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"La prevenzione dei rischi e la gestione in sicurezza delle autoclavi"
fonte PuntoSicuro / Sicurezza sul lavoro
04/11/2011 - Per favorire l’uso in condizioni di sicurezza delle
attrezzature di lavoro connotate da
particolari rischi, riprendiamo la presentazione degli interventi al convegno SAFAP 2010 “ Sicurezza
ed affidabilità della attrezzature a pressione - La gestione del rischio dalla
costruzione all'esercizio”, convegno che si è tenuto dal 13 al 14 maggio
2010 a Venezia ed è stato organizzato collegialmente da Inail/Ispesl ed Enel con il patrocinio e la
sponsorizzazione di diversi enti e istituzioni (AssoGasLiquidi, AIPnD, CTI,
Ministero della Salute, …).
L’intervento
si occupa in particolare della sicurezza delle
autoclavi, attrezzature
o insiemi a pressione funzionanti a vapore o ad acqua surriscaldata a
temperatura maggiore di 100°C. Attrezzature usate in molti settori “quali la
sterilizzazione dei prodotti medicali, gli apparecchi di cottura e
pastorizzazione di alimenti in scatola siano essi barattoli, vasi, buste,
vassoi, vaschette e contenitori, gli apparecchi per tintura di filati, ecc”
Nell’intervento
dal titolo “
Attrezzature o insiemi a
pressione (Autoclavi) funzionanti a temperatura maggiore di 100°C. La sicurezza
nei cicli di funzionamento in continuo applicati agli apparecchi di tintura dei
filati in corda e della cottura di alimenti in scatola” - a cura di A. De
Musso (Dipartimento ISPESL di Bari) e M.F.S. De Musso (Dipartimento ISPESL di
Pescara) - si ricorda che la normativa delle attrezzature
o insiemi a pressione ha subito in questi anni molti cambiamenti dovuti
“all’obbligo della valutazione dei rischi e della sicurezza negli ambienti di
vita e di lavoro prevista della Direttiva europea PED 97/23/CE - recepita in
Italia con il D.Lgs.vo
25/2/2000 n. 93”.
Attrezzature
ed insiemi sottoposti a pressione di liquidi, gas e vapori “devono essere
progettati e costruiti in conformità ai requisiti di resistenza ed idoneità
all’uso stabiliti dalle norme di legge vigenti in materia, valutandone i rischi
relativi alla pressione ed alla temperatura del fluido”. E questa
valutazione viene attribuita, dalla
nuova normativa, “al datore di lavoro che, normalmente è l’Utilizzatore o il
Committente dell’impianto, il solo responsabile della sua messa in servizio e
del suo utilizzo, il quale deve anche valutare l’eliminazione dei rischi e, ove
ciò non sia possibile, la loro riduzione al minimo in relazione alle
conoscenze acquisite in base al progresso
tecnico” (art. 15 Decreto
legislativo 81/2008). Il datore ha anche la responsabilità di predisporre
“misure generali di tutela della salute e della sicurezza dei lavoratori nei
luoghi di lavoro dove sono installate le attrezzature
o insiemi sottoposti a pressione di liquidi, gas
e vapori”.
I
relatori ricordano che le attuali autoclavi, “
pur essendo sempre molto pericolose, hanno raggiunto un grado di
sicurezza sufficientemente elevato”.
Si
ricorda ad esempio che negli anni 1960/70 - quando le autoclavi non erano
dotate di “dispositivi di sicurezza atti ad impedire l’apertura, in assenza di
pressione, dei coperchi o portelle” – queste attrezzature hanno provocato “una
serie di infortuni, anche mortali, per la tracimazione dai recipienti stessi di
liquido a temperatura ustionante, all’atto dell’apertura dei rispettivi
coperchi o portelle”.
Le autoclavi,
pur nella diversità degli scopi da raggiungere, sono accomunate dagli stessi
principi di funzionamento e dalle stesse problematiche di sicurezza:
“all’interno di tali attrezzature a pressione avvengono elaborazioni con vapore
o liquido a temperatura ustionante”.
