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"Imparare dagli errori: gli incidenti con le presse piegatrici"
fonte www.puntosicuro.it / Sicurezza sul lavoro
30/08/2012 - In considerazione del numero di casi di infortunio correlati, “Imparare
dagli errori” dedica una seconda puntata agli incidenti e alla prevenzione degli
infortuni derivanti dall’utilizzo di
presse piegatrici.
Puntata
che si inserisce in realtà nel lungo viaggio, svolto in questi mesi, attraverso
i rischi delle presse
nella lavorazione dei metalli, nella trasformazione
del cartone e nella lavorazione
di materie plastiche.
Le
dinamiche degli incidenti presentati sono tratte dalle schede di INFOR.MO.,
strumento per l'analisi qualitativa dei casi di infortunio collegato al sistema di
sorveglianza degli infortuni mortali e gravi.
I casi
Il
primo caso è relativo ad attività di
piegatura e taglio lamiere per la
produzione di frigoriferi ed impianti di refrigerazione industriale
.
Un
lavoratore, addetto alla piegatura e taglio lamiere per la produzione di cucine
e frigoriferi industriali, sta lavorando alla sua
presso-piegatrice quando un compagno di lavoro lo invita ad
aiutarlo a piegare delle lamiere con la pressa (di grandi dimensioni) alla
quale è addetto.
Il
collega ha successivamente “giustificato tale comportamento asserendo che in
quei giorni soffriva di mal di schiena
e poiché doveva piegare lamiere di una certa dimensione (140x60 cm circa), era
stato autorizzato a farsi aiutare da un collega”.
Questa
seconda presso piegatrice è una macchina del 2000, marcata CE e in ottime
condizioni d’uso. “Viene utilizzata con il
comando
a pedale e con due velocità: il movimento inizia con una velocità ‘veloce’
che serve per avvicinare il punzone a circa 40 mm dalla lamiera, e una seconda
velocità ‘lenta’ (inferiore a 10 mm/sec) con la quale si esegue la piegatura
della lamiera”. Sulla macchina sono inoltre montati due punzoni vicini tra loro
e le operazioni di piegatura di una stessa lamiera vengono eseguite un po’ sul
punzone di destra e un po’ su quello di sinistra.
I
due lavoratori procedono alla piegatura delle lamiere nel modo seguente: il
primo regge la lamiera e la infila sotto la pressa fino al fermo mentre il
compagno controlla che la lamiera sia ben allineata (eventualmente ne corregge
la posizione) e poi preme il pedale per la piegatura. Dopo aver piegato senza
alcun inconveniente alcune lamiere, ad un certo punto il lavoratore introduce come
al solito la lamiera sotto alla pressa con la mano destra, controlla che sia ben
allineata contro il fermo e poi anziché ritirarla completamente da sotto alla
pressa la sposta sulla destra mantenendola però sotto il punzone di destra. Il
compagno non accorgendosi che la mano destra del primo lavoratore si è attardata
nel ritirarsi da sotto la pressa ed è ancora in zona pericolosa, preme il
pedale di avvio facendo abbassare il punzone. Al grido di dolore del compagno
blocca la discesa del punzone facendolo risalire al punto morto superiore.
Al
primo lavoratore al Pronto Soccorso sarà riscontrato un “trauma da
schiacciamento polso dx con sospetta infrazione 5° metacarpo” con una prognosi
di guarigione di 30 giorni.
Entrambi
i lavoratori erano stati informati e formati sulle principali norme che
riguardano la sicurezza sul lavoro ed addestrati sulle rispettive macchine alle
quali erano addetti.
Questi
i
fattori determinanti dell’incidente
rilevati dalla scheda di INFOR.MO.:
-
il lavoratore “ritirava solo parzialmente la mano” spostandola a destra;
-
la partenza della macchina mentre un “collega è ancora in zona a rischio”;
-
la presenza di una “pressa piegatrice con protezioni rimosse”.
Riportiamo
brevemente un
secondo caso relativo ad
attività di
produzione di infissi in
alluminio.
Un
lavoratore, mentre sta piegando alcune lamiere alla pressa piegatrice, entra in
contatto con la lama piegatrice infortunandosi alla mano destra e sinistra.
La
scheda rileva un uso
errato di attrezzatura (“reggeva con le mani piccoli pezzi da piegare”) e
una carenza nelle protezioni (“pressa piegatrice con protezioni inadeguate”).
La prevenzione
Per
raccogliere ulteriori elementi di prevenzione, rispetto a quanto già presentato
nella prima
puntata dedicata alle presse piegatrici, torniamo al documento dell’Inail/ex
Ispesl - prodotto prima dell’emanazione del Decreto legislativo 81/2008 - dal
titolo “ Linee Guida sulle Caratteristiche di funzionalità e sicurezza
dei dispositivi a protezione del fronte lavorativo delle presse piegatrici idrauliche”. Un documento che aveva l’obiettivo di “colmare
gli spazi di discrezionalità lasciati dalla
norma EN 12622 sulle presse piegatrici idrauliche, di favorire una
lettura uniforme di quei principi generali della regolamentazione non
sufficientemente esplicati e di fornire un indirizzo utile a quanti
interagiscono (operatori, organi di controllo e costruttori) a vari livelli,
con le macchine presse piegatrici idrauliche”.
Riprendiamo
alcune informazioni tratte dal documento relative alle
misure di protezione.
Quando
si parla di
comando ad azione mantenuta
ci si riferisce ad un “dispositivo di comando che avvia e mantiene il
funzionamento degli elementi della macchina solo finché il comando manuale
(attuatore) è azionato. Quando lo si rilascia, questo ritorna automaticamente
alla posizione di arresto. (EN 292-1 del 1991 al punto 3.23.3)”.
