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"Comparto metalmeccanico: prevenire gli infortuni di origine meccanica"
fonte www.puntosicuro.it / Sicurezza Macchine ed Attrezzature
25/11/2015 - Nel comparto metalmeccanico gli
infortuni di origine meccanica avvengono,
nella maggior parte dei casi, durante le attività svolte presso
macchine utensili o impianti. Tuttavia molti infortuni possono essere
determinati anche da contatti e/o manipolazioni di attrezzature,
utensili o materiali vari.
Nel primo caso è bene sottolineare l’importanza, per una reale
tutela della sicurezza e salute dei lavoratori, di una prioritaria e
accurata “valutazione delle condizioni di sicurezza delle macchine”.
Nel secondo caso le modalità organizzative e le procedure operative
“rappresentano l’elemento essenziale sia nella determinazione del
rischio sia, conseguentemente, nell’individuazione delle misure
preventive”.
A presentare in questo modo il
tema dei
rischi infortunistici di
origine meccanica nelle aziende del comparto
metalmeccanico, è il documento “ Labor
Tutor - Un percorso formativo sulla prevenzione dei fattori di rischio tipici
del settore metalmeccanico”, un opuscolo realizzato dall’ Inail in collaborazione con
Enfea (Ente Nazionale per la Formazione e l’Ambiente).
Il documento, che vi invitiamo a
leggere integralmente e che si sofferma anche sulla normativa vigente,
sottolinea un importante
principio per
l’individuazione dei pericoli potenziali: “ogniqualvolta la macchina
presenta un elemento in movimento (organo lavoratore, tra-smissione del moto,
ecc.) che, in caso di contatto accidentale con gli operatori addetti, può
determinare un danno, è necessario intervenire con una protezione o una
segregazione”.
Si sottolinea poi che il contatto
con elementi
in movimento delle macchine può rappresentare una condizione di rischio con
diverse possibili conseguenze:
-
schiacciamento: “esiste un rischio di schiacciamento quando il
contatto avviene tra elementi in movimento e parti fisse contrapposte, oppure
quando il contatto avviene tra elementi a movimento contrapposto (imbocco di
cilindri in rotazione). È prevedibile il rischio di schiacciamento anche per
contatto con cinghie di trasmissione, catene o nastri vari, nella zona di
azione dei rulli o delle pulegge di rinvio”;
-
cesoiamento,
taglio e lacerazione: “i rischi di cesoiamento o taglio e lacerazione sono
normalmente dovuti ai contatti accidentali con utensili che hanno la funzione
di taglio (sia per azione verticale che per rotazione dell’utensile), ma
possono essere determinati anche da possibili contatti con parti della macchina
che presentano spigoli vivi o taglienti”;
-
trascinamento: è “determinato
dal contatto con elementi in movimento che presentano parti sporgenti che
possono favorire l’aggancio con vestiario o parti del corpo dell’operatore (ad
esempio capelli). La condizione di maggior pericolo è rappresentata dal
trascinamento in rotazione, che si verifica quando il punto di ‘presa’ è posto
su un elemento in movimento rotatorio, poiché i danni sono normalmente più
gravi e, spesso, immediati”;
-
urto: “gli urti sono sempre possibili e possono determinare danni
rilevanti quando si opera presso macchine con elementi in movimento che si
muovono anche al di fuori della superficie esterna dell’ingombro massimo della
macchina stessa”;
-
abrasione: “ il rischio di
abrasione è, ovviamente, presente prioritariamente in caso di contatto diretto
con utensili che hanno specificamente la funzione di abrasione (mole, tele
smerigliatrici, ecc.) ma, anche in questo caso, è possibile che si verifichi
anche per contatto accidentale con altri elementi in movimento che, per le
caratteristiche della superficie (irregolare, rugosa) o per la velocità di
movimento, possono anch’essi determinare questo tipo di danno”;
-
investimento di materiali: “è sempre possibile quando vengono
effettuate lavorazioni che comportano l’asportazione di materiale (asportazione
trucioli, molatura, levigatura, ecc.) e i danni conseguenti sono, spesso,
direttamente correlabili alla velocità di lavorazione (in particolare, quando
vi sono elementi in rotazione). Il rischio di investimento di materiali è
particolarmente elevato e, soprattutto, può determinare danni più gravi quando
l’elemento in movimento è costituito dal materiale stesso in lavorazione”.
Si ricorda poi che tutti i rischi
citati “possono anche essere determinati dalla manipolazione di attrezzature o
di utensili e dalla movimentazione degli stessi materiali in lavorazione”.
Ci soffermiamo sulle indicazioni relative
alle modalità di intervento e alle misure comportamentali che devono essere
messe in atto per eliminare o ridurre i rischi indicati.
In relazione alle
misure tecniche di prevenzione dei rischi di
origine meccanica dovuti a macchine, il documento ricorda che gli
interventi di prevenzione che possono essere realizzati, al fine di eliminare o
ridurre il rischio di infortunio, “sono essenzialmente classificabili in due
tipi di approccio:
installazione di
protezioni passive o
realizzazione
di protezioni attive. Premesso che il migliore intervento possibile è
sempre quello progettato e realizzato assieme alla macchina, la scelta del tipo
di protezione da realizzare e l’eventuale necessità di dispositivi di
sicurezza integrativi, deve sempre essere effettuata in base alle effettive
modalità di utilizzo della macchina stessa”.
