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"RLS, stress lavorativi e organizzazione del lavoro"
fonte www.puntosicuro.it / Salute
28/01/2015 - In relazione al ruolo importante che il
Rappresentante dei Lavoratori per la Sicurezza (RLS) può avere nel miglioramento della prevenzione di uno dei rischi più insidiosi nel mondo lavorativo, il
rischio stress lavoro-correlato (SLC),
alcuni seminari e incontri organizzati in Italia stanno offrendo in
questi ultimi anni agli RLS strumenti informativi per aiutarli a giocare
un ruolo attivo nella gestione del rischio.
Uno di questi seminari, organizzato dalla Rete Regionale Toscana RLS e dall’ Azienda Sanitaria di Firenze, si è tenuto il 25 Novembre 2014 a Sesto Fiorentino (Firenze) e aveva per titolo “
RLS e stress lavoro correlato, dimensione del problema e strumenti per affrontarlo”.
Come ricordato nell’
introduzione al seminario,
a cura
di Roberto Bolognesi (PISLL ASL 10), si può definire lo SLC come
una condizione di disagio psico-fisico “che si determina in soggetti che non si
reputano in grado di corrispondere a richieste e aspettative”: “non si tratta
di per sé di una malattia ma può esserne la porta di ingresso. Si tratta,
ovviamente, di un problema da sempre esistente nel mondo del lavoro, studiato e
affrontato ma reso emergente dall’evoluzione del quadro normativo”.
È un problema “non astrattamente
riferibile a condizioni di benessere/malessere dei lavoratori ma collegato
strettamente e concretamente all’ organizzazione
del lavoro”. E quest’ultima “va intesa come variabile indipendente su cui
intervenire attivamente con la valutazione e l’analisi dei fattori determinanti”.
In particolare, ricorda sempre
Bolognesi, è necessario “gestire il rischio in questione a vari livelli:
-
datoriale (con riferimento al datore di lavoro e i suoi
consulenti): “adozione di misure di contenimento ed eliminazione dei
determinanti di stress;
-
RLS: devono essere coinvolti nel processo perché portatori di
esperienze e tramite con la base lavorativa delle aziende”. Anche nei loro
confronti esistono responsabilità ed obblighi dei datori di lavoro: devono
“essere formati in modo adeguato e si deve favorirne la responsabilizzazione”;
-
lavoratori: “devono essere ascoltati e coinvolti nel processo
valutativo. Anche per loro è valido quanto detto per gli RLS relativamente alla
formazione, utile soprattutto a creare consapevolezza del problema”.
Inoltre, continua l’introduzione,
un ruolo importante possono giocarlo anche le
parti sociali: “organizzazioni sindacali e datoriali possono
sensibilizzare il proprio target e contribuire a far crescere la cultura della
prevenzione in materia”.
Per conoscere ancor più il
fenomeno dello stress
nel mondo del lavoro, riprendiamo brevemente il contenuto dell’intervento
di Michele Brignola, direttore della
sede INAIL di Firenze.
In “
Le patologie innescate dallo
stress lavoro correlato: i dati dell’INAIL” il relatore ricorda che dall’emanazione
del Testo Unico in materia di tutela della salute e della sicurezza nei luoghi
di lavoro (D. Lgs. 81/2008) si sono succeduti nel tempo, con il contributo
attivo dell’Inail, vari documenti scientifici e atti di indirizzo che hanno
concorso a definire il concetto di stress
lavoro-correlato e a sviluppare metodi e strumenti di valutazione.
Tutti questi interventi hanno
permesso nel tempo “in maniera via via più stringente” di definire l’oggetto
della valutazione, “mettendo al centro della stessa non il benessere o il
malessere dei lavoratori, ma l’organizzazione del lavoro”.
Quali possono essere i motivi per cui il rischio stress
lavoro-correlato, come ricordano i vari dati della sua diffusione a livello europeo,
è sempre più diffuso nei luoghi di lavoro?
