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"Illuminazione nei luoghi di lavoro: emergenze e valutazione dei rischi"
fonte www.puntosicuro.it / Gestione delle Emergenze
26/10/2015 - Riguardo ai requisiti dei luoghi di lavoro, l’allegato IV del D.Lgs. 81/2008 riporta precise indicazioni sull’
illuminazione sussidiaria da impiegare in caso di necessità.
Ad esempio si indica che i mezzi di illuminazione sussidiaria
devono
essere tenuti in posti noti al personale, conservati in costante
efficienza ed essere adeguati alle condizioni ed alle necessità del loro
impiego. E quando
siano presenti più di 100 lavoratori e la
loro uscita all’aperto in condizioni di oscurità non sia sicura ed
agevole;quando l’abbandono imprevedibile ed immediato del governo delle
macchine o degli apparecchi sia di pregiudizio per la sicurezza delle
persone o degli impianti;quando si lavorino o siano depositate materie
esplodenti o infiammabili,
l’illuminazione sussidiaria deve
essere fornita con mezzi di sicurezza atti ad entrare immediatamente in
funzione in caso di necessità e a garantire una illuminazione
sufficiente per intensità, durata, per numero e distribuzione delle sorgenti luminose, nei luoghi nei quali la mancanza di illuminazione costituirebbe
pericolo. Se detti mezzi non sono costruiti in modo da entrare
automaticamente in funzione, i dispositivi di accensione devono essere a
facile portata di mano e le istruzioni sull’uso dei mezzi stessi devono
essere rese manifeste al personale mediante appositi avvisi. Inoltre
l’abbandono
dei posti di lavoro e l’uscita all’aperto del personale deve, qualora
sia necessario ai fini della sicurezza, essere disposto prima
dell’esaurimento delle fonti della illuminazione sussidiaria. E laddove
sia
prestabilita la continuazione del lavoro anche in caso di mancanza
dell’illuminazione artificiale normale, quella sussidiaria deve essere
fornita da un impianto fisso atto a consentire la prosecuzione del
lavoro in condizioni di sufficiente visibilità.
Per parlare di
illuminazione sussidiaria, di
illuminazione di sicurezza riprendiamo
a sfogliare gli atti dell’intervento “
Illuminazione”,
a cura dell’Ing. Maurizio Tancioni, che si è tenuto durante il seminario
tecnico dal titolo “
Criteri e strumenti
per l’individuazione e l’analisi dei rischi”, organizzato dall’ Ordine degli
Ingegneri della Provincia di Roma in collaborazione con l’Università degli
Studi Roma Tre (Roma, 23 Maggio 2015).
Attraverso le parole di Tancioni,
nei mesi scorsi abbiamo potuto parlare di illuminazione
naturale e artificiale degli ambienti di lavoro, dei vari parametri e del
confort visivo.
Tuttavia il suo intervento si è soffermato
ampiamente anche sull’
illuminazione di
sicurezza e sulla
valutazione
dell’illuminazione nei luoghi di lavoro.
Riguardo al primo tema
l’intervento sottolinea che in “assenza
dell’ illuminazione
ordinaria, la visibilità degli spazi da percorrere e delle indicazioni
segnaletiche deve essere comunque tale che le persone possano identificare in
modo inequivocabile il percorso verso
un luogo sicuro e localizzare ed utilizzare dispositivi di sicurezza,
antincendio e pronto soccorso”
.
Il relatore si sofferma anche sui requisiti minimi:
- altezza di installazione
degli apparecchi illuminanti e direzione della luce: “un percorso per l’esodo deve avere un’altezza minima di 2 m e
perciò, per rendere ben visibile l’intero spazio di mobilità. Gli apparecchi
illuminanti pertanto vanno posti a non meno di tale altezza e preferibilmente a
parete poiché, se installati a soffitto o a ridosso del soffitto, può esserne
ridotta rapidamente la visibilità dal fumo in caso di incendio. È opportuno che
il flusso luminoso sia diretto dall’alto verso il piano di calpestio”;
- collocazione degli
apparecchi illuminanti:
“gli
apparecchi d’illuminazione di sicurezza vano posti lungo le vie d’esodo ed
almeno nei seguenti punti: ad ogni
porta di uscita prevista per l’emergenza e su ogni uscita di sicurezza
indicata; vicino ed immediatamente
all’esterno dell’uscita che immette in un luogo sicuro; vicino (meno di 2 m in senso
orizzontale) alle scale ed in modo che ogni rampa sia illuminata direttamente;
in corrispondenza di ogni cambio di
direzione; ad ogni intersezione
di corridoi; in corrispondenza dei segnali di sicurezza; vicino (meno di 2 m in senso
orizzontale) ad ogni punto di pronto
soccorso (locale, cassetta di pronto soccorso, pacchetto di medicazione,
punto di chiamata, ecc.)”;
- livello di illuminamento
delle vie d’esodo: “la norma
UNI EN 1838:2000 definisce valori
minimi misurati al suolo (fino a 20 mm dal suolo) e calcolati senza considerare
il contributo luminoso della luce riflessa, per:
vie d’esodo di larghezza
fino a 2 m (l’illuminamento
orizzontale al suolo lungo la linea centrale non deve essere minore di
1 lx;
mentre nella fascia centrale di larghezza pari ad
almeno la metà della via d’esodo,
l’illuminamento deve essere non meno del 50% di quello presente lungo la linea
centrale);
vie d’esodo di larghezza superiore a 2 m (devono essere
considerate come un insieme di vie d’esodo di 2 m e per ciascuna di esse vanno
adottati i valori minimi sopraindicati)”;
- livello di illuminamento di
dispositivi e attrezzature di sicurezza, pronto soccorso e antincendio: “nel caso che attrezzature e
dispositivi non siano posti lungo le vie
d’esodo o in un’area dotata di illuminazione antipanico, il livello di
illuminamento al suolo deve essere di almeno 5 lx
(escluso apporto della luce riflessa)”;
- autonomia di funzionamento:
“il tempo minimo di funzionamento dell’illuminazione
di sicurezza deve essere di almeno 1
ora. Autonomie per tempi superiori sono previste da disposizioni di
legge per particolari attività (es. 2 ore per le strutture sanitarie pubbliche
e private)”.
