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"Come si fa una prova di evacuazione"
fonte www.puntosicuro.it / Gestione delle Emergenze
31/03/2016 -
Ogni anno organizzazioni come aziende ed enti pubblici sono
tenute ad effettuare le prove di evacuazione (o “prove di esodo”) del personale lavoratore, allo scopo
di testare le procedure da seguire in caso di emergenza dovuta alle più
svariate cause (incendio, terremoto, perfino atti di terrorismo). Molto spesso,
però, queste prove si riducono ad una banale formalità, presa come un gioco da
parte di molti lavoratori, che ne approfittano per “prendersi una pausa” dal
lavoro (partecipando distrattamente) o, peggio, ignorandole completamente e
restando al proprio posto in quanto, dicono, hanno “cose più urgenti da fare”.
Ma posso assicurarvi che non si tratta, ovviamente, di un gioco o di una
perdita di tempo.
Le prove di evacuazione possono essere effettuate in modo
estremamente efficace ed accurato, con benefici reali percepiti da parte di
tutti (lavoratori, addetti alle
emergenze e datore di lavoro), che va ben oltre alla sola ottemperanza agli
obblighi di legge. Ma occorre sapere come eseguirle nel modo corretto,
prevenendo i problemi e massimizzando il risultato. Facciamo però prima un
passo indietro:
perchè si fanno le prove di evacuazione?
Gli obblighi di legge
Non mi dilungo più di tanto, ricordando solo che la
prova
di evacuazione è un obbligo introdotto dal D.M. del 10/03/98 “Criteri generali
di sicurezza antincendio e per la gestione dell’emergenza nei luoghi di lavoro”
e che l’art. 18 del D.Lgs. 81/08 (Testo Unico sulla Sicurezza e Salute dei
lavoratori) ha sottolineato che il datore di lavoro è tenuto ad adottare le
misure per la gestione del rischio in caso di emergenza e per la tutela dei
lavoratori in caso di grave e imminente pericolo, affinché possano abbandonare
il posto di lavoro in sicurezza. Da questo obbligo deriva la necessità di avere
un
piano di emergenza aziendale, di cui la prova di evacuazione diventa
parte integrante. Nelle aziende in cui ricorre l‘obbligo della redazione del
piano di emergenza connesso con la valutazione dei rischi, la prova deve essere
effettuata almeno una volta l’anno.
In ogni caso, oltre all’adempimento agli obblighi di legge,
le
prove di evacuazione hanno anche lo scopo di verificare l’efficacia delle
procedure aziendali ed “allenare” tutto il personale coinvolto a fronteggiare
una situazione di emergenza,
in modo da rendere “automatico” e quanto più sicuro possibile il comportamento
di ciascuno in caso di reale situazione di pericolo.
Il caso pratico: la prova di
evacuazione di un grande edificio occupato da uffici.
Analizziamo ora i problemi che si possono riscontrare in un
caso reale,
considerando una situazione relativa a strutture complesse, costituite da
edifici destinati ad uso ufficio, di dimensione medio-grande (es. fino a 20
piani ed oltre) e con presenza media di 300-400 persone, tra lavoratori fissi e
visitatori. Tipicamente, si riscontra una situazione del genere presso le sedi
principali di Enti Pubblici o grosse aziende del settore terziario.
Gli attori
I principali “attori” coinvolti nell’esecuzione di prova di
evacuazione di questo tipo sono:
- i membri del servizio di prevenzione e protezione;
- gli addetti alle emergenze;
- gli addetti al primo soccorso;
- il personale di segreteria;
- il personale in portineria;
- gli addetti alla manutenzione degli impianti;
- gli addetti alla vigilanza;
- e, ovviamente, il personale presente (lavoratori e visitatori).
La preparazione
Le prove sono normalmente precedute, nei giorni
immediatamente precedenti, da un paio di
incontri che il responsabile
del servizio di prevenzione e protezione (RSPP) ed i suoi collaboratori (ASPP)
tengono con gli addetti alle emergenze e con i dipendenti tutti, allo scopo di
richiamare i principali aspetti del piano di emergenza ed i compiti relativi ad
ogni figura della sicurezza (addetti alle emergenze, addetti al primo soccorso,
personale di portineria e vigilanza, ecc.) in ognuno dei momenti chiave di una
emergenza (es. segnalazione di incendio, allarme di piano, allarme generale,
evacuazione totale, ecc.).
Il briefing
Nel giorno scelto per l’effettuazione della prova si fa
precedere la simulazione da una breve riunione di briefing con gli addetti, che non deve comunque
prevedere la definizione concordata dello scenario di emergenza da simulare
(es. tipo di emergenza, localizzazione dell’evento, ecc.).