E
poiché la “programmazione errata dei cicli di gestione delle sequenze di processo
può provocare incidenti piuttosto gravi” , queste attrezzature a pressione sono
dotate di
dispositivi di sicurezza
omologati che impediscono:
-
“l’apertura dei coperchi o portelle fino a che il liquido contenuto non sia
disceso sotto il “livello di sicurezza”;
-
l’immissione del liquido a temperatura ustionante all’interno del recipiente
prima che questo sia correttamente chiuso;
-
l’azionamento della pompa di circolazione del liquido a temperatura ustionante
prima che il recipiente sia correttamente chiuso;
-
l’apertura dei coperchi o portelle prima dell’arresto della pompa di
circolazione del liquido;
-
l’apertura spontanea dei coperchi e portelle prima dell’arresto della pompa di
circolazione del liquido;
-
l’apertura spontanea dei coperchi o portelle durante la fase di esercizio non a
pressione del recipiente, allorché all’interno permangono liquidi a temperatura
ustionante ad un livello superiore a quello di sicurezza;
-
l’inizio della fase di apertura prima che all’interno del recipiente si sia
stabilita la pressione atmosferica”.
Inoltre
se queste autoclavi
funzionano in parallelo con altre, “necessitano di soluzioni integrate
completamente automatizzate per gestire sia il processo produttivo che la
protezione globale della sicurezza riferita alle sicurezze funzionali dei sistemi
elettrici, elettronici ed elettronici programmabili inseriti nel contesto
impiantistico generale”.
Senza
dimenticare che nelle norme d’uso è raccomandato che questo tipo di attrezzatura
a pressione “sia condotto da
personale
qualificato, formato e competente, con conoscenza teorica del processo e un
addestramento pratico all’utilizzo delle apparecchiature”.
I
due relatori si soffermano in particolare poi su
due tipologie di attrezzature a pressione, descrivendone nel
dettaglio i sistemi di sicurezza:
-
attrezzature a pressione per tintura in
pezza: viene illustrato in particolare il funzionamento di una macchina per
tintura in pezza del tipo “overflow” (il tessuto è trasportato da un
dispositivo a “cascata d’acqua” detto flow), un particolare tipo di
attrezzatura per tintura di tessuti in corda. “Per questo tipo di attrezzatura
a pressione è previsto il funzionamento a coperchio aperto o chiuso in presenza
di liquido a livello prestabilito automaticamente”;
-
attrezzature a pressione per bagno di
cottura alimenti: attrezzature a pressione che, “per quanto riguarda gli
accessori di controllo, protezione e sicurezza, sono già dotate degli accessori
previsti dalla Direttiva 97/23/CE e dal D.M.
1/12/2004 n. 329”. Inoltre queste attrezzature per poter svolgere
automaticamente il ciclo di produzione “utilizzano sistemi elettromeccanici ed
in particolare sistemi basati anche su tecnologie digitali (PLC)”. In
particolare sono molto utilizzati i “sistemi di sterilizzazione
ad autoclavi multiple, montate in serie, fornite di soluzioni integrate
completamente automatizzate per impianti particolari. Tali impianti utilizzano
le soluzioni ad anello o a navetta per rendere completamente automatizzato sia
il processo della sterilizzazione che quello della movimentazione del prodotto.
In queste apparecchiature
a pressione gioca un ruolo importante la progettazione dei sistemi di
protezione contro le sovrapressioni, le sovratemperature e di chiusura ed
apertura delle portelle che richiedono l’utilizzo di sistemi omologati”.
I
relatori concludono sottolineando che al
personale
responsabile dell’esercizio di tali impianti “è affidata la gestione in
sicurezza di questo tipo di attrezzature a pressione”. E ad essi “è affidata
anche la programmazione della manutenzione e verifica della funzionalità degli
accessori di sicurezza, sia meccanici che elettrici
ed elettronici, necessaria alla protezione dei lavoratori e dell’ambiente di
lavoro secondo quanto previsto dalla normativa sulla salute e sicurezza nei
luoghi di lavoro”.
“ SAFAP
2010 - Sicurezza ed affidabilità delle attrezzature a pressione - La gestione
del rischio dalla costruzione all’esercizio - Atti del Convegno” (formato
PDF, 28.36 MB).
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