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"Buone prassi per la prevenzione degli infortuni da aghi e taglienti"
fonte www.puntosicuro.it / Sicurezza sul lavoro
30/09/2013 - Diversi articoli del nostro giornale e numerosi materiali informativi pubblicati in questi anni mostrano come gli
operatori del settore sanitario siano
costretti a confrontarsi quotidianamente con un'ampia gamma di attività
e ambienti che presentano varie tipologie di rischi. Ed uno dei
principali rischi a cui questi operatori sono soggetti è sicuramente il
rischio biologico
. Ad esempio molte infezioni possono essere contratte dai lavoratori proprio in seguito a ferite casuali con aghi e strumenti taglienti contaminati con materiale biologico infetto.
Per favorire la
prevenzione di infortuni da aghi e taglienti nel mondo della Sanità, la Commissione Consultiva
Permanente per la salute e la sicurezza ha validato nella recente seduta del
25 settembre 2013 una
buona prassi dal titolo “
Applicazione sistemi con aghi di sicurezza” attuata dall'Azienda Ospedaliera Universitaria (A.O.U.) " San Martino" di Genova.
La buona prassi, che ha
l’obiettivo di “ridurre in modo significativo le punture accidentali da
aghi impiegati nelle pratiche mediche e infermieristiche”, riporta nella
scheda di presentazione che “uno dei principali infortuni in campo sanitario e anche
uno dei più gravi per le possibili conseguenze” è proprio quello legato a tali
punture.
Infatti secondo il Centro Europeo
Malattie infettive di Stoccolma accadono “oltre 650.000 punture accidentali” in
Europa e oltre 400.000 negli USA secondo il CDC di Atlanta.
E molte di queste punture
accidentali “non sono registrate per un fenomeno di sottonotifica”.
La preoccupazione “legata a
queste tipologie di infortuni è la trasmissione di
agenti patogeni per via ematica in particolare legata all’impiego
di aghi nei canali venoso e arterioso”.
Sulla scheda vengono riportate le
stime dell’OMS relativi ai casi di sierconversione (il passaggio dallo stato di
sieronegatività allo stato di sieropositività) dovuti all’impiego di aghi
contaminati con sangue infetto.
Si sottolineano inoltre i
considerevoli
costi che le singole
strutture sanitarie devono affrontare, senza dimenticare i problemi di salute,
psicologici e lavorativi dei professionisti infettati.
Tuttavia
introdurre aghi sicuri è possibile.
Anche se in Europa “non esiste
una direttiva specifica, in commercio sono presenti
aghi di sicurezza che prevedono dopo l’impiego l’automatica
scomparsa, protezione, dell’ago usato”.
E al A.O.U. San Martino è stato
promosso l’uso di questi aghi di sicurezza con ottimi risultati finali. Risultati che hanno convinto la Regione
Liguria ad attivare una gara regionale per tutte le aziende liguri portando il
sistema di protezione del San Martino a tutta la Regione.
La soluzione individuata dalla
buona prassi prevede dunque l’adozione di
sistemi
con aghi sicuri.
In questo modo si impedisce “che dopo l’uso l’ago possa
ancora pungere, recando quindi un danno agli operatori
sanitari ma anche al personale addetto alle pulizie, ad altri pazienti,
visitatori, ecc”.
Un successo particolare è stato
ottenuto con gli aghi cannula “molto pericolosi per il quantitativo di sangue
che possono contenere”.
Oggi il San Martino è in “massima
sicurezza con vantaggi anche per le vene del paziente eliminando di fatto
alcune
malpractise come l’entrata e
uscita ripetuta con lo stesso ago”.
L’ago con il dispositivo di
protezione automatico consente che la sicurezza sia “attivata con una normale
procedura clinica, senza cioè interventi straordinari da parte dell’operatore”.
L’introduzione degli aghi
protetti “è stata effettuata attivando in parallelo un
percorso formativo di sensibilizzazione sul rischio biologico e
in particolare da punture accidentali”.
Gli operatori sono stati invitati
“a fare emergere tutti gli incidenti, anche quelli ritenuti erroneamente non
significativi, e utilizzare le nuove misure di sicurezza”.
Sono stati inoltre “formati oltre
1300 operatori sanitari tra medici ed infermieri partendo dai reparti di pronto
soccorso, terapia intensive e rianimazioni sino a tutti i dipartimenti ospedalieri”.
Alla scheda sono allegate alcune
tabelle che permettono di verificare
negli anni (dal 2003 al 2007) l’efficacia dei risultati ottenuti.
Dall’inizio della campagna si è
passati “da un intervallo di 12 punture
accidentali su 100.000 aghi usati a 0,4 con quelli di sicurezza”.
Nel contempo l’attivazione della
campagna di sensibilizzazione per la denuncia degli incidenti ha portato “nella
prima fase ad un aumento dei casi segnalati passando dalle 6 segnalazioni a 20
dopo il percorso formativo attivato”.
Veniamo infine ai
costi e benefici.
I costi di ogni persona che
denuncia una puntura accidentale variano secondo l’incidente.
Senza contare che in caso di
sieroconversione su un operatore “oltre
ai drammatici costi sociali e personali” e alle “problematiche nella vita di
relazione legate alla presenza di una malattia infettiva trasmissibile”,
talvolta si assiste all’obbligo di cambiare professione e a costi elevati se la
persona “è sottoposta a terapie con farmaci antiretrovirali”.
E bisogna pensare anche ai costi
di carattere legale, che possono ammontare a “diversi milioni di euro come già
alcune sentenze dimostrano”.
È evidente che applicare sistemi sicuri “certamente comporta
nel nostro Paese un aumento dei costi, gli aghi costano di più, ma questo è
legato soprattutto alle normali leggi di mercato”. Infatti negli USA dove gli
aghi “non protetti” sono vietati, “i nuovi aghi hanno lo stesso costo di quelli
non sicuri nel nostro mercato”.
E comunque, riguardo
all’esperienza del San Martino, l’adozione di un sistema totalmente sicuro “ha
determinato un costo di € 150.000”, meno quindi dei costi che si sarebbero
sostenuti nella normale gestione degli infortuni.
Concludiamo segnalando che nella
scheda, oltre alle tabelle già citate, sono presenti immagini di aghi cannula
con sistema di sicurezza.
Tiziano Menduto
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