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"Si muore sul lavoro: 6 vittime solo nel primo mese del 2009"

fonte diariodelweb.it / Sicurezza sul lavoro

30/01/2009 - I dati sono noti: ogni anno in Italia avvengono quasi un milione di incidenti sul lavoro; ogni giorno muoiono mediamente quattro lavoratori. Solo nei primi mesi del 2008 erano 16 le vittime sul lavoro in Puglia. Dagli organi di stampa apprendiamo l’incidente che ha coinvolto un operaio di 25 anni di Tricase ricoverato in prognosi riservata al Viot Fazzi di Lecce, a causa di un infortunio sul lavoro. I mass- media continuano quotidianamente a sottolineare la drammaticità della situazione, non solo la Puglia ma l’intera nazione sembra essere travolta da un’ondata di stragi che non vuole o non trova il modo di placarsi, ed il record di morti bianche riguarda proprio la Puglia. Il primo atlante degli infortuni sul lavoro della Puglia nato da una collaborazione tra Regione e l´Inail ha evidenziato che se il numero degli infortuni è calato dai quasi 45mila del 2004 agli oltre 41 mila del 2006, le morti sul lavoro non sono affatto arretrate: erano 73 quelle registrate nel 2004. Due anni più tardi hanno raggiunto quota 86. Un dato che potrebbe essere confermato anche nel 2009 se si considera che nel primo mese di quest´anno, in Puglia, le vittime sul lavoro sono già state 6. La provincia dove si concentrano più incidenti sul lavoro è quella di Taranto. La grande maggioranza di questi incidenti si registrano tra i lavoratori che svolgono i lavori più umili e più faticosi: tra i nuovi braccianti dell’agricoltura, tra i manovali delle costruzioni, tra i facchini delle ditte in appalto, tra gli operai più dequalificati dell’industria. Spesso si tratta di lavoratori immigrati e spesso di lavoratori con assunzioni a termine, quando non addirittura irregolari.

L’osservatorio CODICI ha monitorato la gravità della situazione, cercando di ricostruire le cause di tali incidenti. Sfruttamento, tipologie contrattuali precarie, ritmi di lavoro prolungati ma, soprattutto, scarsa manutenzione degli impianti, delle infrastrutture unita alla poca educazione e formazione del lavoratore: questo è il quadro che emerge dalle numerose segnalazioni dei cittadini giunte allo sportello regionale di CODICI. Oggi in Italia finalmente possiamo dire che una legge c'è: è il decreto approvato il 1 aprile scorso dal Governo uscente, una specie di Testo Unico, che riorganizza tutte le disposizioni in materia di salute e sicurezza sul lavoro. Il legislatore delegato, nell’attuazione dell’intervento di riordino della normativa sulla sicurezza nel luogo di lavoro, si è mosso in una doppia direzione: innalzamento del livello di sicurezza dei dipendenti e semplificazione degli adempimenti burocratici per le imprese, per favorire la messa in sicurezza delle strutture.

«La legge c’è ma da sola non basta – afferma l’avv. Manuela de Nichilodi Codici Puglia - con tale provvedimento l’applicazione delle norme che disciplinano la salute e la sicurezza dei lavoratori viene estesa a tutti i prestatori di lavoro, siano essi dipendenti, autonomi ed equiparati, comprese le categorie di più recente diffusione dei lavoratori flessibili o occupati attraverso telelavoro; il provvedimento ridetto mira a promuovere una cultura della sicurezza sul lavoro ed esplicitare il concetto di salute del lavoratore e del cittadino, in accordo con le direttive dettate dall’atto costitutivo dell’OMS (Organizzazione mondiale della Sanità), come condizione di completo benessere fisico, mentale e sociale, e non soltanto come assenza di malattia o di infermità. Assieme alla legge, però, è necessario un cambiamento più profondo, della cultura e anche del sistema economico del nostro Paese. Nessuna legge sarà sufficiente a combattere la piaga degli infortuni sul lavoro, se la priorità assoluta resta per la grande maggioranza delle imprese quella di comprimere sempre e comunque i costi e i tempi, anche quando questo va a scapito di un tema così importante come quello della sicurezza».«Per fare ciò – continua l’avv. de Nichilo – è indispensabile provvedere non solo alla predisposizione di un sistema di regole, ma anche e soprattutto all’integrazione del sistema normativo tradizionale con strumenti innovativi e più efficaci per la creazione di una cultura della legalità, quali la formazione, le «buone prassi», gli accordi collettivi e la Responsabilità Sociale delle Imprese, oltre ad un costante e più pregnante controllo da parte delle istituzioni ». Pertanto, CODICI chiede una maggiore educazione al lavoro, maggiori sicurezze ma soprattutto più controlli sui posti di lavoro per l’effettivo riscontro del rispetto delle norme, nel rispetto della vita umana.

«La legge c’è ma da sola non basta – afferma l’avv. Manuela de Nichilodi Codici Puglia - con tale provvedimento l’applicazione delle norme che disciplinano la salute e la sicurezza dei lavoratori viene estesa a tutti i prestatori di lavoro, siano essi dipendenti, autonomi ed equiparati, comprese le categorie di più recente diffusione dei lavoratori flessibili o occupati attraverso telelavoro; il provvedimento ridetto mira a promuovere una cultura della sicurezza sul lavoro ed esplicitare il concetto di salute del lavoratore e del cittadino, in accordo con le direttive dettate dall’atto costitutivo dell’OMS (Organizzazione mondiale della Sanità), come condizione di completo benessere fisico, mentale e sociale, e non soltanto come assenza di malattia o di infermità. Assieme alla legge, però, è necessario un cambiamento più profondo, della cultura e anche del sistema economico del nostro Paese. Nessuna legge sarà sufficiente a combattere la piaga degli infortuni sul lavoro, se la priorità assoluta resta per la grande maggioranza delle imprese quella di comprimere sempre e comunque i costi e i tempi, anche quando questo va a scapito di un tema così importante come quello della sicurezza».«Per fare ciò – continua l’avv. de Nichilo – è indispensabile provvedere non solo alla predisposizione di un sistema di regole, ma anche e soprattutto all’integrazione del sistema normativo tradizionale con strumenti innovativi e più efficaci per la creazione di una cultura della legalità, quali la formazione, le «buone prassi», gli accordi collettivi e la Responsabilità Sociale delle Imprese, oltre ad un costante e più pregnante controllo da parte delle istituzioni ». Pertanto, CODICI chiede una maggiore educazione al lavoro, maggiori sicurezze ma soprattutto più controlli sui posti di lavoro per l’effettivo riscontro del rispetto delle norme, nel rispetto della vita umana.

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