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"Fonti di calore: il rischio di ustioni e i campi elettromagnetici"
fonte www.puntosicuro.it / Sicurezza sul lavoro
02/10/2012 - Nel
settore metalmeccanico
sono diversi i rischi relativi alla presenza di
fonti di calore o alla presenza di
agenti chimici in grado di produrre ustioni.
In
questo settore industriale il
pericolo
di ustioni è presente sia nelle lavorazioni
di carattere meccanico vero e proprio (saldature, lavorazioni a caldo e a
freddo dei metalli, lavorazioni su fonti elettriche o in prossimità di
superfici calde, quali tubazioni per fluidi di processo), sia in quelle che prevedono
l’uso di sostanze caustiche (decapaggio, galvanica, sverniciatura).
Inoltre
riguardo al calore bisogna ricordare alcune attività impiegano anche
apparecchiature che utilizzano le
proprietà
di riscaldamento dei campi elettromagnetici, generalmente campi a bassa
frequenza e alta potenza del generatore.
Per
parlare di prevenzione dai rischi degli agenti ustionanti e dell’esposizione a campi
elettromagnetici, riprendiamo la presentazione del documento “ Labor
Tutor - Un percorso formativo sulla prevenzione dei fattori di rischio tipici
del settore metalmeccanico”, un opuscolo realizzato dall’ Inail in collaborazione con
Enfea (Ente Nazionale per la Formazione e l’Ambiente) per migliorare la tutela
della sicurezza e salute dei lavoratori nel comparto
metalmeccanico.
Agenti ustionanti
Le
ustioni si possono distinguere in
ustioni
da agenti fisici (radiazioni solari, infrarosse e ultraviolette; calore
sotto forma di fiamma, di corpo solido ad alta temperatura, di liquido bollente
o vapore; corrente elettrica) e
ustioni da
agenti chimici (ad esempio sostanze fortemente acide o fortemente basiche).
A
seconda dell’aggressività dell’agente ustionante, si possono avere lesioni più
o meno gravi, ma la gravità “dipende anche dalla zona che viene colpita:
l’ustione sulla superficie dell’occhio è ben più grave dell’ustione sulla
superficie del braccio. Ma ancora più importante è l’estensione della
superficie ustionata: ustioni che interessano gran parte della superficie del
corpo sono gravissime e spesso portano a morte”.
Il
documento ricorda che le situazioni che possono determinare ustioni “sono quasi
sempre imputabili a
carenze tecniche e/o
organizzative, che non permettono il contenimento del rischio. Infatti, le
proiezioni di corpi incandescenti o gli schizzi di sostanze caustiche, sono
spesso dovuti alla mancanza di adeguati schermi o alla carenza di dispositivi
individuali di protezione”. Le ustioni causate dagli incendi “sono determinate
da una sottostima del rischio in fase di analisi e quindi dalla carenza di
provvedimenti tecnici e organizzativi”.
Senza
dimenticare che gli infortuni possono essere determinati anche dalla
insufficiente informazione/formazione dei lavoratori e dalla loro mancata percezione
del rischio.
Veniamo
alle
modalità di contenimento dei rischi di ustione nell’industria
metalmeccanica.
Proiezioni di
materiali incandescenti:
-
“schermi e barriere fisse o portatili durante le operazioni di saldatura;
-
schermi per intercettare schegge o trucioli surriscaldati, provenienti dalla
molatura o da lavorazioni per asportazione di metalli, o schizzi di liquidi
surriscaldati (oli, acqua).
Irraggiamento:
-
sistemi di raffreddamento dell’aria in prossimità di fonti di calore intenso
(forni di cottura);
-
barriere anti-irraggiamento adatte a radiazioni ultraviolette o infrarosse
(saldatura, trattamenti particolari quali le lavorazioni al laser).
Contatto diretto
con superfici calde:
-
uso di sistemi di presa (pinze, ganci, ecc.) o di guanti contro le alte
temperature per la manipolazione di pezzi surriscaldati dalle lavorazioni;
-
uso di D.P.I. (guanti, grembiuli ecc.) resistenti alle alte temperature per le
lavorazioni di piegatura o deformazione a caldo;
-
coibentazione delle superfici di impianti caldi.
Contatto con
sostanze chimiche:
-
barriere fisse (ad esempio su vasche di decapaggio);
-
D.P.I. (guanti, occhiali o schermi facciali, abiti resistenti a sostanze
caustiche);
-
procedure per la decontaminazione da sostanze chimiche;
-
procedure per la manipolazione di sostanze reattive.
Inalazione di agenti
ustionanti:
-
adozione di impianti di captazione per impedire lo sviluppo di concentrazioni
pericolose di vapori chimici e se necessario adozione di D.P.I. (respiratori,
maschere, ecc.);
-
raffreddamento o captazione di vapori o aria caldi.
