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"Il problema degli infortuni e delle malattie professionali"
fonte www.puntosicuro.it / Sicurezza sul lavoro
15/03/2013 -
Anticipazione
dell’intervista che verrà pubblicata nel prossimo numero di Obiettivo Tutela. A
cura di Marco Stancati*
Raffaele
Guariniello è dal 1992 Procuratore Aggiunto presso la Procura della Repubblica
di Torino e gran parte della sua attività viene rivolta in favore della tutela
del mondo del lavoro, della salute e dell'ambiente.
Qualcuno
lo ha soprannominato il magistrato "Anti-aziende" e sentenze, che
hanno avuto risonanza internazionale come per i casi ThyssenKrupp
ed Eternit, fanno di lui un simbolo della giustizia in favore dei più deboli.
Marco Stancati, che ha rivestito il ruolo di Responsabile della Comunicazione
dell’INAIL, attualmente docente presso la Facoltà di Scienze della
Comunicazione de La Sapienza e giornalista e pubblicista che collabora con
diversi periodici sui temi della Sicurezza e della Comunicazione, lo ha
intervistato in esclusiva per il periodico Obiettivo Tutela.
Nella sua esperienza di magistrato, cos’è che induce a
ritenere che oggi ci sia una più matura coscienza sociale sul problema degli
infortuni sul lavoro?
Un
fatto evidente: si ricorre di meno al concetto di fatalità per giustificare un
infortunio. E da parte di tutti: datori di lavoro, lavoratori, media, operatori
della giustizia. Poi la considerazione che fino a qualche tempo fa, non pochi
interpretavano l’accertamento delle responsabilità quasi come una “pretesa”
della Magistratura. Oggi l’accertamento delle responsabilità è richiesto,
invocato da molte parti. E il Magistrato avverte che l’opinione pubblica è diventata
più vigile sul problema: vuole giustizia.
L’andamento delle malattie professionali è di SEGNO OPPOSTO: negli ultimi anni se ne denunciano di più. E allora, sono in aumento le malattie professionali o una maggiore consapevolezza del fenomeno fa denunciare patologie la cui origine professionale prima sfuggiva?
L’andamento delle malattie professionali è di SEGNO OPPOSTO: negli ultimi anni se ne denunciano di più. E allora, sono in aumento le malattie professionali o una maggiore consapevolezza del fenomeno fa denunciare patologie la cui origine professionale prima sfuggiva?
Alcune
malattie nelle quali mi sono imbattuto all’inizio della mia carriera sono
scomparse o, ormai, residuali: saturnismo, l’ulcera da cromo, la medesima silicosi
che per anni è stata una piaga. Oggi mi trovo ad affrontare o nuove patologie o
patologie esistenti da sempre, ma la cui eziologia professionale non veniva
minimamente indagata. La cultura del medico era rivolta quasi
esclusivamente alla diagnosi e alla cura; rifuggiva quasi dal dovere d’indagine
sulle possibili cause professionali. Oggi però l’opera di sensibilizzazione,
diretta e indiretta di Istituzioni, Media, Associazioni, lo stesso stimolo
sociale e mediatico alla cura di sé, l’obiettivo del benessere della Persona,
fanno sì che si denuncino patologie che prima erano considerate “naturali” per
quel tipo di attività (qualcosa di ovvio e scontato come l’invecchiamento).
Credo quindi che l’aumento delle denunce di malattie professionali
sia il frutto di due componenti di segno opposto. Una negativa: l’insorgere di
nuove patologie collegate a stili di vita e condizioni di lavoro insicure e
stressanti (pensiamo a tutte le patologie dell’apparato scheletrico, alle
ipoacusie, ai tumori, alle patologie da costrizione organizzativa e da
mobbing…). L’altra positiva: si denuncia di più perché ci sono più cultura
della salute e più indagine sulla possibile eziologia professionale delle
malattie.
Tra i protagonisti più attivi della sicurezza sul
lavoro, ci sono l’ANMIL e la Fondazione ANMIL che seguono con puntuale
attenzione il problema amianto. Dal punto di vista del magistrato cosa si sente
di suggerire da un lato all’ANMIL e, dall’altro, al soggetto istituzionale
Inail sul tema specifico?
Per
quanto riguarda il problema amianto
del passato e del presente (e, purtroppo, del futuro prossimo), l’Anmil, la sua
Fondazione e chiunque si trovi a tutelare, nella concretezza della
quotidianità, il diritto dei lavoratori alla salute e sicurezza sul posto di
lavoro devono, da un lato, continuare a garantire la tutela dei diritti
offrendo assistenza capillare, e soprattutto omogenea, sul territorio.
Dall’altro devono agire sul piano culturale e psicologico della prevenzione
come priorità. Paradossalmente le Associazioni devono lavorare con l’obiettivo
che non ci sia più bisogno di loro, perché il fenomeno è stato sconfitto.
Per
quanto riguarda l’INAIL certamente è Istituzione preziosa sotto diversi
profili: preventivo, assicurativo, riabilitativo.
*Marco Stancati è direttore responsabile della Rivista
degli Infortuni e delle Malattie Professionali dell’INAIL e docente di
comunicazione alla Sapienza di Roma
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