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"Imparare dagli errori: infortuni nella manutenzione di impianti elettrici"
fonte www.puntosicuro.it / Sicurezza sul lavoro
04/12/2014 - Nelle scorse settimane
presentando le schede informative (factsheet) correlate alla banca dati di INFOR.MO.
e al Sistema di
sorveglianza degli infortuni mortali e gravi ci siamo soffermati sui rischi
elettrici e, in particolare, sugli infortuni conseguenti al contatto con
una parte dell’impianto normalmente in tensione.
E abbiamo appurato come, rispetto
ai casi analizzati da INFOR.MO., il 30% di tali eventi infortunistici dovuti a
contatto elettrico diretto siano legati ad
attività
di manutenzione ed installazione di impianti elettrici o parti di essi.
Ci soffermiamo oggi proprio sugli
incidenti che avvengono in queste attività, come descritti nei casi presenti
nella banca dati.
I casi
Il
primo caso riguarda le attività di una ditta di impiantistica
elettrica relative alla
sostituzione del
trasformatore nella cabina di trasformazione MT/BT.
Il titolare effettua le manovre
di distacco di tensione aprendo prima l'interruttore sotto carico e quindi il
sezionatore di linea, entrambi facenti capo al trasformatore; successivamente
inserisce le cosiddette “terre di protezione”.
Dopo queste manovre i lavoratori operano
il cambio del trasformatore lavorando per 2 giorni all'interno della cabina.
Nel periodo di effettuazione del lavoro di sostituzione del trasformatore la
parte di impianto, che alimenta alcune apparecchiature di proprietà di un'altra
azienda e situate su una mensola posta superiormente alla zona trasformatore, non
viene disattivata ed è quindi ancora in tensione avendo lasciato chiuso il
sezionatore di arrivo linea presente all'inizio della cabina.
Terminato il collegamento della
nuova apparecchiatura si rende necessario adeguare l'impianto di alimentazione
della ventola posta in alto alla parete nord del locale. Appena arrivati sul
luogo di lavoro un lavoratore è incaricato di predisporre una tubazione in
materiale isolante fissandola sulla parete della cabina per far passare al suo
interno il cavetto di alimentazione della ventola. Il lavoratore posiziona la
scala, sale con un trapano
portatile per effettuare dei fori sulla parete e inserirvi i tasselli per
il fissaggio del tubo.
Con riferimento anche alle “dichiarazioni
di un teste, anch'egli presente in cabina ma di spalle al collega”, é
verosimile che tale lavoratore “dopo aver eseguito un foro, abbia
accidentalmente toccato con una parte del corpo (probabilmente l'avambraccio
sinistro) una parte in tensione relativa alle apparecchiature sulle mensole
determinando così una scarica elettrica che lo ha fatto cadere a terra
folgorato”.
Si precisa inoltre che: “lo
schema allegato in cabina elettrica non era corrispondente alla realtà
dell’impianto in quanto veniva omesso il collegamento alle apparecchiature in
tensione oggetto dell’infortunio e non è stata preventivamente verificata
l’assenza di tensione nei conduttori oggetto del contatto elettrico diretto
considerato che vicino agli stessi era affisso un cartello che indicava ‘Attenzione
per apparecchiature in tensione anche con interruttore generale aperto’”.
Questi i
fattori causali riportati sulla scheda:
- viene fatto iniziare un nuovo
lavoro senza verificare la presenza di tensione sui conduttori elettrici che
alimenta elementi all'interno della cabina;
- cabina elettrica con
apparecchiature in tensione non presenti nei disegni.
Un
secondo caso riguarda una
manutenzione
a una cabina elettrica di trasformazione presso una ditta di pescicoltura.
Un lavoratore, socio con-titolare
in un’azienda di impianti elettrici che sta eseguendo la manutenzione, constata
la presenza, sopra il trasformatore 20000/380 Volt, di un grosso topo morto,
che presumibilmente era stato la causa del guasto di 2 fusibili. Il lavoratore
in attesa dei fusibili di ricambio, impugnando l’asta con lo scopino ad anello,
inizia a pulire l’interruttore di manovra sopra i fusibili e va a toccare le
parti superiori, ancora in tensione. Il corto circuito innesca un arco
elettrico con gli elementi metallici dello scopino, che s’infiamma, mentre
l’asta metallica dello stesso, impugnata dalle due mani nude dall’infortunato,
lo espone a contatto diretto con le parti in tensione, con conseguente
elettrocuzione.
L’infortunio è “accaduto per
contatto diretto dell’infortunato con parti elettriche in tensione.
L’infortunato non aveva adottato le disposizioni procedurali per l’accesso in
sicurezza nelle zone in prossimità di parti elettriche in tensione, eseguendo
le manovre previste dalla normativa tecnica. Queste comprendevano, in
particolare, la chiusura del sezionatore di terra e, fattore determinante
l’infortunio, l’apertura del sezionatore di arrivo linea. Quindi procedeva a
lavori elettrici su parti in tensione, utilizzando attrezzature non
adeguatamente isolate e omettendo l’impiego di dispositivi di protezione
individuale”.
Il
terzo caso riguarda le attività di una ditta che svolge attività di
installazione e manutenzione di impianti
elettrici.
Il titolare della ditta, che aveva
già realizzato negli anni 90/91 l’impianto d’illuminazione delle strade di un
complesso residenziale, viene avvertito dall’amministratore del complesso di un
guasto sulla
rete di illuminazione.
Con la collaborazione di un altro
operaio accende tutti i lampioni che appartengono al complesso stesso tramite
un ‘commutatore’ posto nel quadro elettrico di distribuzione, che esclude il
‘crepuscolare’ e alimenta direttamente le lampade. Così facendo evidenzia le
lampade non funzionanti da sostituire.
