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"Strutture sanitarie: i campi elettromagnetici e le radiazioni ottiche"
fonte www.puntosicuro.it / RISCHIO ROA
28/07/2015 - Benché siano molte le attrezzature di lavoro che nelle strutture sanitarie possono esporre i lavoratori ai
campi elettromagnetici (CEM) e alle
radiazioni ottiche artificiali non coerenti (ROA),
il rischio può essere opportunamente controllato e prevenuto “mediante
l'adozione di appropriate misure organizzative, e soprattutto mediante
una corretta e puntuale formazione dei lavoratori addetti all'impiego di
tali apparati”.
Ad affermarlo è un documento pubblicato nel portale “ PAF – Portale Agenti Fisici”,
realizzato nell’ambito del "Piano Mirato sui rischi derivanti dagli
Agenti Fisici" della Regione Toscana e di un progetto del Ministero
della Salute. Un documento che presenta una rassegna dei principali
risultati di alcune campagne di
valutazione del rischio da esposizione a ROA e CEM in ambito sanitario.
In “
Il rischio fisico da campi
elettromagnetici e radiazioni ottiche nelle strutture sanitarie”, a cura di
Iole Pinto, Andrea Bogi, Francesco Picciolo, Nicola Stacchini (Azienda USL 7 di Siena — Laboratorio di Sanità Pubblica — Agenti
Fisici — Siena), si ricorda che le valutazioni sono state “condotte a seguito
di un censimento preliminare presso le sedici strutture sanitarie pubbliche
attive sul territorio regionale delle apparecchiature ed impianti di potenziale
interesse dal punto di vista delle emissioni di CEM e ROA”. Ed è stato quindi “individuato
un parco macchine rappresentativo delle sorgenti maggiormente diffuse sul
territorio regionale, che è stato oggetto di valutazioni specifiche”.
Ricordando che i risultati analitici delle varie misure condotte dagli
autori sono riportati nelle banche dati ROA e CEM del Portale Agenti Fisici, ci
soffermiamo innanzitutto sulle
radiazioni
ottiche artificiali.
Innanzitutto riportiamo un breve
elenco
delle principali apparecchiature presenti in ambito sanitario che
utilizzano “sorgenti di radiazioni
ottiche artificiali non coerenti
di interesse protezionistico, con l'indicazione delle componenti spettrali
rilevanti” (nel presente lavoro non sono trattati gli apparati laser):
-
Fototerapia neonatale (Blu/UVA):
attrezzatura usata in neonatologia;
-
Fototerapia (Blu/UV) : attrezzatura
usata in dermatologia;
-
Foto polimerizzatori (Blu/UVA)
: attrezzatura usata in odontoiatria;
-
Transilluminatori (UV): attrezzatura
usata nei Laboratori di Analisi;
-
Cappe Germicida (UVC): attrezzatura
usata nei Laboratori di Analisi;
-
Lampade Scialitiche (Blu/UVA):
attrezzatura usata nelle sale operatorie.
