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"Rischio stress: il rapporto tra forza stressogena e persona stressata"
fonte www.puntosicuro.it / Salute
13/03/2015 -
Capitolo 8
Continuiamo la pubblicazione, in più puntate, di un testo sullo stress
lavoro correlato o, meglio, sul “mal-essere” nel mondo del lavoro. Un testo
curato dallo psicologo del lavoro Andrea Cirincione e dal titolo “
Lavori o Scleri?! Teoria e Pratica del
mal-essere per scelta
” che presenta
il tema con un linguaggio semplice, ironico e diretto, arricchendosi delle
esperienze di lavoro in organizzazioni pubbliche e private di ogni tipo e
dimensione.
Dopo i capitoli dedicati alla sindrome
generale di adattamento, alle esperienze, ai temperamenti, alle emozioni di
base e alla fase di allarme,
di resistenza ed esaurimento, alla
logica di causa-effetto e al pensiero probabilistico, un
nuovo capitolo si sofferma sul rapporto tra forza stressogena ed elemento
stressato e presenta le, ormai immancabili, nuove leggi dello “sclero” e del
lavoro.
Capitolo 8
Giochi di
forze
Capitolo responsabilizzante
Quando l'individuo sperimenta il
disadattamento (qui inteso come il cedimento della capacità di
adattarsi alle situazioni), è evidente che il “corredo” di meccanismi innati e
appresi, di cui la nostra specie dispone, non è né completo né infallibile.
Eppure – e questa è una dote umana straordinaria –
disponiamo di una capacità di apprendimento che in natura non ha eguali.
Se ci troviamo “in panne” di fronte ad una situazione,
scopriamo l'esistenza di una
tensione
interna (energia) che ci spinge verso le azioni di compensazione di cui abbiamo
già parlato.
⇒ Talvolta però la tensione interna, invece di
tramutarsi in azioni efficaci, si diffonde all'interno del nostro sistema psico-biologico
e possono prodursi fondamentalmente due esiti:
1. la cattiva elaborazione e l'accumulo tensionale
interno possono risultare lesivi a livello di organi, e quindi può insorgere
una malattia cosiddetta psicosomatica; le patologie da stress
lavoro-correlato
sono di questo tipo, tipicamente rientrano in questa categoria: problemi alla
schiena, disturbi cardiaci, ulcere peptiche, ipertensione, sistema immunitario
deficitario [1].
2. la tensione non risolvente può spingere a
riadattamenti e modifiche a livello del “sé”, fino a generare una risposta
nuova, che non era nel “corredo”, e che può rivelarsi efficace quindi evolutiva
(nel bene o nel male).
Nulla di nuovo, per quanto riguarda le teoria psicologiche.
In letteratura si può trovare il lavoro di Richard
Lazarus [2],
psicologo americano diventato molto famoso per i suoi studi su stress,
emozione e cognizione. Egli sostenne l'importanza della mediazione cognitiva,
come variabile “interveniente” tra lo stressor e l'attivazione conseguente.
⇒ Si può pertanto dire che “ci mettiamo di nostro” nel
migliorare o peggiorare le situazioni che accadono.
La valutazione (“
appraisal”)
è automatica, persino inconscia, e opera su due piani:
I. il primo è quello del
significato di ciò che sta accadendo;
II. l'altro è quello delle
risorse che ho a disposizione per affrontarlo.
Lazarus e la sua collega Folkman [3]
hanno prodotto un concetto importante, quello di
coping, di cui
parleremo più avanti. Intanto ne anticipiamo la
sostanza.
I) SIGNIFICATO
Guardiamo al piano del significato, ipotizzando una
cattiva
elaborazione, vale a dire l'attribuzione di un significato “distruttivo”
a ciò che accade.
Quando la causa esterna (stressor) ha caratteri traumatizzanti
(veri o presunti) potrebbe avvenire una risposta sproporzionata, una sorta di “
eccesso di legittima difesa”. Questa,
andando oltre la capacità del soggetto di capire cosa gli sta succedendo e di
accettarlo, potrebbe portare a influenzare lo stato di coscienza (fino ad es. allo
svenimento), oppure ingenerare un'ipersensibilità (alcune intolleranze possono
essere psicogene), o altri sintomi che nei casi più gravi configurano una vera
nevrosi traumatica.
- Caso: un
ragazzino sta nuotando giocosamente, il cugino (per scherzo) nel momento in cui
riemerge dall'acqua, lo reimmerge spingendolo dalla testa: paura, timore di
affogare, affannoso rientro a riva; molto arrabbiato col cugino, il ragazzino
sviluppa un'ansia da acqua, e per un lungo periodo avrà un'avversione che lo
costringerà a dover riprendere lentamente negli anni la fiducia per
ricominciare a nuotare.
⇒ Quando lo scherzo
diventa stress traumatico.
