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"Campi elettromagnetici: procedure scritte, buone prassi e DPI"
fonte www.puntosicuro.it / Campi elettromagnetici
25/05/2016 - Laddove non sia possibile eliminare i rischi alla fonte, per tutelare i lavoratori dall’
esposizione ai campi elettromagnetici una delle
misure organizzative più importanti è costituita dall’elaborazione di
procedure scritte e dall’applicazione di
buone prassi nelle attività lavorative.
Ad affermarlo è la “ Guida
non vincolante di buone prassi per l’attuazione della direttiva 2013/35/UE
relativa ai campi elettromagnetici. Volume 1: Guida pratica”, prodotta
dalla Commissione Europea per aiutare i datori di lavoro a ottemperare agli
obblighi previsti della Direttiva
europea 2013/35/UE (direttiva EMF), direttiva che dovrebbe essere recepita
dal nostro Paese entro il
1° luglio 2016.
Per favorire la prevenzione e
protezione dei lavoratori esposti, la guida si sofferma infatti sulle
misure tecniche (schermature, ripari,
interblocchi, dispositivi di sicurezza, ...), sulle
misure organizzative (restrizione dell’accesso, segnaletica,
formazione, ...) e sui
dispositivi di
protezione individuali (DPI).
Un’importante misura
organizzativa è costituita dalle
procedure
scritte.
Infatti qualora sia necessario
ricorrere a misure organizzative per gestire i rischi derivanti da campi
elettromagnetici, “queste dovrebbero essere documentate nella valutazione
dei rischi affinché tutti sappiano come occorre procedere”.
Ricordando che con l’acronimo LA
si intende il livello di azione (il valore del campo elettrico e magnetico),
nelle
procedure è necessario includere:
- “la descrizione di tutte le
aree oggetto di restrizioni particolari all’accesso o allo svolgimento di una
determinata attività;
- informazioni dettagliate
relative alle condizioni di accesso ad un’area o per lo svolgimento di una
determinata attività;
- i requisiti specifici di
formazione per i lavoratori (per esempio la formazione richiesta per superare
temporaneamente il LA inferiore);
- i nominativi di coloro che sono
autorizzati ad accedere alle aree;
- i nominativi dei membri del
personale responsabili della supervisione del lavoro o dell’attuazione delle
restrizioni di accesso;
- l’identificazione dei gruppi
specificamente esclusi dalle aree, per esempio i lavoratori
particolarmente a rischio;
- i particolari relativi alle
disposizioni di emergenza, se del caso”.
Inoltre copie delle procedure
scritte “devono essere consultabili nelle aree cui si riferiscono, e devono
essere distribuite a tutte le persone potenzialmente interessate”. E ricordiamo
che è prassi comune “fornire informazioni o istruzioni sulla sicurezza a coloro
che entrano nel sito per la prima volta. Se nel sito sono state identificate
alcune aree in cui l’accesso o attività specifiche sono soggetti a restrizioni,
sarebbe opportuno spiegarlo nelle informazioni sulla sicurezza del sito”.
Dopo aver ricordato che i rischi
derivanti dai campi
elettromagnetici spesso possono essere “ridotti al minimo con costi minimi
o pari a zero progettando l’assetto del luogo di lavoro in generale e le
singole postazioni di lavoro in particolare”, la guida ricorda che la
struttura delle postazioni di lavoro è
importante per l’esposizione del lavoratore.
In un esempio - corredato di
immagini - relativo alla predisposizione di una specifica
postazione di lavoro per una saldatrice a punti, la guida mostra
che una buona pratica consiste nell’organizzare la postazione di lavoro in modo
che la posizione dell’operatore (in piedi o seduto) sia davanti
all’apparecchiatura e nel considerare altresì l’ubicazione dei lavoratori che
svolgono altre mansioni. Infatti “il campo nella posizione dell’operatore
davanti alla saldatrice a punti è più debole del campo a fianco della
saldatrice”.
La guida sottolinea poi
l’importanza dell’adozione di
procedure
di lavoro adeguate.
Infatti spesso i lavoratori
possono ridurre al minimo la generazione di campi di forte intensità o ridurre
la loro esposizione “operando semplici cambiamenti nelle proprie procedure di
lavoro. Per esempio se la corrente di alimentazione e la corrente di ritorno
scorrono attraverso conduttori distinti, questi dovrebbero essere collocati in
stretta prossimità, se possibile. Si otterrà così una sostanziale riduzione nel
campo generato poiché flussi di corrente opposti provocheranno la cancellazione
del campo”.