Rimandando ad una lettura integrale del documento riportiamo alcuni
risultati relativi alla valutazione effettuata sull’attrezzatura per la
fototerapia neonatale:
Dallo studio sono emerse le
seguenti principali conclusioni:
- “gli apparecchi di fototerapia
pediatrica che impiegano sorgenti LED presentano emissioni spettrali nel blu
che possono indurre il superamento dei valori limite prescritti dalla vigente
normativa per tempi di esposizione dell'operatore dell'ordine dei minuti. Per
tali apparati l'impiego di dispositivi oculari di protezione risulta necessario
per gli operatori addetti all'assistenza al neonato quando questi operino in
prossimità della sorgente, in genere a distanze dalle lampade inferiori o
uguali a 1 metro;
- per alcune apparecchiature che
impiegano tubi fluorescenti si sono riscontrate emissioni spettrali rilevanti
nella regione UVA. È da rilevare in merito che l'esposizione ad UVA prodotta da
tali apparati è da considerarsi indebita, alla luce della classificazione della radiazione
UVA da parte dello IARC tra i cancerogeni certi per l'uomo, essendo
peraltro non funzionale ai fini del miglioramento dell'efficacia del
trattamento terapeutico;
- l'indagine ha evidenziato una
grande variabilità sia nel tipo che nella potenza delle radiazioni ottiche emesse
dai macchinari esaminati. Il conseguimento di emissioni radianti ottimizzate
per le lampade usate in fototerapia, attraverso procedure standardizzate di
acquisto, collaudo, manutenzione e controlli periodici di qualità di tali
macchinari, consentirebbe di rendere più efficace la terapia neonatale, evitare
esposizioni indebite ai raggi UVA sia del neonato che degli operatori, e
ridurre alla fonte il rischio per gli operatori, secondo quanto prescritto dal
D.Lgs. 81/2008;
- i dati forniti dai produttori
nei manuali d'uso delle apparecchiature risultano in genere carenti ai fini
della valutazione del rischio per gli operatori e della formazione ed
informazione degli stessi. I produttori dovrebbero essere sollecitati, in sede
di capitolato d'acquisto, a fornire le informazioni richieste dal D.Lgs. 81/2008
Titolo V, ai fini di consentire la valutazione e riduzione del rischio da
esposizione a radiazioni ottiche artificiali già in fase di acquisto di nuove
apparecchiature;
- risulta indispensabile che gli
operatori siano formati in merito ai rischi di esposizione alle radiazioni
ottiche artificiali emesse da tali apparati e sulle modalità di lavoro più
efficaci ed appropriate ai fini della prevenzione del rischio”.
Veniamo, infine, al
rischio da esposizione a campi
elettromagnetici: “un argomento complesso, ancora poco conosciuto per
quanto riguarda i reali effetti sulla salute e i meccanismi di esplicazione di
tali effetti”.
Le sorgenti considerate in questo
lavoro, individuate a seguito di un censimento del parco macchine in uso presso
le strutture sanitarie pubbliche presenti sul territorio regionale, sono:
-
Apparati per magnetoterapia;
-
Apparati per diatermia;
-
Elettrobisturi;
-
Defibrillatori;
-
Stimolatori magnetici transcranici;
-
Tomografi RMN.
Ricordiamo brevemente alcuni dei
risultati relativi ai
defibrillatori,
apparati medici “presente sia nei
presidi medici e ospedalieri sia, nella loro versione semiautomatica, in altri
ambienti di vita e di lavoro come ad esempio supermercati o impianti sportivi”.
Il documento ricorda che “per gli operatori che utilizzano i
defibrillatori e per tutti coloro che si trovano ad operare in prossimità di
tali apparati in condizioni di macchinario acceso devono essere predisposte ed
attuate le misure di tutela prescritte dalla vigente normativa ed in
particolare le seguenti:
- “tutti i lavoratori, anche se non direttamente addetti all' impiego
del defibrillatore, che abbiano necessità di accedere all'area in
prossimità dell'apparato ove si riscontra il superamento dei livelli di
riferimento per la popolazione dovranno essere sottoposti ad una valutazione
dell'idoneità di esposizione a campi elettromagnetici da parte del medico
competente;
- al fine di prevenire l'esposizione ai campi
elettromagnetici di soggetti con controindicazioni, ed in applicazione di
quanto prescritto dalla vigente normativa, dovrà essere affissa idonea
segnaletica all'ingresso della sala di installazione;
- le dimensioni del locale dove si effettua il trattamento e la
collocazione del macchinario devono essere tali da garantire che l'area di