Per arrivare all’altezza del
lampione utilizza una scala metallica, poggiata al palo d’illuminazione ad esso
legata con una corda elastica; provvede alla sostituzione delle lampade.
All’altezza di una lampada non funzionante, avendo accertato che il guasto non dipende
dalla lampada, ritiene opportuno sostituire il ‘reattore’. Nel collegare il
nuovo reattore, con l’impianto sotto tensione, viene a contatto con una fase
alimentata a 220 volt e la corrente viene scaricata a terra attraverso il suo
corpo.
L’operaio presente all’infortunio
“riferisce che per l’intensità della corrente, l’infortunato contraeva muscoli
e tendini per circa 60 secondi, fino a che, esanime, allentava la presa e
cadeva a terra; l’interruttore differenziale di sicurezza non interveniva”.
Questi i
fattori causali:
- attività svolta senza togliere
la tensione elettrica;
- interruttore differenziale che non
interviene.
La prevenzione
Per dare elementi di prevenzione
utilizziamo il factsheet di INFOR.MO. “ Scheda
n.5: Il contatto elettrico diretto” - curata da M.Spagnuolo,
R.Vallerotonda, M.Pellicci, G.Campo, A.Guglielmi (INAIL Ricerca DPO), M.Rho e
M.Baldissin (ASL Milano) – con riferimento alle misure preventive relative al
contatto con linee elettriche durante
l’attività di manutenzione ed installazione di impianti elettrici.
In questo genere di attività
“l’assenza o il mancato rispetto di una corretta
procedura lavorativa è presente nel 90% dei casi (in riferimento ai
casi analizzati da INFOR.MO., ndr) ed è molto spesso riconducibile ad una
pratica scorretta, più raramente ad una mancanza di formazione. È il caso, ad
esempio, di lavoratori che effettuano opera di manutenzione o installazione su
impianti senza aver preventivamente verificato l’assenza di alimentazione degli
elementi su cui intervengono. Altro errore procedurale diffuso si riscontra nel
mancato coordinamento tra l’infortunato ed i colleghi che nel frattempo stanno
svolgendo un’attività di supporto. Un esempio è quello di un lavoratore che
provvede alla messa fuori tensione dei cavi in una cabina elettrica mentre
l’altro, l’infortunato, si occupa dello sfilamento degli stessi”.
Inoltre al 25% dei casi dovuti
esclusivamente ad un errore procedurale “si affiancano eventi il cui
verificarsi dipende da ulteriori criticità. Nel 35% degli avvenimenti
infortunistici, infatti, si rileva anche
il
malfunzionamento o la mancanza di dispositivi di protezione dell’impianto
su cui si opera (ad esempio il mancato intervento dell’interruttore
differenziale o l’assenza di protezioni fisse o mobili atte ad impedire il
contatto con parti normalmente attive), oppure l’inadeguatezza della segnaletica
di avvertimento sulla presenza di elementi sotto tensione; nel 30% dei casi si
riscontra anche un problema
legato ai DPI (scarpe, guanti, casco e utensili isolanti) o perché non
forniti dal datore di lavoro o perché non adoperati dal lavoratore o perché non
conformi”. Infine, nel 10% delle dinamiche analizzate “i fattori causali del
contatto elettrico non hanno interessato aspetti procedurali, ma esclusivamente
problemi tecnici relativi agli impianti oggetto dell’intervento ed agli
equipaggiamenti di protezione individuale”.
Si ricorda che
per
lavoro elettrico sotto tensione (art. 82 del TU), si intende “un
intervento su impianti o apparecchi elettrici con accesso alle parti attive
sotto tensione nell’ambito del quale, se non si adottano misure di sicurezza,
si è in presenza di rischio elettrico”.
E i lavori
elettrici sotto tensione “possono essere eseguiti purché svolti in
conformità alle relative norme tecniche per quanto attiene:
- le procedure e le attrezzature;
- la formazione e l’addestramento
del personale. Inoltre:
- il personale deve essere
dichiarato idoneo dal datore di lavoro;
- su impianti di categoria II e
III (tensione superiore a 1000 V in c.a. e 1500 V in c.c.), le aziende devono
essere autorizzate dal Ministero del Lavoro e della previdenza sociale”.
In particolare le norme tecniche
considerano lavori elettrici “anche quelli eseguiti in prossimità di parti in
tensione accessibili e quelli eseguiti su parti attive messe fuori tensione e
in sicurezza”.
Riportiamo, per concludere,
alcuni
elementi fondamentali di prevenzionetratti dalla scheda:
- “
pianificazione del lavoro elettrico;
- nei lavori elettrici di
particolare complessità (es. impianti o parti di impianto i cui circuiti
risultano fisicamente alquanto articolati o poco controllabili visivamente o
per il numero di possibili alimentazioni o per la presenza di impianti in alta
o media tensione) occorre: l'
elaborazione
di un Piano di lavoro (un documento dove sono indicate le modifiche da
apportare all’impianto e mantenere durante l’intervento, necessarie per
garantire la sicurezza) redatto dal Responsabile dell’impianto o, a seguito di
delega, dal Preposto ai lavori; l'
elaborazione
di un Piano di intervento (un documento compilato e firmato dal Preposto ai
lavori, dove sono riportate le informazioni circa le misure di sicurezza e le
modalità di intervento da seguire); la formale
Consegna e Restituzione dell’impianto (elaborazione di un documento
in cui si formalizzano la consegna e la restituzione dell’impianto fra il
Responsabile dell’impianto e il Preposto ai lavori);
-
formazione e addestramento del personale”.
Pagina introduttiva del sito web di
INFOR.MO.: nell’articolo abbiamo presentato le schede numero
4215,
700a e
3558 (archivio
incidenti 2002/2010).
Tiziano Menduto
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