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"Il ruolo della formazione nel sistema della prevenzione"
fonte www.puntosicuro.it / Formazione ed informazione
03/03/2016 -
Continuiamo il nostro
percorso di analisi, di indagine sulla
formazione alla sicurezza
erogata nel nostro paese. Continuiamo ad affrontare le tante criticità e
le altrettante buone prassi, anche a partire dalle esperienze e dai
suggerimenti che riceviamo dai molti nostri lettori che lavorano come
formatori in materia di sicurezza e salute.
Il contributo che pubblichiamo oggi parte dall’analisi di
alcune parole che spesso diamo erroneamente per scontate parlando di
formazione e che invece, se analizzate, ci permettono di comprendere
come fare formazione nelle aziende...
Il ruolo della formazione nel sistema della prevenzione
Di Roberta Papi.
Il concetto che vorrei
esplicitare in questo breve articolo è tutto compreso nel titolo: il “
ruolo della formazione nel sistema della
prevenzione”.
Ogni parola ha un peso specifico
all’interno della frase, senza la quale la frase stessa non ha senso, nella
forma e nei contenuti.
Partiamo dalla parola “
ruolo”.
Alla formazione bisogna chiedere
ciò che può dare: non può risolvere carenze strutturali, né può sostituire
strumenti idonei al lavoro, funzionanti e in perfetta efficienza. La formazione
sull’utilizzo degli strumenti di lavoro acquisisce senso e sostanza se
quest’ultimi sono adeguati e rispondenti ai requisiti su cui bisogna informare
e poi addestrare.
Ciò significa che la formazione è
inutile? No: significa che funziona a patto che occupi la giusta casella e se è
preceduta e seguita da atti che la
rendano generatrice di gesti e comportamenti concretamente attivabili.
Passiamo poi alla parola “
formazione”.
Un rappresentante dei lavoratori
del comparto artigianato ci dice che “
la
formazione è intesa dai lavoratori come spiegazione sull’utilizzo dei
dispositivi di protezione individuale e come informazione sui rischi specifici
del luogo di lavoro, e, quando non è così, è vissuta come tempo perso”.
Ciò significa che le ore in aula
debbano essere ridotte ad illustrazione di meccanismi causa-effetto? Ovviamente
no, ma chi si occupa di formazione non può far cadere nel nulla questa
sollecitazione.
Evidentemente dobbiamo meglio far
emergere le relazioni, dobbiamo meglio
legare
i concetti alla prassi e soprattutto dobbiamo far vedere sempre i risultati
pratici di ciò che diciamo, compreso chi, come me, lavora su tematiche
trasversali.
E’ Gianni, rappresentate dei
lavoratori in una azienda strutturata e con oltre 100 addetti, a dirci che “
negli anni con l’avanzare della crisi
economica, anche i lavoratori hanno perso interesse verso le tematiche della
salute e della prevenzione, a favore della garanzia e sicurezza del posto di
lavoro. La formazione, di conseguenza, è vissuta, a volte, come cosa secondaria”.
Stimolo assolutamente
interessante e da cogliere. Forse proprio perché siamo ormai dentro una crisi
economica che non vede uscita, la formazione fatta ai lavoratori merita
meno riferimenti agli articoli di legge e
più riferimenti alle situazioni in cui il sistema della prevenzione inizia a
cedere, spiegando il come ed il perché. E già il sentirlo e percepirlo come
argomento secondario appare la prima premessa utile all’insinuarsi di
comportamenti scorretti o più semplicemente all’aumentare di errori umani nello
svolgimento delle mansioni. La letteratura sul tema è ricchissima di esempi.
È proprio quando si inizia a
istillare il dubbio che se ne può fare a meno che l’azione formativa va
stimolata e rafforzata, proprio come strumento e azione preventiva.
Arriviamo alla parola “
sistema”.
A introdurci l’argomento è Marco,
responsabile di sito di una multinazionale del settore energetico. Marco ci
racconta che “
nessun lavoratore e/o
contrattista della nostra azienda si azzarderebbe mai a salire su una scala con
altezza superiore ad un metro e mezzo senza la dovuta informazione e gli
specifici DPI o il dovuto aggiornamento e - aggiunge -
ovviamente questo è solo un esempio per dire che il nostro è un lavoro
ad alto rischio intrinseco e come tale l’attenzione alla sicurezza è argomento
prioritario e condizione necessaria anche solo per accedere al sito”.
Marco ci offre davvero molti
spunti. Intanto ha chiarito con un esempio la parola “sistema”. Ogni
lavoratore, indipendentemente dal suo inquadramento contrattuale e ruolo
nell’organigramma, sa che per svolgere una
mansione,
strumenti, formazione ed addestramento sono collegati, e trasforma questa
consapevolezza in azione concreta e quotidiana. Aggiunge anche che questo
accade perché è un ambiente di lavoro classificato “ad alto rischio”.
Ecco: la vera sfida è
rendere sistematico questo atteggiamento
nel tempo, ed estenderlo anche nelle aziende a rischio basso e medio,
qualsiasi sia il numero di lavoratori al suo interno. Sappiamo che tra le cause
di infortuni c’è l’approccio troppo confidente, distratto e ricco di
automatismi, alle situazioni di apparente “basso rischio”, o più semplicemente
di rischio per consuetudine non più avvertito come tale.
Finiamo con la parola “
prevenzione”.
È Lucia, datrice di lavoro di una
azienda del comparto manifatturiero, a suggerirci un approccio: “
ai miei collaboratori dico spesso di fare
tesoro di ciò che viene appreso in ambito formativo e di portare quei concetti
anche fuori dell’ambiente di lavoro”.
Un approccio interessante che
vede la
formazione come occasione per
sviluppare una
forma mentis, un
patrimonio da gestire anche fuori ed oltre l’ambiente di lavoro. Quale maggiore
e migliore stimolo per noi che lavoriamo nel mondo della formazione? Ci viene
offerta una occasione per stimolare una rete di relazioni tra la propria
visione del mondo e la tutela della propria salute.
La formazione se è fatta bene e è
inserita in un sistema serve. Serve a tutti i portatori di interesse
all’interno dell’azienda, lavoratori e datori di lavoro ovviamente per primi.
Un’ultima riflessione a questo
punto:
la formazione deve essere fatta
bene.
Fortunatamente non è erogata da
volontari, ma da professionisti. Ciò significa che deve produrre risultati in
termini di conoscenze, competenze e consapevolezza per cui si riceve lettera di
incarico e conseguentemente si è compensati. Se la formazione non produce
il risultato dichiarato, non dovrebbe
essere pagata da coloro che ne usufruiscono. Esattamente come non paghiamo un
articolo mal confezionato o un cibo scaduto.
Se la formazione, come crediamo
sia, fa parte di un sistema complesso, articolato e interconnesso,
ogni parte in causa deve assumersi il suo
pezzo di responsabilità e fare la sua parte, altrimenti si perde la visione
di insieme e i pezzi del puzzle non solo non si incastrano ma rischiano di
ostacolare la creazione del disegno finale.
Roberta Papi
Formatrice e consulente
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