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"Attività di scavo in edilizia: come valutare i rischi di seppellimento"
fonte www.puntosicuro.it / Sicurezza sul lavoro
08/06/2012 - Nei cantieri temporanei o mobili
l’
attività di scavo risulta
l’attività che provoca il maggior numero di infortuni mortali dopo i lavori in
quota e l’
Osservatorio Inail è
tornato più volte sul tema producendo e pubblicando sul sito Inail/ex Ispesl diversi
contributi per favorire la prevenzione degli incidenti.
Ad
esempio un contributo relativo all’uso delle nuove
tecnologie trenchless (senza trincea), già presentato dal nostro giornale,
e un contributo specifico sulla valutazione del rischio di seppellimento, su
cui ci soffermiamo oggi.
Il
documento, dal titolo “
Come
si valuta il rischio di seppellimento durante le attività di scavo in cantiere?”,
a cura di Luigi Cortis e Luca Rossi (ricercatori, Dipartimento Tecnologie di
Sicurezza – ex Ispesl), sottolinea che “anche in una attività apparentemente
poco complessa ma ad alto rischio di infortunio, come quella di scavo, la
valutazione dei rischi costituisce il punto di partenza fondamentale per la sua
esecuzione in sicurezza”.
In
particolare, come per gli altri rischi del mondo edile, i rischi di seppellimento devono essere “eliminati
in relazione alle conoscenze acquisite in base al progresso
tecnico-organizzativo e, qualora questo non sia possibile, devono essere
ridotti al minimo sostituendo quello che è pericoloso con quello che non lo è o
lo è meno”.
Ad
esempio è possibile ridurre i
rischi
residui con alcune misure di prevenzione come l’adozione di opere di
contrasto e di sostegno delle pareti, di sistemi per la protezione contro le
cadute all’interno dello scavo e, ancor meglio, di tecnologie alternative.
Infatti
“le opere di posa e/o di sostituzione di reti di servizio (distribuzione acqua,
gas, elettricità e telecomunicazioni) in zone urbane possono essere realizzate
con
nuove tecnologie, che migliorano
la sicurezza, utilizzando
tecniche no
dig (‘senza scavo’) o
trenchless
(‘senza trincea’); queste si sono sviluppate parallelamente alle tecniche
tradizionali e si differenziano per il limitato utilizzo di scavi a cielo
aperto”. Queste tecnologie non solo riducono il rischio di seppellimento, ma “limitano
l’impatto negativo nelle zone urbane dovuto alla posa dei sottoservizi con
tecniche di scavo a cielo aperto e consentono anche di effettuare manutenzioni
e controlli non invasivi sulle reti di servizio, senza rimuovere i materiali
e/o i manufatti che si trovano sopra di loro”.
Il
documento si sofferma sull’
analisi dei
rischi e ricorda che nelle attività di
scavo il
rischio residuo per i
lavoratori può essere eliminato e/o ridotto attraverso:
-
“l’individuazione e l’adozione delle misure di prevenzione e di protezione a
carattere organizzativo;
-
l’individuazione e l’adozione delle misure di prevenzione e di protezione a carattere
tecnico;
-
l’individuazione e l’adozione dei DPC ( dispositivi
di protezione collettiva);
-
l’aggiornamento di misure e di sistemi di prevenzione e di protezione in
relazione ai mutamenti organizzativi e all’evoluzione della tecnica;
-
l’individuazione e l’adozione dei DPI (dispositivi di protezione individuale)”.
In
particolare le opere di contrasto e di sostegno delle pareti e i sistemi per la
protezione contro le cadute all’interno dello scavo “sono i DPC utilizzati
normalmente”. Importante è ribadire che “l’utilizzo dei DPI deve essere
ipotizzato alla fine del processo di valutazione del rischio, non all’inizio,
come è spesso consuetudine, e che l’approccio rigoroso è quello che considera
l’adozione dei DPC prioritaria rispetto ai DPI”.
Il
documento, che vi invitiamo a visionare, elenca i
principali rischi derivanti dall’attività di scavo - con
riferimento ai rischi prevalenti, concorrenti, susseguenti e legati
all’attività lavorativa – e sottolinea che l’analisi del rischio deve comunque prendere
in esami diversi fattori. Ad esempio i fattori derivanti dall’esecuzione
dell’attività (come quelli fisici, chimici e biologici) o dalla tipologia di
attività per cui si effettua l’analisi (nei lavori di scavo e di movimentazione di
terre e di rocce è importante “considerare le dinamiche della meccanica
delle terre al fine di affrontare correttamente la pianificazione della
sicurezza”).
