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"Imparare dagli errori: gli infortuni in carenza o eccesso di ossigeno "
fonte www.puntosicuro.it / Sicurezza sul lavoro
12/06/2014 - Concludiamo
oggi il viaggio della rubrica “Imparare dagli errori” attraverso il rischio
chimico, con particolare riferimento ai luoghi
di lavoro confinati.
Un viaggio
che si è soffermato su diverse
sostanze chimiche: azoto, anidride
carbonica, monossido di carbonio, acido solfidrico, acido
cianidrico, argon, freon e
halon. E che ha mostrato come in realtà i rischi di molte sostanze non
siano legati necessariamente ad una loro tossicità. Anche senza azione tossica
alcune sostanze possono causare
asfissia
per l'impoverimento del tenore di ossigeno che può aver luogo nell'atmosfera.
Era necessario dedicare dunque
l’ultima puntata di questo viaggio proprio all’
ossigeno: molti incidenti possono avvenire proprio per
carenza o eccesso di ossigeno.
Dei rischi correlati all’ossigeno
parla la guida che ci ha accompagnato in questo viaggio: un documento -
correlato alla campagna di prevenzione del rischio chimico negli ambienti
confinati promossa dall’ ULSS 5
dell’Ovest vicentino - dal titolo “
La
valutazione e la prevenzione del rischio chimico negli ambienti confinati: un
caso storico di rischio chimico per la sicurezza” a cura di Lucio Ros
(SPISAL ULSS 9), Alberto Brocco (SPISAL ULSS 21), Celestino Piz (SPISAL ULSS 6)
e Franco Zanin (SPISAL ULSS 6).
Gli incidenti
Il documento riporta alcuni brevi
casi esemplificativi di incidenti, ad esempio con riferimento ai
rischi della carenza di ossigeno.
Un manutentore “entra all’interno
di un serbatoio in acciaio, tenuto vuoto e chiuso per anni, per effettuare il
controllo della superficie interna”. L’ossidazione dell’acciaio ha consumato
l’ossigeno “creando un’atmosfera sotto-ossigenata che uccide il lavoratore”.
Ricordiamo che PuntoSicuro ha
raccontato in questi anni diversi infortuni conseguenti alla mancanza o alla carenza
d’ossigeno.
Riportiamo infine due casi
relativi ad
eccesso di ossigeno nei
luoghi di lavoro.
Nel
primo caso un manutentore prima di entrare in un serbatoio per un
intervento di saldatura provvede “impropriamente a ventilarlo con l’immissione
di ossigeno anziché di aria”.
Con il risultato che
all’accensione dell’elettrodo i suoi indumenti prendono fuoco violentemente.
Nel
secondo caso un trasportatore dopo un travaso di ossigeno liquido
in cui era rimasto esposto ad una atmosfera sovraossigenata, si accende una
sigaretta provocando l’accensione del vestiario rimasto impregnato del gas.
Carenza o eccesso di ossigeno
È facile comprendere come l’ossigeno,
che “rappresenta il 20.9% dell'aria”, inodore, incolore ed insapore, possa
essere, in caso di mancanza o carenza, un grave rischio per i lavoratori.
Nei casi di asfissia a seguito di
carenza di ossigeno o soffocamento “si determina la condizione patologica nella
quale la mancanza di ossigeno impedisce una respirazione normale, che può
portare alla morte per ipossia”.
Ricordiamo che il rischio di
asfissia è determinato nella maggior parte dei casi “dalla presenza di
un’atmosfera asfissiante, cioè incompatibile con la vita umana, che può agire
con modalità diverse incidendo sull’assunzione (anossia anossica), sul
trasporto (anossia anemica), sull’utilizzazione a livello cellulare (anossia
istotossica) dell’ossigeno”. L’atmosfera asfissiante può dipendere da carenza
di ossigeno a seguito del suo consumo o sostituzione o da
inalazione/assorbimento di sostanze tossiche con conseguente intossicazione
acuta.
La carenza di ossigeno (
atmosfera sotto-ossigenata) si ha
quando la concentrazione di ossigeno è inferiore al 21%. “Con concentrazioni
inferiori al 18% si ha riduzione delle prestazioni fisiche e intellettuali,
senza che la persona se ne renda conto. Con tenori inferiori all’11% c’è il
rischio di morte. Sotto l’8% lo svenimento si verifica in breve tempo e la
rianimazione è possibile se effettuata immediatamente. Al di sotto del 6% lo
svenimento è immediato e ci sono danni cerebrali, anche se la vittima viene
soccorsa”.
Più difficile spiegare il rischio
dell’eccesso di ossigeno, delle
atmosfere
sovraossigenate.
Con per la presenza - volontaria
o accidentale - di O2 in eccesso, ad esempio con concentrazione in
aria superiore al 23%, “la situazione diventa pericolosa per l’elevata
probabilità di incendio”.
Infatti l’ossigeno “è un comburente,
non è infiammabile ma sostiene la combustione. Molti materiali bruciano più
violentemente e talvolta esplodono in presenza di ossigeno”.
Il documento ricorda che
“dispersioni con accumulo possono derivare dalle tubazioni o dai raccordi o
anche per l’uso improprio, ad esempio in alcuni processi industriali di
saldatura. Essendo più pesante dell’aria, l’ossigeno si può accumulare verso il
basso come, ad esempio, in fosse o locali sotterranei, specialmente nel caso di
sversamento di ossigeno liquido. In questo caso la bassa temperatura del gas
accentua la stratificazione”.
La prevenzione
Per concludere questo lungo
viaggio attraverso il rischio chimico torniamo a parlare di valutazione dei
rischi e di prevenzione con riferimento agli ambienti
confinati.