È altamente opportuno che, oltre ai membri del Servizio di
Prevenzione e Protezione ed agli addetti alle emergenze designati dal datore di
lavoro, nella preparazione della prova siano coinvolti anche gli addetti alla
portineria, alla vigilanza, alla manutenzione degli impianti di allarme ed alle
segreterie (il cui ruolo risulta di fondamentale importanza per sapere con
certezza chi si trova in ogni momento nell’edificio, compresi i visitatori).
La simulazione dell’emergenza
La simulazione parte in un momento ed in un luogo definiti
poco prima dai soli membri del Servizio di Prevenzione e Protezione. Spesso, per simulare un
principio di incendio ed il corretto funzionamento dei rilevatori di fumo, si
procede con l’”eccitazione” di uno di tali rilevatori con appositi strumenti.
In contemporanea, presso la postazione di controllo (normalmente collocata
presso la portineria), il sistema di segnalazione riporta in automatico la
segnalazione di un possibile principio di incendio, con indicazione del punto
in cui è stato rilevato (piano e stanza).
Occorre evidenziare che, in questa fase, non è scattato ancora
nessun allarme all’interno dell’edificio (e tantomeno nessuna evacuazione!), ma
è arrivata solo una segnalazione automatica presso il punto di controllo.
Tuttavia, si tratta di una fase fondamentale, durante la quale è di primaria
importanza la comunicazione che deve instaurarsi tra chi riceve la segnalazione
al punto di controllo e gli addetti all’emergenza che si trovano al piano da
cui proviene la segnalazione, che al momento sono ancora ignari dell’evento.
Questa
fase può presentare diverse criticità, dovute in particolare alla possibilità
(spesso concreta) che la portineria non riesca a contattare gli addetti
all’emergenza di piano dei quali ha i riferimenti (in portineria non si sa
infatti se tali addetti sono presenti, in quel giorno ed in quel momento, sul
luogo di lavoro).
Il preallarme
Se la comunicazione tra portineria ed addetti di piano non
dovesse andare a buon fine,
in molti casi è previsto che si attivi in automatico un allarme ottico ed
acustico al piano coinvolto, dopo un tempo predefinito (es. 2’) a partire
dalla prima segnalazione automatica. A questo punto, il personale del piano
(anche in caso di assenza degli addetti all’emergenza), deve necessariamente
mettersi in contatto con la portineria per scambiare le informazioni del caso. A
tale scopo si hanno in molti casi apposite linee telefoniche di emergenza di
tipo analogico, che possono funzionare anche in caso di assenza di corrente
elettrica.
Anche in questo caso si possono avere problemi di
comunicazione,
in quanto può capitare, banalmente, che la linea telefonica di emergenza sia
occupata a causa delle numerose chiamate che possono partire dai lavoratori
presenti agli altri piani che, percependo l’allarme acustico, chiamano al punto
di controllo per avere informazioni. In caso di linea occupata i lavoratori in
questione dovrebbero ritentare più volte la chiamata (ma sempre
entro un tempo relativamente ridotto), in modo da assicurare la comunicazione
con il punto di controllo, il quale – a sua volta – dovrebbe cercare di
scambiare le informazioni con i vari piani in modo completo ma molto rapido,
per tenere libera la linea di emergenza.
Se gli addetti all’emergenza del piano coinvolto riescono a
gestire il principio di incendio, ne danno comunicazione in portineria, che provvede
poi a spegnere il segnale di allarme.
L’ordine di evacuazione
Se invece gli addetti all’emergenza del piano interessato
dall’evento comunicano in portineria che l’incendio non è gestibile,
dalla
portineria si attiva l’allarme per l’evacuazione generale dell’intero edificio.
Tale allarme generale può partire anche in automatico – senza cioè alcun
intervento da parte della portineria – dopo che sia trascorso un certo
intervallo di tempo dall’attivazione dell’allarme di piano. La portineria
inoltre avvisa i Vigili del Fuoco (o simula la telefonata).
Durante la fase di evacuazione,
ad ogni piano gli addetti
si attivano per coordinare correttamente la fase di abbandono degli uffici,
verificando che per ogni stanza non resti nessuno (fase di “spazzolamento”).
Molte criticità si possono nascondere in questa fase, in particolare con
riferimento alle persone che non possono abbandonare il piano (es. disabili
impossibilitati ad usare le scale), a quelle che risultano introvabili, a
quelle presenti in locali normalmente non occupati (es. sale riunioni) ed ai
visitatori occasionali.
