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"Rischio stress-lavoro correlato: il carico di lavoro"
fonte www.puntosicuro.it / RISCHIO STRESS LAVORO CORRELATO
24/06/2016 -
Pubblichiamo un estratto del Convegno “L’importanza della normazione
tecnica volontaria per capire e valutare il livello di benessere psicofisico,
sicurezza sul lavoro e performance produttiva. Norme ergonomiche UNI EN ISO e buone
prassi sul problema del carico mentale e dello stress lavoro-correlato”,
organizzato dall’Ente Italiano di Normazione (UNI), per richiamare l’attenzione
dei principali stakeholders italiani (economici e istituzionali) sulla
normazione tecnica volontaria e sulla sua influenza nella politica economica
nazionale.
Leggi la prima parte
dell’articolo “ La
normativa tecnica per il lavoro, la produttività e la sicurezza”
Le buone pratiche per la progettazione del
sistema lavorativo tratte da UNI EN ISO 10075-2
La
progettazione del sistema dovrà tenere conto di due variabili molto
significative:
A)
INTENSITÀ del carico di lavoro
che dipende da più fattori come compiti lavorativi, attrezzature, contesto
operativo.
B)
DURATA E FORME
DELL’ESPOSIZIONE al carico di lavoro legate all’organizzazione temporale del lavoro.
Quali
indicazioni operative (di buona pratica) sono richiamate per
modulare
L’INTENSITÀ DEL CARICO DI LAVORO, al fine di prevenire o ridurre disagio
psicofisico e stress?
1. Gli
obiettivi del sistema vanno
definiti con chiarezza: quali, quanti e loro priorità (ad es. sicurezza
prima di produttività).
2. A
fronte di
compiti
troppo complessi, il lavoratore non deve prendere troppe decisioni in una limitata unità
di tempo; se la complessità non può essere ridotta al lavoratore vanno forniti
“supporti decisionali”.
3. In
presenza di
molteplici
richieste o
sollecitazioni, occorre valutare se è più opportuno un comportamento lavorativo
che fa fronte alle questioni che si presentano per prime (strategia semplice)
oppure affrontare le questioni in ordine di importanza (strategia gerarchica
complessa).
4. E’
indispensabile l’
adeguatezza delle informazioni da elaborare nel senso che non
si può decidere sulla base di informazioni insufficienti, né si può essere
indotti a filtrare solo quelle utili (decidendo personalmente fra le molte
disponibili).
5. Non si
può chiedere all’operatore di
“interpretare le informazioni” che, per contro, vanno
presentate in modo chiaro, analogico e convergente (quando si tratta di
decidere sullo stato generale del sistema).
6. Occorre
distinguere fra
segnali utili e
segnali irrilevanti consentendo, ove
necessario, la
personalizzazione della segnaletica più
critica per adattarla al meglio alla sensorialità del lavoratore: può essere
utile codificare in modo dedicato i segnali, attraverso l’uso di forme, colori,
etc.
7. Posto
che
displays
informativi
ridondanti possono
aiutare l’operatore nei controlli incrociati, è tuttavia necessario: evitare la
ridondanza eccessiva (se distraente) preferendo una ridondanza programmata,
secondo le specifiche esigenze operative.
8. Vanno
evitati
displaysinformativi
e manovre di comando incongruenti, rispetto alle
aspettative
“analogiche” e culturali del lavoratore.
9. Per
elaborare le informazioni viene consigliata una
strategia
cognitiva di tipo seriale (via via che si presentano), a meno che non sia indispensabile
un’elaborazione in parallelo se occorre una rappresentazione mentale di tutto
il contesto operativo.
10. Nel
rispetto dei limiti naturali dell’uomo, è opportuno optare per uno
svolgimento sequenziale
dei compiti attentivi, orientandosi - se necessario - su uno svolgimento contemporaneo di
compiti attentivi e compiti automatizzati, dopo aver verificato l’irrilevanza
di eventuali, possibili errori.
11.
Dovrebbero essere evitati i
ritardi di tempo del sistema per non obbligare
l’operatore ad anticipare mentalmente le risposte attese.
12. E’
necessario che la
rappresentazione mentale delle funzioni di
sistema o di processo sia coerente e completa per non richiedere all’operatore
un dispendio supplementare di energia per controllare il sistema stesso.
