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"Salute e sicurezza: i rischi associati alla lotta contro l'incendio"
fonte www.puntosicuro.it / Sicurezza
23/10/2012 -
L'Istituto
sindacale europeo (ETUI European Trade Union Institute) ha dedicato al tema
della salute e sicurezza nelle attività
di contrasto agli incendi alcuni seminari con la partecipazione di
rappresentanti della categoria di numerosi paesi europei. Al termine di questi
seminari di approfondimento è stato pubblicata una ricerca condotta da Fabienne Scandella dal titolo
“La santè et la securité des hommes du feu”.
Di
questa interessantissima ricerca riprendiamo
(con la traduzione curata dalla newsletter) la Parte 2 dedicata a
“Salute e sicurezza: i rischi associati alla lotta contro l'incendio”.
Nessuno
dei compiti che vengono richiesti ai servizi incendi, con l'eccezione delle
prestazioni relative alla prevenzione, presenta un rischio zero per la salute e
la sicurezza dei vigili del fuoco.
Nel
suo insieme, l'attività di pompiere, svolta a titolo professionale o anche a
titolo volontario, può essere considerata come una attività “a rischio”. Le
cifre relative alla mortalità in servizio parlano da sole. In Francia, fra il
1992 ed il 2002. i servizi incendio hanno registrato una media di venti decessi
fra i pompieri durante le ore di servizio (Pourny 2003). In Gran Bretagna si è
stabilito, a partire dai dati ufficiali, che in media, dal 1978 ad oggi, ogni
trimestre, un pompiere perde la vita in servizio (Labour Research Department /
Fire Brigade Union 2008). A questi numeri già di per se drammatici, occorre
ancora aggiungere i numeri degli incidenti in servizio e quelli delle malattie
professionali, la cui rilevazione pone problemi particolari.
La
natura dei rischi che è funzione della tipologia d'intervento, l'allargamento
dei compiti dei pompieri realizzatasi negli ultimi decenni, rende
impensabile, in questa
pubblicazione, un esame esaustivo e
sistematico dei rischi del mestiere.
Fra
i compiti attribuiti ai pompieri, è stato necessario operare una selezione.
Numerose considerazioni hanno condotto a concentrare la scelta sull'attività di
lotta contro l'incendio. Innanzitutto, se questa attività ha perso la sua
predominanza temporale fra le attività richiesta ai pompieri in ragione
dell'allargamento dei compiti, essa rimane, tuttavia, l'attività simbolo dei
pompieri, una attività che li differenzia dagli altri servizi di soccorso.
Infine, la lotta contro l'incendio è comune a tutti i servizi di incendio
europeo ed essa non richiede specializzazioni o statuti particolari. Infine,
l'esame di questa attività particolare si giustifica, egualmente, con la
moltitudine dei rischi ai quali essa espone i pompieri, con la gravità degli
infortuni e con le patologie che essa
concorre a sviluppare.
Secondo
un rapporto britannico pubblicato nel
2008 (Labour Research Department / Fire Brigade Union 2008) non vi è alcuna
ragione per presumere che la sicurezza e la salute dei pompieri in occasione di
questa tipologia di interventi abbia visto un miglioramento in questi ultimi
anni. Così, mentre gli interventi di lotta contro l'incendio hanno registrato
una netta diminuzione fra 1996 e 2006, il numero di decessi registrati nell'ambito di queste missioni,
durante lo stesso periodo, ha visto una progressione verso l'aumento.
Quali
sono i rischi a cui sono esposti i pompieri nel quadro del loro compito di
lotta contro l'incendio? Per rendere più facile l'esposizione i principali
rischi associati a questa attività sono suddivisi in quattro gruppi:
1)
quelli
derivanti dal calore;
2)
quelli
derivanti dai fumi;
3)
quelli
che sono conseguenza delle caratteristiche fisiche dei luoghi coinvolti;
4)
quelli
che derivano dal carico psicosociale tipico dell'attività.
Alcuni
di questi rischi sono specifici dell'attività di lotta contro l'incendio. E' il
caso, per esempio, della maggior parte dei rischi associati al calore. Altri
rischi, come il rischio psico-sociale, possono essere presenti anche in altri
compiti tipici dell'attività di pompiere.
I rischi associati al calore
I
principali rischi legati all' esposizione ad
elevate temperature sono di due tipologie differenti. Da una parte abbiamo
il calore che si sviluppa durante un incendio in ambiente chiuso o semiaperto e
che può determinare fenomeni termici particolarmente pericolosi per i pompieri.
