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"Rischio microclimatico: strategie per valutare l’ambiente di lavoro"
fonte www.pubntosicuro.it / Salute
24/08/2015 - Nei mesi estivi negli uffici, nei luoghi di lavoro esposti alla canicola dei mesi stagionali più caldi, si parla spesso di
benessere o malessere microclimatico. Dove il microclima è
inteso come il complesso dei parametri fisici (temperatura, aerazione,
umidità, ...) che caratterizzano l’ambiente di lavoro e che assieme ad
altri parametri individuali (ad esempio attività metabolica e
abbigliamento indossato) determinano gli scambi termici tra l’ambiente e
i lavoratori che vi operano. Ogni lavoratore, ogni organismo si può
definire come un sistema termico interessato da flussi di energia
entrante ed uscente: e si è in
equilibrio termico quando l'energia termica generata all'interno del corpo è uguale all'energia termica dispersa nell'ambiente.
Per parlare di microclima, con particolare riferimento alla
valutazione e agli ambienti moderati e caldi, facciamo riferimento ad un
intervento che si è tenuto al seminario tecnico dal titolo “
Criteri e strumenti per l’individuazione e l’analisi dei rischi. Rumore, vibrazioni e microclima”, organizzato dall’ Ordine degli Ingegneri della Provincia di Roma -
in collaborazione con l’Università degli Studi Roma Tre - il 22 Maggio
2015 a Roma. Un seminario che ha voluto fornire strumenti utili alla
valutazione dei rischi per i lavoratori con riferimento alle
problematiche del rumore e delle vibrazioni nonché del microclima.
Nell’intervento “
Microclima”, a cura dell’Ing. Maurizio
Tancioni, si ricorda innanzitutto quanto riportato sul microclima nell’Allegato
IV del D.Lgs. 81/2008. Allegato che tuttavia non fornisce i valori limite per i
parametri microclimatici. Per questi è bene fare riferimento a linee guida,
buone prassi e agli standard prodotti dagli enti di normazione.
In particolare la
normativa tecnica propone una “metodologia
per la valutazione del confort
microclimatico basata su quantità dette indicatori (o indici) sintetici di
qualità (o di rischio), che condensano in un numero minimo di valori numerici
tutta l’informazione necessaria alla formulazione di un giudizio di
accettabilità o inaccettabilità di un ambiente termico”. E gli
ambienti termici vengono poi convenzionalmente
distinti in: ambienti moderati, ambienti caldi e ambienti freddi.
E la valutazione di questi ambienti
viene “realizzata con riferimento al livello di benessere termico
provato dagli occupanti. Il benessere (o comfort) termico è definito come ‘
quella condizione mentale in cui viene
espressa soddisfazione per l’ambiente termico’”.
Il documento agli atti, relativo
all’intervento, che vi invitiamo a visionare integralmente, riporta un elenco
di norme tecniche utilizzate per gli ambienti moderati, caldi freddi e per
tutti i tipi di ambiente.
Veniamo ad alcune
definizioni relative ai rischi
microclimatici:
-
benessere termico: “condizione microclimatica in cui la persona non
è costretta ad attivare meccanismi di termoregolazione e non percepisce né
sensazione di caldo né di freddo (condizione di soddisfazione della situazione
termica)”;
-
discomfort termico: “condizione microclimatica che da luogo alla
sensazione di caldo o di freddo (richiede l‘intervento di meccanismi di
termoregolazione)”;
-
stress termico: “condizione microclimatica nella quale l’organismo
non riesce più a mantenere costante la T interna; può causare effetti negativi
per la salute (colpo di calore, congelamento, assideramento)”.
L’intervento si sofferma poi sul
bilancio energetico del corpo umano e sui parametri degli ambienti termici
moderati.
Riguardo agli
ambienti moderati nel caso della
valutazione gli indici utilizzati sono il PMV e il PPD (UNI EN ISO 7730:2006):
-
PMV: “livello di gradimento del soggetto rispetto all’ambiente
(valore medio su un campione)”;
-
CT:“carico termico (differenza tra la potenza termica ceduta da un
individuo all’ambiente e quella scambiata dallo stesso in condizioni omeoterme)”;
-
PPD: “percentuale dei lavoratori che, nelle condizioni rilevate, si
dichiarano insoddisfatti rispetto all’ambiente esaminato”.
Il PMV e il PPD rappresentano una
“
valutazione globale dell’ambiente
microclimatico. Tuttavia si possono verificare delle situazioni di discomfort
localizzato che vanno riferite a porzioni specifiche del corpo umano. Per
una valutazione più dettagliata del benessere sarà pertanto opportuno
determinare ulteriori indici di benessere legati alla presenza di: correnti d’aria;
gradienti verticali di temperatura; pavimenti con temperatura eccessivamente
alta o bassa; asimmetria radiante.
