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"Imparare dagli errori: incidenti professionali nell’uso di motoseghe"
fonte www.puntosicuro.it / Sicurezza sul lavoro
07/06/2012 - Ci sono
attrezzature di lavoro
che ricorrono spesso sia nella letteratura dedicata agli incidenti di lavoro,
che nei documenti informativi per la prevenzione prodotti da enti pubblici
locali e nazionali. Una di queste attrezzature è la
motosega, una macchina da
taglio impiegata generalmente nelle attività forestali, ma che viene spesso
utilizzata anche in ambito agricolo, nel giardinaggio e nelle attività
domestiche “fai da te”.
Proprio
per queste “ricorrenze” e per la diffusione del suo utilizzo, “ Imparare dagli
errori” torna ad occuparsi di questa attrezzatura, soffermandosi in
particolare su alcune dinamiche relative a incidenti di lavoro.
I
casi presentati sono relativi alle schede di INFOR.MO.,
strumento per l'analisi qualitativa dei casi di infortunio collegato al sistema di
sorveglianza degli infortuni mortali e gravi.
I casi
Il
primo caso è relativo ad
attività di taglio di piante con
motosega e successiva sramacciatura, sezionatura e accatastamento.
Durante
il taglio di un tronco con apposita motosega, per un movimento scoordinato, la
catena viene a contatto con il collo del piede destro dell’operaio boscaiolo
addetto al taglio.
Questa
parte del corpo non è protetta da DPI antitaglio (pantaloni e ghette) e la
motosega provoca una ferita.
Se
l’evento viene considerato da INFOR,MO come evento accidentale (“accidentalmente
la lama veniva a contatto con il collo del piede dx”), tuttavia si rileva che
l’operaio non utilizzava, per mancata fornitura, idonei dispositivi di
protezione.
Il
secondo caso è relativo ad un
taglio di alberi effettuato per
permettere il tracciamento di un impianto di risalita, seggiovia quadriposto.
Alle operazioni di
taglio alberi sono destinati due lavoratori, ad ognuno è consegnata una
motosega e l’area di lavoro misura circa 800 metri per 50 metri.
Uno
dei lavoratori patisce di una forma di ipoacusia e normalmente tiene dei tappi
nelle orecchie. I due lavoratori lavoravano in due zone separate.
Riguardo
all’incidente avvenuto, presumibilmente il primo lavoratore “ha intagliato un
cuneo nel tronco dell’albero ma il baricentro della pianta non era in
corrispondenza dell’intaglio, quindi durante il taglio la lama della motosega
può essere rimasta incastrata nel tronco”.
A
questo punto “si sarebbe allontanato in diagonale, lungo la pendenza più
accessibile del terreno (la zona ha una forte pendenza), verso la zona ove
presumibilmente operava il collega per chiamarlo e farsi aiutare. La pianta
improvvisamente sarebbe caduta colpendolo a circa otto metri dal ceppo”.
Tale
dinamica si presume dalla “testimonianza del collega che ha ritrovato il
cadavere sotto il fogliame e la motosega vicino al ceppo”.
I
rilievi successivi hanno messo in luce che il
piano operativo di sicurezza prevedeva solo poche righe sul taglio
alberi senza l’individuazione di specifici rischi o precauzioni.
Il coordinatore
in fase di sicurezza “non ha ricevuto dall’impresa copia del piano
operativo prima dell’inizio dei lavori e dichiara di non averlo mai visto e
quindi verificato. Il committente non ha provveduto ad inoltrare la notifica di
inizio attività all’organo di vigilanza in quanto attendeva conferma dal
coordinatore in fase di esecuzione del completamento della fase di verifica di
congruità del piano operativo con il piano di sicurezza e coordinamento. Quindi
né la committenza né il coordinatore in fase di esecuzione erano informati
sull’inizio delle attività nel cantiere”.
Il
terzo caso è relativo al
taglio di un tronco di un albero legato
con una fune al trattore.
Il
lavoratore per meglio operare si colloca al di sopra dell’apparato radicale che
non è ancorato solidamente al suolo.
Nonostante
i richiami alla prudenza del padre del lavoratore che si trova su una roccia
soprastante, l’infortunato continua il taglio, quando improvvisamente
l’apparato radicale si disancora dal terreno e capovolgendosi fa cadere per
diversi metri a valle il lavoratore che impugna la motosega.
La
lama urta contro la parte superiore della coscia sinistra provocando una
profonda ferita. L’infortunato si alza e raggiunge il padre nel punto
soprastante. Questi, dopo aver tentato
di arrestare l’emorragia del figlio tamponando con un grembiule la ferita,
corre a chiamare i soccorsi. Il medico giunto sul posto constatava la morte
dell’infortunato per dissanguamento.
Siamo
di fronte sia ad un
errore di procedura,
lavorare su una radice insicura ubicata su un pendio ripido, sia alla
mancanza di dispositivi di protezione,
come una
cintura di sicurezza.
La prevenzione
Come
abbiamo premesso nell’introduzione, non mancano documenti che danno
informazioni sulla
prevenzione degli
incidenti nell’uso di motoseghe.
PuntoSicuro
ha presentato un numero monografico dei “ I Quaderni della regione Piemonte – Agricoltura” dal titolo
“ Nuove
regole per le macchine agricole - Le nuove regole per l’immissione sul mercato
di macchine nuove e per le verifiche di sicurezza di macchine usate”.
Una
delle macchine di cui si occupa il documento è la motosega i cui rischi
potenzialmente più gravi - oggetto della norma armonizzata UNI EN ISO
16681-1:2009 - sono il
rischio di
contatto accidentale con la catena tagliente in movimento e il
rischio di azionamenti accidentali.
