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"Storie di infortunio: non era il suo momento"
fonte www.puntosicuro.it / Sicurezza sul lavoro
14/01/2014 -
Il Centro regionale di Documentazione per la Promozione della Salute della Regione Piemonte ( Dors) raccoglie storie d'infortunio rielaborate
dagli operatori dei Servizi PreSAL delle ASL piemontesi a partire dalle
inchieste di infortunio, con la convinzione che conoscere come e perché
è accaduto sia una condizione indispensabile per proporre soluzioni
efficaci per la prevenzione. In questa storia, dal titolo “
Non era il suo momento”
(a cura di Danilo Chirco, Servizio Pre.S.A.L. della Asl TO 4), un
operaio è rimasto schiacciato dal portellone di una tramoggia di carico.
Che
cosa è successo
Un operaio è rimasto schiacciato dal portellone di
una tramoggia di carico, all’interno di un impianto di trattamento termico per
acciai, riportando un trauma toracico da schiacciamento, fratture costali
multiple bilaterali, pneumoemotorace bilaterale (accumulo di aria e sangue
nella pleura) e contusione polmonare bilaterale. Ha rischiato di perdere la
vita, ma non era il suo momento.
Chi
è stato coinvolto
Mario è un operaio italiano di 49 anni. Fa un lavoro
faticoso, ma si ritiene fortunato: ha un contratto a tempo indeterminato e, da
quasi trent’anni, lavora nello stabilimento di un’ azienda
metalmeccanica, una delle poche, nel canavese, che riesce a resistere alla
crisi, mantenendo accesi gli impianti 24 ore al giorno e impiegando i propri
dipendenti su i tre turni lavorativi. Mario non teme il lavoro, non si tira mai
indietro, in azienda ha ricoperto diverse mansioni e da circa un anno è addetto
al reparto “Forno trattamento termico acciaio”.
Dove
e quando
La ditta effettua stampaggio a caldo di acciaio e lavorazioni
meccaniche su metalli. Ha due siti produttivi, entrambi in Piemonte. Quello
dove lavora Mario, si trova in un piccolo comune del canavese, a pochi
chilometri di distanza dal posto in cui è nato e dove vive con la sua compagna.
L’infortunio è avvenuto nella primavera del 2012,
quel giorno Mario è addetto al secondo turno lavorativo che va dalle ore 14:00
alle 22:00. È un giovedì qualunque, ed egli, come sempre, arriva venti minuti
prima dell’inizio del turno, prende le consegne e, puntualmente, alle 14:00 è
nella sua postazione, l’impianto “Trattamento termico n.° 42”. L’impianto è una
linea continua dove si svolgono lavorazioni di trattamento termico di pezzi
d’acciaio stampati, come ingranaggi, mozzi, flange, perni e alberi di diverso
peso e dimensione, destinati ai settori “automotive”, “movimento terra” e
“agricoltura”. L’infortunio è avvenuto nella fase lavorativa di carico, dove i
pezzi stampati a caldo cadono per gravità da una tramoggia in cestoni
porta-carico che, una volta riempiti, conducono i particolari al trattamento
termico.
Come
Intorno alle ore 18:30, Mario sale sulla rulliera di
carico. In piedi sulla rulliera adiacente al cestone porta-carico, Mario
impugna con la mano sinistra un gancio metallico messo a disposizione dalla
ditta per rimuovere i particolari dalla tramoggia. Infatti, i particolari, dopo
il passaggio nei forni, sono ancora a una temperatura di circa 200 °C. Per
raggiungere i pezzi e tirarli verso di sé, Mario è costretto ad abbassarsi
sulle ginocchia, perché il portellone della tramoggia ha un’apertura massima di
80 cm. Sporgendosi in avanti fin dentro l’imbocco della tramoggia, e trovandosi
in una situazione di equilibrio precaria, Mario cerca un appoggio con la mano
destra sul bordo della tramoggia ma accidentalmente, tocca la leva di comando
del portellone che, chiudendosi, lo colpisce al tronco. Mario rimane
schiacciato tra il portellone e il piano vibrante della tramoggia e perde i
sensi.
