News
"Reti di sicurezza e DPI per la bonifica delle coperture in amianto"
fonte www.puntosicuro.it / Sicurezza sul lavoro
17/04/2013 - Le dinamiche e le cause degli infortuni professionali correlati
alle cadute dall’alto nei lavori in quota mostrano come sia pericoloso
affrontare la
bonifica delle coperture contenenti amianto intervenendo su lastre di fibrocemento senza utilizzare idonei dispositivi di protezione collettiva (DPC) e individuale (DPI).
Dei rischi di caduta dall’alto nelle attività di bonifica delle coperture in amianto si occupa l’
Osservatorio Inail (Osservatorio
a cura dell’Ufficio Relazioni con il Pubblico - Dipartimento Processi
Organizzativi). In particolare l’Osservatorio pubblica un intervento di
Luca Rossi (ricercatore INAIL - settore Ricerca, Certificazione e
Verifica - Dipartimento Tecnologie di Sicurezza) che si sofferma
sull’uso delle
reti di sicurezza e dei
DPI anticaduta.
In “
Bonifica delle coperture di amianto: DPC e DPI per le operazioni in quota” si segnala che le lastre in fibrocemento rappresentano generalmente
coperture “non praticabili”,
secondo la norma UNI 8088, in quanto “sulle stesse non è possibile
l’accesso e il transito di persone, senza predisposizione di particolari
mezzi e/o misure di sicurezza contro il pericolo di caduta di persone
e/o di cose dall’alto e contro i rischi di scivolamento”. Nella tabella 1
- annessa al documento che vi invitiamo a visionare - è presente una
raccolta di norme legislative e norme tecniche di riferimento.
Dopo aver ricordato la classificazione dei materiali contenenti amianto, illustrato i
metodi di bonifica (rimozione,
incapsulamento e confinamento) e fornito brevi indicazioni generali per
la valutazione del rischio, si sottolinea che il
rischio prevalente considerato nell’intervento è quello relativo alla caduta dall’alto del lavoratore conseguente
allo sfondamento della copertura non praticabile. Non sono in questo
caso considerati altri rischi, come quello relativo alla caduta dai
bordi della copertura e quello legato alla rimozione dell’amianto.
Per ridurre tale rischio prevalente preso in considerazione
nell’intervento si possono individuare e adottare dispositivi di
protezione collettiva come le
reti di sicurezza. Se a
seguito della loro applicazione, “si riesce a eliminare e/o ridurre il
rischio, l’attività di bonifica può cominciare altrimenti è necessario
fare riscorso ai dispositivi di protezione individuale”.
La
normativa tecnica definisce la rete di sicurezza come la rete
sostenuta da una fune sul bordo, da altri
elementi di supporto o da una combinazione di questi, progettata per fermare la
caduta dall’alto delle persone. La rete di sicurezza è insomma un “sistema
formato dalla rete e dalla intelaiatura di sostegno”.
In
particolare nella rimozione di coperture in amianto “è possibile utilizzare il
‘
sistema S’, rete di sicurezza con
fune sul bordo che incornicia e rinforza la zona perimetrale e alla quale sono
collegati i cavi di sollevamento e di ancoraggio. Questa è messa in opera in
posizione orizzontale per proteggere da cadute una zona ampia dell’area di
lavoro, generalmente interna alla struttura da proteggere. Non rientrano in
questo sistema le reti di sicurezza di piccole dimensioni aventi superficie
minore a 35 m2 e lato corto inferiore a 5 m”.
L’autore
sottolinea poi che le reti di sicurezza “devono essere ancorate in maniera tale
che le forze originate, a seguito della trattenuta del lavoratore, siano
assorbite e trasmesse, in maniera sicura, dai punti di sospensione ai punti di
ancoraggio sulla struttura. I punti di ancoraggio non devono consentire lo
spostamento o scorrimento della rete sotto carico”.
La
messa in opera delle reti di sicurezza – continua l’autore - deve essere
studiata con riferimento alle
caratteristiche
della copertura, “con particolare attenzione a:
- rispetto dell’altezza di caduta e della
larghezza di raccolta del sito lavorativo;
-
posizionamento della rete di sicurezza più vicino possibile ai punti di lavoro
per ridurre al minimo l’altezza di caduta;
-
rispetto dello spazio libero sotto la rete di sicurezza in virtù delle
possibili deformazioni, per evitare che il lavoratore caduto possa urtare altri
lavoratori, ostacoli fissi o in transito sotto la stessa;
-
modalità con le quali sono effettuati gli ancoraggi e loro tipologia;
-
caduta sulla rete di sicurezza di materiali incandescenti e lavori in cui è
previsto l’uso di fiamma;
-
posizionamento della rete di sicurezza che non deve ostacolare il movimento dei
lavoratori e delle macchine per permettere lo svolgimento delle attività
lavorative senza l’introduzione di rischi aggiuntivi;
-
assenza di vuoti in cui sia possibile cadere senza essere raccolti dalla rete
di sicurezza”.
