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"Buone prassi per una sicurezza partecipata: la creazione di filmati"
fonte www.puntosicuro.it / Sicurezza sul lavoro
20/06/2013 - Il
mondo della ricerca scientifica spesso
rappresenta un ambiente unico per lo sviluppo di metodologie innovative
inerenti alla sicurezza e salute sul lavoro. In molti casi il
ricercatore è
colui che per primo si trova a dover affrontare situazioni o protocolli
operativi sperimentali non standardizzati e, quindi, molto più
complessi da gestire dal punto di vista della sicurezza.
Purtroppo il tema della sicurezza negli ambienti di ricerca è visto
a volte solo come un mero adempimento di legge, se non addirittura come
un intralcio all’attività quotidiana.
In questa situazione la partecipazione del lavoratore alle
tematiche della sicurezza è importante e auspicabile perché favorisce
il coinvolgimento del lavoratore alla
gestione della sicurezza. Senza dimenticare che il corredo di
esperienze acquisite sul campo da ogni lavoratore rappresenta un
patrimonio importante per lo sviluppo di metodologie atte a migliorare
la sicurezza e la salute sul luogo di lavoro.
A raccontare le problematiche del mondo della ricerca, e a presentare una soluzione, è una
buona prassi validata nella seduta del
29 maggio 2013 dalla Commissione Consultiva
Permanente per la salute e la sicurezza e elaborata e messa in pratica nell’ Istituto di Fisiologia Clinica (IFC) del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR).
La buona prassi “
Creazione di supporti audio-video
informativi/formativi con la partecipazione dei lavoratori” - correlata
alla campagna dell’EU-OSHA 2012-2013 “ Lavoriamo insieme per la prevenzione dei
rischi” - si occupa di
sicurezza partecipata e ha l’obiettivo di migliorare la sicurezza nei
laboratori di ricerca ( Rischio chimico, norme comportamentali generali, rischio
radiologico, rischio biologico etc.).
Per “coinvolgere il lavoratore/ricercatore nelle strategie e nelle
decisioni future dell’Istituto è stato organizzato, nel mese di gennaio 2012,
un evento di tipo partecipativo utilizzando la metodologia
Open Space Technology (OST)”, metodologia che “permette di creare
workshop particolarmente ispirati e produttivi” ed è adatta “a coinvolgere ampi
gruppi di persone che abbiano come obiettivo non solo la partecipazione, ma
anche la costruzione di risultati ampiamente condivisi”.
La metodologia è stata utilizzata “con lo scopo di sviluppare e
raccogliere, in un documento condiviso, una serie d’idee e proposte sullo
sviluppo futuro dell’IFC sino al 2020” ed è stato “preparato, dagli stessi
partecipanti, un
documento (Instant
Report) che rappresenta un canovaccio per future iniziative, linee
programmatiche e progetti all’interno dell’Istituto”.
E proprio il progetto “
IFC: Best
Practices di sicurezza” - promosso dal Responsabile del Servizio di
Prevenzione e Protezione (RSPP) dell’Istituto - è uno dei 10 progetti ideati
nell’ambito dell’iniziativa e si propone di
fornire le principali regole comportamentali, relative alla sicurezza,
mediante l’utilizzo di immagini e video.
In particolare la direzione dell’Istituto ha “fortemente appoggiato il
progetto di realizzazione dei filmati” e ha sostenuto la partecipazione dei
lavoratori all’iniziativa.
Il filmato è stato “progettato, realizzato e sviluppato seguendo gli
standard di qualità descritti nel
ciclo
di Deming (Plan‐Do‐Check‐Act)”.
Ricordiamo che secondo il ciclo di Deming qualsiasi processo deve
essere suddiviso in quattro momenti:
-
Plan (progettare,
pianificare): permette di determinare obiettivi e destinatari ed i metodi per
raggiungere gli obiettivi;
-
Do (agire, realizzare):
svolgimento del lavoro;
-
Check (controllare):
controllo degli effetti;
-
Act (stabilizzare o
correggere/riavvio del ciclo di intervento): permette di intraprendere le azioni
appropriate.
Nella
prima fase del progetto
(
Plan) i lavoratori in
collaborazione con RSPP hanno dunque definito il metodo di lavoro, metodo che
risulta “di primaria importanza per il coinvolgimento dei lavoratori e per
stimolare il loro interesse sui temi della sicurezza”.
Questi i
criteri individuati per
la realizzazione dei film:
- “
Durata (i filmati non
devono essere più lunghi di cinque minuti);
-
Realizzazione (i filmati
devono essere realizzati in maniera innovativa)”.
La
seconda fase del progetto
(
Do) è stata invece la realizzazione
delle riprese video del primo filmato: “gli attori (ricercatori) mostrano
inizialmente le procedure errate e i comportamenti sbagliati in un laboratorio chimico, le azioni sono
realizzate seguendo lo stile dei vecchi film comici con le immagini in bianco e
nero. Nella seconda parte del filmato la scenografia, la musica e gli attori
cambiano, le immagini sono a colori e sono evidenziate le buone pratiche. Nella
terza fase, le regole fondamentali di comportamento in laboratorio scorrono sul
video. Alla fine del filmato è ricordata una giovane ricercatrice, vittima di un incidente di laboratorio”.
Il video – che accompagna la scheda relativa alla buona prassi - è
“breve e incisivo, le corrette pratiche di laboratorio e gli esempi negativi di comportamento sono contrapposti per meglio attirare
l'attenzione del lavoratore”.
La realizzazione del film ha richiesto circa un mese di lavoro.
Per valutare la sua efficacia il filmato è stato pubblicato sul sito
del Servizio Qualità dell’Istituto ed è stata a questo punto richiesta la
partecipazione dei lavoratori per testare l’
efficacia del metodo utilizzato (
Check).
Nella scheda sono presenti alcuni grafici relativi ai risultati dei
sondaggi effettuati.
Si ricava ad esempio che il 93% degli operatori che hanno partecipato al sondaggio si ritiene
“d’accordo” o “molto d’accordo” sul fatto che l'utilizzo di supporti
audio-video sia idoneo a trasmettere in maniera più efficace temi concernenti
la salute e sicurezza sul lavoro.
Cifre non molto dissimili sono relative all’affermazione secondo cui
“il metodo utilizzato nella realizzazione del film è adeguato”. E il 69% degli
operatori è “d’accordo” o “molto d’accordo” a dare la disponibilità per la
preparazione dei prossimi episodi.
Dunque grazie ai fattori di successo dell’iniziativa – la partecipazione dei lavoratori in tutte le fasi del progetto e il sostegno totale da parte della
Direzione - si è dunque deciso di “proseguire con la
realizzazione di nuovi filmati (
Act) inerenti ad altre tematiche relative alla sicurezza e salute
sul lavoro e all’esportazione del modello ad altri istituti dell’area della
ricerca”.
E' questo il modo più concreto – conclude il documento – per tradurre
nella pratica quotidiana le parole d’indirizzo del Presidente della Repubblica,
Giorgio Napolitano: "investire
in formazione e informazione sulla sicurezza nel posto di lavoro è una priorità
assoluta per una comunità veramente civile".
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