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"Cadute dall’alto in edilizia: i quattro principali fattori di rischio"
fonte www.puntosicuro.it / Sicurezza Macchine ed Attrezzature
16/12/2014 - Spesso come
giornale constatiamo e ricordiamo ai nostri lettori i rischi elevati per la
salute e sicurezza dei lavoratori dei cantieri edili, specialmente con
riferimento alle cadute dall’alto
e al seppellimento e sprofondamento
negli scavi. Rischi che per essere affrontati in modo efficace hanno
bisogno di utili strumenti, di normative applicabili, di una maggiore
consapevolezza dei pericoli e utilizzo dei dispositivi di protezione collettiva
e personale. Ad esempio le
opere
provvisionali, cioè una lavorazione o la realizzazione di una struttura o
di un manufatto che abbia una durata temporanea e che potrà essere utilizzata,
ad esempio, per la sicurezza dei lavoratori e per proteggere le persone
estranee al cantiere.
Per cercare di conoscere le opere
provvisionali, gli strumenti che possono avere le aziende per approntarle e le
cause principali delle cadute
dall’alto, abbiamo intervistato, ad Ambiente
Lavoro di Bologna, l’Ing.
Giuseppe
Semeraro della Consulenza Tecnica per l’Edilizia INAIL (CTE) – Direzione
Regionale Marche..
Lo abbiamo intervistato poco dopo
la sua partecipazione al seminario Inail, che si è tenuto ad Ambiente Lavoro il
24 ottobre 2014, dal titolo “
Identificazione,
scelta ed uso di opere provvisionali, DPC e DPI nei cantieri edili”.
Il convegno, per contribuire
concretamente al miglioramento delle condizioni di sicurezza, ha fornito
“informative basate su leggi, circolari, norme tecniche specifiche e linee
guida, utili a individuare e perfezionare metodologie operative atte a
migliorare le misure di prevenzione dai rischi professionali”. In particolare
l’intervento di Giuseppe Semeraro ha riguardato “
Le opere provvisionali, dati infortunistici e giurisprudenza attuale”.
L’intervista, dopo alcune domande
sulle funzioni della CTE Inail, cerca di chiarire che cosa si intenda per opera
provvisionale e per apprestamento per la sicurezza.
Quali sono le normative tecniche e gli eventuali strumenti forniti
dall’Inail per affrontare il tema delle opere provvisionali?
Partendo poi da una serie di
strumenti forniti recentemente dall’Inail, e già presentati da
PuntoSicuro, approfondiamo i contenuti della sua relazione:
-
Quali sono i dati infortunistici più significativi relativi alle cadute
dall’alto?
-
Quali sono gli agenti materiali, le cause che portano ancora oggi a
cadere dall’alto nei cantieri edili?
Scopriremo, insieme a Giuseppe
Semeraro, che sono quattro gli
agenti
materiali che contribuiscono quasi completamente al problema delle cadute dall’alto in
edilizia: i ponteggi fissi, l’assenza di protezione nelle aperture, la fragilità
delle coperture e i problemi con i ponti mobili. E Semeraro segnala che che
“
se a livello infortunistico la caduta
dall’alto incide per il 21%, i fatti che arrivano in Cassazione e riguardano la
caduta dall’alto incidono per il 50%”.
a cura di Tiziano Menduto
Cosa è un’opera provvisionale? Ci sono dubbi sulla sua definizione?
Giuseppe Semeraro: (...) La domanda è puntuale ma la risposta non
può esserlo altrettanto, perché le opere provvisionali sono una serie di
apprestamenti, indicati ad esempio nell’allegato XV punto 1 del Decreto 81 sui
Contenuti minimi dei Piani di Sicurezza. Partiamo dalle recinzioni e andiamo a
finire anche ai servizi igienici passando dai ponteggi, dai ponti su cavalletti
e quant’altro.
Comunque l’accezione più comune
del termine “
opera provvisionale” è
probabilmente incarnata dal ponteggio. Da quella struttura che non serve
all’opera, ma serve durante la realizzazione dell’opera per delle utilità e poi
viene smontata...
(...)
Veniamo al suo intervento. Quali sono i principali dati infortunistici
relativi alle cadute dall’alto? E quali i principali agenti materiali?
