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"Medici competenti: proposte per la sorveglianza sanitaria in edilizia"
fonte www.puntosicuro.it / Sorveglianza Sanitaria
18/11/2013 - In relazione ai
dati territoriali correlati agli infortuni di lavoro e alle malattie
professionali nel comparto edile, il
Servizio PSAL dell’ Azienda Sanitaria Locale di Milano ha promosso in questi
anni una serie di
interventi di
prevenzione mirati alla prevenzione dei principali rischi per la salute e
la sicurezza nei cantieri.
Di questi interventi di
prevenzione e di alcuni aspetti della normativa e della tutela della salute e
sicurezza dei lavoratori si è discusso in un
incontro con i medici competenti del territorio dell’ASL che si è
tenuto il 5 giugno del 2012.
Un incontro che ha permesso ad
esempio di presentare i progetti per l’identificazione di profili di rischio da sovraccarico
biomeccanico in edilizia o le esperienze del gruppo di lavoro (GdL) “Igiene
del Lavoro e sorveglianza sanitaria in edilizia” della ASL di Milano.
Presentazioni che sono raccolte,
insieme ai dati sui vari risultati ottenuti dalle attività di prevenzione,
negli atti dell’incontro pubblicati sul sito dell’ ASL Milano.
Ci soffermiamo tuttavia in
particolare sull’intervento “
Un punto di
vista sulla sorveglianza sanitaria”, a cura di Giovanni Pianosi.
L’intervento, che riprende anche
alcuni contenuti del libro di L. Pagliaro, M. Bobbio e A. Colli “
La diagnosi in medicina”, risponde
innanzitutto alla domanda:
perché la
sorveglianza sanitaria?
È evidente che la risposta
“giuridica” parte dall’
art. 41 del
D.Lgs. 81/2008.
Come indicato dalla normativa la visita
medica preventiva è
intesa a
constatare l’assenza di controindicazioni al lavoro cui il lavoratore è
destinato e la visita medica periodica serve a
controllare lo stato di salute dei lavoratori ed esprimere il giudizio
di idoneità alla mansione specifica.
E “l’assenza di controindicazioni
e il giudizio
di idoneità alla mansione specifica, così come il ‘controllo dello stato di
salute’ si basano sui risultati di percorsi diagnostici che riguardano
‘malattie’ che possono essere:
- indipendenti dall’esposizione
professionale attuale;
- dipendenti, in tutto o in parte
da essa”.
In particolare sono diversi i
percorsi da seguire e i
quesiti
diagnostici a cui rispondere per diagnosticare le “malattie” indipendenti o
dipendenti dall’esposizione professionale.
Tali quesiti “rimandano:
- per le
‘malattie’ che non dipendono dall’esposizione professionale attuale,
alla storia individuale di ogni lavoratore, ovviamente diversa da lavoratore a
lavoratore e ignota al medico a priori”. Per queste malattie infatti “il medico competente
non sa a priori quali ‘malattie’ sta cercando”. In questo caso “è necessario un
approccio clinico e quindi un percorso diagnostico necessariamente
personalizzato”;
- per le
“malattie” che dipendono invece, in tutto o in parte, dall’esposizione
professionale attuale, i quesiti rimandano alla “condizione di rischio
collettiva (di gruppo omogeneo) nota al medico a priori”. In questo caso
occorre “rifarsi alle regole degli screening di popolazione (asintomatica) e
quindi ad un protocollo diagnostico predefinito e standardizzato”.
Il relatore sottolinea poi che
“l’
approccio clinico si sviluppa a
partire da una meticolosa
indagine
anamnestica:
- sulla presenza, nella famiglia
d’origine del lavoratore, di patologie con carattere di ereditarietà o di familiarità;
- sulle sue abitudini di vita con
una ovvia particolare attenzione alla ricostruzione della sua storia
lavorativa;
- sulla sua storia clinica e
sulle sue condizioni di salute attuali”.
Si tratta insomma di restituire –
continua il relatore – “lo spazio che merita alla vecchia e mai
sufficientemente apprezzata
anamnesi
(familiare, fisiologica, patologica remota e prossima), troppo spesso
trascurata - non solo dai medici del lavoro! - nonostante il rilievo che i
metodologi clinici continuano a riconoscerle anche in quest’epoca di
spettacolari sviluppi della tecnologia medica”. Ed infatti la
storia è proprio “la parte più
difficile del procedimento diagnostico e impegna la maggior quantità di tempo
nell’incontro iniziale e nell’eventuale ripresa del colloquio in tempi
successivi”.
Rimandando il lettore ad una
lettura integrale del documento, torniamo all’intervento che segnala come sulla
scorta delle conoscenze acquisite, attraverso l’anamnesi si possa “procedere,
in maniera mirata:
- all’esame fisico del
lavoratore;
- all’esame di eventuale
documentazione sanitaria ritenuta rilevante;
- a proporre ulteriori test la
cui effettiva esecuzione va lasciata all’autonoma determinazione del lavoratore
nel quadro del consenso informato”.
Il relatore propone anche uno
spunto di riflessione: “fin dove il medico
competente può/deve spingersi nell’accertamento dello stato di salute del
lavoratore”?
L’intervento, con riferimento al
libro “La diagnosi in medicina”, indica come l’
esame fisico sia uno strumento diagnostico che ha avuto sia
apprezzamenti che dimenticanze. Ed è “attualmente oggetto di valutazioni
diverse (da rituale di scarsa utilità a importante contributo alla diagnosi)”.
Tuttavia “l’esame fisico rimane determinante per la diagnosi di patologie che
hanno manifestazioni esterne e nella ricerca di segni di sofferenza del sistema
nervoso centrale e periferico. L’esame fisico rimane fondamentale nella
medicina generale in pazienti che si presentano per la comparsa di sintomi o
perché hanno notato segni di patologia (ittero, edemi, altro)”.
Infine per quanto riguarda esami
di laboratorio, prove strumentali e altre indagini, l’intervento si conclude
ricordando che l’art. 41, c. 4 indica che le visite eseguite nell’ambito della
sorveglianza sanitaria “
(…)
comprendono gli esami clinici e biologici e
indagini diagnostiche mirati al rischio (…)”.
I
documenti pubblicati sul sito
dell’ ASL
Milano relativi all’incontro del 5 giugno 2012:
- Valutazione ergonomica in edilizia (formato PDF,
10.6 MB);
- Un punto di vista sulla sorveglianza sanitaria
(formato PDF, 298 kB);
- Programmazione attività Servizio PSAL (formato
PDF, 261 kB);
- Esperienze di prevenzione della UOOML di Bergamo: progetto
“tutela della salute nei cantieri edili” (formato PDF, 7.34 MB);
- Esperienze del GdL“Igiene del Lavoro e sorveglianza
sanitaria in edilizia” della ASL di Milano (formato PDF, 10.4 MB);
- Progetto per l’identificazione di profili di rischio da
sovraccarico biomeccanico in edilizia (formato PDF, 957 kB).
Tiziano Menduto
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