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"Edilizia: il PSC e la valutazione dei rischi nei cantieri"
fonte www.puntosicuro.it / Valutazione dei Rischi
06/06/2016 - Il
Piano di sicurezza e di coordinamento, uno
strumento essenziale per la tutela della sicurezza di chi lavora
all’interno dei cantieri, deve contenere anche le misure di prevenzione
dei rischi. In particolare nella sua elaborazione bisogna “considerare
sia i rischi che l'area circostante comporta per il cantiere (in
particolare per l'eventuale presenza di lavori stradali e autostradali,
linee elettriche aeree o
condutture sotterranee di servizi, fossati, altri cantieri, viabilità,
ecc.), sia i rischi che il cantiere può comportare per l'area
circostante (polveri, rumore, investimento per circolazione dei mezzi di
cantiere, incendio, caduta materiali dall'alto, ecc.) ed, infine, i
rischi causati dalle specifiche lavorazioni, dai materiali utilizzati e
dagli impianti e attrezzature utilizzate in cantiere (investimento mezzi
di cantiere, seppellimento, caduta dall'alto, rischio incendio o
esplosione, rumore, ecc.)”.
Senza dimenticare di analizzare le “interferenze tra le diverse
lavorazioni di più imprese, con approfondimenti in merito a particolari
fasi più complesse e rischiose delle lavorazioni per le quali verranno
previste specifiche misure di coordinamento anche in merito all'uso
comune di apprestamenti, attrezzature, infrastrutture e mezzi di
protezione collettiva (e individuale), dettagliate nel PSC”.
A parlare in questi termini del
piano di sicurezza e di coordinamento (PSC) è un documento Inail dal titolo “ La progettazione
della sicurezza nel cantiere”, elaborato dal Dipartimento Innovazioni
Tecnologiche e Sicurezza degli Impianti, Prodotti ed Insediamenti Antropici e a
cura di Raffaele Sabatino e Antonio Di Muro. Il documento, che oltre a parlare
di piani di sicurezza e dei nuovi modelli semplificati ( DI 9 settembre 2014) si
sofferma sulla presentazione di alcuni modelli
applicativi, dedica un intero capitolo al PSC. E una parte del capitolo si
sofferma in particolare sul tema della
analisi
e valutazione dei rischi.
Infatti nel PSC è necessario
“condurre
l’analisi dei rischi per tutte
le attività lavorative prevedibili nel cantiere”. E il grado di
approfondimento dell’analisi deve “permettere, per ciascuna attività,
l’individuazione e l’indicazione delle procedure di esecuzione, degli
apprestamenti e delle attrezzature, atti a garantire, nello svolgimento delle
opere, il rispetto delle misure di prevenzione e protezione, ipotizzabili al
momento della redazione del PSC”.
Si ricorda infatti che la
normativa “non prevede altri elaborati di dettaglio della sicurezza successivi
al PSC”!
Come operare una corretta valutazione dei rischi?
Il documento ricorda che per una corretta valutazione dei
rischi si deve procedere ad “un’analisi delle attività lavorative in
cantiere e ad uno studio del rapporto uomo/macchina e attrezzatura/ambiente nei
luoghi dove le attività debbono svolgersi”. L’obiettivo è quello di “individuare
le possibili sorgenti di rischio e, quindi, i rischi stessi”.
Il
procedimento di valutazione si sviluppa dunque attraverso:
- “l’individuazione dei pericoli
presenti nel luogo di lavoro connessi all’esecuzione delle attività lavorative
di cantiere (sorgenti di rischio) quali uso di macchine, attrezzature,
materiali e/o sostanze, ecc.;
- l’individuazione delle modalità
di svolgimento delle diverse lavorazioni (interferenze lavorative);
- l’individuazione e la stima
degli eventuali rischi specifici, in base alle classi di rischio”.
E in base agli esiti della
valutazione “si procederà, successivamente, alla programmazione dei
provvedimenti da attuare per eliminare, o ridurre, il rischio”.
Il documento si sofferma in
particolare sulla stima del rischio, che è realizzata attraverso un “confronto
tra l’evidenziazione del rischio, il tempo di esposizione allo stesso,
l’esperienza dei lavoratori e la portata del provvedimento che dovrà essere
applicato”.
È evidente che in sede di redazione
del PSC, “
attribuire una probabilità di
accadimento del rischio presenta delle difficoltà praticamente insormontabili;
sono troppe, infatti, le variabili in gioco, a partire dalla tecnologia delle
imprese esecutrici in termini di effettiva attuazione delle misure previste,
alla qualità delle informazioni contenute nel PSC, all’incidenza del CSE, ecc.”.
E anche il ricorso alle
statistiche degli infortuni – continua il documento Inail – “rappresenta
un’opzione relativamente funzionale, risultando la gran parte degli infortuni
nei cantieri, attribuibili al mancato rispetto delle norme”.
