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"Fantini: la concorrenza fra stato e regioni in materia di sicurezza"
fonte www.puntosicuro.it / Sicurezza
03/12/2013 - È la prima
intervista che facciamo a
Lorenzo
Fantini dopo la chiusura, almeno formale, della sua collaborazione con il
Ministero del Lavoro.
Fantini ha collaborato con il
Ministero per molti anni, come dirigente delle divisioni più scottanti e
delicate in relazione alla tutela della salute e sicurezza sul lavoro,
all’interno della Direzione Generale delle relazioni industriali e dei rapporti
di lavoro del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali.
In questi anni Lorenzo Fantini
era diventato non solo il principale referente dell’applicazione e attuazione
del Testo Unico in materia di tutela della salute e della sicurezza nei luoghi
di lavoro, ma anche il connettore più importante per una miriade di progetti e di
accordi. E sempre esponendosi in prima persona, nel bene e nel male, ad esempio
partecipando a convegni o rispondendo alle domande dei giornali.
E ora tutto questo buon lavoro di
rete che fine farà? Un lavoro che, come già ricordato dall’avvocato Rolando
Dubini, è vittima di una
spending review
che non solo taglia le competenze, ma rischia di ridurre l'efficienza
dell'azione amministrativa.
PuntoSicuro lo ha intervistato durante Ambiente
Lavoro di Bologna e la prima domanda non poteva non riguardare questi
cambiamenti ai livelli dirigenziali del Ministero, cambiamenti, che come si
nota nelle sue risposte – non sono assolutamente definitivi.
Il primo
scoop che Fantini ci offre è proprio questo:
una futura ripresa della collaborazione non è esclusa: “qualche
spazio potrebbe esserci. Io – dice Fantini - sono fiducioso”.
Eravamo poi interessati a capire
quale fosse il ruolo di un avvocato (professione di Lorenzo Fantini) al
Ministero. Se fosse necessaria una
competenza
giurisprudenziale nel settore SSL... Anche in questo caso, come sentirete
più ampiamente, la risposta è netta: “ritengo che il giurista debba essere solo
la cornice di attività che sono essenzialmente di tipo tecnico,
Mi sono convinto che le soluzioni
più importanti, più incisive in termini di riduzione di incidenti e malattie
professionali (...) non le trova il giurista, ma il tecnico. Le trova:
l’architetto, l’ingegnere, il medico
competente, anche l’ispettore. Al giurista spetta di sfruttare l’esperienza
per arrivare ad una norma attinente rispetto alle migliori tecnologie
disponibili in un determinato momento storico”.
Certo - e ci incamminiamo nelle
difficoltà e nelle soluzioni per la tutela della salute e sicurezza in Italia -
c’è il
problema del linguaggio, un
linguaggio normativo poco comprensibile. Ma per arrivare a un cambiamento, a un
miglioramento della nostra normativa Fantini non porta messaggi positivi. “Nel
senso che
il processo di cambiamento ha
fortissimi detrattori, anche insospettabili detrattori”. L’Italia, da
questo putno di vista, “
è un paese
conservatore”.
Eppure il “
linguaggio comprensibile” dovrebbe essere un
elemento di convergenza...
Infatti - commenta Fantini – “non
c’è un ponteggio di destra o di sinistra, c’è un ponteggio montato bene e un ponteggio
montato male, una misura di sicurezza efficace e una misura di sicurezza non
efficace. Non convergere su questi elementi sfocia nell’ideologia pura”.
Con Fantini si è parlato poi
delle critiche poste da una recente piattaforma confederale
unitaria sulla
carenza di una
strategia nazionale in materia di Salute e Sicurezza sul lavoro. Carenza
che Fantini non condivide: “in realtà siamo stati due anni a parlare di
strategia nazionale italiana su SSL”. Non si può far finta di “non aver
discusso due anni di una strategia che poi è stata approvata dalla Commissione
Consultiva e che è la base poi per un approvazione di tipo politico e dire che
non c’è una strategia nazionale”. (...) Mi devono spiegare cosa intendono per
strategia nazionale. Se la strategia nazionale è la strategia politica, diventa
il solito scaricabarile rispetto ai politici”...
Infine mettiamo il dito nella
piaga dei
problemi e delle
soluzioni.
Intanto chiedendo la posizione di
Fantini sulla proposta di modifica dell’art.117 della Costituzione che
eliminerebbe la materia della «tutela e sicurezza del lavoro» dal regime di
competenza della legislazione
concorrente tra Stato e Regioni inserendola nelle competenze esclusive
dello Stato.
