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"Ambienti confinati: le attività e le situazioni di lavoro più a rischio "
fonte www.puntosicuro.it / Sicurezza sul lavoro
18/06/2012 - In relazione ai rischi delle attività lavorative negli
ambienti confinati e al recente Decreto
del Presidente della Repubblica 14 settembre 2011, n. 177 - recante il regolamento relativo alle norme
per la qualificazione delle imprese e dei lavoratori autonomi operanti in ambienti
sospetti di inquinamento o confinati - torniamo a parlare della campagna
di informazione, promozione e controllo promossa dal Servizio Prevenzione
Igiene Sicurezza Ambienti Lavoro (SPISAL) dell’ Ulss 5 dell’Ovest vicentino.
In
relazione alle attività di prevenzione degli incidenti in questi ambienti sul
sito dell’Ulss 5 sono presenti diversi
documenti che hanno l’obiettivo di migliorare la consapevolezza dei rischi e
favorire l’adozione di procedure sicure e il coordinamento dei vari interventi
normativi e di vigilanza a livello nazionale e regionale.
Ci
soffermiamo oggi su un documento dal titolo “
Lavori in ambienti sospetti di inquinamento o confinati”.
Predisposto
dalla Direzione Regionale Prevenzione del Veneto, il documento è
un “supporto operativo finalizzato all’espletamento dell’attività di
prevenzione e vigilanza da parte degli organi ispettivi nell’ambito dei lavori
in ambienti
sospetti di inquinamento o confinati anche al fine di dare attuazione alle
disposizioni contenute nel D.P.R. n. 177 del 14 settembre 2011 (G.U.
08/11/11)”.
Infatti,
ricorda il documento, la Regione Veneto ha recepito con DGR n. 1097 del 26
luglio 2011 il documento di “
Programmazione
coordinata fra Enti” degli interventi di prevenzione e vigilanza già
approvato dal Comitato Regionale di Coordinamento in data 1 marzo 2011.
Documento che evidenzia “la necessità di focalizzare gli interventi ispettivi
sui lavori in ambienti sospetti di inquinamento o confinati”. E in questo senso
l’Ufficio Operativo del Comitato Regionale di Coordinamento ha condiviso, in
data 8 settembre 2011, “l’attuazione
delle seguenti azioni: il controllo, entro fine anno, con intervento congiunto
DPL e Spisal in 50 realtà produttive; l’elaborazione di indirizzi operativi di
vigilanza in sintonia con i documenti emessi dalla direzione regionale del
lavoro”.
Il
documento dopo aver indicato i luoghi di lavoro su cui concentrare i controlli
e offerto ulteriori informazioni sul DPR 177/2011, riporta gli
indirizzi operativi di vigilanza,
indirizzi che riguardano i seguenti
aspetti
di gestione del rischio:
-
“la valutazione dei rischi specifica per ciascun ambiente confinato considerato
e per il tipo di lavoro previsto (qualificazione, localizzazione ed estensione
del rischio);
-
l’individuazione degli operatori addetti all’intervento e di un supervisore/preposto;
-
le misure di Prevenzione e Protezione Tecniche Organizzative e Procedurali
previste per effettuare l’intervento lavorativo (segnaletica, dispositivi di
misurazione e bonifica, sistemi di comunicazione, controllo e allarme, DPI);
-
‘l’effettività’ della formazione/informazione per gli addetti individuati
(contenuti della formazione, istruzioni operative);
-
l’addestramento all’uso dei DPI;
-
l’efficienza del sistema organizzativo
dell’emergenza (verifica idoneità vie di accesso e di uscita, piano di
recupero, primo soccorso);
-
la gestione dell’appalto ove presente (moduli per incarico appalto/permesso di
lavoro, ruolo del committente, corretta e completa elaborazione del DUVRI,
flusso delle informazioni)”.
