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"Lavori su coperture: l’importanza della valutazione dei rischi"
fonte www.puntosicuro.it / Sicurezza sul lavoro
25/11/2015 - PuntoSicuro si è soffermato spesso sugli elevati rischi dei
lavori su coperture,
anche in relazione alla frequente scarsa attenzione, in fase di
progettazione delle opere, della tutela della sicurezza di chi si occupa
successivamente della manutenzione.
I lavori su coperture devono essere eseguiti solo in idonee
condizioni di sicurezza ed ergonomiche utilizzando le più opportune
misure di prevenzione e protezione – ad esempio i dispositivi di
protezione collettiva (parapetti provvisori, reti di sicurezza, ...) o i
dispositivi di protezione individuale come i sistemi di protezione
contro le cadute dall’alto – ed effettuando “una corretta
valutazione dei rischi”. Una valutazione dei rischi che abbia “come punto di partenza uno degli elementi critici comune ai dispositivi citati - l’
ancoraggio -
che rappresenta il vero punto debole del ‘sistema’ costituito dalla
struttura di supporto (la copertura) e dai dispositivi di protezione”.
A sottolineare in questi termini l’importanza di una valutazione
dei rischi per la prevenzione dei rischi nelle attività su copertura è
un intervento, a cura dell’ing. Luca Rossi (INAIL DIT - Dipartimento
Innovazioni Tecnologiche e Sicurezza degli Impianti, Prodotti e
Insediamenti), tratto dal documento Inail “ La sicurezza nei lavori sulle coperture. Sistemi di prevenzione e protezione contro la caduta dall’alto”
che raccoglie gli atti di due diversi seminari: “Un cantiere sicuro per
riqualificare l’esistente - Lavori in copertura” (Milano, 4 ottobre
2013) e “Lavori su coperture: problematiche, approfondimenti, soluzioni
ed indirizzi” (Bologna, 18 Ottobre 2013).
Nell’intervento “
La valutazione del rischio in relazione
agli ancoraggi da effettuare per i DPC ed i DPI nei lavori su coperture” l’ing.
Rossi indica che la problematica della corretta esecuzione degli ancoraggi è
senza dubbio “una delle aree di possibile miglioramento” della prevenzione
degli incidenti e coinvolge la formazione del personale e “l’utilizzo di
materiali e prodotti idonei, adatti cioè ad una specifica destinazione d’uso”.
Dopo aver ricordato la carenza di
un quadro legislativo definito ed univoco sulla classificazione
degli ancoraggi, si sottolinea come che gli ancoraggi debbano “resistere ai
carichi trasmessi dai DPC e DPI, essere sicuri per l’impiego previsto” e,
quando applicabili, soddisfare i requisiti previsti nelle direttive o nei documenti
correlati. Insomma “eseguire ancoraggi sui dispositivi di protezione utilizzati
nelle coperture significa affrontare la problematica di come collegare alla
struttura di supporto i parapetti provvisori, le reti di sicurezza ed i sistemi
di protezione individuale dalle cadute”.
Ricordando che con il termine
ancoraggio si intende l’insieme di tre
elementi - la struttura di supporto, l’ancorante e l’elemento da fissare – la
valutazione del rischio deve chiarire “quello” che devo fissare, “dove” lo devo
fissare e “per mezzo di che” lo devo fissare. E se l’“oggetto da ancorare” non
fa parte dell’ancoraggio, “costituisce lo scopo dell’installazione dello
stesso. Nel caso specifico - le coperture - esso si identifica con il parapetto
provvisorio, la rete di sicurezza o il sistema di protezione individuale dalle
cadute”.
Arrivando all’
analisi del rischio, il documento
ricorda che nelle attività su
coperture “l’esposizione al rischio per la salute e la sicurezza del
lavoratore è particolarmente elevata ed è legata al grado di efficacia degli
ancoraggi”.
E un ancoraggio “può non
assolvere la propria funzione per:
- cedimento e/o rottura dei
componenti;
- cedimento e/o rottura del
materiale base;
- sfilamento dei componenti;
- eccessiva deformazione dei
componenti;
- eccessiva deformazione del
materiale base;
- danneggiamento dovuto alla
corrosione dei componenti e/o del materiale base;
- danneggiamento dovuto agli
effetti dell’incendio;
- decadimento delle
caratteristiche meccaniche nel tempo dei componenti e/o del materiale base
(perdita della durabilità)”.
Rimandando ad una lettura
integrale dell’intervento, ci soffermiamo su alcune indicazioni di
riduzione del rischio correlate ai
fattori di rischio evidenziati.