Premesso il buon lavoro fatto con
le Regioni, “da un punto di vista esclusivamente giuridico io sono per una
competenza statale in materia di salute e sicurezza”. “Una materia che è
relativa a principi come l’articolo 2087 del codice civile (
l'imprenditore è tenuto ad adottare
nell'esercizio dell'impresa le misure che, secondo la particolarità del lavoro,
l'esperienza e la tecnica, sono necessarie a tutelare l'integrità fisica e la
personalità morale dei prestatori di lavoro) non può essere interpretata in
modo diverso in Calabria, piuttosto che in Campania o in Valle d’Aosta. (...).
In ambito costituzionale la previsione dell’articolo 117 comma 3 che riguarda
salute e sicurezza, secondo me è sbagliata”.
E infine cosa fare in futuro per
migliorare la prevenzione in Italia?
Anche in questo caso Fantini dà
due risposte precise e offre anticipazioni sui contenuti e sui tempi di due
futuri provvedimenti: il
SINP, il sistema informativo
nazionale per la prevenzione e la qualificazione
delle imprese e patente a punti in edilizia.
Cosa è successo al Ministero del Lavoro? Come mai lei non è più un
dirigente della Direzione Generale delle relazioni industriali e dei rapporti
di lavoro?
Lorenzo Fantini: “Si tratta di una cosa abbastanza normale nella
dirigenza pubblica, quando c’è da realizzare attività di
spending review,(...), risparmi che
devono essere realizzati (...) nelle pubbliche amministrazioni, e
che devono essere realizzati con dei tagli. È stata semplicemente un’attività
di taglio di alcune posizioni dirigenziali, e tra queste posizioni dirigenziali
c’è stata la mia. Io su questo sono abbastanza tranquillo, nel senso che non la
trovo un’operazione personale, ma di tipo organizzativo e al Ministero devo
tutta la gratitudine per avermi fatto lavorare dieci anni con loro.
Quello che si rischia è di perdere una ricca competenza acquisita in
tutti questi anni... C’è qualche possibilità di recuperarla...
L.F.: “Intanto in questo momento io
collaboro ancora con il Ministero, non è un segreto. Lo faccio
molto volentieri, sia per garantire una certa continuità all’azione che è stata
realizzata con particolare riferimento ai provvedimenti di attuazione del decreto
del fare. Ma anche per una questione personale: la materia è una materia
che ho nel sangue, ne sono appassionato. E anche la mia attività esterna è
sempre relativa alla materia della salute e sicurezza (...). Non mi
dispiacerebbe ritornare al Ministero del Lavoro sempre per proseguire questa
attività e continuare poi un certo tipo di approccio che è raffigurato nella
strategia nazionale di salute e sicurezza che abbiamo approvato il 29 maggio
del 2012 in Commissione Consultiva.
Qualche
spazio potrebbe esserci. Io sono fiducioso. Se non dovesse essere così, le
cose cambiano nella vita (...)
Lei è un avvocato: un esperto in temi giurisprudenziali nel Ministero
del Lavoro può cercare un linguaggio normativo, in materia di SSL, più
comprensibile...
L.F.: “Questa è una sfida non da poco. Ma non ci può essere solo
una persona a fare questo tipo di lavoro, è una materia in cui c’è una
competenza regionale, in cui c’è una forte pressione politica, in cui c’è un
forte influsso sindacale – e quando dico sindacale dico paritariamente
organizzazioni datoriali e sindacali . È un processo necessario che va
condiviso da tutti.
Qui non ho un messaggio positivo. Nel senso che il processo di cambiamento
ha fortissimi detrattori, anche insospettabili detrattori (...).
Mi sono trovato in molte occasioni ad essere il più propositivo, che è
una cosa abbastanza paradossale. Di solito l’amministrazione pubblica è più
conservatrice rispetto ai sindacati oppure rispetto a organizzazioni di tipo
professionale.
In Italia c’è una
situazione strana. È un paese conservatore. Per cui verso il nuovo si va con
molta difficoltà. E questo è ancora più complicato quando il nuovo ha la
veste di una norma giuridica. Il cambiamento ci dovrà essere, perché è
inevitabile, perché è richiesto da tutti, perché le leggi sono tante e spesso
in contraddizione tra di loro, e quindi devono essere di meno e scritte in
maniera più chiara. Però non sono tanto fiducioso che il processo sarà un
processo veloce: perché attualmente abbiamo un atteggiamento tendenzialmente
conservatore di chi si occupa di salute e sicurezza sul lavoro. Parlo delle
regioni, delle organizzazioni sindacali e anche delle altre amministrazioni,
che non sono il Ministero del Lavoro (...)...