Il
documento è accompagnato da
cinque
allegati:
-
fattori di rischio;
-
esempi di ambienti sospetti di inquinamento o confinati;
-
gas coinvolti maggiormente in incidenti/infortuni;
-
riferimenti normativi;
-
misure di prevenzione.
Malgrado
non sia possibile fornire un elenco esaustivo di attività o luoghi con ambienti
confinati né delle situazioni di pericolo correlate, ci soffermiamo brevemente
su alcune tabelle presenti nel secondo allegato che riportano
esempi delle situazioni a rischio più
probabili.
Attività/situazioni
in cui si possono presentare i rischi di asfissia:
-
“presenza residuale, dopo svuotamento o lavaggio, di N2 usato come
gas inerte in cisterne, serbatoi ecc.:
nell’ industria
agro-alimentare, chimica, farmaceutica;
-
processi di fermentazione di mosti con produzione di CO2: serbatoi, tini, botti, autobotti, vasche
in aziende vitivinicole, nella produzione di distillati, ecc…;
-
nell’uso di CO2 in serra per incrementare la crescita del prodotto:
serre nell’industria agroalimentare;
-
dispersione di agenti estinguenti o refrigeranti (CO2, halon,
freon...) in ambienti non aerati: locali con impianti e attrezzature
antincendio (es. locali CED); impianti di condizionamento e refrigerazione (ad
es. nell’industria alimentare);
-
accumulo di gas inerti (azoto, argon, elio) o di CO2 con formazione
di atmosfere sotto-ossigenate: serbatoi, celle, locali e stanze chiusi
nell’industria agro-alimentare, chimica, farmaceutica, nei laboratori
scientifici, nella crioterapia;
-
accumulo di fumi e di gas inerti nella saldatura
ad arco (MIG, MAG, TIG): ambienti
confinati (serbatoi, silos, stive) dove si effettuano processi di saldatura;
-
rilascio di vapori tossici di varia natura: scavi su terreni contaminati da
scarichi abusivi, da rifiuti/residui pericolosi nelle attività di bonifica;
-
presenza residuale di gas: vecchi gasometri;
-
rilascio di vapori come residui di sostanze tossiche contenute in
recipienti/contenitori industriali: serbatoi, condotte nell’industria
petrolifera, chimica, galvanica;
-
accumulo di gas e fumi tossici derivanti da stoccaggi e processi produttivi in
ambienti con scarsa ventilazione:
industria, chimica, galvanica, metallurgica;
-
accumulo di gas tossici derivanti da reazione tra sostanze incompatibili (es.
sostanze acide con ipocloriti, solfuri, cianuri, ecc…): impianti di clorazione
(acquedotti, piscine, fontane), concerie, galvaniche;
-
sprofondamento o seppellimento all’interno di masse di materiale solido in
pezzatura minuta (grani, polveri, pellets): mulini, silos nell’industria
alimentare, nei cementifici, nella escavazione/lavorazione materiali inerti”.
Queste
invece le situazioni più probabili in cui si possono presentare i
rischi di incendio o esplosione:
-
“gas da reazioni anaerobiche (metano, idrogeno solforato, ammoniaca,
mercaptani...) derivante da materiale organico stivato o residui di lavaggi:
vasche e fosse biologiche, collettori fognari, serbatoi di stoccaggio liquami,
impianti di depurazione, di produzione di biogas, in agricoltura, industria
alimentare, trasporti;
-
ristagno di gas pesanti e infiammabili (butano, propano) usati come propellenti
per prodotti in aerosol: ambienti interrati o seminterrati privi di
ventilazione;
-
nubi di polveri di varia origine/natura: alimentare (es.: farine, zuccheri,
malto, amido), chimica (es.: plastica, resine, detergenti, farmaceutica), metallurgica
(es.: alluminio, magnesio), vernici, legno: silos,
serbatoi, grandi contenitori di stoccaggio nell’industria alimentare, chimica,
metallurgica; impianti di aspirazione, filtrazione e stoccaggio nell’industria
del legno;
-
formazione di atmosfere sovra-ossigenate per rilascio accidentale o volontario
di O2: serbatoi, locali non ventilati, stive, camere iperbariche,
nella saldatura ossidrica, industria chimica, siderurgia, ossigeno terapia;
-
formazione di atmosfere
esplosive per rilascio del gas metano presente naturalmente in alcune acque
di falda: serbatoi o grandi contenitori di stoccaggio dell’acqua nell’industria
chimica, in agricoltura, allevamenti, ecc”.
