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"Movimentazione manuale dei carichi: fattori di rischio e prevenzione"
fonte www.puntosicuro.it / Rischio Movimentazione dei Carichi
18/09/2015 - La
movimentazione manuale dei carichi (MMC), nel caso
di condizioni di lavoro disagevoli, pesi eccessivi e procedure di
sollevamento errate , può comportare rischi di lesioni alla schiena.
Più frequenti sono quelle al tratto dorso-lombare, ma “non sono da
sottovalutare i danni a carico del tratto cervicale e degli arti
superiori, oltre che altri tipi di rischi, quali quelli di infortunio”. E
i danni alla colonna vertebrale causati da attività che comportano movimentazione manuale dei carichi “possono
essere di lieve entità (piccoli traumi), o di rilevante importanza
(qualora vengano a crearsi affezioni degenerative croniche, quali ernie o
protuberanze discali). Detti danni possono presentarsi sia a breve, sia
a lungo termine; i danni a breve termine includono gli infortuni
traumatici e la fatica, e quelli a lungo termine le patologie
degenerative della colonna vertebrale”.
A parlare in questi termini della
movimentazione manuale dei carichi, con particolare riferimento alla
movimentazione nelle aziende del comparto
metalmeccanico, è il documento “ Labor
Tutor - Un percorso formativo sulla prevenzione dei fattori di rischio tipici
del settore metalmeccanico”, un opuscolo realizzato dall’ Inail in collaborazione con
Enfea (Ente Nazionale per la Formazione e l’Ambiente).
Nel documento, che vi invitiamo a
visionare integralmente, si ricorda che nella MMC l’
annullamento del rischio potrebbe consistere “nell’eliminazione
delle manovre di sollevamento e/o trasporto manuale da parte dei lavoratori,
attuabile solo attraverso una meccanizzazione o automazione delle fasi di
lavoro stesse”.
In tutti i casi in cui ciò non
sia fattibile, si dovrà cercare di eliminare il più possibile tutte le cause (o
concause) di rischio che la MMC stessa può comportare. Ad esempio con
riferimento a:
-
caduta del carico (carico troppo pesante; carico ingombrante o
difficile da afferrare; carico in equilibrio instabile): “le principali cause
di caduta di un carico durante la sua movimentazione manuale (intesa come
‘perdita della presa’ da parte del lavoratore) sono legate alle caratteristiche
dello stesso: tipo, forma, peso. L’elemento peso è una delle componenti
determinanti per la riuscita del sollevamento del carico da terra o da altezze
molto basse rispetto al baricentro del lavoratore; infatti, la forza e la
fatica esercitate dall’operatore per compiere l’azione aumentano con
l’aumentare del peso stesso. Quindi, più è pesante il carico, più forza devo
esercitare per il mantenimento della ‘presa’, che potrà esaurirsi nel giro di
breve tempo causandone la caduta. Inoltre, anche le dimensioni fisiche
dell’oggetto movimentato a mano, così come la sua stabilità/consistenza (carico
ingombrante, in equilibrio o con contenuto instabile), concorrono alla
possibilità di caduta del carico stesso. Infine, un carico difficile da
afferrare aumenta sicuramente il rischio di caduta dello stesso, laddove non
siano presenti adeguate maniglie per una ‘presa sicura’. Il rischio di caduta
di un carico può comportare infortuni agli arti e infortuni da schiacciamento”;
-
scivolamento/caduta del lavoratore (spazio libero insufficiente per
lo svolgimento dell’attività; irregolarità e/o dislivelli della pavimentazione;
urti contro ostacoli): “le caratteristiche ambientali del luogo di lavoro possono
favorire rischi di scivolamento o caduta del lavoratore, qualora lo spazio
libero per lo svolgimento dell’attività sia insufficiente (ambienti stretti o
molto arredati, con conseguente rischio di urti contro ostacoli e quindi
possibili cadute del lavoratore); qualora il pavimento presenti irregolarità
(buche, piastrelle non ben connesse, ecc.), o sia reso scivoloso dal deposito
di sostanze oleose presenti nel ciclo produttivo del reparto. Scivolamento
e caduta sono rischi presenti anche qualora le scarpe calzate dal
lavoratore non siano idonee (zoccoli, scarpe con tacchi, ecc.) o non abbiano un
buon grado di attrito tra suola e superficie di appoggio”;
-
sforzo fisico (peso del carico; distanza del carico dal corpo,
frequenza della movimentazione del carico; distanze verticali di sollevamento
e/o di trasporto orizzontale; tempi di recupero insufficienti): il documento
ricorda che “lo sforzo necessario per il sollevamento di un carico aumenta con
l’aumentare del peso del carico stesso. Normalmente, il lavoratore tende a
sollevare manualmente un carico e a trasportarlo tenendolo vicino al proprio
corpo; in questo modo, si facilita la distribuzione del peso del carico stesso,
oltre che sulla schiena, anche sui muscoli del bacino e delle gambe. Qualora il
carico avesse caratteristiche tali da poter causare rischi di ustione o ferite,
lo stesso verrà sollevato e trasportato a mano mantenendolo, però, lontano dal
corpo. Così facendo, lo sforzo fisico richiesto sarà maggiore come la forza
compressiva che viene a esercitarsi sul tratto lombo-sacrale della colonna
vertebrale, aumentando così la probabilità di provocare danni alla
schiena. Ovviamente, con l’aumentare
della frequenza delle azioni sopra descritte, si verificherà anche un aumento
del carico energetico investito dall’organismo, derivato dallo sforzo cui è
sottoposto. Analogamente, lo stesso sforzo fisico si riscontrerà per le
distanze verticali di sollevamento (aumento degli spazi verticali tra “piano di
presa” del carico e “piano di appoggio” dello stesso) e di trasporto su piani
orizzontali (aumento delle lunghezze di trasporto manuale di un carico). Di conseguenza, i tempi per recuperare
l’energia fisica necessaria alla continuazione dell’attività, senza porre
l’organismo sotto stress, dovranno essere adeguati”.
