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"Strumenti per la valutazione del rischio delle variabili di genere"
fonte puntosicuro.it / Sicurezza
16/04/2012 - Ogni azienda nel processo di prevenzione, valutazione e rimozione dei
rischi necessita di un approccio “ sensibile al genere” che tenga
conto della molteplicità dei soggetti interessati e attivi, dei fattori
interni/esterni e degli obiettivi di salute.
È
quanto abbiamo riscontrato nella lettura e presentazione di due volumi -
prodotti dall’Inail e curati da Paola Conti e Antonella Ninci – dal titolo “ Salute e
sicurezza sul lavoro, una questione anche di genere. Disegno di linee guida e
primi strumenti operativi”.
Con
riferimento al primo volume, “
Metodologia e strumenti. Evidenze
scientifiche delle variabili di genere”, possiamo trovare utili
indicazioni relativi alle politiche per una
idonea promozione della salute nei luoghi di lavoro nel capitolo “Salute
e sicurezza: un sistema attento alle differenze” scritto da Paola Conti.
Se
la salute di uomo
e donna dipende anche dalle condizioni di vita e dallo stile di vita e il
lavoro occupa un ruolo centrale nella vita quotidiana, è evidente “che le
condizioni, la cultura e i processi del lavoro - se gestiti con cura e
consapevolezza - possono portare ad un notevole miglioramento dello stato di
salute generale del personale”.
E
di interventi adeguati di promozione
della salute nei luoghi di lavoro
ne
“beneficiano le aziende, i collaboratori e la società nel suo insieme”:
possono generare “già a breve termine (entro 3 a 4 anni) una contrazione dei
costi della malattia e portano chiaramente a una riduzione dell’assenteismo”.
Uno
studio internazionale (J.Colling 2009) riportato nel capitolo ha “rilevato un
risparmio del 6,1% ottenuto grazie a programmi per la salute, nonché una
riduzione delle assenze del 13%”.
Quali sono gli
ingredienti della promozione della salute in azienda?
Il
volume ne indica alcuni:
-
“buona gestione aziendale;
- prevenzione degli infortuni e delle malattie
professionali;
- prevenzione
dello stress e del burnout per i singoli individui e la gestione dello
stress per le aziende nel loro complesso;
-
attività professionale strutturata nel rispetto dell’età dei lavoratori;
-
prevenzione delle dipendenze sul posto di lavoro;
-
corretta ergonomia del posto di lavoro;
-
promozione degli stili di vita sani sul lavoro: una buona alimentazione e
l’esercizio fisico sono strategici per una vita sana;
-
adeguata strategia aziendale perché i propri collaboratori possano trovare un
equilibrio tra la sfera privata e la vita professionale”
Soffermiamoci
ora su alcuni di questi punti.
Il
successo di un’efficace strategia di
equilibrio
tra vita e lavoro “dipende da un ampio ventaglio di interventi messi a
disposizione e calibrati agli interessi di collaboratori e datori di lavoro”.
In
particolare la “necessità di mettere a punto
sistemi di conciliazione tra lavoro retribuito e famiglia nasce
dalla convergenza di due fattori: da un lato, le trasformazioni delle strategie
di vita e delle identità di genere delle donne e degli uomini, soprattutto
giovani; dall’altro, le trasformazioni del mercato del lavoro”.
Il
termine da noi più usato è quello di conciliazione: “la capacità di organizzare
il nostro tempo, gestendo gli impegni lavorativi e privati nel modo più
equilibrato, a seconda di diverse esigenze”.
E anche la capacità di conciliare gli impegni lavorativi e privati
“nell’ambito della coppia e la capacità, quindi, di condividere i compiti di
cura (dei figli, dei parenti anziani, ecc.)”.
Il
concetto di conciliazione è “strettamente legato al
concetto di flessibilità che è spesso attualmente inteso, nella sua
accezione legata al lavoro, come il rendere variabili le caratteristiche del
lavoro (luoghi, orari, modi di lavoro)”, flessibilità intesa in questo caso
come “ricerca di formule flessibili per gestire al meglio i tempi di vita e di
lavoro”.
Ricordiamo
che in Italia il 29 aprile 2010, la Conferenza unificata ha sancito l’
Intesa sui criteri di ripartizione delle
risorse, le finalità, le modalità attuative, nonché il monitoraggio del sistema
di interventi per favorire la conciliazione dei tempi di vita e di lavoro di
cui al Decreto del Ministro per le pari opportunità del 12 maggio 2009.
Inoltre
il 7 marzo 2011 è stato siglato al Ministero del lavoro, da tutte le parti
sociali, un “avviso comune” dal titolo “ Azioni di sostegno delle
politiche di conciliazione tra famiglia e lavoro” con l’obiettivo di
sostenere la crescita dell’occupazione femminile.
Nel
capitolo si fa notare come le aziende che hanno adottato idonee politiche di
conciliazione evidenziano i seguenti
benefici:
-
“eleva la produttività, avendo una continua attenzione nell’evitare abusi, con
appropriati controlli;
-
aumenta la motivazione dei dipendenti;
-
migliora la capacità di attrarre buone professionalità;
-
serve per trattenere i ‘talenti’;
-
diminuisce l’assenteismo;
-
aumenta il livello di impegno dei dipendenti;
-
aiuta a raggiungere una società equilibrata, armonica e con un futuro, nella
quale tutti possano sviluppare il loro potenziale umano”.