Contatto con fiamme
libere:
-
adozione concreta delle misure di
prevenzione degli incendi;
-
manutenzione periodica degli impianti e degli apparecchi che possono produrre
fiammate e incendi (revisione tubi gas, cannelli, valvole di non ritorno, ecc.);
-
utilizzo di abiti impermeabili e ignifughi, laddove è possibile che essi si
contaminino con sostanze infiammabili.
Elettrocuzione:
-
Procedure di manutenzione affidate solo a personale autorizzato ed esperto, per
le attività di manutenzione su quadri elettrici, cabine elettriche, cavi;
-
Manutenzione periodica di impianti, apparecchi, quadri elettrici, ecc”.
Il
documento ricorda che, per ogni tipo di rischio, “deve essere innanzitutto
verificata la
possibilità di eliminarlo
alla fonte e/o cercare di contenerlo, con provvedimenti collettivi.
L’offerta tecnologica del mercato è in grado di soddisfare ampiamente la
necessità di protezione contro il rischio da ustione. Sono disponibili,
infatti, materiali ad alta resistenza termica e chimica per approntare barriere
o proteggere parti di macchine e impianti”.
Campi elettromagnetici
Tra
le apparecchiature che nelle attività industriali utilizzano i campi
elettromagnetici vi sono gli
impianti
riscaldatori “a perdite dielettriche”, impianti che “vengono impiegati
nell’industria del legno per l’incollaggio, la laminazione e la piegatura a
caldo”. Nell’ industria
della plastica, invece, “sono utilizzati per la termosaldatura e il
preriscaldamento delle resine termoindurenti da stampaggio”. Mentre in
siderurgia “sono impiegati
riscaldatori a ‘induzione magnetica’
per la tempra superficiale, le ricotture, il riscaldamento dei metalli per lo stampaggio
a caldo, la saldatura di tubi”, impianti che spesso hanno “potenze dei
generatori molto elevate”.
Infine
ci sono i
riscaldatori a microonde che
sono invece “utilizzati per l’essiccamento della pasta di cellulosa nell’industria
della carta e dei rivestimenti dei laminati plastici nell’industria chimica”.
Dopo
essersi soffermato sugli
effetti
biologici dei campi elettromagnetici (l’effetto a breve termine è di tipo
termico, consiste cioè nel riscaldamento dei tessuti, riscaldamento di cui
spesso non si ha percezione) e sugli studi relativi ai possibili effetti cancerogeni,
il documento ricorda che la “
valutazione
del rischio di esposizione a onde elettromagnetiche può essere supportata
dalle misure del campo elettrico e/o del campo magnetico, per misurare le
grandezze in gioco e individuare eventuali misure di contenimento del rischio”.
È importante ottenere informazioni sulle frequenze delle sorgenti, sulla
potenza di emissione della sorgente, e “verificare l’intensità dei campi nelle
zone di lavoro degli operatori esposti”.
Riguardo
alla
prevenzione e tenendo conto che
“non sono disponibili dispositivi di protezione individuale specifici ed
efficaci”, tra le
misure di contenimento
dell’esposizione alla fonte il documento indica “gli interventi di riduzione
della potenza del generatore, se compatibili con l’attività di schermatura
delle zone di lavoro. Deve essere verificata l’efficienza dell’impianto di
messa a terra, e la possibilità che strutture metalliche connesse agli impianti
di produzione (tubi di aspirazioni, binari) fungano da conduttori a distanza
dei campi”.
Un’altra
possibilità di
contenimento
dell’esposizione è di tipo organizzativo, “sia allontanando le postazioni
di lavoro dalle zone di campo più a rischio, sia riducendo i tempi di esposizione,
ad esempio evitando soste non strettamente necessarie nella zona di campo. È
infatti sufficiente una distanza anche modesta dalla sorgente per ridurre
significativamente l’esposizione: raddoppiando la distanza dalla fonte del campo
elettromagnetico, l’intensità sarà ridotta di 1/4, e triplicando la
distanza, di 1/9”.
Si
ricorda infine che nelle operazioni di manutenzione di macchine e di impianti
alimentati elettricamente (e comunque nei periodi di inattività), “è opportuno
disconnetterli dalla rete di alimentazione. Infatti, la sola presenza di
corrente nel circuito di alimentazione, anche ad impianto spento ma allacciato
alla rete, è una fonte di radiazioni”.
Inail,
“ Labor
Tutor - Un percorso formativo sulla prevenzione dei fattori di rischio tipici
del settore metalmeccanico”, realizzato in collaborazione con Enfea,
edizione 2011, pubblicato nel mese di marzo 2012 (formato PDF, 6.33 MB).
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