Dall'altra
parte, indipendentemente da tali fenomeni particolari, il lavoro in un ambiente
caratterizzato da elevate temperature rappresenta un rischio importante in
termini di salute e sicurezza, ad esso sono associati disturbi specifici e
variabili in gravità.
I fenomeni termici
Due
fenomeni termici sono estremamente pericolosi per i pompieri. Il primo è noto
con il termine di
backdraft, si tratta di una esplosione dei fumi, che
hanno, appunto, fra l'altro la proprietà di essere infiammabili ed esplosivi.
Il
backdraft si manifesta quando un volume di aria surriscaldata e
povera in ossigeno è massicciamente alimentata con altra aria, si tratta, ad
esempio, del caso in cui il fuoco sia circoscritto in un ambiente ben isolato,
cioè isolato rispetto all'esterno. Il comburente (ossigeno contenuto nell'aria)
di conseguenza è poco o nulla presente.
La combustione conseguentemente è incompleta, il fuoco cova, non produce più
fiamme e si presenta sotto forma di braci. Non si producono nemmeno grandi
quantità di gas incombusti che producono una sovrapressione all'interno
dell'ambiente. Questa sovrapressione si accresce in misura dell'aumento della
temperature, in quanto i gas si dilatano. In queste condizioni, l'apporto di
aria (comburente) che si può avere a seguito della ventilazione dell'ambiente,
per esempio all'apertura di una porta, provoca un arricchimento assai rapido
dei fumi caldi e dei gas incombusti, che sono combustibili, e dunque la loro
esplosione, L'apertura di un ambiente o la rottura di un vetro è in grado di
provocare questo apporto di comburente e dunque di provocare l' esplosione.
Caratterizzato
da una esplosione, il
backdraft si accompagna da una onda di choc e di
calore. Le persone esposte possono, dunque, presentare un insieme di lesioni
organiche note come “
blast”. Il
blast primario raggruppa le
lesioni interne determinate dall'azione diretta dell'onda di choc
(pneumotorace, edema polmonare, rottura timpanica, emorragia meningea,
traumatismo miocardico, peritonite,
ecc.). Il
blast secondario raggruppa le
lesioni che sono conseguenza della disseminazione dei detriti
determinati dall'esplosione. Le lesioni plurime della vittima possono essere
superficiali o profonde. Il
blast terziario corrisponde alle lesioni
determinate dalla proiezione della vittima nell'ambiente (caduta, impatto).
Infine, il
blast quaternario riunisce le lesioni quali le ustioni,
l'intossicazione da fumi o ancora il seppellimento sotto i detriti.
La
gravità delle lesioni è in funzione dell'intensità dell'esplosione, delle
condizioni di propagazione dell'onda di choc (ad esempio l'esplosione in
ambiente chiuso si accompagna a fenomeni di riverberazione) così dei parametri
individuali (posizione della persona esposta, peso) (Naudin e Oualin). E' indubbio che
l'esposizione al fenomeno del
backdraft può essere fatale.
Il
secondo fenomeno termico, del pari pericoloso quanto il primo, è noto con il
termine di
flashover. Si tratta di una “fiammata generalizzata”, che
corrisponde all'infiammarsi quasi istantaneo dei fumi combustibili per l'accumulo di questi verso il soffitto di un ambiente
con ventilazione quasi insufficiente, Questo fenomeno si manifesta quando
l'incendio si sviluppa in uno spazio semiaperto.
In
un primo tempo, il fuoco, alimentato in ossigeno, cresce producendo fumi.
Questi fumi, scaldati dal focolaio, determinano un aumento della temperatura
che comporta la pirolisi dell'insieme dei combustibili del locale (pareti,
mobilio, decorazioni, ecc), I gas non combusti, distillati dal materiale
combustibile presenti nell'ambiente, si miscelano ai fumi e creare un “cielo
gassoso” nella parte alta dell'ambiente. A questo stadio, il focolaio
d'incendio, situato nella parte bassa dell'ambiente, è continuamente alimentato
in ossigeno e di conseguenza la temperatura continua ad aumentare. E'
sufficiente che il “cielo gassoso” raggiunga la sua temperatura di ignizione o
che esso entri in contatto con elementi infiammati derivanti dal focolaio
affinché il fuoco si estenda all'insieme dei fumi e dei gas distillati presenti
nel volume interessato. Questo è il
flashover.
