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"Linee guida per i rischi di esposizione a fibre artificiali vetrose"
fonte www.puntosicuro.it / Linee Guida
14/04/2015 - Con l’acronimo
FAV (
Fibre Artificiali Vetrose) si intende un vasto sottogruppo di fibre
inorganiche che, con la messa al bando dell'amianto, hanno assunto una grande rilevanza
commerciale – nei settori dell'edilizia, del tessile e dei prodotti plastici
- in relazione alle loro caratteristiche
di
isolamento termico e acustico.
Proprio per le ottime
caratteristiche di isolamento delle FAV - utili per assicurare importanti risparmi
energetici - il livello di diffusione e utilizzo di queste fibre in questi anni
è molto aumentato. Alcune stime, sul numero di lavoratori addetti alla
produzione di FAV nei paesi europei, parlano ormai di diverse decine di
migliaia di unità. E altrettanto numerosi sarebbero gli utilizzatori diretti,
ad esempio dell'industria delle costruzioni e degli impianti.
È dunque più che mai necessario approfondire
le conoscenze scientifiche relative ai
rischi
legati alla esposizione a fibre artificiali vetrose e individuare le
necessarie “misure di prevenzione da adottare e le corrette modalità di
impiego, uso e manutenzione da rispettare”.
In considerazione di questi
problemi la Conferenza
Permanente per i rapporti tra lo Stato, le Regioni e le province autonome di
Trento e Bolzano nella seduta del
25
marzo 2015 ha sancito l’intesa tra Governo, Regioni e Province Autonome
inerente le linee guida “
Le Fibre
Artificiali Vetrose (FAV): Linee guida per l'applicazione della normativa
inerente ai rischi di esposizioni e le misure di prevenzione per la tutela
della salute”.
Il documento ricorda che l'evoluzione
normativa e il progresso delle conoscenze scientifiche “hanno reso ormai datate
e non più attuali le linee guida per il corretto impiego delle fibre di vetro
isolanti, emanate con la
Circolare del Ministero della Sanità n. 23 del 25
novembre 1991”. E un apposito tavolo di lavoro ha elaborato le linee guida proprio
per consentire una corretta valutazione e consapevolezza dei rischi da parte di
tutti i soggetti interessati, compresi gli utilizzatori finali, sia negli
ambienti di lavoro che di vita. E per favorire, come abbiamo già detto, “l'adozione
di misure di prevenzione adeguate, in linea con la vigente normativa, avendo
come destinatari particolari, ma non esclusivi, sia i datori di lavoro e sia
anche gli organi di vigilanza”.
Le linee guida si soffermano ampiamente
sugli
effetti sulla salute,
specialmente in relazione alla capacità delle Fibre
Artificiali Vetrose di “penetrare nell'organismo attraverso le vie respiratorie”.
Tale capacità è propria delle “fibre così dette respirabili, termine con cui si
identificano le fibre che, contenute in sospensione nell'aria, sono in grado di
penetrare profondamente all'interno delle vie respiratorie e, in ragione delle
loro dimensioni (diametro e lunghezza), di raggiungere anche le diramazioni
terminali più distali”.
Il documento si sofferma in
particolare su alcuni argomenti relativi agli effetti sulla salute:
- effetti infiammatori sulle strutture polmonari;
- effetti irritativi;
- cancerogenicità;
- valutazione IARC per gli effetti cancerogeni;
- effetti delle
Fibre Ceramiche Refrattarie (FCR) sulle strutture polmonari;
- effetti
irritativi delle FCR
- cancerogenicità
delle FCR.
E riguardo ai luoghi di lavoro si indica che l'
esposizione alle FAV negli ambienti di
lavoro avviene in relazione alle fasi di fabbricazione, lavorazione, installazione,
rimozione, bonifica e smaltimento di manufatti contenenti FAV. Le “situazioni
nelle quali si può venire a contatto con le FAV in ambiente di lavoro possono
essere le seguenti:
a) durante la fase di produzione
sia della fibra che del prodotto;
b) durante l'immagazzinamento,
sia in stabilimento che presso rivenditori e in cantiere;
c) durante il trasporto del
prodotto;
d) durante le fasi di lavorazioni
successive alla produzione;
e) durante le fasi di rifinitura
del prodotto;
f) durante la rimozione, la
bonifica e lo smaltimento dei manufatti in posa”.
E i settori maggiormente
interessati all'esposizione a FAV sono “l'edilizia (isolamento termoacustico),
l'industria (isolamento impianti di processo, settore del caldo e del freddo),
i trasporti (isolamento termoacustico)”.
Ci si sofferma poi sull'
utilizzo di FCR (Fibre Ceramiche
Refrattarie) nei settori della lavorazione della ceramica (forni), nel
trattamento primario dei metalli, in fonderia, nell'industria petrolchimica e
altri processi chimici. In questo caso c’è una “possibile esposizione
lavorativa a materiale classificato come cancerogeno di categoria 1 B”.
