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"Indicazioni per la sorveglianza sanitaria nel settore calzaturiero"
fonte www.puntosicuro.it / Salute
10/07/2013 - La
sorveglianza sanitaria dei lavoratori esposti è definibile come
insieme
di atti medici finalizzati alla tutela della salute e alla sicurezza
(nella sua componente sanitaria) dei lavoratori, in relazione ai fattori
di rischio professionali ed alle modalità di svolgimento dell’attività
lavorativa, ed alla formulazione del giudizio di idoneità alla mansione
specifica. Ed è lo stesso D.Lgs. 81/2008 a indicare che il medico
competente “programma ed effettua la sorveglianza sanitaria attraverso
protocolli sanitari definiti
in funzione dei rischi specifici e tenendo in considerazione gli indirizzi scientifici più avanzati”.
Ad affrontare il tema della sorveglianza sanitaria, con riferimento al settore calzaturiero, è un intervento al convegno “ Salute e sicurezza nelle attività calzaturiere” che si è tenuto l’11 marzo 2010 a Vigevano (PV) e i cui atti sono stati pubblicati sul numero di gennaio/marzo 2012 del Giornale Italiano di Medicina del Lavoro ed Ergonomia.
In “
Indicazioni operative per le attività
calzaturiere: sorveglianza sanitaria” - a cura di Massimo Ferrari ( Università degli
Studi di Pavia,
Dipartimento di Sanità Pubblica, Neuroscienze, Medicina Sperimentale e Forense,
Sezione di Medicina del Lavoro - Fondazione S. Maugeri IRCCS) e Roberto Vignola
(UOC PSAL, Dipartimento di Prevenzione Medico, ASL della Provincia di Pavia) – si sottolinea
come la sorveglianza sanitaria dei lavoratori esposti a fattori di rischio
professionale si configuri come attività di tipo preventivo secondario e consti
di atti medici correlati al rischio valutato.
Con riferimento ai
rischi professionali nell’industria
calzaturiera sono considerati, in sintesi e a scopo orientativo, possibili
modelli operativi standardizzati e validati per la sorveglianza sanitaria dei lavoratori
esposti a diversi fattori di rischio.
I
principali fattori di rischio per la
salute dei lavoratori nel
comparto
produttivo calzaturiero sono correlati:
- “con l’impiego di
adesivi e solventi a base di idrocarburi volatili, sia alifatici che aromatici,
specie in giunteria, montaggio e fondo;
- con l’impiego di
prodotti di finitura, coloranti, vernici, appretti;
- con l’esposizione
a polveri di cuoio in operazioni di smerigliatura, cardatura, carteggiatura, e
altre operazioni;
- con l’ esposizione a
rumore
(per esempio nell’impiego di frese, cucitrici, ribattitrici, pianta tacchi);
- con
l’effettuazione di movimenti ripetitivi degli arti superiori (per esempio nelle
attività di cucitura, taglio, confezionamento);
- con l’esposizione
a vibrazioni del sistema mano braccio (impiego di ribattitrici, cucitrici e
altre macchine);
- con il
mantenimento di posture inadeguate (per esempio nella cucitura a macchina, in
assenza di adeguati punti di appoggio per gli avambracci);
- con la movimentazione
manuale dei carichi;
- con l’utilizzo di
videoterminali (per esempio per progettazione tipo CAD nella fase di
modelleria)”.
È evidente che, in
relazione a particolari ambienti di lavoro della industria
calzaturiera,
“potrà ampliarsi lo spettro delle tipologie di fattori di rischio presenti
(agenti irritanti, agenti sensibilizzanti, agenti cancerogeni, agenti fisici o
anche biologici…), da identificare e valutare con attenzione evitando una
applicazione rigida e automatica di protocolli pre-elaborati”. Tuttavia “non si
dovranno sottovalutare fattori di rischio più aspecifici e pervasivi (esempio:
movimentazione manuale dei carichi, per attività di trasporto e magazzinaggio,
o utilizzo di videoterminali, per attività negli uffici)”.
Rimandando i
lettori ad una lettura integrale dell’intervento, riportiamo alcune delle
indicazioni degli autori relative alla sorveglianza sanitaria.
In relazione agli
agenti chimici un protocollo di sorveglianza
sanitaria
“dovrà essere predisposto dal medico competente dopo aver analizzato tutti i
dati disponibili relativi all’ambiente di lavoro ed alla valutazione del
rischio (schede di sicurezza per definire la composizione dei materiali
impiegati, accertamenti ambientali per avere informazioni sull’entità
dell’esposizione, sopralluoghi nei luoghi di lavoro per considerare, fra
l’altro, le modalità espositive). In
occasione della visita preventiva può essere proposta una verifica dello stato
di salute, con accertamenti ematochimici di routine (esame emocromocitometrico,
formula leucocitaria, transaminasi, creatininemia, esame delle urine…) anche
per avere a disposizione una sorta di ‘punto zero’ prima dell’inizio
dell’esposizione lavorativa. Successivamente, in occasione delle visite mediche
periodiche, si potrà ricorrere ad accertamenti sanitari più specifici”. Nell’intervento
ci si sofferma anche sulla sorveglianza sanitaria per esposizione a solventi
organici e sulle attività di monitoraggio biologico.
I relatori
ricordano che la consistenza del rischio attuale di
neoplasie professionali nel comparto calzaturiero “appare ad oggi
difficilmente valutabile in quanto i dati disponibili sono raccolti da fonti
non sistematiche e non in contesti epidemiologici formali”.
