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"Fare sicurezza in azienda: valutazione, organizzazione e comportamenti"
fonte www.puntosicuro.it / Sicurezza
29/05/2014 -
Proponiamo la seconda parte dell’articolo “
Fare sicurezza in azienda: principi
manageriali e vera semplificazione
”
con cui Alessandro Mazzeranghi conclude una interessante riflessione sul fare
efficacemente sicurezza in azienda.
Riprendiamo il ragionamento sulle
vere priorità che una azienda
dovrebbe avere in materia di sicurezza che ricordiamo in quello che chi scrive
considera il
giusto ordine di importanza:
1. Tutelare nel modo migliore
possibile la sicurezza e la salute delle persone che lavorano nella azienda o
per l’azienda;
2. Evitare che, nel malaugurato
caso si verificasse un infortunio o una malattia professionale, la azienda
medesima possa esserne chiamata a risponderne come persona giuridica secondo le
previsioni del D.Lgs.
231/2001 e dell’articolo 30 del D.Lgs. 81/2008;
3. Sotto le medesime negative
condizioni del punto precedente, evitare che i soggetti apicali della azienda
siano coinvolti per colpe che oggettivamente non li riguardano;
4. Garantire che sul tema della
sicurezza e della salute sul lavoro, siano rispettate tutte le leggi e norme
applicabili alla azienda; così facendo evitare anche che alla azienda siano
comminate prescrizioni o altre sanzioni per il mancato rispetto dei requisiti
di legge.
Lo strumento di partenza
Ma prima ancora di parlare di
organizzazione, è importante capire “dove si trova” l’azienda rispetto ai temi
della sicurezza e della salute sul lavoro.
Le mosse si possono prendere da
due punti di vista che, applicati rigidamente, sono molto diversi:
- si può cominciare valutando la
conformità legislativa;
- o si può procedere sin
dall’inizio tramite la valutazione dei rischi.
Il primo approccio è
evidentemente in pieno contrasto con le idee espresse in questo articolo.
Tramite una
analisi di conformità
legislativa non siamo assolutamente certi di identificare tutti i
potenziali problemi di sicurezza presenti in un sito industriale. Al contrario,
applicando in modo serio, concreto e completo, la
valutazione dei rischi dovremmo riuscire (salvo errori materiali)
ad identificare tutti i rischi presenti in azienda; da tale identificazione,
tramite anche un passaggio di stima e valutazione, possiamo facilmente
procedere a una analisi dei possibili interventi volti alla eliminazione o alla
riduzione & controllo dei rischi.
Quindi chi scrive consiglia vivamente di considerare la valutazione dei
rischi come la vera base su cui costruire la sicurezza in azienda, e non come
un mero obbligo documentale; ovvio che dicendo questo moltissimi dei
documenti di valutazione dei rischi che troviamo nelle aziende risultano
inadeguati rispetto alla finalità indicata. E non basta una risistemata! Servirà
piuttosto l’effettuazione di una prima vera valutazione dei rischi fatta con
tutto l’impegno e la serietà necessaria.
Organizzazione & comportamenti
La valutazione
dei rischi, come noto, deve prendere in considerazione sia la concreta
realtà aziendale (macchine, impianti, sostanze ecc.), sia le mansioni svolte
dalle persone e i rischi ad esse associati.
Ma il concetto di valutazione dei
rischi può essere esteso a ben altro! E, nelle realtà aziendali industriali, in
particolare ad altri due aspetti rilevanti per la salute e la sicurezza sul
lavoro:
- la
identificazione dei processi aziendali critici per sicurezza e
salute, la valutazione dei rischi insiti in tali processi e la ricerca di
soluzioni organizzative adeguate per la riduzione e il controllo dei rischi;
- la
identificazione delle attività e dei comportamenti che espongono i
lavoratori a rischi residui di varia natura, la valutazione dei medesimi
rischi e la scelta di soluzioni comportamentali atte a mantenere sotto
controllo i rischi residui.