In conformità a quanto previsto
dal D.lgs. 81/2008 “l'esposizione a
lane
minerali artificiali ricade nell'ambito del campo di applicazione del capo
I ‘Protezione da agenti chimici’, mentre la esposizione a
fibre ceramiche refrattarie, in quanto classificate cancerogene di
categoria 1 B, ricade nel campo di applicazione del capo II ‘Protezione da agenti
cancerogeni e mutageni’”.
Dunque nel caso di esposizione a
lane minerali artificiali classificate come cancerogeno di categoria 2, “il
datore di lavoro sarà tenuto ad effettuare la valutazione dei rischi ai sensi
dell'articolo 223 del D.lgs. 81/08 e in esito alla stessa dovrà adottare le
previste misure generali dell'articolo 224 per la prevenzione dei rischi;
mentre nel caso di esposizione a fibre ceramiche refrattarie il datore di lavoro
è tenuto ad effettuare la valutazione del rischio ai sensi dell'articolo 236 e
in esito alla stessa a prendere in considerazione in primo luogo la possibilità
della riduzione o sostituzione del materiale, se tecnicamente possibile, in
secondo luogo la possibilità dell'utilizzo in un sistema chiuso e solo in
ultima analisi la riduzione al minimo possibile del livello di esposizione
(Art. 235)”.
In ogni caso si sottolinea che il
D.Lgs. 81/2008 prevede l'obbligo della valutazione dei rischi in tutte
le situazioni in cui si utilizzano materiali che presentano rischi per la
salute: “categoria nella quale rientrano, sia pure con diversa misura di
pericolosità rispetto alla diversa composizione e caratteristiche tutte le FAV”.
Dopo aver affrontato il tema dei
limiti e dei valori di riferimento, vengono riportate indicazioni per la
gestione operativa dei rifiuti contenenti
fibre minerali.
Ad esempio tutti i materiali di
scarto contenenti Fibre minerali, compresi i DPI usati, “nel momento della loro
formazione, devono essere raccolti con cura e confezionati in modo tale da
evitare la dispersione di fibre nell'aria. Le confezioni devono poi essere
munite di etichettatura idonea a segnalarne la natura e la eventuale
pericolosità. I rifiuti confezionati ed etichettati, in attesa dello
smaltimento, devono essere collocati in deposito temporaneo all'interno del
cantiere o della sede aziendale, in una apposita area, adeguatamente segnalata”.
In particolare il rifiuto deve
essere classificato "speciale pericoloso" se contiene:
- “una sostanza riconosciuta come
cancerogena (categorie 1 o 2) in concentrazione maggiore o uguale allo 0,1%;
- una sostanza riconosciuta come
cancerogena (categoria 3) in concentrazione maggiore o uguale allo 1%;
- una o più sostanze irritanti
classificate R36, R37, R38 in concentrazione totale maggiore o uguale al 20%”.
Ci soffermiamo infine su alcune
indicazioni operative e attività di
prevenzione da porre in atto nell'utilizzo di FAV.
Sono da distinguere nettamente le
attività di prevenzione da porre in atto nell'utilizzazione di lane minerali e
fibre ceramiche refrattarie: “l'attuale produzione di lane minerali
risponderebbe a quanto richiesto della nota Q, per cui le stesse risultano non
classificate come cancerogene (neppure come sospette cancerogene) e anche non
classificate come irritanti per la pelle”.
Ricordiamo che la Nota Q è stata
introdotta dalla Direttiva della Commissione Europea 97/69/CE del 5 dicembre
1997 e stabilisce la non applicabilità di alcuna classificazione di
pericolosità se è provato che la sostanza rispetta almeno una delle quattro
condizioni previste dalla normativa.
Concludiamo ricordando che per le
attività di prevenzione da porre in
essere per la messa in opere di lane minerali rispondenti alla nota Q, “un
livello di prevenzione è quello normato dal d.lgs. 81/2008, per cui per
l'utilizzo di fibre classificate non pericolose, conformi a nota Q o R, sono da
considerare i consigli di prudenza con relativi DPI da utilizzare:
- se si lavora in ambienti non
ventilati o per operazioni che possono generare emissioni di polveri, indossare
una maschera protettiva usa e getta. Si raccomanda la sua conformità alla EN
149 FFP1.
- utilizzare guanti per prevenire
pruriti in conformità alla EN 388;
- indossare occhiali protettivi
quando si applicano prodotti al di sopra della testa. La protezione degli occhi
in accordo alla EN 166 è consigliata;
- coprirsi con indumenti da
lavoro;
- sciacquarsi con acqua fredda
prima di lavarsi”.
Le linee guida riportano anche le
indicazioni per la messa in opera di fibre ceramiche refrattarie (FCR) e lane
minerali non rispondenti alla nota Q.
Tiziano Menduto
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