Ricordiamo che il lux (lx) è l’unità
di misura dell’illuminamento.
Veniamo infine alla
valutazione dell’illuminazione,
rimandando i nostri lettori ad una lettura integrale delle slide
dell’intervento che riportano diverse immagini e tabelle, anche in relazione agli
strumenti di misura dei parametri dell’illuminazione:
luminanzometri (per la luminanza) e
luxmetri (per l’Illuminamento).
In particolare la
misurazione dell’illuminamento “deve
essere condotta nella zona e nella
posizione di lavoro effettivamente occupate durante lo svolgimento del compito
visivo” e inoltre:
- “la misurazione deve essere
effettuata tenendo conto della normale
posizione del lavoratore e della sua ombra e il sensore del luxmetro
deve essere posto sul piano di lavoro potendo quindi assumere posizione
orizzontale, verticale o inclinata tipologia dell’attività lavorativa
effettivamente svolta;
- posizionare lo strumento con la
fotocellula rivolta verso la sorgente
luminosa se questa agisce ortogonalmente al piano di misura, oppure, nel
caso più generale, con la fotocellula
parallela alla superficie di interesse;
- analogamente si procede per le superfici verticali, avendo
l’accortezza di posizionare lo
strumento parallelamente al piano considerato ed in ogni caso di
disporsi in modo tale per cui lo strumento non subisca l’influenza del corpo
dell’operatore (ombra portata) e non riceva la luce con un angolo di incidenza
eccessivo (luce radente);
- dopo aver effettuato la lettura
in un numero sufficiente di punti (maggiore è il numero di letture, più precise
risultano le informazioni) riferendo la somma dei singoli valori al numero
totale dei punti di misura, si ottiene il
valore dell’illuminamento medio”.
Ricordando tuttavia che se nell’ambiente
“si prevedono fluttuazioni del livello d’illuminamento connesse all’illuminazione
naturale si deve prevedere la misurazione dell’illuminamento del posto di
lavoro in tempi differenziati in modo da caratterizzare compiutamente la
situazione in esame”.
Riguardo poi alla
luminanza (quantità di luce che una
superficie illuminata riflette verso l’occhio dell’osservatore che sta
guardando in quella direzione), l’intervento indica che:
- “il rilievo dei valori di
luminanza deve essere effettuato nelle
condizioni di lavoro e nelle posizioni di lavoro effettive;
- il misuratore di luminanza deve
essere posizionato al livello degli
occhi del lavoratore e direzionato verso la sorgente di luce, verso la luce riflessa o verso la superficie
di cui si vuole misurare la luminanza;
- la presenza di riflessi fastidiosi deve essere
rilevata mediante specifiche misurazioni di luminanza;
- nel caso di spazi di lavoro
occupati di giorno e di notte si deve procedere a misurazioni di luminanza in
entrambe le condizioni”.
Per concludere l’articolo
riportiamo infine alcune possibili
misure
di sicurezza tecniche - organizzative, relative all’adozione di correttivi previsti da norme di legge o di
buona tecnica, quali:
- “corretto posizionamento delle postazioni di lavoro rispetto
alle fonti di illuminazione;
- adeguamento dell’intensità e delle caratteristiche
della illuminazione alle esigenze connesse al tipo di lavorazione/attività
espletata;
- correzione dell’incidenza diretta o riflessa del flusso luminoso
adottando schermature, tendaggi e veneziane preferibilmente a lamelle
orizzontali;
- contrasti adeguati (un oggetto sarà più o meno facilmente
visibile a seconda del contrasto dello stesso al fondo);
- cura costante nella manutenzione e nella pulizia, soprattutto per le superfici
vetrate o illuminanti”.
“ Illuminazione”, a cura dell’Ing. Maurizio Tancioni, intervento
al seminario “Criteri e strumenti per l’individuazione e l’analisi dei rischi” (formato
PPT, 4.70 MB).
Tiziano Menduto
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