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"Imparare dagli errori: rischi chimici e elettrici in piscina"
fonte www.puntosicuro.it / Sicurezza sul lavoro
24/10/2013 - Riprendiamo il
viaggio di “Imparare dagli errori” tra gli incidenti che avvengono negli “
ambienti sospetti di inquinamento o
confinati” e negli spazi confinati in genere. Dopo aver affrontato
dinamiche e prevenzione relative ai “classici” spazi confinati - vasche, reti
fognarie, pozzi, cisterne, serbatoi
e silos – abbiamo fermato la nostra attenzione anche su ambienti di lavoro
meno conosciuti, ambienti in cui spesso è carente - nei lavoratori come nelle
aziende - la consapevolezza dei rischi.
Qualche settimana fa abbiamo
presentato gli incidenti che avvengono nelle celle
frigorifere, ci soffermiamo oggi sulle
piscine.
E, come si vedrà in relazione agli incidenti presentati, mostreremo fattori di
rischio non necessariamente correlati all’eventuale natura di ambiente
confinato di questo ambiente di lavoro.
Gli incidenti, con l’eccezione
del primo, sono tratti dalle schede di INFOR.MO.,
strumento per l'analisi qualitativa dei casi di infortunio collegato al sistema di
sorveglianza degli infortuni mortali e gravi.
I casi
Il
primo caso riguarda l’
intossicazione
di quattro operai ed è tratto dall’intervento di Adriano Paolo Bacchetta,
dal titolo “ DPR
177/2011 e criticità operative”, al seminario “Attuazione del DPR 177/2011:
lavoro in ambienti sospetti di inquinamento o confinati. Prime esperienze tra
buone prassi e criticità”. Testimonia come le piscine si possano considerare in
molti casi un vero e proprio “
ambiente
sospetto di inquinamento o confinato”.
Nell’incidente descritto dal
relatore si fa riferimento a quattro operai che sono rimasti gravemente
intossicati mentre stavano pulendo una piscina in un centro sportivo di
Lavinio, in provincia di Roma.
Al lavoro “c'erano uno dei
titolari e gli operai per la manutenzione di fine stagione. Il primo è sceso
nella vasca di decantazione alta circa 1,5 metri e lunga 4 per la pulizia ed è
subito svenuto; un altro che era dietro di lui non ce l'ha fatta a risalire,
due colleghi si sono lanciati in loro soccorso e anch'essi si sono accasciati
al suolo. Il quinto, vista la situazione, ha avuto la prontezza di allontanarsi
e di dare l'allarme”.
Il
secondo caso è relativo alla
manutenzione
di un gazebo installato ai bordi di una piscina.
L'elettricista sta effettuando un
intervento di manutenzione alla plafoniera del gazebo. L'intervento è
effettuato senza aver preventivamente sezionato l'impianto. Durante
l'intervento l'operatore rimane folgorato e cade dalla scala.
In questo caso la causa
dell’incidente è evidente: il lavoro su impianto elettrico in tensione (art. 82
del Decreto legislativo 81/2008).
Il
terzo caso è relativo ad un incidente mortale all’interno di uno
stanzino definito
vasca di compensazione
di un impianto relativo alle piscine di un Palazzetto dello Sport.
L’infortunato è “rinvenuto già
cadavere” all’interno dello stanzino. Dalle “indagini esperite si presume sia
rimasto folgorato mentre cercava di prendere un faretto elettrico a 220 Volt,
con tubo metallico, portatile che era dentro il suddetto stanzino. Il faretto è
andato in tensione a causa di un difetto d’isolamento della prolunga di
alimentazione Il locale non era servito da idonee scale di accesso e sul fondo,
al momento del rinvenimento dell’infortunato, vi era dell’acqua. Inoltre gli
impianti e le attrezzature elettriche asservite alla lampada, prolunga
d’alimentazione del faretto, interruttori differenziali, presentavano delle
anomalie”.
La prevenzione
Per dare qualche informazione
sulla prevenzione di incidenti e malattie professionali nelle attività correlate
alle piscine, con particolare riferimento al rischio chimico, possiamo
raccogliere indicazioni dalla banca dati dei Profili
di Rischio di Comparto dell’Inail/ex Ispesl con riferimento al comparto
alberghiero.
In relazione al lavoro degli
addetti alle piscine nei profili di
rischio si affrontano i problemi dei
trattamenti
dell’acqua, trattamenti che possono essere ridotti o eliminati ricorrendo
all’utilizzo di sistemi automatici. E nel caso di
clorazione manuale “va ricordato che per il travaso di soluzioni
concentrate di ipoclorito di sodio si deve far uso di adeguate maschere ed occhiali
protettivi. Analoghe precauzioni si devono adottare con le soluzioni di
acido cloridrico”. Il documento sottolinea che “deve essere posto in atto
l’assoluto divieto di
stoccare la
soluzione di ipoclorito di sodio accanto a quella di acido cloridrico per il
pericolo di sviluppo di cloro gassoso, in caso di contatto accidentale dei
prodotti o rottura dei recipienti. Tutti i recipienti dovrebbero essere
contenuti in platee di contenimento impermeabili e compatibili con i reagenti
chimici conservati. Per quanto riguarda l’uso di acido cloridrico vanno usati
guanti di gomma, maschera ed occhiali”.