Riguardo, ad esempio, al “
cedimento e/o rottura dei componenti e/o
del materiale base dovuto a carichi statici”, si indica che “l’ancoraggio è
soggetto ad azioni combinate di taglio V e trazione N a cui i componenti ed il
materiale base devono resistere”.
Riguardo alla “
rottura a trazione” i metodi di
progettazione da utilizzare “devono descrivere tutti i modi di rottura a cui
possono essere soggetti l’ancorante ed il materiale base. Ciò significa che va
considerato il cedimento lato acciaio e lato calcestruzzo (materiale base)
prevedendo coefficienti parziali di sicurezza in base al meccanismo di rottura
esaminato”. Nel documento agli atti, relativo all’intervento dell’ing. Rossi,
sono presenti numerose immagini esplicative. In questo caso immagini dei “principali
meccanismi di rottura a trazione lato ancorante (trazione pura) e lato
materiale base (per sfilamento o estrazione, per fessurazione e conica)”.
E riguardo alla “
rottura a taglio” si indica che “la verifica
a taglio segue gli stessi parametri di quella a trazione, analizzando il valore
caratteristico di resistenza per rottura dell’acciaio (fornito dal produttore)
e poi quello di rottura del calcestruzzo, sulla base della disposizione degli
ancoranti. Uno degli aspetti da considerare è ancora la superficie di collasso
coinvolta lato calcestruzzo, anche se la forma del meccanismo di rottura è
diversa dal caso di trazione pura, per confrontare l’area effettivamente a
disposizione con quella che porterebbe a pieno carico se l’ancorante fosse
installato nella maniera corretta”.
Viene poi analizzato anche il “
cedimento e/o rottura dei componenti e/o
del materiale base dovuto a carichi dinamici” e l’intervento si sofferma su
“
fessurazioni” (si ricorda anche che
il DM
14 gennaio 2008 “prevede che il calcestruzzo sia progettato in modo che le
fessurazioni restino contenute durante la vita della struttura”) e
carichi sismici (“eventi che causano
un’accelerazione del terreno; essa viene trasferita agli edifici che a loro
volta la trasmettono agli elementi da ancorare”).
L’intervento si sofferma anche
su:
-
eccessiva deformazione dei componenti e/o del materiale base dovuta ai
carichi;
-
danneggiamento dovuto alla corrosione dei componenti e/o del materiale
base: “il danneggiamento da corrosione è certamente uno dei deterioramenti
più evidenti in un ancoraggio nel quale almeno un elemento è in acciaio. Le
forme di corrosione alle quali sono generalmente soggetti gli elementi
costruttivi metallici sono: la vaiolatura; la corrosione interstiziale; la
corrosione galvanica; la corrosione da fatica”. In particolare la vaiolatura “è
una corrosione locale generata dalla degradazione puntuale dello strato di
ossido dell’elemento stesso, che dà origine a un piccolo anodo circondato da
una estesa area catodica”;
-
danneggiamento dovuto agli effetti dell’incendio dei componenti e/o del
materiale base;
-
decadimento delle caratteristiche meccaniche nel tempo dei componenti
e/o del materiale base (perdita della durabilità): infatti “le sollecitazioni
agenti sull’ancoraggio, il rilassamento dell’acciaio costituente l’ancorante e
le caratteristiche del materiale base (ad es. la viscosità del calcestruzzo)
possono ridurre nel tempo la forza di pretiro. Per ripristinare le condizioni
iniziali e garantire la necessaria tenuta dell’ancoraggio, è necessario
procedere al riserraggio dell’ancorante dopo pochi giorni dall’avvenuta
installazione. Negli ancoranti chimici, la diminuzione di resistenza può essere
provocata dalla sola viscosità del calcestruzzo ed eventualmente da quella
della resina”;
In conclusione l’intervento sottolinea
che una corretta valutazione
dei rischi è dunque il
presupposto
fondamentale per consentire l’inizio dell’attività lavorativa. Attività
lavorativa che è possibile solo se i rischi sono stati eliminati e/o ridotti a
livello accettabile.
Inail Dipartimento Innovazioni
Tecnologiche e Sicurezza degli Impianti, Prodotti e Insediamenti Antropici, CTE
- Consulenza Tecnica per l’Edilizia, “ La sicurezza nei lavori sulle coperture. Sistemi di prevenzione
e protezione contro la caduta dall’alto”, atti dei seminari “Un cantiere
sicuro per riqualificare l’esistente - Lavori in copertura” e “Lavori su
coperture: problematiche, approfondimenti, soluzioni ed indirizzi”, edizione 2014,
pubblicazione febbraio 2015 (formato PDF, 3.53 MB).
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sicurezza nei lavori sulle coperture degli edifici”.
RTM
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