G.S.: (...) Il mio intervento vuole indagare su un fenomeno grave
che negli ultimi anni ha visto dei miglioramenti che però non sono un punto di
arrivo in termini prevenzionistici. Indagare per trovare quelle aree di
miglioramento delle condizioni di lavoro dei lavori in quota. Stiamo dunque
parlando di uno dei “problemi dei problemi” del cantiere, cioè la
caduta dall’alto.
Nel tempo la caduta dall’alto è
passata da un indice infortunistico mortale del 33% - comunque superiore al 30%
rispetto al totale - a un valore attuale intorno al 20-21%. È un dato
percentuale che non può risentire dell’andamento economico. Una riduzione degli
infortuni mortali ci sono stati in proporzione al totale. Ciò nonostante nei
cantieri abbiamo ancora qualcosa come una cinquantina di morti nei cantieri per
caduta dall’alto.
La domanda è – e quindi qui
finisce l’indagine statistica –
è
possibile accettare ancora oggi una situazione del genere dopo una serie di
normative così profonde che avrebbero dovuto veramente cambiare il modo e il
costume di lavorare?
A questa domanda ho cercato di
dare una risposta molto semplice partendo da un altro dato (...) cioè dall’
analisi delle sentenze di Cassazione sotto
il profilo tecnico, non giuridico, cioè non sotto l’aspetto “chi è il
responsabile”, ma “perché è responsabile”, “di cosa si è reso responsabile”.
(...)
Abbiamo analizzato circa 100
sentenze di Cassazione degli ultimi 10 anni (...) che riguardavano fatti
afferenti i cantieri.
Il primo dato che ne viene fuori
è che
mentre a livello infortunistico la
caduta dall’alto incide per il 21%, i fatti che arrivano in Cassazione e
riguardano la caduta dall’alto incidono per il 50%. Quindi hanno veramente
un peso significativo e significa che a monte abbiamo la maggior parte delle
violazioni e quindi non soltanto infortuni connessi alla caduta dall’alto.
(...)
Con riferimento alla caduta
dall’alto l’indagine mirava a capire anche quali fossero i motivi, quelli che
vengono tecnicamente chiamati
agenti
materiali, che incidono a riguardo.
Bene, la parte del leone la fa il
ponteggio fisso con il 31%, poi però
abbiamo degli agenti insospettabili in termini numerici.
Assenza di protezione nelle aperture o protezioni inadeguate nelle
aperture dei solai
e nelle aperture
dei muri (...) rappresentano il 19% dei casi che arrivano in Cassazione. La
maggior parte di questi sono infortuni gravi, gravissimi e anche mortali. Si ha
il 19% anche per il
problema sulle
coperture in tema di lucernari fragili (tutti i lucernari sono fragili se
non sono messi in sicurezza perché lo strato trasparente è uno strato
frangibile) e poi le superfici fragili in genere delle coperture (...).
Diciamo che questi tre agenti,
insieme al quarto, che ora illustro, quasi fanno il totale, cioè raggiungono
l’86% dei casi. L’ultimo agente è relativo ai
ponti mobili, attrezzature utilizzate non solamente nei cantieri di
costruzione, ma – riguardo ai ponti su ruote - soprattutto nei cantieri di
manutenzione. Dunque parliamo di trabattelli o ponti su ruote (il 12% dei casi)
e i ponti su cavalletti (il 5% dei casi).
Ecco bisognerebbe tenere conto
per le cadute dall’alto di questi quattro fattori o agenti materiali per
garantire un’efficacia antinfortunistica molto più alta.
Quali sono dunque i risultati e le conclusioni delle vostre indagini?
G.S.: (...) Al di là dei risultati di questa indagini, l’aspetto
importante è la conclusione.
E la conclusione che emerge è
purtroppo (...) amara. Perché si va a constatare che
la maggior parte di questi fatti che poi arrivano in Cassazione e che
riguardano infortuni anche mortali derivano dall’inapplicazione di norme
basilari. Quello che una volta si diceva essere l’ABC della sicurezza.
Quindi quello che bisogna fare (...) è raggiungere gli operatori economici per
dire che stiamo perdendo di vista le regole base.
Le regole base sono
imprescindibili se vogliamo la sicurezza. Poi facciamo altro, facciamo i piani,
la pianificazione, ma attenzione ci sono dei punti su cui non si può derogare
(...).
a cura di Tiziano Menduto
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