L'esposizione
ad un
flashover è quasi sempre fatale, in quanto il fenomeno comporta un
aumento brutale della temperatura che supera i 1.000 gradi Celsius.
Tenuto
conto della gravità di questi fenomeni, che sono in grado di svilupparsi
durante qualsiasi incendio
in ambiente chiuso o semiaperto, ogni intervento di lotta contro l'incendio
deve imperativamente essere preceduto da una valutazione dei rischi. Condotta
dall'esterno dal capo-operazioni, questa valutazione deve innanzitutto
permettere di determinare se le condizioni
di comparsa di questi fenomeni sono presenti: vetri delle finestre neri
o opachi? I fumi fuoriescono sotto pressione durante la ventilazione presente o
dalle coperture? Le fiamme sono
visibili? ecc e di adottare le misure di messa in sicurezza dei luoghi (ad
esempio definizione di un perimetro di sicurezza).
Sulla
base della valutazione dei rischi, il capo-operazioni determinerà la tecnica di
intervento più adatta (offensiva o difensiva). Se sussiste la necessità di
impegnare del personale per procedere ad un salvataggio o ad una ricognizione,
il capo-operazioni vigilerà affinché sia assicurata la sicurezza del personale
attraverso misure diverse di prevenzione
e di protezione.
Queste
misure potranno andare da un minimo rappresentato dall'assicurarsi che gli
operatori indossino un equipaggiamento protettivo individuale completo, che sia
disponibile un itinerario di soccorso nel caso in cui l'itinerario di accesso
normale sia impraticabile, che una squadra di soccorso sia pronta ad
intervenire al minimo segnale di pericolo e che i mezzi idraulici siano
adeguati, sotto pressione ed in misura sufficiente.
E'
fondamentale che le azioni tattiche assunte dai diversi intervenienti siano
coordinate dal capo-operazioni e che sia assicurata una buona comunicazione fra
la squadra di attacco e l'esterno. In presenza di condizioni favorevoli allo
sviluppo di fenomeni termici, i difetti di comunicazione e di coordinamento
possono avere conseguenze drammatiche.
Così
se un pompiere presente all'esterno di una struttura in cui si sviluppa un
fuoco decide di procedere ad una ventilazione, per esempio aprendo una porta,
senza informarne il comandante ed il personale di attacco già impegnato, la sua
azione potrà in determinate circostanze migliorare la situazione ma essa potrà
anche contribuire al suo peggioramento provocando un
backdraft o un
flashover
che metterà in pericolo la vita dei suoi colleghi.
Di
fronte a fenomeni termici in formazione, è fondamentale che i pompieri
impegnati sappiano reagire in maniera appropriata, rapidamente e con sangue
freddo. Per questo è necessario che essi conoscano l'insieme delle chiavi di
lettura dell'incendio, compresi i segni precursori specifici di questi
fenomeni.
Tabella
8 Condizioni e segni precursori dei fenomeni di backdraft e flashover
fenomeno |
condizioni |
Alcuni segni
premonitori |
backdraft |
* Spazio
confinato (assenza di ventilazione)
* il fuoco cova, non vi sono
fiamme visibili(solo eventuali
chiarori delle braci |
* le porte e(o le maniglie delle porte sono calde –
segno di una forte carica energetica all'interno
* le finestre vibrano leggermente
* i vetri sono neri o opachi
* i rumori o i suoni sono ovattati
* a livello degli interstizi, in
particolare sotto le porte, il fumo sembra seguire una pulsazione (esce e poi
sembra essere aspirato all'interno)
* i fumi dono densi e, nella
maggior parte dei casi, colorati |
flashover. |
* lo spazio è
ventilato
* presenza di fiamme e di uno
spesso “cielo gassoso” che può espandersi nei corridoi, le trombe delle scale
e negli altri locali |
* segni di
pirolisi dei combustibili distanti dal focolaio – emissioni di gas (fumi
generalmente bianchi che assomigliano al vapore acqueo)
* forte calore radiante nella
parte alta del volume -la posizione in piedi è difficile da mantenere
* presenza di rall-over nella
parte alta del volume che indica che il fenomeno è imminente
* abbassamento brutale del “cielo
gassoso” indica una modificazione del fattore di ventilazione e/o della
densità gassosa – il fenomeno può essere imminente |
Questi
segni devono essere noti all'insieme di quanti intervengono e questa conoscenza
può essere acquisita nel corso della formazione teorica.
