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"Terremoto: sotto inchiesta crollo dei capannoni industriali"

fonte www.insic.it / Sicurezza

31/05/2012 - La Procura di Modena apre un’inchiesta per omicidio colposo plurimo, sui capannoni crollati. I sindacati criticano la riapertura frettolosa delle attività dopo la prima scossa. Confindustria difende la solidità delle strutture, mentre le associazioni professionali offrono da subito il loro aiuto per la ricostruzione.

A seguito del terremoto del 29 maggio, la procura di Modena ha aperto un'inchiesta per omicidio colposo e lesioni colpose relativamente ai crolli di alcuni capannoni industriali nel modenese, che hanno provocato la morte di diversi operai.
Secondo i dati diffusi dai principali organi di stampa, erano oltre 1.780 le aziende ferme già dopo il terremoto del 20 maggio per inagibilità: maggiormente colpiti i settori del bio-medicale, dell’ alimentare e dell’industria meccanica.
L’inchiesta riguarderà le cause che hanno portato al collasso di queste strutture, al fine di verificare il rispetto delle norme antisismiche previste dalla direttiva regionale del 2003 ed eventuali negligenze nella progettazione e nella realizzazione degli stessi edifici. Finora i corpi dei lavoratori trovati nella lamiere dei capannoni sono stati 11. Le aziende hanno confermato di avere il certificato di agibilità, mentre i tecnici criticano la solidità dei capannoni.

Intorno al terremoto e alle vittime negli stabilimenti industriali di tutta la regione, si sono raccolte le critiche delle principali sigle sindacali, che hanno disapprovato la riapertura, a volte forzosa, di attività produttive che, già dopo la scossa del 20 maggio, erano state inizialmente  interrotte in via precauzionale. Secondo i sindacati le morti sul lavoro potevano essere evitate richiedendo, già dopo la scossa del 20 maggio,  un’accurata verifica della stabilità sismica dei capannoni industriali presenti nel territorio, prima di permettere agli operai di tornare a lavoro.
Sempre secondo i sindacati, la legislazione vigente permetterebbe al lavoratore di rifiutarsi di andare al lavoro se la sicurezza non è garantita. Il Testo Unico, agli articoli 43 punto 4 e 44 punto 1 consente al lavoratore di astenersi dal riprendere l'attività lavorativa nel caso ne ravvisi la pericolosità, senza con ciò incorrere in sanzioni disciplinari.

Confindustria, per bocca del neopresidente Squinzi, ha stigmatizzato la polemica, sottolineando come la zona dei crolli non fosse classificata come particolarmente sismica e sottolineando che gli stabilimenti “erano nella assoluta normalità”. Vista la reale portata del rischio sismico, Squinzi ha attivato un fondo di solidarietà per le vittime e ha inoltre suggerito di realizzare un piano di interventi diffusi e organici per ridurre al minimo le criticità derivanti da terremoti della portata di quello che ha colpito l’Emilia.

Intanto, il mondo professionale non resta a guardare.
I Periti industriali hanno offerto il loro aiuto e la loro esperienza per la ricostruzione. La Federazione nazionale ha messo a disposizione i propri iscritti, in modo del tutto volontario, per tutte le attività di verifica necessarie nei paesi colpiti, in base alle specifiche competenze di ognuno (elettrica, termotecnica, chimica, edilizia, etc.).

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