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"Direttiva RAEE, il Parlamento UE chiede regole più stringenti"
fonte Parlamento Europeo / Ambiente
14/10/2011 - I
parlamentari europei mirano a rendere più facile per i consumatori la
restituzione dei piccoli elettrodomestici e a contrastare gli operatori
senza scrupoli inclini all'esportazione illegale di rifiuti elettronici.
Il voto della commissione ambiente, quasi unanime in seconda lettura (52 voti a favore, 1 contro e 5 astensioni), riguarda le modifiche alla direttiva attualmente in vigore sui rifiuti delle apparecchiature elettriche ed elettroniche (RAEE). Un voto in plenaria è previsto per gennaio 2012, per consentire le negoziazioni con il Consiglio.
I deputati europei precisano che dal 2016 l'obiettivo è che gli Stati membri raccolgano l'85% dei rifiuti dei prodotti elettronici immessi sul mercato. Il Consiglio sostiene invece un obiettivo del 65% basato sui beni in vendita, da realizzare progressivamente nella maggior parte dei paesi europei entro il 2020 e nei restanti entro il 2022. Attualmente è applicato un obiettivo forfettario annuale di 4 kg a persona.
Attualmente, molti rifiuti di piccole apparecchiature elettroniche, sono gettati via insieme a spazzatura di altro tipo, nonostante contengano sostanze nocive. Per far fronte a questo problema i deputati affermano che i consumatori dovrebbero essere autorizzati a restituire gratuitamente i piccoli elettrodomestici e apparecchiature elettriche nei negozi. Ciò offrirà una valida alternativa alle strutture specializzate che già accettano rifiuti elettronici domestici senza alcuna spesa.
In funzione della categoria, i deputati sostengono che il 70-85% dei rifiuti elettronici dovrebbe essere recuperato e il 50-75% riciclato. Propongono un obiettivo di riutilizzo separato del 5% affinché i prodotti più funzionali possano beneficiare di una "nuova vita", invece di essere rottamati.
Secondo i deputati europei, spetta ai produttori e ai consumatori sopportare i costi dei rifiuti elettronici e non ai contribuenti. Tuttavia, molto ancora resta da fare per ridurre le spese amministrative non necessarie e i costi inutili per le imprese. Per esempio, i venditori a distanza dovrebbero essere in grado di comunicare dati ad un sistema centrale europeo, al fine di evitare formalità supplementari e spese di iscrizione a molteplici registri nazionali.
Il voto della commissione ambiente, quasi unanime in seconda lettura (52 voti a favore, 1 contro e 5 astensioni), riguarda le modifiche alla direttiva attualmente in vigore sui rifiuti delle apparecchiature elettriche ed elettroniche (RAEE). Un voto in plenaria è previsto per gennaio 2012, per consentire le negoziazioni con il Consiglio.
I deputati europei precisano che dal 2016 l'obiettivo è che gli Stati membri raccolgano l'85% dei rifiuti dei prodotti elettronici immessi sul mercato. Il Consiglio sostiene invece un obiettivo del 65% basato sui beni in vendita, da realizzare progressivamente nella maggior parte dei paesi europei entro il 2020 e nei restanti entro il 2022. Attualmente è applicato un obiettivo forfettario annuale di 4 kg a persona.
Attualmente, molti rifiuti di piccole apparecchiature elettroniche, sono gettati via insieme a spazzatura di altro tipo, nonostante contengano sostanze nocive. Per far fronte a questo problema i deputati affermano che i consumatori dovrebbero essere autorizzati a restituire gratuitamente i piccoli elettrodomestici e apparecchiature elettriche nei negozi. Ciò offrirà una valida alternativa alle strutture specializzate che già accettano rifiuti elettronici domestici senza alcuna spesa.
In funzione della categoria, i deputati sostengono che il 70-85% dei rifiuti elettronici dovrebbe essere recuperato e il 50-75% riciclato. Propongono un obiettivo di riutilizzo separato del 5% affinché i prodotti più funzionali possano beneficiare di una "nuova vita", invece di essere rottamati.
Secondo i deputati europei, spetta ai produttori e ai consumatori sopportare i costi dei rifiuti elettronici e non ai contribuenti. Tuttavia, molto ancora resta da fare per ridurre le spese amministrative non necessarie e i costi inutili per le imprese. Per esempio, i venditori a distanza dovrebbero essere in grado di comunicare dati ad un sistema centrale europeo, al fine di evitare formalità supplementari e spese di iscrizione a molteplici registri nazionali.
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