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"La più sostenibile delle Agricolture"

fonte Il Sole 24 ore Nòva / Agroalimentare

12/03/2009 - Il biochar potrebbe essere l'arma di una nuova agricoltura. Il grimaldello per sbloccare un ciclo virtuoso nei delicati equilibri del carbonio. «Fino a un secolo fa racconta Franco Miglietta, ricercatore dell'istituto di Biometeorologia del Cnr, a Firenze, meglio noto come Ibimet i suoli agrari italiani contenevano 130 tonnellate di carbonio per ettaro, oggi quasi la metà. Aggiungendo 700 chili di biochar all'anno, si potrebbe aumentare la loro fertilità e immagazzinare lì per secoli l'anidride carbonica che le piante hanno preso dall'atmosfera per crescere». Miglietta ha fatto i conti. Se per ipotesi questa soluzione venisse adottata da tutta l'agricoltura italiana, il Paese toglierebbe dall'atmosfera 45 milioni di tonnellate di C02 all'anno. «Più di quanto ci chieda il Protocollo di Kyoto», dice soddisfatto. E il bello è che, quei 700 chili di carbone vegetale, potrebbero venire dalla pirolisi di due tonnellate di potature d'olivo che si producono solitamente per ogni ettaro. Un vero circolo virtuoso. A gennaio, l'imet ha seminato qui a Pistoia, presso il Centro Sperimentale per il Vivaismo, del grano duro con e senza biochar. La primavera non è ancora cominciata e non si possono ancora vedere effetti sorprendenti, ma le zone fertilizzate con il carbone sono già più rigogliose. «Anche perché il terreno è più scuro e trattiene di più i raggi solari», precisa Miglietta con rigore. Fatto sta, che altri esperimenti del Cnr e di numerose istituzioni accademiche internazionali, si sono già conclusi con successo. E il Protocollo di Copenhagen che sarà firmato a dicembre per prendere il posto di Kyoto dal 2013 potrebbe include- re il biochar nel computo delle emissioni globali e della distribuzione dei certificati di carbonio, trasformandolo così in una risorsa economica Non a caso, l'industria agroalimentare stagià drizzando le antenne. L'istituto di Firenze ha presentato i primi risultati sul biochar ai soci di Sigrad, un consorzio di filiera del frumento duro, a cui partecipano grandi realtà industriali come Barilla. Entro breve, potrebbero partire i primi esperimenti per trasformare gli scarti industriali - che finora erano un costo - in risorsa energetica, in fertilizzante e in arma a difesa dell'ambiente (un giorno potenzialmente monetizzabile).La strategia del biochar da sola non basta, né a risolvere il problema energetico, né quello climatico. Ma, se applicata su scala mondiale, potrebbe portare un contributo significativo.

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