Il relatore sottolinea che il
mondo del lavoro “mostra una sempre maggiore vivacità ed una necessità quasi
febbrile di adattarsi ai mutamenti delle logiche politiche e di mercato che si
manifestano con frequenza quasi quotidiana. Flessibilità, riorganizzazione,
prolungamento dell’orario di lavoro reale, sono solo alcuni dei fattori che
stanno influenzando profondamente il mondo del lavoro, soprattutto nei
contenuti e nelle modalità di relazione tra i suoi attori. Inevitabilmente, i
rischi stessi seguono o addirittura precorrono queste trasformazioni, sfuggendo
talvolta all’analisi degli strumenti tradizionali impiegati per il loro
monitoraggio e controllo”. E in questo senso “lo spostamento sempre maggiore,
soprattutto nei paesi avanzati, della produzione dai beni di consumo a quella
dei servizi, probabilmente si riflette in una modificazione sostanziale dei
rischi aziendali. Emergono (e non solo per differenza) i rischi trasversali ed
i loro effetti sulla psiche, rispetto ai tradizionali rischi chimici, fisici e
biologici”.
Inoltre, continua la relazione,
le nuove forme contrattuali di lavoro, “introducendo maggiore esigenza di
flessibilità, possono indurre situazioni di maggiore ansia legata
all’organizzazione ed ai rapporti di lavoro”.
Cosa si può intendere per stress?
Lo stress è “la reazione avversa
ad eccessive pressioni o ad altro tipo di richieste”. Tuttavia esiste “una
profonda differenza tra il concetto di ‘pressione’, fattore talvolta positivo e
motivante, e lo stress che insorge quando il peso di tale pressione diventa
eccessivo”.
Inoltre lo stress non è
definibile una malattia, ma una ‘reazione aspecifica’ di “adattamento
dell’individuo all’ambiente. Un’esposizione intensa e prolungata a
stressor (ad agenti stressanti, ndr) può
invece causare patologie di natura sia psichica che somatica”.
Qual è il rapporto tra stress e organizzazione lavorativa?
Lo stress lavoro correlato è
“causato da disfunzioni dell’organizzazione del lavoro”.
Infatti diversi fattori
organizzativi “possono causare lo stress
lavoro-correlato, sia fattori legati al ‘contenuto’ del lavoro (ambiente,
compiti, carichi, ritmi, …), sia fattori legati al ‘contesto’ del lavoro
(cultura organizzativa, definizione di ruoli, carriera, autonomia, controllo,
comunicazione, relazioni, …)”. Inoltre lo stress lavoro-correlato “produce
effetti negativi sull’azienda in termini di impegno del lavoratore, prestazione
e produttività del personale, incidenti causati da errore umano, turnover del
personale ed abbandono precoce, tassi di presenza, soddisfazione per il lavoro,
potenziali implicazioni legali”. Tutti elementi che, sottolinea il relatore,
“rappresentano per l’azienda evidenti costi che potrebbero essere sensibilmente
ridotti applicando, in maniera consapevole e partecipata, un percorso di valutazione
dello stress lavoro-correlato che non sia semplicemente una procedura
dovuta al mero rispetto della normativa, ma anche una presa di coscienza
dell’azienda e dei lavoratori sullo specifico rischio”. Infatti adottare
provvedimenti per la gestione delle cause dello stress lavoro-correlato “rende
possibile prevenire o, quanto meno, ridurre l’impatto che tale rischio può
avere sui lavoratori e sull’azienda anche in termini di produttività”.
Rimandando alla lettura integrale
dell’intervento, che si sofferma anche sul contenuto delle indicazioni
per la valutazione dello stress lavoro-correlato della Commissione
Consultiva Permanente, concludiamo ricordando, con le parole di Brignola, che “
la prevenzione del rischio da stress
lavoro-correlato, così come quella degli altri rischi, è,
prima che un obbligo normativo, soprattutto
un investimento per l’azienda e per i suoi lavoratori”.
“ Introduzione
al seminario”, a cura di Roberto Bolognesi (UFC PISLL ASL 10), intervento
al seminario “RLS e stress lavoro correlato, dimensione del problema e
strumenti per affrontarlo” (formato PDF, 12 kB).
“ Le patologie innescate dallo stress lavoro
correlato: i dati dell’INAIL”,
a cura di Michele Brignola (Direttore sede INAIL Firenze), intervento al
seminario “RLS e stress lavoro correlato, dimensione del problema e strumenti
per affrontarlo” (formato PDF, 61 kB).
Tiziano Menduto
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