In particolare “è
stato inizialmente osservato un incremento dell’insorgenza di tumori della
vescica nei lavoratori calzaturieri. S’ipotizza che i prodotti responsabili
siano i coloranti azoici presenti in pellami, cuoio, materiali sintetici, nei
prodotti di finissaggio e guarnitura, e le amine aromatiche impiegate come
antiossidanti o antiinvecchianti della gomma. A differenza degli scorsi decenni
oggi risulta fortunatamente molto più raro il riscontro di noti agenti
cancerogeni e mutageni nel comparto calzaturiero”.
Oggi le attività di
prevenzione di neoplasie professionali in questo settore sono primariamente
giustificate “dalla correlazione tra l’esposizione a polveri di cuoio e una
aumentata incidenza di neoplasie maligne
della cavità nasale
e dei seni paranasali. Al fine di
identificare precocemente carcinomi rinosinusali in lavoratori esposti assume
un ruolo fondamentale l’accuratezza dell’esame clinico, seguito, sulla base
della valutazione caso per caso del medico competente, dall’effettuazione della
endoscopia nasale con biopsia”.
Riguardo al
rumore la sorveglianza sanitaria,
“secondo canoni consolidati di buona prassi in Medicina del lavoro, include
anzitutto una visita preventiva integrata da un esame otoscopico e da una esame
della funzione uditiva (audiometria) per accertare l’assenza di
controindicazioni al lavoro specifico ai fini della valutazione dell’idoneità
dei lavoratori. Le visite mediche periodiche, ancora integrate dall’esame della
funzione uditiva, vengono effettuate per controllare lo stato di salute dei
lavoratori ed esprimere il giudizio di
idoneità”.
L’intervento
sottolinea che i disturbi e le
patologie
muscolo-scheletriche da sovraccarico biomeccanico dell’arto superiore
correlati con il lavoro “sono dal punto di vista eziologico e fisiopatogenetico
un complesso gruppo di alterazioni, a carico di sistemi ed apparati
osteoarticolari, muscolotendinei, nervoso e vascolare che possono essere
causati o aggravati dal sovraccarico biomeccanico lavorativo dell’arto
superiore”. In particolare i fattori di rischio occupazionali – “la cui presenza
porterà i lavoratori ad una valutazione da parte del medico competente” - sono “i movimenti con elevata ripetitività,
alta frequenza e velocità di azione, uso di forza, posizioni incongrue,
compressioni di strutture anatomiche, tempi di recupero insufficienti,
vibrazioni, strumenti di lavoro non ergonomici, esposizione a freddo, lavoro a
ritmi vincolati, stress psicosociale. La
sorveglianza sanitaria consisterà nel raccogliere ed usare informazioni al fine
di valutare, modificare, progettare interventi medici ed ergonomici con
l’obiettivo di procedere ad una valutazione delle condizioni di salute dei
lavoratori e di legare questa stima alle caratteristiche dell’esposizione”.
Si segnala inoltre
che l’utilizzo di strumenti “che trasmettono
vibrazioni meccaniche a carico del sistema mano-braccio-spalla
concorrono a determinare possibili alterazioni osteomioarticolari e neuro
vascolari nell’arto superiore”. In occasione della visita medica preventiva “il
medico competente dovrà porre particolare attenzione a tutte quelle condizioni
patologiche pre-esistenti che possono essere aggravate dall’esposizione a
vibrazioni mano-braccio-spalla”.
In merito alla
movimentazione manuale dei carichi, in
occasione delle visite mediche preventive “dovrebbe essere effettuato uno
screening per quelle alterazioni del rachide, anche di origine non lavorativa,
la cui presenza potrebbe essere di per se incompatibile con la specifica
condizione di lavoro, anche per livelli di esposizione relativamente sicuri per
la maggior parte degli individui. Le visite periodiche, con periodicità
correlata all’indice di rischio, dovrebbero permettere di individuare precoci
alterazioni a carico di strutture osteo-mio-articolari e neuro-vascolari onde
prevenire lesioni del rachide, soprattutto del tratto dorso-lombare”.
Infine concludiamo
questa sommaria e non esaustiva presentazione delle indicazioni per la
sorveglianza sanitaria nel settore
calzaturiero, con alcune indicazioni per i rischi correlati all’
uso di videoterminali.
La sorveglianza
sanitaria “dei lavoratori addetti a videoterminali è prevista dall’art.176 del
D.Lgs. 81/2008, con particolare riferimento ai rischi per la vista e per gli
occhi e ai rischi per l’apparato muscolo scheletrico”.
In particolare la
visita preventiva “è destinata a identificare affezioni a carico dell’occhio e
della vista che possano rendere il soggetto ipersuscettibile a effetti avversi
correlabili con l’utilizzo di apparecchiature munite di videoterminale (in
particolare allo sviluppo di
astenopia
occupazionale), a disturbi a carico del sistema muscoloscheletrico (in
particolare del rachide cervicale e lombare) e a manifestazioni connesse con
abnorme affaticamento fisico e mentale; essa comprende un esame degli occhi e
della vista, effettuati dal medico competente, ma può essere integrata da esami
specialistici qualora il medico competente lo ritenga opportuno”.
“ Indicazioni
operative per le attività calzaturiere: sorveglianza sanitaria”, a cura di
Massimo Ferrari (Università degli Studi di Pavia, Dipartimento di Sanità
Pubblica, Neuroscienze, Medicina Sperimentale e Forense, Sezione di Medicina
del Lavoro - Fondazione S. Maugeri IRCCS) e Roberto Vignola (UOC PSAL,
Dipartimento di Prevenzione Medico, ASL della Provincia di Pavia), in Giornale
Italiano di Medicina del Lavoro ed Ergonomia, volume XXXIV - N. 1 -
gennaio/marzo 2012 (formato PDF, 76 kB).
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