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"L'impresa in un giorno si può aprire in otto regioni "
fonte Il sole 24 ore, R. Reggio / Agroalimentare
30/11/2009 - Aprire un'attività alimentare in un giorno è quasi una realtà per otto regioni su venti. Questa la prima evidenza a circa due anni dalla semplificazione sanitaria che ha riguardato le imprese alimentari. L'accordo maturato in conferenza stato regioni, infatti, ha notevolmente alleggerito tempi e adempimenti per gli imprenditori, modificando timing e metodi di controllo delle autorità sanitarie. Scattando una fotografia della situazione attuale, però, il quadro appare eterogeneo. La Dia semplice che, di fatto, autorizza l'imprenditore a iniziare subito l'attività è prassi esclusiva solo in alcune regioni. In Lombardia, per esempio, la semplificazione sanitaria non si è limitata alle imprese alimentari ma è stata allargata grazie a una legge regionale anche alle imprese produttive e alle attività di servizi alla persona. Nella sostanza e a esclusione di particolari tipi di imprese con alto livello di rischio o impatto ambientale - queste attività per cominciare a lavorare, possono presentare gli opportuni modelli allo sportello unico attività produttive dei comuni: da quel momento sono esistenti e abilitate ad operare. Un passo da gigante se si pensa che nel passato, oltre alla lunghissima lista di adempimenti amministrativi, le imprese non potevano cominciare l'attività senza aver prima ricevuto l'autorizzazione sanitaria delle autorità competenti. «Abbiamo cercato di individuare tutti i passaggi inefficaci e dispendiosi che appesantivano, inutilmente, le procedure spiega Luigi Macchi, direttore generale vicario dell'assessorato alla Sanità. Per le imprese abbiamo capito che concentrare i controlli prima che iniziasse l'attività non era la scelta vincente. I maggiori pericoli e irregolarità in campo igienico/sanitario, infatti, si presentavano negli anni di vita dell'impresa, non nel breve spazio della sua nascita». Da qui la decisione di procedere nella semplificazione richiedendo all'imprenditore un'assunzione di responsabilità. Alle autorità competenti, poi, spetta il compito di verificare la veridicità di quanto dichiarato con la Diap, sulla conformità alle leggi vigenti. «Pianificare i controlli dopo la partenza delle attività - aggiunge Macchi - ha comportato indiscutibili vantaggi per le imprese, non più condizionate da lunghi tempi di attesa per la visita degli ispettori sanitari e per le autorità sanitarie, che hanno potuto ottimizzare le risorse e pianificare controlli mirati, e non a pioggia, sulle imprese». Dei criteri generali utilizzati dalle regioni: la probabilità del rischio e l'entità del danno. Ma se le linee guida sono le stesse, l'attuazione della semplificazione varia a seconda della regione. In Piemonte le nuove imprese hanno due strade per aprire: la Dia semplice (per tutte le attività che nel passato non richiedevano autorizzazione sanitaria preventiva) e la Dia differita (per tutte le altre). Nel secondo caso l'imprenditore deve aspettare il controllo dell'autorità competente, la quale, però ha solo trenta giorni per fare i controlli. In mancanza di ispezione, dopo il termine, l'imprenditore è autorizzato a far partire l’attività. Diversa ancora la procedura dell'Emilia Romagna: superate le Dia, infatti, dal l'agosto di quest'anno, le imprese iniziano a operare soltanto con una notifica (comune anche al Friuli Venezia Giulia) presentata all'autorità sanitaria. Ancora in fase di approvazione, invece, la semplificazione sanitaria in Sicilia. Nella regione, infatti, si è operata solo una prima “sburocratizzazione” in attesa di passare al regime delle Dia. Il sistema comunque funziona Dai dati parziali ricevuti dalle regioni, infatti, emerge una sostanziale regolarità delle imprese: mediamente in Italia solo 17 su cento registrano delle irregolarità. Certo il livello di rischio non è uniformemente distribuito sul territorio e questo rende difficile ogni generalizzazione. Più facile esaminare regione per regione. Si scopre così che la Calabria, grazie a 11 aziende sanitarie e a un numero adeguato di veterinari riesce a controllare il 100% delle nuove attività, registrando solo 121 irregolarità su circa 4700 registrazioni.
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