Tuttavia,
affinché questa conoscenza possa essere operativa, occorre inoltre che i
pompieri siano in grado di riconoscere questi segni, di identificarli quando si
trovano alla loro presenza. Una formazione pratica appare dunque
indispensabile. Esistono dei profili formativi concepiti specificamente per
formare i pompieri all'osservazione ed al riconoscimento dei segni precursori
caratteristici dei fenomeni termici come pure di addestrarli alla messa in
pratica delle tecniche operative adeguate.
Malgrado
la elevata probabilità di accadimento di questi fenomeni durante gli interventi
di lotta contro l'incendio e la gravità delle loro conseguenze, dobbiamo
registrare che in numerosi paesi europei, questi strumenti di formazione non
sono messi a disposizione.
Inoltre,
occorre segnalare del pari che sono disponibili degli strumenti e delle
tecnologie che permettono di ridurre considerevolmente l'esposizione dei
pompieri a questi fenomeni, ma la loro acquisizione da parte dei servizi
antincendio europei rimane confidenziale.
Esposizioni termiche: le conseguenze per la salute
E'
facile immaginare che la lotta contro gli incendi esponga i pompieri al rischio
di gravi ustioni e bruciature.
Anche
l'aria ed i fumi quando sono scaldati da un focolaio sono in grado per
radiazione di determinare delle lesioni di questo tipo. La comparsa sul mercato
di indumenti
di protezione individuale prodotti con fibre sintetiche con grande
stabilità termica e con una buona resistenza alle temperature, alla combustione
ed alle radiazioni termiche ha indubbiamente contribuito ad aumentare il grado
di protezione verso questa tipologia di lesioni.
Lavorare
nel caldo, anche se non vi è una aggressione cutanea, comporta dei rischi
importanti per la salute dei pompieri. Durante un intervento di lotta contro
l'incendio, i pompieri si muovono in un ambiente in cui la temperatura può
essere largamente superiore a quella del corpo umano – che oscilla normalmente
fra 36.5 e 37.5 gradi Celsius.
Due
sono le principali conseguenze derivanti
da questa esposizione e che possono prodursi con gravità variabile. La
prima è lo sfinimento da calore (
heat exhaustion).
I
sintomi dello sfinimento da calore sono numerosi: aumento del ritmo cardiaco,
mal di testa, nausee, stordimento o vertigini, vomito ed anche svenimento. Non
vi è aumento della temperatura corporea. Il riposo in un ambiente fresco e
l'idratazione sono sufficienti a ristabilire l'organismo.
Mentre
il secondo fenomeno presenta maggiore gravità, si tratta dello stress termico (
heat
stress o
heat stroke), che si manifesta quando, dopo una esposizione prolungata al calore estremo,
il sistema di termoregolazione dell'organismo cessa di funzionare
correttamente. La sudorazione diminuisce e la temperatura corporea inizia ad
aumentare. Lo stress termico comporta, in una prima fase, un forte calore
cutaneo senza sudorazione, uno stato confusionale , dei movimenti irrazionali,
una perdita di coscienza. A questo stadio si impone un intervento medico in
termini di urgenza. Il sistema nervoso centrale, i reni ed il cuore possono
andare incontro a danni di tipo irreversibile. Occorre raffreddare il corpo con
tutti i mezzi a disposizione per contenere l'aumento della temperatura in
assenza del quale lo stress termico porterà al decesso (OSHA 2005:2; Raffel
2011).
Durante
un intervento di lunga durata, è indispensabile permettere ai pompieri di
idratarsi nel momento in cui si allontanano dal luogo del sinistro, ad esempio,
per sostituire il loro apparecchio di protezione respiratoria.
Prima
e dopo ogni intervento in un ambiente caldo, i pompieri devono potersi
idratare. L'estate, quando la temperatura esterna è calda, è importante che
essi possano avere accesso ad una area
in cui “raffreddare” la loro temperatura corporea (per esempio un compartimento
del veicolo fornito di un sistema di aria condizionata). Ogni movimento irrazionale
ed ogni segno di debolezza che viene osservato in un addetto dopo un intervento
in ambiente caldo deve essere considerato come una possibile espressione di uno
sfinimento dovuto al caldo o di uno stress termico. Deve sempre essere prevista
la possibilità di una presa in carico di tipo sanitario sui luoghi
dell'intervento.
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