In ogni caso i lavoratori “devono
fare attenzione ad allontanare i cavi dal loro corpo, ogni qualvolta sia
possibile, soprattutto se ci sono cavi diversi per la corrente di alimentazione
e di ritorno”.
Un altro esempio riporta esempi
di buona e cattiva pratica nell’
attività
di saldatura.
Il problema è che i cavi di
saldatura “sono pesanti e tendono a limitare i movimenti della pistola per
saldatura. Di conseguenza gli addetti alla saldatura tendono a sostenere il
cavo sulla spalla, o ad appenderlo intorno al collo. Questo inevitabilmente
avvicina il campo di forte entità al cervello e al midollo spinale. L’opzione
di sostenere il cavo con altri mezzi non soltanto ridurrebbe l’esposizione, ma
sarebbe preferibile dal punto di vista ergonomico”.
La guida riporta alcune
indicazioni di buona prassi:
- “il cavo viene allontanato dal
corpo del lavoratore, e pertanto l’esposizione viene mantenuta bassa;
- i cavi di alimentazione e di
ritorno vengono tenuti insieme, per quanto possibile, la cancellazione del
campo ridurrà quindi l’intensità dei campi nell’ambiente di lavoro”.
Dopo aver ricordato che le apparecchiature
che generano campi
elettromagnetici “dovrebbero essere oggetto di un regolare programma di
manutenzione preventiva e, se del caso, a ispezioni che ne garantiscano il
funzionamento efficiente”, la guida si sofferma infine sui
dispositivi di protezione individuale.
Anche se la protezione collettiva
“dovrebbe sempre avere la priorità rispetto alle misure di protezione
individuale”, talvolta “misure tecniche od organizzative che consentano
un’adeguata protezione collettive potrebbero non essere attuabili. In questi
casi può essere necessario ricorrere a dispositivi di protezione individuale”.
In realtà il ricorso alla
protezione individuale per offrire protezione dai campi elettromagnetici “non è
facilmente praticabile”. In particolare l’efficienza della protezione
individuale “dipende dalla frequenza del campo, e pertanto i dispositivi di
protezione adatti per una gamma di frequenza difficilmente sono adatti per
altre gamme. La scelta delle apparecchiature adeguate dipenderà dalla
situazione specifica e dal tipo di rischi che si vogliono evitare”.
Ad esempio, in funzione delle
varie situazioni:
- “calzature, stivali o guanti
isolanti o anti-elettricità statica possono essere efficaci nella riduzione dei
rischi;
- se sono necessarie calzature
isolanti, di norma basteranno stivali da lavoro resistenti oppure scarpe con
pesanti suole di gomma. Qualora la valutazione riveli che questo tipo di
calzature non sono adeguate, potrebbe essere necessario reperire un fornitore
di dispositivi di sicurezza più specializzato;
- il dispositivo di protezione
degli occhi può essere utilizzato per proteggere gli occhi dai campi ad
alta frequenza;
- in alcune situazioni potrebbe
essere necessario l’utilizzo di tute protettive integrali, ma è opportuno
ricordare che queste possono comportare nuovi rischi impedendo i movimenti o
frenando la dispersione di calore per coloro che le indossano”.
E si ricorda anche che è
necessario controllare che dispositivi di protezione individuale indossati per
altri rischi siano compatibili con la presenza di forti campi
elettromagnetici.
Ad esempio:
- “stivali di sicurezza con
puntali in acciaio potrebbero non essere adatti in un ambiente con forti campi
magnetici statici, mentre i campi magnetici a bassa frequenza, se
sufficientemente forti, riscaldano il rinforzo in acciaio;
- alcune tute protettive hanno
delle componenti elettroniche che possono essere soggette a interferenze in
forti campi elettromagnetici”.
La sezione della guida relativa
alle misure di prevenzione e protezione si conclude ricordando che i dispositivi
di protezione individuale “devono essere sottoposti a
manutenzione e
ispezione
adeguate” per garantire che siano sempre idonei all’impiego previsto.
Commissione europea “ Guida non vincolante di buone prassi per l’attuazione della direttiva
2013/35/UE relativa ai campi elettromagnetici. Volume 1: Guida pratica”,
versione in italiano (formato PDF, 4.90 MB).
Commissione europea “ Non-binding guide to good practice for implementing Directive
2013/35/EU Electromagnetic Fields. Volume
1: Practical Guide”, versione in inglese (formato PDF, 3.6 MB).
Tiziano Menduto
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