazione. E' toccato ad
Antonia Ballottin, psicologa del lavoro, fare una ricognizione specifica sul
tema in relazione alle micro e piccole imprese. "In queste realtà, con
meno di 30 lavoratori, si sono riscontrate diverse criticità nella
sperimentazione del modello per la valutazione dello stress lavoro
correlato", ha sostenuto. "Nello specifico, la difficoltà maggiore è
stata l'individuazione di una reale pianificazione dei compiti e dei carichi di
lavori all'interno di queste realtà. Elementi utili per riformulare il
punteggio di alcuni indicatori contenuti nel metodo valutativo e per ridefinire
il percorso
metodologico".
D'Orsi. "Dal
rischio irrilevante al rischio calcolato". "Occorre
passare dal 'rischio irrilevante' al 'rischio calcolato' attraverso il
coinvolgimento dei lavoratori, che tenga conto della rappresentatività di
gruppi omogenei e della loro opinione": così Fulvio d'Orsi, coordinatore
dello specifico gruppo tecnico interregionale, incaricato di redigere, sulla
valutazione e gestione del rischio da stress lavoro correlato, un documento di
indirizzo per gli organi di vigilanza e, di riflesso anche per le aziende.
"Il lavoro va in un'unica direzione: fornire un contributo di dettaglio
valido per imprese e operatori", ha valutato. Il documento, che dovrebbe
essere pronto per la fine dell'anno, ha raccolto tra l'altro 59 faq - le
questioni maggiormente dibattute all'interno delle imprese - che vanno dagli
aspetti generali alle valutazioni
preliminari alle misure correttive. Il testo tiene conto anche di alcune
criticità emerse, quali i tempi di attuazione, l'individuazione di gruppi
omogenei, la partecipazione dei lavoratori e delle loro rappresentanze, le
eventuali azioni correttive e la valutazione negativa nelle attività a
cosiddetto "rischio noto" per stress (Pronto soccorso, call center,
ecc.).
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