Quindi anche per la definizione
della migliore organizzazione possibile per la prevenzione dei rischi, e per la
scelta dei comportamenti sicuri da adottare in ambito operativo, possiamo
partire dalla valutazione
dei rischi.
Detto di questo fondamentale
legame, che se pur non formalizzato per scritto, è la base di ogni ragionamento
efficacie sulla tematica che stiamo trattando, veniamo alle
pratiche di prevenzione basate su
organizzazione & comportamenti.
Quello che intendiamo evidenziare
è che l’adozione di queste pratiche, a fronte dei rischi residui che purtroppo
e necessariamente sono presenti in una azienda industriale, è una concreta
misura a favore della sicurezza e della salute dei lavoratori. Quindi assume
una priorità forte, in quanto riduce concretamente la possibilità di infortuni
o malattie professionali. E per giunta protegge sia l’azienda che i vertici
aziendali da conseguenze che potrebbero invece derivare a tali soggetti da
incidenti per cui non hanno alcuna reale responsabilità.
Intendiamoci, definire bene
l’organizzazione e il suo funzionamento, non è cosa semplice; ovviamente se poi
si vuole applicare ciò che si è definito. Solo se si tratta di una finzione
meramente di facciata, l’impatto è inesistente salvo che per lo spreco di
carta!
Definire l’
organizzazione significa analizzare criticamente il funzionamento
della azienda sui temi della salute e della sicurezza, e mettere sotto
controllo i processi critici tramite la definizione del loro sviluppo e la
assegnazione di compiti e responsabilità alle singole persone. È una
innovazione organizzativa oggi poco frequente nelle aziende italiane, che però
oltre a fare chiarezza (tutelando così l’azienda e gli apicali) consente di
migliorare molto l’efficienza della gestione della sicurezza.
I soggetti della sicurezza
E qui merita fare un ultimo
piccolo ragionamento sui soggetti che devono essere coinvolti nella sicurezza;
già, perché parlando di una organizzazione efficiente, sia a livello
manageriale che in campo, andiamo a sottintendere una questione davvero rilevante:
la sicurezza non può essere compito
esclusivo del Servizio Prevenzione e Protezione! Abbiamo visto in passato
quanto tale scelta sia non solo inefficiente (tutto viene fatto sempre in
ritardo), ma anche tremendamente inefficace (intere aree aziendali restano di
fatto senza presidio concreto, perché i tentativi di intervento del SPP vengono
“respinti” in blocco).
Parlare di organizzazione
significa, prima di tutto,
coinvolgimento
dell’alta direzione e del management; ovviamente secondo una suddivisione di
compiti che assegni ad ognuno quelli più consoni al ruolo svolto (in generale)
nella organizzazione. I modelli, quindi, saranno diversi; non esisterà un
modello “migliore di tutti” oppure un modello “adatto a tutte le aziende
industriali”. Chi sognasse una cosa del genere non terrebbe conto della estrema
varietà organizzativa delle aziende presenti in Italia, che vanno dalla
grandissima multinazionale alla azienda padronale a conduzione familiare.
Due
esempi di realtà diverse:
- Una azienda con 250 dipendenti,
di proprietà di una singola famiglia, vede il General Manager (espressione
della famiglia), che è anche Datore di Lavoro, occuparsi direttamente degli
investimenti; il General Manager / datore di Lavoro decide personalmente le
questioni tecniche inerenti gli investimenti strategici. È evidente che è
questo soggetto colui che si dovrà occupare (con tutto l’aiuto necessario da
parte di specialisti) anche della sicurezza
delle macchine e degli impianti che introduce in azienda; è lui che ha
l’ultima parola sulle scelte tecniche, che per definizione includono gli
aspetti di sicurezza. non esistono alternative organizzative valide a meno di
cambiare significativamente il funzionamento della azienda.