Il documento correlato alla
campagna dell’ULSS – che vi invitiamo a visionare - affronta diversi aspetti
della valutazione, degli elementi di cui tener conto e della importanza di non
fare errori valutativi: “un errore nell'identificazione o nella valutazione del
potenziale pericolo può avere
conseguenze fatali”.
Il documento oltre a parlare di
valutazione dei rischi presenta anche una serie di possibili
misure di prevenzione.
Ne riportiamo brevemente alcune:
-
aperture di accesso: “l’apertura di accesso a luoghi confinati deve
avere dimensioni tali da poter consentire l’agevole recupero di un lavoratore
privo di sensi (art. 66 del D. Lgs. 81/08; punto 3.1 allegato IV);
-
procedura di lock-out (isolamento del sistema): prima dell’accesso,
colui che sovrintende i lavori deve provvedere a far chiudere e bloccare le
valvole e gli altri dispositivi dei condotti in comunicazione col recipiente, e
far intercettare i tratti di tubazione mediante flange cieche o con altri mezzi
equivalenti e a far applicare, sui dispositivi di chiusura o di isolamento, un
avviso con l’indicazione del divieto di manovrarli (punto 3.2.2 allegato IV del
D.Lgs.81/08);
-
procedura di tag-out (segnalazione delle aree): le aree oggetto
dell’intervento devono essere opportunamente segnalate, come indicato al punto
precedente, con segnaletica di pericolo con cartellonistica di area (pericolo
di morte: atmosfera potenzialmente asfissiante). I lavoratori che prestano la
loro opera all’interno dei luoghi
confinati devono essere assistiti da altro lavoratore, situato all’esterno
presso l’apertura di accesso (punto 3.2.3 allegato IV del D.Lgs.81/08)”;
-
ventilazione: gli ambienti confinati potenzialmente inquinati da
sostanze asfissianti devono essere ventilati prima dell’accesso (punto 3.2.1
allegato IV del D. Lgs. 81/08), assicurando indicativamente almeno 3 ricambi
d’aria completi. Si può utilizzare un’aspirazione per rimuovere gas, vapori,
fumi, particelle, assicurando il reintegro del volume estratto; ovvero ventilare
forzatamente in maniera da ridurre per diluizione le concentrazioni delle
sostanze tossiche e/o infiammabili e per garantire una concentrazione di O2
adeguata. Il lavaggio con aria deve assicurare il suo mescolamento con il gas,
per evitare la presenza di sacche di gas pesante o leggero, in basso o in alto
rispettivamente. In particolare l’azoto e l’argon, che hanno densità uguale o
superiore a quella dell’aria, quando sono a temperature più basse, ristagnano
in basso e bisogna procedere insufflando aria dal basso. In questo caso va
realizzato un maggior numero di ricambi, arrivando indicativamente almeno a 10
ricambi d’aria completi. Nel caso di inquinamento da gas infiammabili è
necessario prima lavare con gas inerte, quindi procedere all’allontanamento del
gas inerte con aria, con le solite modalità;
-
analizzatore di ossigeno: nelle situazioni di possibile carenza di
ossigeno, il tenore di ossigeno va monitorato prima di accedere allo spazio
confinato e durante l’attività all’interno. La carenza di ossigeno, dovuta
anche a presenza di gas inerti, non è avvertibile al momento dell’accesso,
quindi bisogna campionare l’aria interna per verificare il tenore di ossigeno.
Gli analizzatori di ossigeno sono dispositivi critici, che richiedono una
taratura e manutenzione per garantire una misura affidabile; devono avere un
dispositivo di allarme che segnala un malfunzionamento, come ad es. la batteria
quasi scarica. Al di sotto di una concentrazione di O2 del 19.5% non
deve essere consentito l’accesso. In presenza di gas infiammabili, irritanti,
tossici o letali, non è sufficiente conoscere il tenore di ossigeno, ma è
necessario fare altri accertamenti analitici prima di consentire l’accesso”;
-
apparecchi di protezione delle vie respiratorie (APVR): se non è
possibile creare e confermare un’atmosfera sicura, il lavoro deve essere
affidato a personale competente, informato e formato, munito di respiratore a
pressione positiva (non respiratori a filtro) (punto 3.2.4 dell’allegato IV del
D.Lgs. 81/08).
-
permesso di lavoro: prima di autorizzare l’ingresso in un ambiente
confinato il datore di lavoro/dirigente/preposto emetterà un permesso di
lavoro, debitamente sottoscritto dall’operatore/i interessato/i all’intervento.
Questo è obbligatorio nel caso il lavoro sia affidato a ditta esterna (art.26
del D.Lgs.81/08); la procedura del permesso di lavoro deve riportare le
informazioni dettagliate da comunicare al personale interessato prima
dell’inizio del lavoro.
Le informazioni devono contenere i termini
contrattuali, la valutazione dei rischi, le procedure di lavoro, i rischi di
interferenza con i lavoratori della ditta committente, l’informazione e la
formazione effettuata, le procedure di emergenza”.
Il documento si sofferma infine
anche sui
piani di emergenza, infatti
la preparazione e la formazione del personale addetto all’emergenza “è
fondamentale, dato che un soccorso
improvvisato, se pur rapido, attuato senza seguire una procedura
prestabilita, può risultare non solo inefficace ma addirittura catastrofico; chi
presta soccorso può diventare la seconda vittima”. E infatti gli infortuni
mortali multipli “sono, come l’esperienza dimostra, frequentissimi”.
Link relativo allo spazio web dell’ULSS 5 con i materiali per la prevenzione negli
ambienti confinati.
Tiziano Menduto
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