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"Inail: scelta e caratteristiche dei facciali filtranti antipolvere"
fonte www.puntosicuro.it / Salute
09/05/2013 - Se nelle lavorazioni con esposizione a materiale aerodisperso, in
forma di particelle (polveri, fibre, fumi, nebbie), i rischi connessi
con l’esposizione non possono essere evitati o sufficientemente
limitati, devono essere impiegati dispositivi di protezione individuale per le vie respiratorie. E in questi casi si utilizzano generalmente
respiratori a filtro denominati “antipolvere”.
Respiratori in cui l’aria ambiente attraversa un filtro in grado di
trattenere il materiale in sospensione rendendo l’aria adatta alla
respirazione.
E i dispositivi antipolvere più
spesso impiegati sono di tipo non assistito: l’aria ambiente passa
all’interno del facciale per l’azione dei polmoni. A questa tipologia di
dispositivi appartengono i
facciali filtranti antipolvere (detti anche semimaschere filtranti antipolvere).
Per fornire informazioni su caratteristiche, specifiche e scelta
dei facciali, l’Inail – Dipartimento Igiene del Lavoro – ha prodotto uno
specifico
factsheet, un documento di facile
consultazione per sensibilizzare su specifiche tematiche emergenti in
tema di tutela della salute e benessere dei lavoratori.
In “ Dispositivi di protezione individuale delle vie respiratorie: i facciali filtranti antipolvere” si segnala che l’ uso diffuso dei facciali filtranti “è dovuto alla loro praticità, determinata dalla facilità di manutenzione (qualora necessaria), dal fatto di limitare relativamente il campo visivo, dall’avere una struttura leggera e una bassa resistenza respiratoria; questi aspetti influiscono positivamente sull’accettabilità da parte dell’utilizzatore”.
In “ Dispositivi di protezione individuale delle vie respiratorie: i facciali filtranti antipolvere” si segnala che l’ uso diffuso dei facciali filtranti “è dovuto alla loro praticità, determinata dalla facilità di manutenzione (qualora necessaria), dal fatto di limitare relativamente il campo visivo, dall’avere una struttura leggera e una bassa resistenza respiratoria; questi aspetti influiscono positivamente sull’accettabilità da parte dell’utilizzatore”.
In
particolare “la revisione della norma armonizzata riguardante i facciali
filtranti (
UNI EN 149) ha introdotto
una nuova classificazione che prende in considerazione, oltre la protezione
minima conseguibile, anche la possibilità di riutilizzo”.
Ogni
facciale filtrante riporta una “
marcatura
contenente informazioni in merito a:
-
identificazione del fabbricante;
-
identificazione del modello;
-
riferimento della norma europea (numero ed anno di pubblicazione) in base alla
quale è avvenuta la certificazione;
-
classificazione, es. FFP2 R: sono previste tre classi di dispositivi (FFP1,
FFP2 e FFP3) e i dispositivi sono ulteriormente classificati come
utilizzabili per un singolo turno di lavoro
(NR) o
riutilizzabili (R);
-
la marcatura CE relativa ai dispositivi di
protezione individuale di terza categoria.
I
dispositivi “R” devono essere “sostituiti quando si avverte un aumento della
resistenza respiratoria”. E, comunque, ogni dispositivo deve essere sostituito
se risulta danneggiato o se la resistenza respiratoria diventa eccessiva.
Ricordando
che i facciali filtranti, a seconda della classe, offrono
livelli di protezione (
FPO,
Fattore di Protezione Operativo) diversi, la scelta del respiratore adeguato
“può essere effettuata secondo il metodo descritto nella ‘
Guida alla scelta e all’uso degli apparecchi di protezione delle vie
respiratorie’ ( Decreto del
Ministero del Lavoro e della Previdenza Sociale del 2 maggio 2001) che utilizza i
FPO e i valori delle concentrazioni ambientali dell’inquinante”.
Se
poi “non fosse temporaneamente possibile misurare la concentrazione
della polvere
aerodispersa, né fosse possibile fare riferimento a dati riportati in
letteratura per analoghe situazioni lavorative, il livello di protezione minimo
da utilizzare corrisponde a quello offerto da un:
-
facciale filtrante FFP1 per gli inquinanti con TLV = 10 mg/m3;
-
facciale filtrante FFP2 per gli inquinanti con TLV maggiore di 0,1 mg/m3
e minore di 10 mg/m3;
-
facciale filtrante FFP3 per gli inquinanti con TLV minore o uguale a 0,1 mg/m3.
Dove
TLV (Threshold Limit Value) indica il valore limite di soglia”.
Poiché
i facciali filtranti sono facciali di tipo “a tenuta”, i “
difetti di tenuta tra il bordo del facciale ed il viso
dell’utilizzatore sono ritenuti i
maggiori
responsabili della presenza all’interno del facciale stesso di aria ambiente
non filtrata, anche se possono essere presenti perdite verso l’interno
imputabili alla eventuale presenza della valvola di espirazione. È evidente che
un facciale, anche se correttamente scelto per quanto riguarda l’adeguatezza
del livello di
protezione
offerto, non è in grado di fornire la protezione per la quale è stato
progettato se l’adattamento del bordo di tenuta al viso dell’operatore è in
qualche modo compromesso”.
Per
questo motivo laddove un facciale sia disponibile in più taglie è importante
“che venga indossata la taglia che meglio si adatta all’operatore”. Inoltre
l’uso di facciali filtranti è sconsigliato “ad operatori con barba e basette
nella zona del bordo di tenuta e a coloro che non riescono ad ottenere un
corretto adattamento del bordo a causa della presenza di cicatrici profonde o
simili”.
Tuttavia
anche in assenza di interferenze con il bordo di tenuta, “i facciali filtranti
non sono in grado di fornire i livelli di protezione per cui sono stati
progettati se non sono
indossati in modo
corretto”. E la “
nota informativa
che accompagna i dispositivi riporta sia le modalità che devono essere seguite
per il loro indossamento sia le modalità che devono essere seguite per
verificarne la correttezza (prova di tenuta)”.
Malgrado
il fatto che queste modalità possono variare a seconda del modello di facciale,
il factsheet ricorda che la
prova di
tenuta “generalmente consiste nel verificare l’assenza di fughe d’aria tra
il viso e i bordi del facciale durante le fasi di espirazione e/o
inspirazione”.
Tra
l’altro la nota informativa, che deve essere letta attentamente, riporta anche
le limitazioni d’uso e le condizioni climatiche dell’immagazzinamento.
Il
factsheet si conclude riportando i vari
riferimenti
normativi che riguardano i facciali filtranti antipolvere:
-
D.Lgs. 81/2008 e s.m.i.;
-
D.M. 02/05/2001 del Ministero del Lavoro e della Previdenza Sociale ”Criteri
per l’individuazione e l’uso dei dispositivi di protezione individuale”, All.2
“Guida alla scelta e all’uso degli apparecchi di protezione delle vie
respiratorie”;
-
UNI EN 149:2009; “Dispositivi di protezione delle vie respiratorie.
Semimaschere filtranti antipolvere. Requisiti, prove, marcatura”.
Dipartimento
Igiene del Lavoro dell’INAIL, “ Dispositivi
di protezione individuale delle vie respiratorie: i facciali filtranti
antipolvere”,
factsheet, edizione 2012 (formato PDF, 630 kB).
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