In
particolare per scongiurare il
rischio
di contatto accidentale con la catena tagliente in movimento, “la motosega
deve essere equipaggiata con un freno catena. Deve essere possibile attivare il
freno catena manualmente per mezzo della protezione anteriore della mano o
tramite un sistema non manuale che attiva il freno catena quando si verifica il
contraccolpo (il documento riporta utili dati relativi all’angolo di arresto
catena, alla forza di attivazione del freno catena e al valore medio dei tempi
di frenata)”.
Inoltre
per prevenire il
rischio di azionamenti
accidentali, la motosega “deve essere provvista di un acceleratore a pressione
costante che ritorna automaticamente nella posizione di minimo ed è trattenuto
in quella posizione dall’inserimento automatico di un bloccaggio
acceleratore. L’acceleratore deve essere
posizionato in modo che possa essere pressato e rilasciato da una mano guantata
che tiene l’impugnatura”. In particolare il tirante acceleratore “deve essere
progettato in modo che una forza pari a tre volte il peso della motosega (senza
dispositivo di taglio e con serbatoi vuoti), applicata alla impugnatura
posteriore in qualsiasi direzione, non deve incrementare la velocità di
rotazione del motore fino al punto in cui la frizione interviene ed inizia il
movimento della catena. Se è previsto un bloccaggio acceleratore per avviamento
a freddo, esso deve risultare tale da poter essere inserito manualmente e
disinserito automaticamente quando viene premuto l’acceleratore”.
Vengono
poi riportate indicazioni di prevenzione in merito a:
-
impugnature: rischio di contatto
accidentale con la catena tagliente in movimento (“le motoseghe a catena devono
essere dotate di una impugnatura per ogni mano”);
-
protezioni: rischio di contatto
accidentale con la catena (“per evitare il rischio di contatto involontario con
la catena, in prossimità dell’ impugnatura anteriore, deve essere disposta una
protezione della mano, per proteggere le dita dell’operatore da infortunio”);
-
rischio di contatto accidentale con la
catena: protezione impugnatura posteriore (una protezione della mano deve
essere realizzata per tutta la lunghezza del lato destro della parte inferiore
della impugnatura posteriore);
-
perno ferma catena: rischio di
contatto accidentale con la catena di taglio in caso di rottura della stessa;
-
copribarra: rischio di contatto
accidentale con la catena di taglio durante il trasporto;
-
arresto normale e di emergenza della
macchina: “la macchina deve essere dotata di un interruttore di massa, che
ne permetta l’arresto definitivo e per il suo funzionamento non necessiti di
una azione manuale continuata”;
-
protezione contro il contatto con parti
ad alta tensione;
-
frizione: rischio di avviamento
incontrollato della catena di taglio;
-
gas di scarico: rischio di
avvelenamento e/o intossicazione da gas provenienti dal motore a combustione
interna;
-
parti calde: rischio di ustione in
caso di contatto con le parti calde del motore (ad esempio parti calde “come il
cilindro o parti in diretto contatto con il cilindro o il silenziatore, devono
essere protette contro un contatto non intenzionale durante il normale utilizzo
della macchina);
-
serbatoi: rischio di incendio in
caso di perdita di combustibile dal serbatoio della macchina;
-
rumore: pericolo di danni
all’udito causati dal rumore prodotto dal motore (“la macchina deve
generare il minor livello di emissione sonora tecnicamente raggiungibile”). Le
principali fonti di rumore sono “il sistema di aspirazione dell’aria, il
sistema di raffreddamento del motore, il sistema di scarico, l’apparato di
taglio, le superfici vibranti e l’interazione tra operatore e macchina. La UNI
EN ISO 11688-1:2009 rappresenta un utile riferimento circa le soluzioni ed i
mezzi comunemente riconosciuti da seguire in fase di progetto di macchine a
bassa emissione”.
-
vibrazioni: pericolo causato dalle
vibrazioni durante il funzionamento (“la macchina deve essere progettata per
generare il minor livello di vibrazioni tecnicamente raggiungibile”).
All’adozione
di idonee misure preventive nel lavoro con motoseghe fa riferimento anche il
documento dell’ ASL Mi3 dal
titolo “ Principali
problematiche di sicurezza ed igiene del lavoro osservate ed aspetti di
prevenzione da migliorare nelle Aziende della manutenzione del verde”.
Queste
alcune delle misure di prevenzione e buone pratiche riportate:
-
“utilizzare unicamente macchine in
buono
stato di manutenzione (lame affilate, con dispositivi di sicurezza
efficienti);
-
affidare questa macchina solo a
lavoratori
altamente addestrati”;
-
“
usare correttamente i
DPI” (ad esempio: elmetti protettivi,
occhiali di protezione, visiere, guanti, indumenti antitaglio, cuffie per
rumore, scarpe di protezione o stivali antitaglio, …);
-
“allontanare gli estranei alle lavorazioni ed anche i colleghi a
distanza di sicurezza;
-
la messa in moto deve avvenire con la motosega appoggiata al suolo, avendo cura
che la catena dentata risulti sollevata da terra. Per l'avviamento non
arrotolare alla mano o alle dita la fune di avviamento onde evitare traumi
nell'eventualità di un contraccolpo del motore;
-
lasciare scaldare il motore e poi portarlo a regime accelerando gradualmente;
-
le operazioni
di taglio devono essere condotte sempre con entrambe le mani ad impugnare
l’attrezzo nelle sedi apposite;
-
non esercitare una pressione eccessiva sull'attrezzo per affrettare il taglio;
- spegnere l'utensile nelle pause di lavoro;
quando acceso non lasciarlo mai incustodito;
-
non effettuare manovre imprudenti; per nessuna ragione, a macchina in moto,
avvicinare gli arti superiori alla zona di taglio” per rimuovere pezzi
inceppati o altro.
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