Per
favorire l’equilibrio tra sfera privata e vita professionale, nel capitolo è
presente una
check list di
autovalutazione aziendale/organizzativa sull’adeguatezza delle misure volte
a favorire l’equilibrio vita-lavoro.
Un
altro elemento su cui si sofferma l’autrice è quello dell’
agevolazione dei trasporti casa lavoro come fattore di promozione
della salute.
Anche
in questo caso si possono trovare
differenze
tra uomini e donne. Più che sul tragitto percorso, sulle necessità che
generano il bisogno di trasporto e sulle diverse esigenze di mobilità.
Ne
riportiamo alcune:
-
“le donne tendono a percorrere tragitti più brevi e complessi degli uomini,
poiché le maggiori incombenze domestiche, associate alla professione, le
inducono a scegliere posti di lavoro più vicini a casa e a conciliare le
esigenze di trasporto per motivi di lavoro a quelle per motivi casalinghi. Di
fatto finiscono con il comporre tragitti che soddisfino contemporaneamente
entrambe le esigenze di trasporto, cercando di fare tutto in una unica
soluzione, mentre gli uomini, con minori incombenze quotidiane riferibili alla
casa, hanno percorsi più lineari;
-
i percorsi delle donne sono dettati, oltre al raggiungimento del posto di
lavoro, dalle esigenze di accompagnamento di bambini e anziani, dallo
svolgimento di incombenze collegate con la casa (spesa, acquisti, commissioni,
etc), quelli degli uomini dalla necessità di raggiungere il posto di lavoro o
di divertimento e tempo libero;
-
le donne viaggiano più spesso con bambini e portano pacchi, pesi e ingombri;
-
le donne viaggiano in orari differenti rispetto agli uomini, poiché lavorano in
misura proporzionalmente superiore con orari flessibili o part time, e devono
conciliare gli orari delle attività dei figli da accompagnare con quelli degli
esercizi commerciali;
-
i tipo di percorsi delle donne dipendono da una molteplicità di variabili
superiore a quelli degli uomini, distinguendo tra percorsi di donne occupate, non
occupate, con figli, senza figli, più giovani o più anziane;
-
le donne hanno minore accesso all’automobile degli uomini e hanno la patente in
percentuale inferiore agli uomini;
-
le donne hanno una tendenza maggiore a utilizzare mezzi
di trasporto pubblici, ad andare a piedi e a viaggiare sull’auto come
passeggere;
-
i percorsi delle donne hanno la tendenza ad essere composti da più mezzi di
trasporto, mentre gli uomini tendono a usare prevalentemente l’auto;
-
le donne sono più condizionate nella loro libertà di movimento dalle condizioni
di sicurezza dell’ambiente circostante”.
Infine
qualche cenno alla necessità che una promozione della salute tenga conto dell’
età dei lavoratori con particolare
riferimento ai
lavoratori anziani.
La
“
gestione della terza età nelle aziende
comprende la gestione sistematica della capacità lavorativa del personale in
funzione dell’età e il management del successo imprenditoriale”.
Non
esiste un approccio unico, ma esistono diverse buone strade per “organizzare il
lavoro in funzione dell’età e promuovere la capacità lavorativa e di mercato
dei lavoratori più anziani”. Questi alcuni
potenziali
interventi:
-
“programmi classici orientati al comportamento, quali check up salute,
formazioni relative a stile di vita e strategie di coping, nonché iniziative di
wellness;
-
approcci strutturali, quali impostazione di posto di lavoro e contesto di
lavoro nel rispetto dei principi dell’ergonomia;
-
perfezionamento professionale mirato (qualificazione per mantenere e adeguare
le competenze e prepararsi alle esigenze future);
-
sviluppo delle risorse umane (pianificazione professionale e della carriera,
tandem, modelli di mentoring);
-
organizzazione del lavoro che promuove l’apprendimento (varietà di esigenze,
sollecitazioni e attività);
-
organizzazione dell’ orario di
lavoro (gestione delle pause, riduzione e flessibilizzazione);
-
reintegro di dipendenti con limitazioni di impiego;
-
cultura imprenditoriale adeguata all’età (apprezzamento, stile di conduzione,
cultura del dialogo e del feedback, politica del lavoro e del personale)”.
Inail,
“Salute e sicurezza sul lavoro, una questione anche di genere. Disegno di linee
guida e primi strumenti operativi”, a cura di Paola Conti e Antonella Ninci, quaderno
tematico della "Rivista degli Infortuni e delle Malattie
Professionali", realizzazione di un progetto coordinato dal Comitato Pari
opportunità dell'INAIL, unitamente alla Direzione regionale Toscana dell'INAIL
e alla Regione Toscana:
-
Volume I: “ Metodologia
e strumenti. Evidenze scientifiche delle variabili di genere” (formato PDF,
17.11 MB);
-
Volume II: “ Analisi
dei dati in ottica di genere. Monografie normative” (formato PDF, 8.73 MB).
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