Veniamo
ad alcune
misure di prevenzione per la
riduzione del rischio di seppellimento.
Intanto
la “corretta applicazione dei sistemi di prevenzione e di protezione contro il rischio
di seppellimento presuppone la competenza e la professionalità degli
operatori del settore” (idoneità psico-fisica del lavoratore; informazione e
formazione adeguate e qualificate; addestramento qualificato).
Un
ulteriore elemento fondamentale per la riduzione del rischio di seppellimento è
quello “legato alla corretta valutazione geologica e geotecnica e, quando la
consistenza del terreno non fornisce sufficiente garanzia di stabilità, alla
scelta e all’utilizzo di idonei sistemi di protezione. Questi devono avere
dimensioni confacenti alla natura dei lavori che devono essere eseguiti,
quindi, ‘rivestire’ lo scavo e sopportare le sollecitazioni prevedibili per
evitare franamenti. L’armatura o il consolidamento del terreno devono essere
previsti anche quando possono essere temute frane o scoscendimenti a causa
della particolare natura della superficie che può essere ulteriormente
indebolita dalle piogge, dalle infiltrazioni, dal gelo o dal disgelo”.
Altri
elementi di prevenzione:
-
se “al fine di permettere l’ avanzamento
dei lavori dello scavo, è necessario non depositare materiali sul ciglio”,
qualora questi depositi siano necessari per la prosecuzione del lavoro, “devono
essere previste le necessarie puntellature”;
-
“idonee armature e precauzioni devono essere adottate nelle sottomurazioni e
quando in vicinanza dei relativi scavi siano presenti fabbriche o manufatti le
cui fondazioni possano essere scoperte o indebolite dagli stessi;
-
durante l’esecuzione di pali di fondazione devono essere adottate misure e
precauzioni al fine di evitare che gli scuotimenti del terreno producano
lesioni o danni alle opere vicine con pericolo per i lavoratori”
Senza
dimenticare che “nelle situazioni particolarmente rischiose è necessaria una
adeguata assistenza all’esterno per permettere il recupero del lavoratore
infortunato”.
Gli
autori affrontano anche:
-
la riduzione del rischio di caduta dall’alto all’interno dello scavo;
-
la riduzione dei rischi concorrenti;
-
la riduzione dei rischi derivanti dallo scavo, ad esempio con riferimento alla possibile
presenza di gas tossici, asfissianti o la eventuale irrespirabilità dell’aria
ambiente, magari in situazioni dove non sia possibile assicurare una efficiente
aerazione e una completa bonifica.
Ricordiamo,
a questo proposito, l’emanazione del Decreto
del Presidente della Repubblica 14 settembre 2011, n. 177, recante il
regolamento relativo alle norme per la qualificazione delle imprese e dei
lavoratori autonomi operanti in ambienti sospetti di inquinamento o confinati.
Il
documento continua parlando del
piano di
emergenza.
Ricordando
ad esempio che quando dall’analisi del rischio effettuata si evidenzino rischi
di morte e/o di lesioni gravi e di carattere permanente per il lavoratore, “nel
documento di valutazione dei rischi deve essere predisposta una procedura che
preveda l’intervento di emergenza in aiuto del lavoratore che ha subito un
seppellimento totale e/o parziale e una caduta all’interno dello scavo”.
Gli
autori concludono sottolinenando il fatto che il settore degli scavi e del movimento
terra presenta specifiche problematiche di prevenzione che “solo una
valutazione del rischio adeguata
consente di risolvere”. Oltre all’eventuale adozione di nuove tecnologie più
sicure, in questo contesto l’adozione di dispositivi di protezione collettiva “rappresenta
uno degli strumenti più idonei per il raggiungimento degli obiettivi contenuti
all’interno del Decreto legislativo 81/2008”.
Osservatorio
Inail/ex Ispesl su Il Sole 24 ore, “ Come si valuta il
rischio di seppellimento durante le attività di scavo in cantiere?”, a cura
di Luigi Cortis e Luca Rossi - ricercatori, Dipartimento Tecnologie di
Sicurezza – INAIL, ex ISPESL (formato PDF, 525 kB).
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