- Caso-limite:
un dipendente – licenziato – decide di tornare in azienda, apparentemente per
un colloquio coi suoi ex capi; lo
accolgono e questi non esita a sparare uccidendo due persone, quindi si suicida [4].
⇒ Quando lo stress diventa
tragedia.
II) RISORSE
Guardiamo al piano delle risorse, ipotizzando una
evoluzione, vale a dire la produzione di una risposta innovativa rispetto al passato.
Quando la causa esterna (
stressor) mi mette in crisi, perché non ho una risposta adattiva
pronta ed efficace nel mio bagaglio psico-neuro-immuno-logico, ecco che
“magicamente” si manifesta un'alterazione di stato di coscienza (di tipo iperattenzionale),
una sorta di
trance agonistica che
porta a una soluzione inattesa, un vero
colpo
di teatro.
- Caso: un
ragazzo di 15 anni americano si trova sulla sedia a rotelle per via di un
attacco di poliomielite; può muovere solo gli occhi, e per divertirsi impara a scrutare
a fondo i gesti ed i movimenti delle persone; ripresosi, diventa un grande
psichiatra, capace come nessun altro di leggere il comportamento non verbale.
⇒ Il suo nome è Milton
Erickson, ricordato come il più eminente ipnotista clinico del 20° secolo.
- Caso-esemplare:
un padre si trova di fronte alla drammatica malattia reumatica del figlio Ken;
ha un'idea e realizza una vasca apposita, con dei buchi dai quali passa
dell'aria per alleviare le sue sofferenze mediante “bolle d'acqua”. Il padre si
chiama Candido Jacuzzi.
⇒ Quando lo stress diventa
un successo imprenditoriale.
Che cosa
avviene nella mente?
Dobbiamo fare il passo in avanti decisivo rispetto
alle teorie
causa-effetto.
L'idea che qualcuno “compia l'azione y” a causa del
“fenomeno x” è appetibile ma fallace e insufficiente come abbiamo visto. Volendo
osare, scriveremo non più che y=f(x), ma:
⇒
f(y)=f(x)
Pensiamo a un individuo che, provocato, invece di reagire
con forza nella direzione attesa, metta in atto qualcosa di sorprendente:
invece che “occhio-per-occhio” segue una via alternativa.
Immaginiamo due possibilità:
1. il “fenomeno x” innesca un'energia potenziale in reazione,
che quel soggetto riesce in qualche maniera a canalizzare in modo particolare
(ricevo una sberla → mi altero → invece di restituirla rispondo ironicamente “grazie”);
2. il “fenomeno x” innesca un'energia potenziale che
si disperde (tutta o in parte) a causa delle particolari condizioni del
ricevente (ricevo una sberla → sono affranto → non reagisco).
Per comprendere meglio, cambiamo esempio guardando un
tavolo da biliardo:
- con la stecca imprimiamo una forza a un primo
boccino;
- quando questo colpisce l'altro, il risultato è una
traiettoria, che può essere rappresentata in modo vettoriale (intensità-direzione-senso).
I grandi giocatori sono molto bravi a tenere sotto
controllo le variabili di gioco. Ma se ipotizziamo però che ci siano condizioni
mutevoli non solo nell'intensità o nella rotazione della prima pallina, ma una
variazione di consistenza in quella da colpire e persino mutevoli condizioni nel
tavolo da gioco, ecco che prevedere l'esito del colpo diventerebbe pressoché impossibile,
anche per un grande campione.
E' un po' quello che accade nella relazione tra
stressor, stress e strain: non basta valutare lo stressor per prevederne le conseguenze.
-
8° legge
dello sclero:
lo stress è
frutto di un'azione combinata (=”
transazione”)
tra forza stressogena ed elemento stressato, caratterizzata da un'influenza
bidirezionale
.
-
8° regola del lavoro:
non
bisogna mai considerare le cause di stress come totalmente esterne e
indipendenti da noi stessi.
In un film classico del genere thriller come
“Shining” (di Stanley Kubrik, 1980) si vede bene l’escalation dello strain del folle
protagonista Jack Torrance (Jack Nicholson).
Ops. Continuo a usare la parola strain. Bisogna che
le dedichi un po' di attenzione.
Andrea Cirincione
Psicologo del Lavoro
NB: Nelle prossime settimane PuntoSicuro pubblicherà altri
capitoli del libro dedicati al mal-essere nel mondo del lavoro.
[1] Facts
n°22 dell'Agenzia Europea per la Sicurezza e Salute sul Lavoro (2002)
[2] Lazarus, Richard S. (1991).
Progress on a cognitive-motivational-relational theory of Emotion. American Psychologist,
46(8), 819-834
[3] Stress, Appraisal, and Coping,
Richard S. Lazarus, PhD Susan Folkman, PhD Pub.Date: 3/1984 456 pp., Softcover
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