Il
documento si sofferma sulle attività complementari da considerare e riporta poi
altre
precauzioni da rispettare nella
messa in opera e nell’impiego delle reti:
-
“prevedere e mettere in opera i dispositivi di ancoraggio delle reti al momento
della costruzione della struttura dell’edificio;
-
trasportare, movimentare e stoccare le reti e i loro accessori con cura per
evitare il loro de- grado;
-
ricercare i metodi suscettibili di ridurre al massimo il rischio di caduta
durante la messa in opera delle reti (per esempio, utilizzo di gru o di
portali);
-
prevedere e mettere in opera al momento della costruzione della struttura
dell’edificio i dispositivi d’ancoraggio necessari al fissaggio dei DPI;
-
posare le reti il più vicino possibile al piano di lavoro, per ridurre
l’altezza di caduta;
-
sorvegliare la corretta regolazione della tensione della rete; tenere in conto,
al momento della progettazione e della costruzione della struttura
dell’edificio, degli sforzi esercitati dalla rete sulla stessa e di quelli
esercitati dagli apparecchi e dalle attrezzature di sollevamento;
-
evitare i vuoti sul perimetro della rete, attraverso i quali il personale
potrebbe passare in caso di caduta;
-
evitare la caduta sulle reti di materiali incandescenti nel caso che al di
sopra di esse siano eseguiti lavori di saldatura, di taglio con fiamma
ossidrica o all’arco voltaico;
-
verificare periodicamente lo stato delle reti e dei loro accessori
d’ancoraggio;
-
asportare i materiali o gli utensili caduti accidentalmente nelle reti;
-
verificare il buono stato dei mezzi d’ancoraggio e la tensione delle reti; in
particolare, è necessario prestare attenzione agli sforzi di flessione e di
trazione ai quali possono essere sottoposti gli elementi metallici di
ancoraggio delle reti;
-
spostare le reti a seconda dell’avanzamento della rimozione delle lastre in
copertura”.
L’intervento
fornisce inoltre indicazioni sui parametri di cui tener conto nella scelta di
una rete di sicurezza e ricorda che le
reti di sicurezza “devono essere messe in opera e sospese in maniera tale che,
durante la fase di raccolta del lavoratore che ha subito la caduta, la stessa
non tocchi altri lavoratori, ostacoli fissi o in transito sotto la rete. Nella
valutazione occorre tenere conto dell’abbassamento dovuto al peso proprio della
rete e della deformazione che la stessa subisce dopo la raccolta del
lavoratore”.
Infine
forniamo qualche breve indicazione relativa ai
dispositivi di protezione individuale. Dispositivi utilizzabili, ad
esempio, quando a seguito della valutazione dei rischi si rileva che non è
possibile utilizzare una rete di sicurezza.
I
componenti del
sistema di protezione
individuale delle cadute devono essere idonei in rapporto a:
-
“l’uso previsto durante tutte le fasi di loro utilizzo (per esempio, accesso,
lavoro);
-
le caratteristiche del luogo di lavoro come l’inclinazione e lo stato delle
superfici;
-
le caratteristiche del sistema di ancoraggio, l’ubicazione e la
forza agente sullo stesso;
-
il livello di competenza dei lavoratori;
-
la compatibilità fra i componenti del sistema di protezione e del sistema di
ancoraggio;
-
la compatibilità ergonomica del sistema di protezione rispetto al lavoratore e,
dunque, la scelta della corretta
imbracatura
e degli elementi del sistema di ancoraggio in grado di ridurre al minimo il
disagio e lo stress per il corpo;
-
le informazioni fornite dal fabbricante e relative a tutti i componenti del
sistema;
-
la necessità di agevolare le operazioni per un soccorso sicuro ed efficace che
permettano di evitare, per esempio, i traumi da sospensione inerte”.
Ricordando
che i
sistemi di trattenuta, che
impediscono la caduta libera, sono da preferirsi a quelli che arrestano la
caduta libera, si indica che un sistema di trattenuta:
-
“limita il movimento del lavoratore, in modo che allo stesso sia impedito di
raggiungere zone in cui potrebbe verificarsi una caduta dall’alto;
-
non è destinato ad arrestare una caduta dall’alto;
-
non è destinato a situazioni di lavoro in cui il lavoratore ha bisogno di un
dispositivo di presa del corpo (per esempio, per impedirgli di scivolare o
cadere)”.
Riguardo
al sistema di trattenuta - costituito da un dispositivo di ancoraggio, da un
cordino, da un dispositivo di presa per il corpo e dai connettori necessari per
i collegamenti dei vari elementi – l’intervento indica che “nell’attività di
rimozione delle lastre di amianto
possono
essere adottati due sistemi:
-
sistema di trattenuta che utilizza come ancoraggio dispositivi portatili
(treppiede o similari) come quelli previsti, per esempio, nella UNI EN 795
classe B;
-
sistema di trattenuta che utilizza come ancoraggio linee rigide o flessibili
come quelle previste, per esempio, nella UNI EN 795, classe C o D”.
Dopo
aver ricordato che molte informazioni sui dispositivi anticaduta sono
rilevabili in “ Io non ci casco -
Manuale operativo per chi lavora in altezza” (Azienda ULSS n.15
“AltaPadovana”), concludiamo segnalando che la
scelta fra i due sistemi di trattenuta può dipendere “da molti
fattori fra cui:
-
l’inclinazione della copertura, quella di tipo piana (per esempio, con
cupolini) permette l’utilizzo dei dispositivi portatili;
-
le caratteristiche della struttura di ancoraggio fondamentale nel caso in cui
siano impiegate linee rigide o flessibili;
-
la possibilità di poter installare ancoraggi intermedi, nel caso siano
utilizzate linee rigide o flessibili, per poter garantire che il sistema operi
in trattenuta;
-
la compatibilità ergonomica del sistema di trattenuta rispetto al lavoratore
per ridurre al minimo il disagio e lo stress per il corpo;
-
la presenza o la possibilità di realizzare camminamenti sicuri”.
Osservatorio
Inail/ex Ispesl su Ambiente & Sicurezza de Il Sole 24 ore, “ Bonifica
delle coperture di amianto: DPC e DPI per le operazioni in quota”, a cura di Luca
Rossi, ricercatore INAIL - settore Ricerca, Certificazione e Verifica -
Dipartimento Tecnologie di Sicurezza (formato PDF, 543 kB).
Segnala questa news ad un amico
Questa news è stata letta 1048 volte.
Pubblicità