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"Amianto: 13 condanne al processo per gli 85 operai morti alla Italcantieri"
fonte www.puntosicuro.it / Responsabilità sociale
22/10/2013 - Tredici
condanne, per un totale di 56 anni e sei mesi di reclusione. Questa la sentenza
di primo grado emessa ieri dal Tribunale di Gorizia in relazione al processo per
la morte di 85 operai della Italcantieri (oggi Fincantieri) di Monfalcone a
causa di malattie
correlate all'esposizione all'amianto. Il giudice monocratico, Matteo
Giovanni Trotta, ha ritenuto 13 dei 35 imputati responsabili di omicidio
colposo.
Assolti i responsabili della sicurezza interna e i titolari delle ditte
in appalto. Le pene più pesanti riguardano gli ex direttori del cantiere
navale, Vittorio Fanfani (sette anni e sette mesi) e Manlio Lippi (sette anni e
sei mesi), mentre sono stati assolti i responsabili della sicurezza interna e i
titolari delle ditte che lavoravano in appalto. Trotta ha anche condannato gli
imputati al risarcimento dei danni nei confronti di quattro vedove (le altre
avevano già ottenuto in separata sede un indennizzo da parte di Fincantieri).
Disposto anche il pagamento di quanto richiesto dalle parte civili (Inail,
Regione, Provincia di Gorizia, Comune di Monfalcone, Associazione esposti
amianto, Fiom e Codacons).
Tre anni di dibattimento e 94 udienze. Il verdetto di primo grado è
arrivato al termine di tre anni di processo, scanditi da 94 udienze. Ieri
pomeriggio, al momento della sentenza – per la cui lettura sono stati impiegati
oltre trenta minuti – erano presenti in aula molte vedove, gli aderenti all’Aea
e diversi amministratori pubblici del monfalconese. “Dopo le pronunce emesse in
altre sedi sui casi Fincantieri, era possibile che il Tribunale scegliesse una
linea intransigente verso gli imputati – ha commentato l’avvocato difensore di
Fanfani, Giovanni Borgna – Attendiamo, comunque, di poter leggere le
motivazioni e ci riserviamo di ricorrere in appello, restando convinti
dell'estraneità dell'imputato agli addebiti mossi”.
Il primo maxiprocesso per malattie asbesto-correlate che interessa
l’area di Gorizia. Alcune condanne sono state inferiori alle richieste del
pubblico ministero, così come alcune provvisionali – le cui cifre oscillano da
12 mila a 250 mila euro – nei confronti di enti e istituzioni e dei parenti
delle vittime. Alcuni di questi, tuttavia, avevano già trovato un accordo in
separata sede prima del giudizio. Questo di Gorizia è il primo maxiprocesso per malattie
professionali legate all'esposizione a fibre di amianto che interessa
l’area dell'Isontino e fa riferimento a vicende relative agli anni Settanta/Ottanta.
Tre anni fa riconosciuti
colpevoli i vertici Fincantieri di Palermo. La sentenza ha, di fatto,
confermato la linea della colpevolezza espressa già in occasione del processo
Fincantieri di Palermo che, il 26 aprile 2010, ha visto tre vertici dello
stabilimento siciliano condannati per omicidio colposo plurimo e lesioni
gravissime in relazione alle morte di 37 operai per tumore ai polmoni provocato
dall’inalazione delle fibre di asbesto. All’Inail – costituito parte civile nel
processo – è stato riconosciuto un risarcimento di 4,2 milioni di euro.
Asbesto al Petrolchimico di Gela: notificata la chiusura delle
indagini. La Sicilia torna a essere uno degli scenari più “caldi” sul
fronte processuale legato alla fibra killer. Sempre ieri, infatti, un avviso di
conclusione delle indagini è stato notificato nell'ambito dell'inchiesta della
Procura sull'esposizione all’amianto nel petrolchimico
di Gela (Caltanissetta) a 38 tra amministratori delegati, direttori,
responsabili del servizio prevenzione e protezione di diverse società facenti
capo al gruppo Eni – nonché di ditte dell'indotto – che, nel corso degli anni,
hanno operato all'interno del sito industriale della raffineria di Gela.
A fare scattare le indagini anche i referti dell’Inail. Secondo i
pm Serafina Cannatà ed Elisa Calanducci diversi lavoratori hanno accusato gravi
lesioni personali gravi – che, in due casi, hanno portato al decesso – a
seguito dell'esposizione a materiali contenenti asbesto. A far scattare le
indagini sono state le numerose denunce presentate da operai che avevano
prestato la loro attività all'interno dello stabilimenti e i referti inviati
dall'Inail nei casi di riscontro di malattie professionali derivanti
dall'esposizione all'amianto.
I pm: “Riscontrata la coincidenza fra l’esposizione all’asbesto e
l’insorgenza delle malattie”. ““Gli accertamenti hanno richiesto un
particolare impegno – spiegano i magistrati – Si doveva accertare, prima di
tutto, la presenza di amianto negli ultimi 20-25 anni
all'interno dello stabilimento e, quindi, l'effettiva presenza del rapporto
causa/effetto fra l'esposizione dei lavoratori all'asbesto e l'insorgenza delle
malattie professionali riscontrate”. Poi è stato necessario ricostruire “gli
specifici profili di colpa per ciascuno degli indagati, in vario modo titolari
di posizioni di garanzia, come tali tenuti all'osservanza delle norme sulla
tutela della salute ne luoghi di lavoro e all'adozione di metodi gestionali
basati sulla precauzione e sulla prevenzione”.
Fonte: Inail.
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