“Era sdraiato ventre a terra sul bancale di carico
con il capo compresso dalla porta della
tramoggia
di cui è dotata la linea”
Perché
Durante la fase di carico, un operatore della linea
doveva superare le barriere protettive e manovrare manualmente la tramoggia
vibrante posta all’interno dell’impianto. La vibrazione era attivata
dall’operatore con un pulsante collocato sulla tramoggia a breve distanza (13
cm) dalla leva d’apertura/chiusura del portellone della tramoggia. È emerso
però che la forza vibrante della base della tramoggia non era sufficiente a
fare avanzare i particolari facendoli cadere per gravità nei cestoni
sottostanti. Per recuperare i particolari rimasti sul fondo della tramoggia, la
ditta aveva messo a disposizione dell’operatore alcuni ganci metallici auto
costruiti. Attraverso una leva ad azionamento pneumatico posta in un’estremità
della tramoggia, l’operatore apriva il portellone e riempiva i cestoni porta carico.
Cosa
si è appreso dall’inchiesta
Il datore di lavoro della ditta ha modificato
l’impianto “Trattamento termico n.° 42”. Sul corpo macchina della tramoggia era
stato realizzato un portellone di chiusura, che sostituiva le originarie catene metalliche
verticali di cui la tramoggia era dotata al momento dell’acquisto. Inoltre,
erano stati collocati la leva di comando “apertura/chiusura” del portellone e
un pulsante che permetteva la vibrazione della base della tramoggia per
agevolare la caduta dei pezzi nei cestoni porta-carica. Per accedere alla
rulliera, dalla quale l’operatore manovrava manualmente la tramoggia, era stata
inserita una scala fissa all’esterno della griglia di compartimentazione.
Le modifiche avevano peggiorato il livello di
sicurezza della linea produttiva. In particolare, il comando di
“apertura/chiusura” del portellone della tramoggia (costituito da una leva ad
azionamento pneumatico di tipo “non a pressione mantenuta”) permetteva
un’attivazione accidentale, con la conseguente chiusura del portellone e il
rischio di schiacciamento dell’operatore. Il rischio era aggravato dalla scarsa
efficacia del vibratore, che non consentiva la completa fuoriuscita dei
particolari dall’interno della tramoggia. Quando era necessario cambiare il
tipo di particolare da trattare e quindi la tramoggia doveva essere svuotata
completamente, l’operatore doveva utilizzare i ganci metallici auto costruiti
dalla ditta per spingere i pezzi da trattare nella cesta sottostante.
Indicazioni
per la prevenzione
Alla luce della dinamica dell’infortunio, l’azienda
ha apportato delle modifiche strutturali e procedurali, che hanno permesso di
risolvere i problemi di sicurezza legati alla fase di carico dei cestoni. E’
stato, infatti, predisposto un nuovo sistema di scarico dei materiali rimasti
sul fondo della tramoggia. Esso consiste in una paratia mobile
(avanti/indietro), posta nella parte posteriore all’interno della tramoggia
che, una volta azionata da una nuova valvola, consente di spostare i pezzi
rimasti sul fondo del piano vibrante, senza l’intervento dell’operatore. I
comandi manuali che erano collocati sul corpo
macchina della tramoggia sono stati spostati all’esterno della griglia di
compartimentazione e la scala, che consentiva all’operatore di accedere sulla
rulliera, è stata rimossa. E’ stata inoltre predisposta una nuova procedura
sull’utilizzo dell’impianto che, rispetto alla precedente stabilita dalla
ditta, prevede che gli operatori non debbano salire sulla rulliera (posta a
un’altezza di circa 1,30 metri dal suolo) e che la sistemazione dei particolari
all’interno delle ceste, debba essere eseguita dall’operatore da terra.
Danilo Chirco
Servizio Pre.S.A.L. della Asl TO 4
Fonte: Dors.
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