Riguardo alle possibili
protezioni passive, gli
incapsulamenti totali o parziali sono
“realizzabili solamente quando si devono segregare elementi in movimento che
non richiedono l’accesso continuo durante la normale attività lavorativa. In
questo caso, è possibile la realizzazione di
incapsulamenti o schermature di tipo fisso, rimuovibili solamente
mediante attrezzi in caso di necessità di interventi manutentivi. Quando,
invece, gli elementi da proteggere devono rimanere accessibili in alcune parti
durante il lavoro, ad esempio per l’alimentazione o lo scarico, le protezioni
devono essere di tipo mobile, o parzialmente mobile, e dotate di dispositivo di
blocco che impedisca il movimento della macchina, quanto la protezione viene
aperta o rimossa”.
Sempre con riferimento alle
protezioni passive, “in alcuni casi, ad esempio in presenza di macchine di
grosse dimensioni oppure di macchine che operano con pezzi di grande ingombro,
per i quali può rendersi necessario la trattenuta manuale durante il lavoro, si
possono installare
barriere
distanziatrici che impediscono l’accesso accidentale alla zona pericolosa”.
Inoltre “quando l’alimentazione
e/o lo scarico dei pezzi avvengono in modo continuo e automatico, si possono
realizzare
protezioni particolari,
quali ad esempio tunnel avvolgenti il nastro di alimentazione o scarico, che
per le loro caratteristiche dimensionali impediscono, di fatto, l’accesso alla
zona pericolosa”.
Invece le
protezioni di tipo attivo più comuni sono costituite dai “
dispositivi di comando a due mani che
impediscono l’accesso alla zona pericolosa durante il movimento, poiché
impegnano entrambe le mani nell’azione di comando. Naturalmente, tali
dispositivi devono determinare immediatamente l’arresto della macchina quando
uno dei due comandi viene rilasciato (funzionamento a ‘uomo presente’) e devono
essere realizzati in modo da impedire comportamenti scorretti (simultaneità del
comando, pulsanti protetti contro gli avviamenti accidentali, ecc.)”.
Altre protezioni attive di larga
diffusione sono rappresentate dalle “
barriere
immateriali a fotocellula. Anche in questo caso, per impedire comportamenti
scorretti, questa protezione deve essere realizzata e installata in modo da
inibire il funzionamento della macchina quando la barriera non è attiva oppure
non è installata correttamente”.
Infine protezioni attive sono
anche i
dispositivi sensibili alla
posizione dell’operatore: “nel passato, questi dispositivi consistevano in
tappeti o pedane sensibili che, rilevando la presenza dell’operatore nelle zone
potenzialmente pericolose, impedivano il funzionamento della macchina”, attualmente
vengono usati “dispositivi a fotocellula”.
Il documento si sofferma infine
su alcune
misure ambientali e
comportamentali:
-
disponibilità di spazi adeguati: “la disponibilità di spazi
adeguati per il normale svolgimento di tutte le attività lavorative rappresenta
la prima misura di prevenzione dei rischi di origine meccanica non direttamente
correlati all’uso di macchine”;
-
corretta organizzazione del lavoro: “anche una riorganizzazione del
lavoro che elimini tutte le manovre incongruenti, dovute ad esempio alla scarsa
disponibilità di attrezzature idonee o all’eccessiva fretta nello svolgimento
delle diverse operazioni, appare una misura essenziale, oltre che possibile”;
-
esecuzione delle operazioni nel rispetto della formazione e delle
istruzioni ricevute: “i lavoratori addetti alla conduzione delle macchine o
ad altre attività che comportano il diretto contatto con le macchine stesse
(montaggio, smontaggio, preparazione, regolazione, manutenzione, pulizia, ecc.)
devono operare nel pieno rispetto della formazione e delle istruzioni ricevute.
Non devono mai essere eseguite operazioni potenzialmente pericolose e/o manovre
che non sono state previste durante la formazione e l’addestramento. Le
modalità con le quali eseguire le diverse operazioni dovranno essere oggetto di
formali procedure. Anche nel caso di
lavorazioni che non comportano l’utilizzo di macchine, tutti i lavoratori
devono attenersi alla formazione e alle istruzioni ricevute”;
-
uso di idonei D.P.I.: “tutte le lavorazioni che comportano la
manipolazione di materiali potenzialmente pericolosi devono essere svolte
indossando appositi indumenti di protezione (guanti, tute, ecc.). Qualora
sussista il pericolo di proiezione di materiali, gli operatori devono indossare
occhiali, visiere o maschere protettive. Nel caso di rischio di caduta di materiali, i
D.P.I. necessari sono, normalmente: scarpe con puntale di acciaio e/o elmetto
per la protezione del capo. Tutti i dispositivi di protezione individuale (DPI)
devono essere conformi alle norme di sicurezza vigenti”.
Inail, “ Labor Tutor - Un percorso formativo sulla prevenzione dei
fattori di rischio tipici del settore metalmeccanico”, realizzato in
collaborazione con Enfea, edizione 2011, pubblicato nel mese di marzo 2012
(formato PDF, 6.33 MB).
Vai all’area riservata agli
abbonati dedicata a “ Percorsi formativi per la prevenzione dei fattori di rischio
correlati al settore metalmeccanico”.
RTM
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