Il
dispositivo di comando ad azione mantenuta “deve consistere in un singolo
attuatore che abbia le posizioni seguenti: prima posizione per l’arresto;
seconda posizione per la marcia; terza posizione per il nuovo arresto. Dopo
l’azionamento dell’attuatore nella posizione di nuovo arresto (terza
posizione), un riavvio deve essere possibile solo avendo riportato l’attuatore
nella prima posizione (arresto)”.
E
nel caso in cui il dispositivo ad azione mantenuta sia un pedale, “la terza
posizione deve essere raggiunta passando attraverso un punto in cui è richiesta
una maggior pressione di attuazione. La forza richiesta non deve superare i 350
Newton. Tra i vari tipi di comando a pedale è possibile trovarne alcuni che
prevedono anche l’uso di una leva di sicurezza”.
Vi
sono poi “
comandi ad azione mantenuta
usati congiuntamente ad una bassa velocità di chiusura ottenuti tramite un
unico attuatore”: devono essere
predisposti “in modo tale da assicurare che la velocità non superi i 10 mm/sec”.
E laddove esistano “altri modi operativi che consentano una velocità superiore
a quella stabilita di 10 mm/sec, la velocità lenta deve essere selezionata
manualmente attraverso l’azione su un selettore che attivi il comando ad azione
mantenuta e contemporaneamente imposti la bassa velocità. La velocità non deve
essere limitata solamente tramite la regolazione di parametri variabili”.
Riguardo
ai
metodi di protezione alternati
automaticamente, il documento ricorda che le macchine
presse piegatrici idrauliche “vengono normalmente progettate, per motivi
legati alla produttività della macchina stessa, in modo che per un tratto della
corsa del punzone si abbia una alta velocità (per esempio 100 mm/sec)”.
Successivamente in un punto chiamato
punto
di muting o
inibizione “il
punzone prosegue la sua corsa fino a piega eseguita a bassa velocità
(10mm/sec). Tale condizione di funzionamento è possibile se la macchina è
provvista di un comando ad azione mantenuta (ad un’alta velocità di chiusura
per es. 100 mm/sec) ed ad un
AOPD
attivo (dispositivo di protezione opto elettronica). Se si vuole sopprimere,
per particolari lavorazioni (ad esempio scatolati), il sistema
ESPE (cellula monoraggio ad infrarossi,
ndr) con AOPD, non si può mantenere l’alta velocità. E’ necessario in tal caso
un comando ad azione mantenuta congiuntamente ad una bassa velocità di chiusura
(10mm/sec) per tutta la corsa del punzone (sacrificando la produttività)”.
Il
documento sottolinea che quando avviene “un’
interruzione della barriera immateriale durante qualsiasi movimento
pericoloso nel ciclo di lavoro, la norma EN 12622:2001 richiede per questa
condizione una funzione di ripristino manuale, separata (ad esempio un pulsante
di reset), per preparare il sistema di comando della pressa piegatrice idraulica
al consueto comando di avviamento. In particolare, se la barriera immateriale è
usata per la protezione del fronte lavorativo della pressa piegatrice idraulica
e, se la barriera stessa non è utilizzata per l’avviamento del ciclo, la
funzione di ripristino può essere combinata con il dispositivo di avviamento”.
Più
in generale, i sistemi di comando devono includere “funzioni di sicurezza
progettate in modo che i comandi debbano essere azionati affinché la pressa
piegatrice esegua una corsa:
-
dopo il cambio della modalità di avviamento del ciclo, di produzione o del
sistema di sicurezza dell’operatore;
-
dopo la chiusura di un riparo interbloccato;
-
dopo il ripristino manuale del sistema di sicurezza;
-
dopo un guasto nell’alimentazione;
-
dopo la rimozione di un dispositivo di vincolo meccanico interbloccato”.
Senza
dimenticare che i comandi di ripristino “devono essere facilmente raggiungibili
ma devono essere fuori dalla portata della zona pericolosa”.
Infine
è possibile configurare la macchina “in modo che contempli le condizioni di
inibizione e di funzione di arresto della corsa”:
-
inibizione: “l’inibizione in un punto (punto di muting)
di una protezione, per es. ESPE con AOPD, deve essere possibile solo quando non
sussistano pericoli derivanti dalla corsa di chiusura del punzone. Con il
sistema di protezione inibito, l’unico modo possibile di avviamento è quello
che prevede un comando ad azione mantenuta, utilizzato congiuntamente alla
bassa velocità di chiusura che deve essere automaticamente attivato nel punto
di inibizione (muting). Il circuito di comando deve essere progettato in modo
che il sistema di protezione deve diventare operativo prima della corsa di
chiusura del punzone successiva fuori dalla zona di inibizione (muting)”;
-
funzione di arresto della corsa: “può essere richiesta una funzione automatica
di arresto della corsa quando sono necessari interventi manuali dell’operatore
tesi, per esempio, a posizionare il pezzo contro i riscontri posteriori prima
del processo di piegatura, oppure a sostenere il pezzo durante il processo di
piegatura”.
In
conclusione si ricorda che dopo l’arresto di una corsa, “un ulteriore movimento
di chiusura del punzone per consentire l’operazione di piegatura è possibile
attraverso l’avviamento con un comando ad azione mantenuta utilizzato
congiuntamente ad una bassa velocità di chiusura. Il sistema di protezione,
ESPE con AOPD, dovrà essere operativo durante o prima della corsa di chiusura
successiva”.
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