13. L’intensità
del carico di lavoro dipende anche dai giudizi che l’operatore deve esprimere
su dati o parametri: se sono
giudizi relativi il carico è meno pesante perché si affidano a criteri
di riferimento presenti a livello percettivo, laddove quelli assoluti
presuppongono un’avvenuta e meno affidabile memorizzazione.
14. Quanto
alla
memoria
di lavoro (a breve
termine) è necessario non sovraccaricarla con informazioni seriali in rapida
successione: all’operatore deve essere dato un tempo sufficiente per
trattenere e memorizzare le
informazioni più importanti.
15. Anche
la
memoria
a lungo termine non va sovraccaricata con informazioni non necessarie:
va invece
aiutata con funzioni di supporto per evitare che l’operatore gestisca
informazioni troppo complesse.
16. Il
livello di intensità del carico di lavoro dipende anche da come viene
chiamata in causa
la memoria:
riconoscere ciò che è già depositato in memoria (attraverso la visualizzazione
di più alternative) è meglio che richiamarlo (ricordarlo) senza alcun riferimento
o aiuto.
17. E’
auspicabile la presenza di supporti decisionali:
dispositivi di
feedback a conferma
delle azioni compiute per contrastare eventuali conseguenze negative.
18. La
possibilità di
“controllare” adeguatamente il processo lavorativo dipende anche da: -
Movimenti/gesti lavorativi ben “dimensionati” (compatibilità display/comando)
- Ordini
di comando “corti”
- Una
risposta rapida del sistema all’input informativo (con feedback di ritorno all’operatore).
19. E’
auspicabile la massima
semplificazione della dimensionalità delle prestazioni
motorie
nel senso
che:
- Le
prestazioni non dovrebbero richiedere più movimenti simultanei (ad es. spostamento+rotazione+piegamento)
- Ove
necessario, va facilitato l’eventuale accoppiamento di dimensioni motorie diverse.
20.
Eventuali dinamiche di controllo/comando, lunghe e complesse, richiedono il
supporto di sistemi
tecnici (come ad
es. integratori, differenziatori o amplificatori).
21. Il
livello di intensità del carico lavorativo è strettamente correlato anche alle
condizioni fisiche
dell’ambiente di lavoro ( microclima,
illuminazione, rumore, etc.) che influenzano anche carico mentale ed
attività cognitiva.
22. E’
importante una buona interazione relazionale per cui va previsto il
supporto sociale di colleghi e
superiori, specie nelle decisioni critiche.
23. Per
evitare tensioni, dovute alla
dipendenza da compiti svolti da altri, è opportuno utilizzare
- ad esempio - modulatori o
buffers per non incalzare il lavoratore (a favore di un’accettabile
autonomia operativa).
24. Va
evitata la
pressione
temporale (troppo da
fare in poco tempo) perché il sovraccarico, incide sia sulla salute
psicofisica, sia sulla sicurezza perché l’operatore è indotto a cercare pericolose
“scorciatoie”, nel tentativo di evitare carico e tensione.
25. Una
maggior tranquillità del lavoratore va attribuita ad un
sistema
progettato per essere tollerante all’errore, pertanto il sistema:
- Deve
chiedere conferma di azioni o gesti critici prima di renderli esecutivi (ribadita
la necessità del feedback)
- L’ultima
azione dell’operatore dovrà essere reversibile.
26. Per
evitare o ridurre errori o incidenti il sistema deve essere in grado di
minimizzare le conseguenze negative, legate ai comportamenti e gesti dell’uomo,
attraverso l’introduzione di
“barriere di sicurezza” per contrastare eventi
imprevisti dovuti sia a problemi sistemici di base che ad azioni insicure, da
ascrivere a precondizioni psicologiche e stress.
27. In tal
caso, le indicazioni di buona pratica focalizzano l’attenzione soprattutto
sulla relazione esponenziale fra tempo di lavoro e grado di affaticamento sui
problemi legati a
fatica mentale e
stati assimilabili (monotonia, ridotta
vigilanza e saturazione mentale).
Paola Cenni
Eur.Erg., Commissione Ergonomia UNI
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