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"Rischio tecnostress e Internet Dipendenza: intervista a Enzo Di Frenna"
fonte www.puntosicuro.it / Salute
21/03/2014 - Scrivevo circa un anno fa come intervento in qualità di direttore di PuntoSicuro sul libro di Enzo Di Frenna " Tecnostress e sicurezza sul lavoro”:
“La velocità operativa imposta (o consentita) dall'utilizzo degli
attuali sistemi di telecomunicazione è certamente molto differente
rispetto a quella di solo una decina di anni fa e rende l'attività umana
più efficace ma anche mentalmente più faticosa.
Operare in un contesto multitasking dove allo stesso momento ci troviamo ad avere a che fare con differenti strumenti di lavoro (smartphone, computer, telefono d'ufficio) che al loro interno hanno a loro volta differenti strumenti di lavoro (servizi e-mail, sms, agenda, social network) da un lato ha creato molte opportunità ma dall'altro potrebbe avere ricadute sulla salute del lavoratore che si trova in momenti di crisi, sovraccaricato di comunicazioni da processare e nella sensazione di non essere in grado di gestire i compiti che gli sono assegnati.
Oggi diventa quindi sempre più necessario operare un monitoraggio del tema stress lavoro-correlato che è stato recentemente normato ma per il quale nei fatti si è prodotta solo molta carta in più e poca salute e sostanza.”
Operare in un contesto multitasking dove allo stesso momento ci troviamo ad avere a che fare con differenti strumenti di lavoro (smartphone, computer, telefono d'ufficio) che al loro interno hanno a loro volta differenti strumenti di lavoro (servizi e-mail, sms, agenda, social network) da un lato ha creato molte opportunità ma dall'altro potrebbe avere ricadute sulla salute del lavoratore che si trova in momenti di crisi, sovraccaricato di comunicazioni da processare e nella sensazione di non essere in grado di gestire i compiti che gli sono assegnati.
Oggi diventa quindi sempre più necessario operare un monitoraggio del tema stress lavoro-correlato che è stato recentemente normato ma per il quale nei fatti si è prodotta solo molta carta in più e poca salute e sostanza.”
Dopo un anno le cose non sono certo migliorate, anzi,
si sono moltiplicati e diffusi ancora altri strumenti di comunicazione che si
vanno ad aggiungere ai precedenti (ora in moltissimi utilizzano email, sms,
What’s Up, Facebook, Twitter, Linkedin, cellulare, Skype…) ed è arrivato il
momento di porsi domande a cui vanno date risposte. Computer, tablet,
cellulari, social network, internet: come creano dipendenza psichica? Cosa è il
tecnostress? E la Internet Dipendenza? Come si valutano questi nuovi rischi
negli ambienti di lavoro?
Punto Sicuro lo ha chiesto a
Enzo Di Frenna, presidente di Netdipendenza
Onlus, formatore sulla sicurezza e principale esperto di malattie
professionali correlate all’uso di workstation digitali. La sua scuola di
formazione PND (Prevenzione Net dipendenza) opera dal 2002 e di recente
l’Associazione italiana Formatori e Operatori della Sicurezza sul Lavoro
(AiFOS) lo ha scelto come unico centro qualificato per erogare la formazione su
questi nuovi rischi professionali ( qui trovate l’elenco dei corsi).
Cosa
è il tecnostress?
«E’ stress lavoro
correlato connesso all’uso di nuove tecnologie digitali. E’
causato dal sovraccarico informativo cerebrale prolungato per lunghi periodi e
può causare sintomi come emicrania, insonnia, disturbi alla memoria, ansia,
ipertensione, attacchi di panico, patologie cardiocircolatorie e
gastrointestinali, alterazioni comportamentali. Il tecnostress è una malattia
professionale, in seguito a una sentenza del 2007 del giudice Guariniello della
Procura di Torino»
E la
Internet Dipendenza?
«La internet addiction disorder (IAD), ossia la
dipendenza da Internet, è una malattia citata nel Manuale mondiale delle
malattie psichiatriche, il DSM 5. La IAD si divide in 5 sottocategorie, tra cui
la dipendenza dai social network, usati oggi da tutte le aziende per vendere
prodotti e servizi on line. Esiste una correlazione tra stress digitale e
internet dipendenza. Influenza la psiche in modo profondo. La IAD genera
insonnia, depressione, attacchi di panico, aggressività, fino al favorire il
rischio follia e suicidio. In Italia è curata presso il Policlinico Gemelli di
Roma, dipartimento di psichiatria, dove opera il primo ambulatorio di Internet
Dipendenza, che colpisce anche molti lavoratori sempre connessi alla Rete»
Quanti
sono i lavoratori a rischio in Italia?
«Nel nostro paese abbiamo 7,3 milioni di lavoratori
digitali secondo l’ultimo rapporto di Assinform, che li definisce “mobile
workers”. Da una ricerca di Netdipendenza Onlus, pubblicata lo scorso anno, in
Italia ci sono 1,8 milioni di lavoratori a rischio tecnostress
lavoro correlato e Internet dipendenza. Sono categorie che usano fino a due
device mobili, smartphone e tablet, e spesso passano da un’attività all’altra,
cioè lavorano in multitasking e sempre connessi. Trascorrono anche fino a dieci
ore al giorno con le nuove tecnologie digitali».
Il
27 marzo è in programma a Venezia un convegno su questi rischi. Di cosa si
parlerà?
«È organizzato da Netdipendenza Onlus e Lisa Servizi
ed è rivolto ai professionisti della sicurezza sul lavoro, psicologi, medici
competenti, lavoratori digitali. Illustreremo concretamente i rischi per la
salute, cosa prevede la normativa sui rischi specifici e come si procede per
valutare il rischio tecnostress e internet dipendenza»
Quale offerta
formativa propone la vostra scuola PND?
«I nostri corsi sono riconosciuti e approvati da AIFOS,
che ci ha scelto come unico centro di formazione per erogare i corsi sul
tecnostress lavoro correlato, internet dipendenza, tecnostress e rischio campi
elettromagnetici. Infatti, nel 2012 una sentenza della Cassazione ha
stabilito la correlazione tra cancro al cervello e l’uso eccessivo di telefono
cellulare, obbligando l’Inail a pagare una pensione di invalidità a un manager
di Brescia. La fonte di tale rischio cancerogeno sono le onde elettromegnetiche
emesse dai device digitali mobile. Infine, abbiamo un corso di formazione sulle
tecniche di prevenzione del tecnostress. Ci rivolgiamo a Rspp, Aspp, Rls,
psicologi, medici competenti, datori lavoro e lavoratori digitali».
Intervista e articolo a cura di Luigi Meroni
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