In relazione anche ai ritardi normativi che ci hanno assillato in
questi anni, che ne pensa della proposta di modifica dell’art.117 della
Costituzione che eliminerebbe la materia della «tutela e sicurezza del lavoro»
dal regime di competenza della legislazione concorrente tra Stato e Regioni inserendola
nelle competenze esclusive dello Stato. Sarebbe un contributo positivo o
negativo?
L.F.: Premetto che il lavoro che ho fatto con le regioni è sempre
stato molto proficuo (...). Detto questo, da un punto di vista esclusivamente
giuridico
io sono per una competenza
statale in materia di salute e sicurezza. Non ho mai condiviso l’idea che sia
una materia cedevole (“le norme del testo unico si applicano, fintanto che
ci sono leggi regionali che le vanno a modificare”, salvo che la legge
regionale non si collochi ad un livello molto inferiore ai livelli di tutela
rappresentati (...) ad esempio dalle direttive comunitarie) (...). Questa
secondo me è una
criticità.
Ritengo (...) che
una materia che è relativa a principi come
l’articolo 2087 del codice civile (
l'imprenditore
è tenuto ad adottare nell'esercizio dell'impresa le misure che, secondo la
particolarità del lavoro, l'esperienza e la tecnica, sono necessarie a tutelare
l'integrità fisica e la personalità morale dei prestatori di lavoro)
non può essere interpretata in modo diverso
in Calabria, piuttosto che in Campania o in Valle d’Aosta. (...) In ambito
costituzionale la previsione dell’articolo 117 comma 3 (Costituzione, ndr) che
riguarda salute e sicurezza, secondo me è sbagliata. Non lo dico solo io. (...)
Poi quando abbiamo adottato il Testo Unico la maggioranza dei rappresentanti
dello Stato e delle Regioni mi hanno messo in minoranza e quindi la mia
posizione minoritaria non è emersa(...).
Ora devo dire che le Regioni
hanno interpretato il loro ruolo con molta responsabilità, non creando sistemi
molto diversi nelle varie Regioni. Abbiamo una sufficiente omogeneità della
materia. Ma
questa è una criticità che
va risolta nel modo che io auspico: riportando la competenza a livello statale...
Consapevoli però che non basta
riportare la competenza a livello statale per avere un miglioramento dei
livelli di tutela: questo sarebbe un errore. Se non si punta su finanziamenti,
sui finanziamenti delle attività di prevenzione, sulle ispezioni in modo
adeguato, non serve spostare la competenza da Tizio a Caio. Servono politiche
vere sulla prevenzione (...)
Cosa fare in futuro per migliorare la prevenzione?
L.F.: (...) Ci sono due cose che vanno fatte con somma urgenza: il
SINP, il sistema informativo nazionale
per la prevenzione. Ora il decreto del fare ci dice che dobbiamo completare il
decreto del SINP entro dicembre. Mi risulta che il Ministero si stia adoperando
per rispettare il termine. Forse è la volta buona (...).
E poi bisogna procedere ai
decreti sulle qualificazioni delle imprese
e patenti a punti.
Qua si va ad incidere sugli
appalti. Il sistema degli appalti è un
sistema in cui gli infortuni sono drammaticamente frequenti e anche come
gravità sono molto superiori alla media. Si va a prevedere che le imprese
abbiano certi requisiti, cosa che adesso nella normativa non è previsto (....).
Si andrà a incidere sull’edilizia
e su settori a particolare rischio, che saranno individuati dalla Commissione
Consultiva. Io posso anticipare che potranno essere quelli dei
trasporti, dove l’incidenza infortuni
sta è molto elevata, e poi c’è la
sanificazione
del tessile,... (...) Abbiamo provvedimenti in gestazione che dovrebbero
essere abbastanza, almeno, di rapida consultazione (...).
Questi sono due provvedimenti che
devono avere la massima urgenza, anche perché dal SINP discendono poi tutta una
serie di attività (...) finalizzare a ridurre il numero degli infortuni.(...)
Poi il giorno dopo serve la “qualificazione delle imprese e patente a punti in
edilizia”.
(...)
Intervista e articolo a cura di
Tiziano Menduto
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