superamento dei livelli di riferimento della popolazione sia ben contenuta
all'interno del locale stesso;
- qualora l'apparato sia utilizzato in ambiente esterno, o comunque al
di fuori delle aree ad accesso regolamentato, gli operatori dovranno provvedere
a mantenere gli altri lavoratori e le persone del pubblico ad idonea distanza
(almeno 1 metro) dall'apparecchio, al fine di prevenire l'esposizione di
soggetti con possibili controindicazioni all'esposizione a CEM;
- i test di funzionalità dell'apparecchiatura in fase di verifica
periodica o manutenzione dovranno essere condotti in un locale ad accesso
regolamentato, tale da garantire che l'area di superamento dei livelli di
riferimento della popolazione sia ben contenuta all'interno del locale stesso e
vi sia apposta la cartellonistica di sicurezza;
- per gli operatori che utilizzano il defibrillatore o che si trovano a
operare nelle vicinanze degli stessi dovranno essere messe in atto le misure di
tutela specifiche prescritte dalla vigente normativa ed in particolare: valutazione
di idoneità all'esposizione a campi elettromagnetici da parte del medico
competente e controlli sanitari periodici; formazione degli operatori sul
rischio da esposizione a CEM e addestramento sulle idonee procedure di lavoro
da adottare al fine di ridurre l'esposizione durate l'impiego del macchinario
ed in particolare evitare di portare i cavi a diretto contatto con il corpo
durante il trattamento;
- la presenza di oggetti metallici in zone di campo intenso nei pressi
dell'apparato deve essere trattata con cautela, tenendo presenti le eventuali
avvertenze riportate nella documentazione e se necessario contattando il
costruttore o il distributore;
- tutti i lavoratori che hanno accesso alla sala di installazione degli
apparati dovranno essere formati sugli effetti dell'esposizione e sulle
controindicazioni all'esposizione”.
Il documento ricorda che alcuni soggetti devono poter accedere alle aree
ad accesso limitato “solo previa autorizzazione rilasciata dal responsabile
dell'apparecchiatura” (ad esempio i portatori di pace-maker o altre protesi e
dispositivi impiantati dotati di circuiti elettronici).
Arriviamo alle
conclusioni
del lavoro del laboratorio dell’Azienda USL 7 Siena.
Conclusioni che non solo ribadiscono la possibilità di controllare e
prevenire il rischio, ma riportano le
principali
criticità attualmente riscontrabili per la maggior parte delle sorgenti CEM/ROA
emerse nel corso delle indagini:
- “i manuali di istruzioni degli apparati emettitori di ROA e CEM
generalmente non riportano informazioni di sicurezza complete per la
prevenzione del rischio da esposizione a campi
elettromagnetici e ROA;
- spesso gli operatori non sono consapevoli del rischio di esposizione a
CEM/ROA emessi dagli apparati ed impiegano metodiche operative non ottimali ai
fini della riduzione dell'esposizione: ad esempio nel caso delle tecar terapie (terapie
che utilizzano correnti ad alta frequenza, ndr) mantenendo a contatto con il
corpo i cavi di collegamento degli elettrodi o tenendo la piastra a diretto
contatto con la mano invece di utilizzare il manipolo porta elettrodo, oppure
nel caso delle terapie neonatali sono spesso utilizzate lampade che espongono a
radiazioni W o blu di elevata intensità e non necessarie ai fini terapeutici;
- spesso gli operatori non sono consapevoli che i CEM emessi
dall'apparato possono avere effetti nocivi gravi per soggetti con
controindicazioni all'esposizione e delle distanze di rispetto da adottare per
evitarne l'esposizione (cfr. stimolatori transcranici, defibrillatori,
apparecchiature per tecar terapia)
- la misurazione strumentale dei livelli di campo elettromagnetico
emessi da alcuni apparati (es. defibrillatori, elettrobisturi, tecar terapia)
può essere difficoltosa a causa della scarsità di strumenti di misura adatti,
con particolare riferimento alla protezione dagli effetti di stimolazione, ed
alla necessità di determinare i valori di picco istantaneo dei campi”.
Laboratorio Agenti Fisici della
USL 7 di Siena, “ Il rischio fisico da campi elettromagnetici e radiazioni
ottiche nelle strutture sanitarie”, a cura di Iole Pinto, Andrea Bogi,
Francesco Picciolo, Nicola Stacchini - Azienda USL 7 di Siena — Laboratorio di
Sanità Pubblica — Agenti Fisici — Siena (formato PDF, 20.83 MB)
Il link del Portale
Agenti Fisici (PAF)
Tiziano Menduto
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