Anche Suva, istituto svizzero per
l'assicurazione e la prevenzione degli infortuni, ha presentato un breve
documento informativo sui
rischi chimici
e biologici derivanti dalla presenza di sostanze estranee nell'aria delle
piscine.
Nel documento “ Factsheet cloramine
nelle piscine” si ricorda che i lavoratori in questo ambiente possono
presentare “irritazioni delle congiuntive, delle mucose del naso e della gola
come pure delle vie respiratorie inferiori, causate dal cloro e da derivati del
cloro (soluzione di ipoclorito di sodio, cloramine)”. Inoltre la presenza di
guasti, ad esempio con fughe di cloro, vapori di acido cloridrico o di ozono,
può portare a “irritazioni acute delle vie respiratorie come bronchiti,
bronchioliti o disfunzioni delle vie respiratorie (RADS: Reactive Airways
Dysfunction Syndrome)”. Un altro pericolo per questi lavoratori è rappresentato
dalla possibile comparsa di asma
professionale come conseguenza della tricloramina, un derivato delle
cloramine. Senza dimenticare che, in ambito respiratorio, allergie possono
essere causate anche da micobatteri (polmonite da ipersensibilità) o da funghi
(p. es. aspergillus)”.
Il documento ricorda che le
cloramine “si formano a partire da
composti dell'azoto, immessi dai bagnanti (urina, sudore) nell'acqua delle
piscine, nonché dal cloro e dai suoi derivati, utilizzati per l'igiene nelle
piscine”. E i derivati più importanti delle cloramine sono la
dicloramina e la
tricloramina.
Alcune dei consigli e delle
misure di prevenzione riportate nel
documento:
-
far seguire ai bagnini una specifica formazione sull'uso di
disinfettanti nelle piscine pubbliche;
- “se, sulla base dei disturbi
presentati da dipendenti, si suppone l'origine professionale dell'asma o un suo
notevole peggioramento causato dalla professione”, sottoporre i lavoratori ad
un “accertamento medico specialistico per documentare o escludere un'asma
effettivamente di origine professionale”;
- se i dipendenti “presentano
delle irritazioni della regione delle congiuntive, delle vie
respiratorie superiori e inferiori o della gola, è necessario chiarire le
cause e, sulla base dei risultati, esaminare l'attuazione soprattutto di misure
tecniche (verifica della clorazione, ottimizzazione quantitativa e qualitativa
del ricambio dell'acqua, aerazione naturale e tecnica migliorata dei locali;
sorveglianza delle piscine da una cabina e con videocamere) e di misure
organizzative (riduzione del tempo di presenza nella zona delle piscine;
rispetto delle regole d'igiene da parte dei bagnanti)”.
Riguardo ai rischi degli spazi
confinati e ai rischi elettrici, possiamo inoltre far riferimento ad un
videocorso [1]
per la
formazione sui rischi specifici
dei lavoratori addetti alle piscine.
Se un addetto deve eseguire dei
lavori all’interno di luoghi di difficile accesso deve fare sempre estrema
attenzione. Ad esempio, nelle vasche di compenso, è necessario attendere che
l’afflusso di acqua sia interrotto e bisogna accertarsi che ogni altro
meccanismo sia bloccato per tutta la durata dei lavori. Quando si è certi che
il luogo è sicuro, si può entrare, “ma sempre con la sorveglianza continua da
parte di un’altra persona”.
Riguardo poi al
rischio elettrico, è evidente che la
costante presenza di acqua rende molto pericoloso l’utilizzo di attrezzature
elettriche in piscina. È bene tenere quindi lontano dalla vasca e da qualsiasi
altra zona dove può esserci dell’acqua, ogni apparecchiatura elettrica ma anche
spine e prese volanti.
Se è poi necessario lavorare
vicino all’acqua con attrezzature ad alimentazione elettrica, è obbligatorio
che non ci sia nessuno nella vasca. L’apparecchiatura deve essere tenuta
lontano almeno 2 metri dall’acqua.
Inoltre è bene fare sempre
estrema attenzione “ad evitare il contatto tra le apparecchiature elettriche e
l’acqua, in ogni zona della piscina, anche nei locali tecnici”. Prima di
compiere qualsiasi operazione è sempre necessario azionare l’interruttore di
alimentazione.
E ricordiamo, per concludere, che
generalmente negli ambienti
confinati i
rischi di elettrocuzione
sono correlati a: impianti/utensili non adeguati alla classificazione
dell’area, non conformi alla normativa applicabile o in cattivo stato, errori
di manovra (mancato isolamento elettrico), mancato coordinamento, mancato
sezionamento/scollegamento elettrico, ...
Pagina introduttiva del sito web di
INFOR.MO.: nell’articolo abbiamo presentato le schede numero
1860a e
2119 (archivio incidenti 2002/2010).
Tiziano Menduto
[1] Materiali tratti dal videocorso “ La sicurezza in piscina - Formazione sui rischi specifici dei
lavoratori addetti alle piscine (Art. 37 D.Lgs. 81/08)”, prodotto da Mega Italia Media Srl
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