Il cantiere si rivela dunque “
un luogo di lavoro atipico, non
confrontabile con i luoghi di lavoro fissi, nei quali la valutazione dei rischi
discende dall’osservazione diretta di una realtà esistente (e non in divenire)”.
Se, ad esempio, in una fabbrica di legnami la valutazione del rischio di taglio
legata all’uso della sega circolare, fa riferimento alla “specifica macchina utilizzata
dal lavoratore”, nel cantiere “lo stesso processo non può essere posto in
essere in quanto, all’atto della predisposizione del PSC, non si conosce la
tecnologia dell’impresa esecutrice”!
In ogni caso ciò non toglie che
nel PSC, “ad ogni rischio individuato, indipendentemente dalla relativa
magnitudo, debbano corrispondere idonee misure tese alla sua eliminazione o
riduzione”.
Il documento indica che è
possibile
suddividere i rischi nei
cantieri in tre tipologie di fattori:
- “rischi riconducibili a carenze
organizzative;
- rischi dovuti alle interferenze
tra diverse attività lavorative;
- rischi specifici dell’attività
lavorativa esaminata”.
E organizzando una “corretta
pianificazione dei lavori si può abbattere, o limitare, in sede di PSC, l’insorgenza
dei primi due fattori di rischio”.
Il PSC deve insomma affrontare e
risolvere i problemi di specifici cantieri, non confidando in “schematizzazioni
di carattere generale che, purtroppo, sovente sfociano in un elenco di
prescrizioni generiche fotocopia, avulse dal contesto reale, e che talvolta
analizzano rischi inesistenti, trascurandone altri invece ben presenti”.
Riguardo ai
rischi specifici, che prevedono “l’analisi di procedure esecutive
in un certo senso standardizzate, in quanto replicabili in ogni cantiere”, si
indica che “è possibile, in linea di principio, riferirsi alle banche dati
esistenti, che riportano per le singole fasi lavorative, le attrezzature da
utilizzare, i rischi specifici e le misure di prevenzione e protezione da adottare”.
Ma nella realtà “ciò non risulta
sempre possibile a causa della necessità di dover analizzare rischi non
catalogati in letteratura e della non conoscenza, in sede di redazione del PSC,
della reale tecnologia delle imprese esecutrici”.
In linea generale l’
analisi dei rischi specifici può essere
pertanto “eseguita in
due modi:
-
con un’analisi a posteriori: l’analisi a posteriori “si riferisce a
casi avvenuti nel passato; si parte dal considerare l'infortunio, causato
dall'attività lavorativa, e tramite l'applicazione di metodologie, come
l'albero delle cause, si analizzano le circostanze che hanno preceduto l'evento
e che ne hanno determinato l'accadimento. Il processo consente di individuare
le cause dell'infortunio e di definire i provvedimenti del caso”;
-
con un’analisi a priori: l'analisi a priori “può essere condotta,
invece, anziché a partire da un infortunio, da un possibile rischio connesso
all'attività lavorativa (ad es.: la caduta
dall'alto di un lavoratore da un ponteggio), analizzando le possibili circostanze
che possono determinarlo (ad es.: assenza di protezioni collettive, assenza di
protezioni individuali, inefficienza dei dispositivi di protezione, ecc.).
Quest'ultimo tipo di analisi è quella solitamente adottata per il cantiere”.
Si sottolinea infine che la
metodologia adottata è comunque diversa rispetto a quella utilizzata per altri
settori lavorativi industriali, “per i quali è necessaria l’analisi e la
valutazione dei rischi esistenti, non di quelli prevedibili. Si segnala,
infatti, che mentre per il cantiere è richiesto il progetto della sicurezza,
per gli altri settori lavorativi (di tipo statico) è richiesta la verifica
della sicurezza”.
Concludiamo ricordando che il
documento riporta indicazioni sui principi di analisi dei rischi, sugli interventi
di riduzione del rischio e presenta, a titolo esemplificativo, la procedura di
valutazione dei rischi proposta ed elaborata dal CPT di Torino e dall’INAIL
Piemonte in “ La
Valutazione dei Rischi nelle Costruzioni Edili”.
INAIL - Dipartimento Innovazioni
Tecnologiche e Sicurezza degli Impianti, Prodotti ed Insediamenti Antropici, “ La progettazione della sicurezza nel cantiere”, documento
curato da Raffaele Sabatino (INAIL, Dipartimento Innovazioni Tecnologiche) e
Antonio Di Muro (Professore a contratto presso l'Università degli Studi di Roma
"La Sapienza", Coordinatore della sicurezza in fase di progettazione
ed esecuzione per conto di Enti pubblici e privati), con la collaborazione di
Andrea Cordisco e Daniela Gallo, edizione 2015 (formato PDF, 48.38 MB).
Algoritmo cantieri (Formato XLS, 260 kB).
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della sicurezza nei cantieri edili”.
RTM
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