- Uno stabilimento delle stesse
dimensioni è parte di sei fabbriche appartenenti ad una unica società. Lo
stabilimento è presidiato da un Direttore cui sono state conferite ampie
deleghe di funzioni. La società ha un suo Legale Rappresentante che è anche
Datore di Lavoro (come espressione del CDA). Per quanto riguarda gli
investimenti: una volta stabilite le strategie generali, è il Legale
Rappresentante, di concerto con i Direttori e col CDA, che li delibera; da lì
in poi la questione passa in mano al Direttore dello stabilimento interessato
che tiene i contatti con i fornitori, decide autonomamente gli aspetti tecnici,
approva gli ordini. Anche in questo caso c’è un soggetto che automaticamente è
responsabile della sicurezza dei nuovi impianti, ed è il Direttore.
In entrambi i casi, però, vediamo
necessariamente un coinvolgimento, a livello decisionale, del vertice aziendale
o del management. Senza questo non si va da nessuna parte. Il Servizio
Prevenzione e Protezione può aiutare, ma certo non può gestire queste
tematiche.
Un altro fronte importante per
l’organizzazione è il
coinvolgimento dei
preposti nella gestione e nel controllo degli aspetti di sicurezza e salute
collegati alle attività lavorative svolte “in campo”, ovvero dove i rischi
residui sono maggiormente presenti. Il Servizio Prevenzione e Protezione non
può sostituirsi ai preposti, nella conduzione delle attività o nella vigilanza
sui lavoratori; quindi se queste due fondamentali funzioni non sono svolte dai
preposti, significa che in pratica nessuno le svolge.
E quindi il Servizio
Prevenzione e Protezione deve essere liberato da incombenze che non gli
sono proprie, sebbene attengano all’ambito salute e sicurezza. e così potrà
riappropriarsi del proprio ruolo di supporto a tutte le funzioni aziendali, sia
per la identificazione e valutazione dei rischi, sia per la scelta delle
migliori misure di prevenzione e protezione.
Infine la conformità legale
E la conformità legale? La
lasciamo per ultima? Non conta proprio niente?
Sicuramente chi scrive ha dato
(volontariamente) questa impressione. In realtà se si riconducono le cose alla
giusta prospettiva, leggi e norme sono un ausilio prezioso.
Partiamo sempre dal rischio e
dalla sua valutazione: evidentemente la presenza di un rischio non è
necessariamente associata ad una non conformità; ma se lo è, le corrispondenti
prescrizione di legge o normative possono dare un considerevole aiuto nella
ricerca di un migliore livello di sicurezza. Quindi leggi e norme sono, prima
di tutto, un enorme catalogo di soluzioni per la risoluzione di problematiche
di rischio specifiche. L’importante e che l’indagine sia condotta dai rischi e
non dalle prescrizioni.
Conclusione
Le cose che abbiamo voluto
evidenziare come centrali per gestire gli aspetti di sicurezza e salute in modo
efficace ed efficiente sono state:
- la necessità di partire sempre
da una “vera” valutazione dei rischi, come strumento di comprensione della
situazione aziendale e di ricerca dei possibili miglioramenti;
- la rilevanza di organizzazione
e comportamenti individuali come strumenti essenziali per il controllo dei
rischi residui; a questo proposito si rimarca l’importanza del coinvolgimento
di tutto il personale aziendale nella gestione attiva degli aspetti di salute e
sicurezza.
Ciò, dicevamo,
aumenta sicuramente l’efficacia della
prevenzione in azienda, ma ha anche un beneficio in termini di efficienza
in quanto ognuno partecipa al tema mettendo a disposizione quelli che sono i
propri skill specifici; quindi ognuno è chiamato a fare ciò che gli riesce
meglio, solo orientato verso la sicurezza e la salute.
A chi dovesse dirci che quanto
proponiamo è adatto alle grandi aziende ma non alle medie o alle piccole,
risponderemmo che non è vero: più l’organizzazione è semplice e piccola, più è
importante coinvolgere le persone per quello che sanno veramente fare.
Struttura piccola e organizzazione semplice, sono due elementi che significano
automaticamente meno controlli incrociati; da questo già per tanti aspetti
discende una maggiore responsabilizzazione dei singoli. Si tratta di applicare
questi concetti anche ai temi della sicurezza e della salute.
Alessandro
Mazzeranghi
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