Per una
valutazione relativa agli ambienti moderati, dopo aver presentato i
vari strumenti di misura, viene presentata una
strategia di misura dei parametri fisici.
Ne riprendiamo alcuni aspetti:
-
Punto1: “effettuare un sopralluogo al fine di individuare i
parametri che possono avere influenza sul comfort degli occupanti. Pertanto è
necessario verificare: esposizione degli ambienti rispetto al sole; eventuale
presenza di sorgenti radianti (stufe, fonti di riscaldamento localizzato ecc.);
tipologia dell’attività lavorativa effettivamente svolta; tipologia degli
impianti di termoventilazione e loro stato di manutenzione; presenza di eventuali
disomogeneità temporali che possano influire sulle condizioni microclimatiche
(diverso utilizzo degli impianti nei giorni della settimana, peculiarità
stagionali ecc.)”
-
Punto 2: “prima di effettuare ogni singola misura è necessario
attendere un periodo di tempo adeguato, onde tenere conto del tempo di risposta
del globotermometro”;
-
Punto 3: “impostare la frequenza di registrazione del dato rilevato
dalle singole sonde in base al tipo di ambiente oggetto del monitoraggio,
secondo il Manuale d’uso della stazione microclimatica”;
-
Punto 4: posizionamento della centralina. “La scelta della
postazione in cui effettuare i rilievi
microclimatici deve essere effettuata in base all’osservazione
dell’ambiente di lavoro e alle postazioni occupate dai lavoratori”. Vediamo
alcuni criteri generali:
1. “ambiente piccolo e uniforme:
effettuare un solo rilievo al centro del locale;
2. fonti di calore o di basse
temperature localizzate: effettuare un rilievo a centro ambiente ed uno nei
pressi della fonte di calore, tenendo nota se si tratta di una postazione
occupata stabilmente o saltuariamente dai lavoratori;
3. correnti d’aria o fonti di
turbolenza dell’aria: effettuare un campionamento in prossimità del punto di
ingresso della turbolenza nell’ambiente di lavoro, uno in una postazione che
non risente di tale corrente d’aria, ed uno a centro-ambiente;
4. presenza di un sistema di
condizionamento dell’aria: effettuare un rilievo a centro-ambiente, uno in
prossimità delle bocchette di mandata dell’aria”;
-
Punto 5: “la durata delle misurazioni deve essere tale che i valori
ricavati abbiamo una significatività dal punto di vista statistico e siano
quindi rappresentativi delle condizioni dell’ambiente monitorato. Bisogna
inoltre tenere conto della variabilità giornaliera e stagionale delle condizioni
microclimatiche; in prima approssimazione è consigliabile verificare le
condizioni estreme (estate e inverno)”.
Per concludere diamo qualche
informazione sul
microclima negli
ambienti severi caldi, ambienti nei quali è richiesto un notevole intervento
del sistema di termoregolazione umano per diminuire il potenziale accumulo di
calore nel corpo.
Il relatore ricorda che “quando
nelle attività lavorative si prevede caldo intenso occorre innanzitutto
verificare le previsioni e le condizioni meteorologiche.
Devono sempre essere considerate a rischio quelle giornate in cui si
prevede che la temperatura all’ombra superi i 30° e/o l’umidità relativa sia
superiore al 70%”.
Questi alcuni
indici di valutazione:
-
WBGT – “Norma UNI EN 27243 - ISO 7243 (temperatura del bulbo umido
e del lobotermometro);
-
PHS – Norma UNI EN ISO 7933:2005 (stress da calore previsto)”.
Concludiamo segnalando che il PHS
“consente di valutare il rischio da stress calorico in modo dettagliato ed
affidabile tenendo conto del ruolo importante, in ambienti severi caldi, della
sudorazione” e che la “valutazione dell’accettabilità o inaccettabilità
dell’ambiente termico” in esame viene effettuata confrontando alcuni indici
sintetici con i rispettivi “valori limite”.
Nel documento sono presenti
diverse tabelle esplicative relative ai diversi valori e sono riportate anche
alcune misure di prevenzione (isolamento termico, installazione impianti,
segregazione ambienti severi caldi, coibentazione, riduzione remissività,
schermature sorgenti, sistemi di aspirazione aria, cabine climatizzate, rotazione
degli operatori, abbigliamento idoneo, ...).
“ Microclima”, a cura dell’Ing. Maurizio Tancioni, intervento
al seminario “Criteri e strumenti per l’individuazione e l’analisi dei rischi. Rumore,
vibrazioni e microclima” (formato PPT, 7.96 MB).
Tiziano Menduto
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