Infine
queste sono invece le
situazioni
accidentali poco prevedibili:
- “fenomeni di fermentazione di materiale
organico, di derrate alimentari (granaglie, farine, frutta), di rifiuti, con
formazione di CO2: fosse, vasche, stive, containers, autobotti e
simili nell'industria alimentare, nei trasporti, in agricoltura, in attività di
allevamento;
-
reazione tra l’acqua del terreno ed il calcare con produzione di CO2:
gallerie, fosse, cunicoli, nell’industria
estrattiva, in edilizia, nelle attività di manutenzione stradale;
-
fenomeni di ossidazione (formazione di ruggine) all’interno di serbatoi con
diminuzione della concentrazione di O2: recipienti e serbatoi chiusi
in acciaio lasciati inutilizzati per lungo tempo;
-
reazioni anaerobiche di materiale organico con formazione di gas (metano, CO2,
idrogeno solforato, ammoniaca, mercaptani...): fognature, boccaporti di
accesso, pozzi di connessione alla rete, nelle attività di depurazione, di
produzione biogas, in agricoltura, nella manutenzione stradale e fognaria;
-
combustioni in difetto d’ossigeno (stufe catalitiche, bracieri) con formazione
di CO: luoghi e locali nell’industria siderurgica, chimica, del carbone”.
Per
concludere questa presentazione riportiamo quanto indicato nel quinto allegato
(misure di prevenzione) in merito alle
procedure
di lavoro.
Le
procedure di sicurezza “devono
comprendere tutte le azioni di controllo del rischio e le ragioni della loro
applicazione ed essere adeguate a gestire le fasi di seguito elencate:
-
prima di accedere: la verifica delle
modalità di accesso e di uscita nonché della eventuale necessità di
ventilazione meccanica dell’ambiente per garantire il ripristino e/o il
mantenimento delle condizioni di respirabilità (livelli di ossigeno
sufficienti);
-
durante l’esecuzione dei lavori: la
presenza di un operatore all’esterno in contatto permanente che vigila ed è
messo in grado di approntare celermente azioni di soccorso;
-
eventuale soccorso: dovrà essere
previsto, in modo dettagliato, l’approntamento di un sistema di emergenza per
intervenire in caso di situazioni di pericolo”.
Inoltre
si ricorda che:
-
“se la valutazione dei rischi effettuata a seguito del controllo preliminare
sul posto (in particolare nei casi in cui non si possa mettere in atto una
ventilazione efficace) ha portato alla decisione di realizzare l’intervento
mediante l’uso di respiratori isolanti, occorre che i lavori siano eseguiti da
personale addestrato all’uso di tali dispositivi nonché fisicamente adatto”;
-
“nelle situazioni che possono presentare rischi di incendio o esplosione,
quando la valutazione dei rischi indica la probabilità di formazione di
un’atmosfera esplosiva (presenza di materiale organico in decomposizione,
sversamenti accidentali di idrocarburi o di solventi organici, vicinanza di
serbatoi o bombole di GPL,
…) deve essere usato un rilevatore di gas adatto. I lavori con fiamme libere o
sviluppo di scintille non potranno essere realizzati se non è stato emesso uno
specifico permesso di lavoro. I lavoratori dovranno attenersi scrupolosamente
alle indicazioni contenute in tale permesso”.
Direzione
Regionale Prevenzione del Veneto, “ Lavori
in ambienti sospetti di inquinamento o confinati” (formato DOC, 142 kB).
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