-
postura scorretta del lavoratore (spazi inadeguati; mantenimento di
postura fissa per lungo tempo): “per quanto riguarda l’acquisizione di
posizioni di lavoro scorrette e mantenute fisse per lungo tempo, è possibile
che queste vengano assunte necessariamente dai lavoratori in presenza di
postazioni di lavoro definite e non modificabili, ovvero di un’inadeguata
organizzazione del lavoro”.
Il documento, che si sofferma
anche sulle eventuali conseguenze a breve o a lungo termine di tutti gli
elementi di rischio analizzati, presenta anche alcune
indicazioni per la prevenzione.
Premesso che “i lavoratori
addetti alla MMC devono essere in possesso dell’idoneità fisica a svolgere il
compito in questione, indossare idonei indumenti e calzature, essere adeguatamente
formati e avere a disposizione procedure di sicurezza scritte”, il documento si
sofferma sulle misure di prevenzione e sui comportamenti corretti che devono
essere messi in atto al fine di ridurre, o eliminare, i rischi analizzati:
-
meccanizzazione dei processi di sollevamento e/o trasporto carichi per
eliminare il rischio;
-
ausiliazione degli stessi processi per il contenimento del rischio;
-
elaborazione e applicazione delle procedure di lavoro per la messa in
sicurezza dei lavoratori;
-
attuazione dei comportamenti corretti da seguire durante i processi
lavorativi”.
La
meccanizzazione/automazione, dei processi lavorativi di
sollevamento e/o trasporto carichi “è l’unico elemento valido al fine di
eliminare il rischio” correlato alla movimentazione
manuale dei carichi.
In particolare per abbattere ogni
tipo di rischio a carico della colonna vertebrale “si consiglia l’utilizzo di
attrezzature meccaniche sia a spinta manuale (carrelli, transpallet), sia
dotati di motore (carrelli elevatori, altri apparecchi di sollevamento). La
scelta dei carrelli per il trasporto di carichi su piani orizzontali dovrà
essere conforme alla tipologia ed al peso del carico stesso. Inoltre, per
quanto riguarda i carrelli manuali e i transpallet, è da ricordare che la
movimentazione dell’attrezzatura da parte del lavoratore viene eseguita
manualmente, esponendolo così ai rischi relativi alla forza imposta per il
traino e la spinta degli stessi”.
Inoltre si sottolinea che
l’elaborazione di idonee
procedure e
l’attuazione dei
comportamenti corretti
da parte dei lavoratori durante i processi lavorativi sono un elemento
fondamentale per il mantenimento costante del livello di sicurezza. Senza
dimenticare che i comportamenti corretti da attuare durante le fasi di lavoro a
rischio “sono trasmessi ai lavoratori tramite l’informazione e la formazione,
momenti integranti della prevenzione”.
Concludiamo riportando alcune
indicazioni relative all’
organizzazione
del lavoro.
È necessario organizzare gli
spazi e gli arredi “in modo tale che gli spostamenti avvengano in ambienti non
a rischio (urti contro ostacoli, scivolamenti o cadute del carico e/o del
lavoratore)”. Inoltre è bene fare in modo “che il bancale di prelievo e quello
di deposito siano angolati fra loro al massimo di 90°, e che non presentino
dislivelli di altezze”. E molta importanza “riveste, inoltre, l’indicazione del
peso in KG sul carico da movimentare; in questo modo si facilita il lavoratore
nella scelta del metodo per sollevare o trasportare il carico stesso”. Infine il
datore di lavoro dovrà dare precise indicazioni “sulla necessità di effettuare
sollevamenti e trasporti di carichi in modo simmetrico e regolare, onde evitare
dannose flessioni laterali della colonna vertebrale”.
Inail, “ Labor Tutor - Un percorso formativo sulla prevenzione dei
fattori di rischio tipici del settore metalmeccanico”, realizzato in
collaborazione con Enfea, edizione 2011, pubblicato nel mese di marzo 2012
(formato PDF, 6.33 MB).
Vai all’area riservata agli
abbonati dedicata a “ Percorsi formativi per la prevenzione dei fattori di rischio
correlati al settore metalmeccanico”.
RTM
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