Riguardo alle
persone che non possono abbandonare
il piano, ricordando che vige il divieto di usare l’ascensore per scendere
al piano terra, occorre assicurarsi che siano condotte in “luogo calmo” e che
con loro si fermi un accompagnatore (nessuno deve quindi restare da solo!).
Tale informazione andrà poi comunicata al coordinatore dell’emergenza, che avrà
nel frattempo preso posto in portineria (trattasi normalmente del primo addetto
che raggiunge la portineria, e che assume di conseguenza il ruolo di
coordinatore dell’emergenza).
Per quanto riguarda i
lavoratori che non si trovano al
piano, occorre comunicare al coordinatore dell’emergenza le informazioni in
merito, in modo da sapere con certezza quali e quante persone sono “da
rintracciare”. In questa operazione è fondamentale il contributo degli addetti
alle segreterie, che devono essere in grado di fornire un elenco il più
possibile accurato delle persone (interni e visitatori) presenti negli uffici
nel giorno in questione.
Per quanto riguarda i
visitatori, ignari sia delle
procedure che, spesso, della stessa notizia della prova di esodo, è necessario
che questi non vengano lasciati soli e che vengano accompagnati
nell’evacuazione da parte del personale del piano. Valgono le considerazioni
precedenti in caso di persone con disabilità impossibilitate a scendere per le
scale.
Infine, occorre che qualcuno degli addetti si faccia carico
del controllo delle persone eventualmente presenti in
locali o piani
normalmente non utilizzati, come ad esempio sale riunioni collocate in
piani interrati o situazioni analoghe.
Durante l’evacuazione
il coordinatore dell’emergenza deve
avere il quadro completo, piano per piano, delle persone presenti, evacuate,
rimaste al piano o disperse. Tale riscontro avviene attraverso la consegna
da parte degli addetti di specifici moduli con le informazioni in questione,
che avviene dopo aver condotto i lavoratori di cui si ha la responsabilità
presso il punto di raccolta individuato all’esterno dell’edificio.
Alla fine dell’esodo il coordinatore dichiara conclusa la
prova,
chiedendo agli addetti alla manutenzione
lo spegnimento dell’allarme, ai lavoratori il rientro negli uffici ed agli
addetti alle emergenze di riunirsi per un breve incontro di riesame
dell’accaduto.
Le criticità
Come emerso da quanto detto, le criticità principali possono
riassumersi come segue:
- difficoltà di comunicazione tra portineria ed addetti alle emergenze al momento della segnalazione automatica;
- errata o lacunosa conoscenza da parte delle figure della sicurezza del funzionamento dell’impianto di allarme (tempi di allarme, segnali ottici ed acustici, ecc.);
- disorientamento, durante la fase di allarme, da parte dei lavoratori in caso di assenza degli addetti all’emergenza del loro piano;
- “spazzolamento” incompleto da parte degli addetti all’emergenza;
- mancata assistenza ai visitatori;
- lacunosa gestione degli elenchi dei presenti da parte delle segreterie;
- lacunosa gestione delle informazioni relative a presenti, evacuati, rimasti al piano e dispersi.
Questi punti sono quelli su cui occorre fare molta
attenzione durante le prove di esodo, e se qualcosa non funziona come dovrebbe
occorre poi adeguare il piano di emergenza per prevenire i problemi emersi e
che potrebbero poi ripresentarsi in caso di emergenza reale, con grave pericolo
per le persone.
Conclusioni
Quanto sopra deriva dalla mia personale osservazione in
occasione di numerose prove di esodo effettuate su luoghi di lavoro del tipo
descritto (edifici che ospitano uffici e locali destinati ad incontri e
riunioni), aventi una certa complessità. In generale,
ogni singola realtà
lavorativa presenta le sue specifiche caratteristiche e problematiche, e
deve quindi prevedersi, per essa, una procedura studiata ad hoc. Occorre
quindi, pur tenendo ben presente le tipologie delle criticità sopra descritte
(che si ripresentano peraltro molto spesso), ragionare su di esse con
riferimento al proprio specifico caso, individuando i problemi nascosti e studiando
le soluzioni più adatte per prevenirli.
E comunque, in ogni caso, è
fondamentale per la riuscita
delle prove di evacuazione avere serietà e responsabilità da parte di tutti:
datore di lavoro, figure della sicurezza e lavoratori. Come già detto, non
si tratta certo di momenti di gioco, come tuttavia, in molti luoghi, capita
purtroppo ancora di vedere.
Marco De Mitri
Fonte: marcodemitri.it
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